"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
L'ideologia
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1950. A Roma. Le prime opere letterarie,
le prime critiche politiche.
1956. Il XX Congresso del Pcus
di Angela Molteni e Massimiliano Valente
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1950. A Roma. Le prime opere letterarie, le prime critiche politiche
Nel gennaio successivo Pasolini partirà con la madre per Roma e nella capitale, dapprima con fatica e sacrificio, riuscirà a lavorare, iniziando con un modesto incarico di insegnante in una scuola privata, e man mano ad affermarsi come scrittore e regista.
Del 1955 è Ragazzi di vita che segna l'inizio della sua notorietà e che solleva le critiche, tra l'altro, di una parte dei commentatori della stampa comunista. In più di un caso, tali critiche coincisero con altre, analoghe, provenienti da organi di informazione di segno politico opposto.
"Pasolini sceglie apparentemente come argomento il mondo del sottoproletariato romano, ma ha come contenuto reale del suo interesse il gusto morboso dello sporco, dell'abbietto, dello scomposto e del torbido", scrive tra l'altro Carlo Salinari. E Giovanni Berlinguer: "Tutto trasuda disprezzo e disamore per gli uomini, conoscenza superficiale e deformata della realtà, morboso compiacimento degli aspetti più torbidi di una verità complessa e multiforme".
Inizia con queste prime "scaramucce" una polemica, anche ideologica, tra Pasolini e alcuni esponenti culturali del Pci che proseguirà senza tregua negli anni futuri.
1956. Il XX Congresso del Pcus
Nel 1956 vi è una forte crisi ideologica e politica che coinvolge tutto il movimento comunista, determinata dal "rapporto Kruscev" al XX Congresso del Partito comunista sovietico.
Le critiche a Stalin e al suo sistema di potere che sono espresse dal "rapporto" avranno effetti psicologici enormi e imporranno nuove prospettive e strategie ai comunisti in tutto il mondo. Per contrasto, fecero inoltre seguito, quasi subito, i fatti di Ungheria e di Polonia.
Pasolini, ragionando in particolare sulla sua attività letteraria dopo tali avvenimenti, scriverà: "Era un'epoca della mia vita in cui io, come scrittore, non potevo non tenere costantemente presente quella prospettiva e quindi questa non poteva non far parte immanente e continua della mia ispirazione. Non c'è dubbio che dopo il XX Congresso del Pcus io mi sono sentito sempre meno dubbioso, sempre più sicuro, sereno e deciso sul piano ideologico".
In Una polemica in versi, uno dei poemetti che compongono Le ceneri di Gramsci, Pasolini rivolge un duro attacco al Pci e al suo crescente burocratismo:
- "L'ora è confusa, e noi come
perduti
la viviamo…", mi mormoravi, amaro,
disilluso di ciò che hai avuto per dieci anni dentro, così chiaro
che tra mondo e mente quasi era un idillio:
e ha la tua stanchezza – un po' volgare –
una smorfia di vecchio figlio
di immigrati meridionali
affamati e vili dietro il cipiglio
di poveri arrivati, d'ingenui dottrinari.
Hai voluto che la tua vita fosse
una lotta. Ed eccola ora sui binari
morti, ecco cascare le rosse
bandiere, senza vento.
[…]
Poi il canto, che s'era levato
gioioso, disperato, cessa, e il vecchio
lascia cadere la bandiera, e lento,
con le lacrime agli occhi,
si ricalca in capo il suo berretto.
Su questa baraonda della Villa, il buio
che sommerge la disperata allegria,
è, forse, più l'ombra del dubbio
che la precoce notte. È la nostalgia
dei vecchi tempi, la paura, pur bandita,
dell'errore, che spira tanta malinconia
– non l'aria d'autunno, o una sopita
pioggia – sulla sfiorita festa.
Ma in questa malinconia è la vita.
(P.P. Pasolini, Una polemica in versi, da Le ceneri di Gramsci, Einaudi, Torino 1981)
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