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sabato 26 aprile 2025

Suggestioni onomasiologiche nel casarsese di Pier Paolo Pasolini - Ce fastu?, numero 16 - 31 dicembre 1945, pag. 27 e 28

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Suggestioni onomasiologiche nel casarsese di Pier Paolo Pasolini 

Ce fastu?

numero 16

31 dicembre 1945

pag. 27 e 28

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )


L' ironia, e, meglio, l' umorismo che ritma il discorso comune degli abitanti di Tarcento e San Daniele è fondamentalmente il medesimo che per gli abitanti di Casarsa e Valvasone; ma quaggiù c'è quella vivacità veneta ché  impedisce i pregnanti indugi sulle vocali e la lentezza furbesca delle interrogazioni.

 Direi che qui molta limpidità del parlato friulano si è ottenebrata nella nuova pronuncia senza circonflessi, è il lessico intatto si indebolisce nel ritmo di un discorso poco musicale e accentuato intensivamente, che mette in mostra più che altrove la rozzezza e spesso la volgarità dell' uomo semplice. Questo è lo scotto che il casarsese paga al crudele Tagliamento, che lo abbandona inerme alla spaziosa pianura, dove echeggiano le parlate del Veneto più immemore. 

E' dunque  nella pronuncia che l'eventuale onomasiologo deve ascoltare il cuore del casarsese; vista scritta la parola del ostro friulano nulla aggiunge ad una parola del friulano centrale,. se non richiami aridamente glottologici. 

Prendiamo. la "donnola", parola che risponde evidentemente ad una idea comune di graziosità animalesca, e, .direi, esiodea ( "fraulein" per i Tedeschi, "brud" per i Danesi, "nunfitza" per i greci moderni ) ; in friulano è "bilite", e, da noi, "bilita"; davanti a queste due varietà del friulano non ci sarebbe altro da notare che la conservazione di à latino nel casarsese? Non credo. 

L'idea è certamente la medesima, e corrisponde a quella degli 'altri popoli ( "bilita" è diminutiva di "bièla", ed uno dei pochi' diminutivi in -ita: roba-trubita, Stoca-Stuchita, ecc.; ma sono diminutivi speciali, che trasformano il nome in una specie, direi, di diminutivo di sufficienza o maligno). 

Ora, ascoltate "bilite" nella bocca, mettiamo, di un codroipese, e "bilita" in bocca un casarsese, e, se possedete una certa sensibilità incline alle suggestioni, vi nasceranno nella mènte due diverse immagini. Vedrete in "bilite" un animaletto maligno e agile, che l'accentuazione del Codroipese coglie in un suo lato quasi fiabesco e umoristico, mentre nella "bilita" del Casarsese c'è più  carne e; più ferocia, direi più natura, e la, graziosità dell'animale ha non so che di sanguinario e notturno. Nelle parole onomatopeiche  la distinzione è più decisa. 

Quando un contadino ,casarsese dice "sofa" (zolla erbosa) con tutto l'inconscia violenza della voce, ed una atavica lentezza  di discorso, nasce un'immagine nuda e precisa, nel suo peso e nel suo volume naturale; con tutta là sua sostanza e nessun attributo: Un' immagine straordinariamente reale ed esclusiva, in cui manca perfino il colore immersa com'è, in una luce indifferenziata di puro vespro, di tempo pio, vorno. 

C' è, nella "sofa" che disturba il falciatore, un' inutilità primordiale, una solitudine nociva che non. s'incatena al verde dei pioppi, al grigio della roggia, al celeste dei "ciasai" lontani. Ferma sulla terra bagnaticcia, fuori dai raggi del 'sole, e verde per natura, la "sofa" riappare: nella bocca del contadino casarsese senza musica, con una violenza assolutamente priva di alcun sottointeso. 

Si aggancia alla mente dell'eventuale onomasiologo con l'obbligo di essere inumata nei sensi intatta, come parola affatto necessaria ed unica. Il canto che investe invece, le parole del friulano centrale è una specie di "cosciente" che trasporta le cose in un'atmosfera non loro, cioè non perfettamente naturale; le svisa leggermente ricomponendole in un paesaggio "interpretato" non "reale". 

Una specie di sintesi poetica avviene sempre nel discorso del Friulano di S. Daniele, Codroipo ecc., mentre i Friulani di qui, come dicevo, lasciano le cose isolate, nella loro assoluta solitudine di materia, per mezzo di un discorso accentuato intensivamente, senza musica, senza interesse ironico. Per questo, forse, la parlata centrale, scritta, perde un poco del suo, naturale incanto; mentre la nostra ne acquista in quella sua palese arcaicità e rozzezza di lingua delle origini. 

Pier Paolo Pasolini


@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare


Curatore, Bruno Esposito

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