"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
Leggere dentro se stessi
Caro Pasolini, sono un operaio di 25 anni e abito in provincia di Mantova. Attraverso un momento di crisi morale e spirituale, che mi rende difficile vivere; è come se fossi fuori dalla realtà, tutto mi diventa insopportabile, l’ambiente in cui vivo, le persone con cui sono a contatto, la mentalità della gente, il conformismo. Fino a poco tempo fa ero un attivista comunista, e si può dire che questo fosse la mia sola ragione di vita. Ma ora non è più così. Non tanto perchè io abbia smesso di credere negli ideali socialisti, quanto perchè ho cominciato a sentire che la mia vita non può esaurirsi soltanto in questo aspetto, sia pure il più nobile e giusto, ché anch’io sono un uomo, col bisogno di farsi un domani, una famiglia. Ma ecco che qui (e forse proprio questo è l’inizio della mia crisi) mi trovo davanti a una profonda delusione: sposarsi non è semplice, c’è tutta una trafila da fare, tante fasi obbligate da attraversare, e io – sarà per la mia educazione anticonformista che mi impedisce al cerimoniale d’obbligo – non riesco a rassegnarmici. Insomma, per tutte queste ragioni, trovarmi la fidanzata è diventato un problema molto grosso, e allora mi sono deciso a scriverti per avere date un consiglio sul modo di uscire da questa situazione.
F. P. Mantova
La tua è probabilmente una delle lettere più simpatiche che abbia ricevuto da quando tengo questa rubrica su Vie nuove: sicuramente è la più curiosa. Se volessi essere superficiale e liquidarti simpaticamente in poche parole ti direi: è inutile che cerchi di fidanzarti per il fine di fidanzarti. Il fidanzamento è uno schema in cui tu tenti di far vivere una cosa che non è per definizione schematizzabile, l’amore. Quindi è chiaro che se ti innamorerai di una ragazza risolverai d’incanto tutti i problemi che ora ti si pongono come insolubili. Vedrai che tutte le convenzioni cadranno, oppure ti sembreranno cose da riderci sopra insieme alla tua ragazza, quando ti innamorerai veramente. Se invece fingerai di innamorarti (fingerai con te stesso) per risolvere una tua situazione sociale e umana, allora tutto ciò che è sociale e umano ti si leverà contro: sarà la tua coscienza stessa, servendosi di moti inconsci, che ti porrà una serie di difficoltà, per impedirti di commettere qualcosa di insincero nei riguardi dei tuoi sentimenti. Questo ti direi, se volessi essere superficiale e cameratesco: consigliandoti, alla fine, di tornare ancora per qualche anno, alla tua esclusiva passione politica. Ma nella tua lettera sento qualcosa di più che la pretesa di realizzare, fidanzandoti, un sentimento insincero, uno schema. Mi pare di leggerci i sintomi di una sia pur leggera nevrosi: c’è l’angoscia, l’impoverimento dei miti, l’oscurarsi delle ragioni del passato, la difficoltà dei rapporti con gli amici e i parenti, il disgusto per l’azione. Tutti sintomi, ripeto, di nevrosi. Il che significa che in te non c’è un mero e convenzionale bisogno di risolvere una situazione umana fidanzandoti: ma c’è un più profondo bisogno d’amore, nel più vasto e completo senso della parola. Ed è la rimozione o repressione di questo bisogno che ti dà l’angoscia. Devi leggere con crudeltà e rigore dentro te stesso, per vedere di cosa realmente hai bisogno, che cos’è che reprimi. Soltanto sapendo ciò che realmente si vuole si può appagare la propria volizione. E non avere scrupoli con te stesso. Nulla vale la chiarezza e la sincerità. Potrei darti un esempio, e magari ridici sopra: tu potresti essere innamorato di una ragazza, senza essertene accorto, per qualche ragione tua intima, oppure per qualche circostanza sociale: tale amore inconscio potrebbe crearti delle difficoltà “pretestuali” nei riguardi delle altre ragazze che vorresti amare, ed avere per fidanzate, senza una vera ragione sentimentale. Da qui il pasticcio, l’angoscia, la protesta ingiusta verso delle convenzionalità su cui dovresti semplicemente ridere. Io ti ho dato un esempio del tutto ipotetico e sballato: sta a te cercare con accanimento e chiarezza dentro te stesso.
n. 31 a. XVII, 2 agosto 1962
Le belle bandiere (qui riproposto nella edizione del giugno 1977, pubblicata dagli Editori Riuniti e curata da Gia Carlo Ferretti) contiene gli scritti su “Vie nuove” dal 1960 al 1965.
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