"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Pasolini
UMANITÀ TIPO 2
Tempo
25 ottobre 1969
pag. 27
( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )
Leggo con straordinario interesse nell’«Express» (6-12 ottobre 1969) un’intervista a Henry Ford (molto fotogenico). L’intervistatore ottempera a tutti i suoi obblighi: l’obbligo a essere distaccato, l’obbligo a essere dotato di humour, l’obbligo, soprattutto, a essere intelligente. Ma se questi obblighi, esercitati su un povero diavolo o su un artista, o comunque su un comune mortale che vive onestamente e prosaicamente i problemi del suo tempo, sono ingiusti e offensivi, esercitati su Henry Ford sembrano avere, per una volta, il tono giusto. Non che io voglia ingloriosamente infierire su Ford: egli è, come spesso succede, un uomo innocente e simpatico (i suoi delitti capitalistici sono involontari,
Ciò che colpisce in questa intervista, è l’assoluta mancanza in Henry Ford, non dico di ogni interesse per i problemi del mondo contemporaneo così come quotidianamente e magari anche banalmente vengono vissuti, non dico il suo ignorarli: ma il suo vivere al di fuori di essi, in un mondo che non ha nulla a che fare, direi anche linguisticamente, col nostro. Le sue prospettive sono totalmente diverse. Come c’è un’innocenza della povertà, c’è anche un’innocenza del potere. Sentite per esempio questa frase: «Secondo me, il vostro grande problema è che tutto da voi è sempre fatto di nascosto. È il gusto del segreto che vi impedisce di approfittare degli insegnamenti degli altri. L’informazione sull’arte di condurre gli affari deve circolare. Per me il dislivello fra i
tecnici di qua e di là dell’oceano, non è la differenza più importante. Ciò che li divide nettamente risiede nei metodi di gestione. Gli americani mi sembrano utilizzare il loro potenziale industriale con più efficacia, grazie al management». Gli fosse venuta anche vagamente l’idea della guerra del Vietnam: no, evidentemente per lui questa guerra è una delle tante naturali forme di utilizzazione del potenziale industriale e basta. Non mi ero mai trovato così immediatamente di fronte all’enormità dell’innocenza del potere: cioè a un altro tipo di umanità.
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