"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Pasolini II° Faucons et moineaux
Uccellacci e uccellini
Vie nuove numero 18
6 maggio 1965
pag. 30
( © Trascrizione integrale da cartaceo, curata da Bruno Esposito )
Non abbiamo presente una frase della famosa intervista di Mao, che si riferisca ai problemi della Chiesa o delle Chiese di fronte alla lotta di classe: ma pensiamo tuttavia che non sarà difficile trovarla, magari sotto forma allusiva o metaforica. Perché è proprio a questi problemi della Chiesa di fronte alla lotta di classe che, forse un po’ arcaicamente, la nostra seconda storia si riferisce.
È ben noto come San Francesco abbia parlato agli uccelli, e pare, con successo.
Ebbene, ecco San Francesco, con alcuni dei suoi frati, fra cui Fra’ Marcello e il novizio Fra’ Ninetto, proprio sotto il boschetto della Porziuncola, presso Assisi, dove la tradizione vuole che egli abbia predicato agli uccelli. Sta meditando. A lungo, naturalmente, nel silenzio rallegrato, appunto, da canti di uccelli. Poi alza gli occhi, e li punta su Fra’ Marcello e Fra’ Ninetto: per incaricarli dolcemente ma inappellabilmente, con la cocciutaggine dei santi, di continuare l’evangelizzazione degli uccelli. Cominciando magari da due categorie di uccelli molto diverse fra loro, per esempio i falchi, forti e prepotenti, e i passeri, indifesi e miti.
È una parola. Intanto, Fra’ Marcello e Fra’ Ninetto non sono mica santi che possono parlare con gli uccelli in italiano e questi li capiscono lo stesso. Sono loro, che per poter predicare agli uccelli, devono cominciare a imparare le lingue uccellesche. E non si è mai saputo che un uomo abbia potuto compiere un’impresa simile. Ma chi non è nato santo deve cercare di diventarlo coi pochi mezzi che come uomo ha a disposizione. Fra’ Ninetto è uno stupidello, nato solo per cantar litanie e andar alla questua: e poi è ancora un ragazzino. Ma Fra’ Marcello è adulto, ha scarpe grosse e cervello fino. Non ha studiato, è vero, nella sua terra ciociara, ma se avesse studiato, testone e fino com’è, avrebbe potuto anche diventare uno scienziato, magari piccolo piccolo, ma scienziato.
Con pazienza francescana e scientifica insieme, e con Ninetto storditello alle tacche, egli attraversa Assisi, e sale in cima alla rocca. Dove stridono i falchi.
Ai piedi della rocca Fra’ Marcello e Fra’ Ninetto si accampano, e lì Fra’ Marcello comincia le sue osservazioni. Passa l’estate, viene l’inverno, torna l’estate. E Fra’ Marcello è pronto. Va in cima a una balza, si fa il segno della croce, si raccoglie, poi comincia a stridere, a stridere. Ninetto come una scimmietta, lo imita: gli scappa da ridere, ma vince la tentazione, e con devozione aiuta il suo frate principale.
Da principio i falchi non capiscono, poi un po’ alla volta si rendono conto della novità, e stridendo, rispondono ai richiami. È tutto uno stridere, insomma, nel cielo di Assisi. (Delle didascalie, sullo schermo, tradurranno i dialoghi per gli spettatori, nota dell’A.). I falchi più di buona volontà cominciano a radunarsi intorno, e Fra’ Marcello comincia a evangelizzarli.
Fondu.
I falchi sono evangelizzati, conoscono ora la parola di Cristo, e, falchescamente, come possono, rientrano nella grande famiglia della Chiesa cattolica apostolica romana. Tutti contenti per il successo. Fra’ Marcello e Fra’ Ninetto pensano ora alla seconda parte della loro missione: ai passeri.
I passeri non è difficile trovarli, vai per strada e eccoli lì.
I due frati scendono dalla rocca, e arrivano sulla piazza davanti alla Chiesa di San Francesco (non importa anche se c’è un evidente anacronismo, le favole non se ne sono mai curate, nota dell’A.): dove saltellano dei passeretti allegri e affamati. Fra’ Marcello comincia le sue osservazioni. Passa l’estate, viene l’inverno, torna un’altra estate. E Fra’ Marcello non ci ha ancora capito niente.
Egli, è vero, ha imparato a cinguettare su tutti i toni. Prova a cinguettare, ma questo lascia indifferenti i passeri. Anche Ninetto cinguetta, molto abilmente e graziosamente. Ma i passeri niente. Continuano a saltellare, tic tic tic, tac tac tac, per i fatti loro.
Come tuttavia spesse volte è accaduto, è il caso ad aiutare la scienza. Ed è l’innocenza il veicolo del caso. Ninetto un bel giorno, storditello com’è, ragazzino com’è, è preso dalla ruzza, e si mette a saltellare, imitando i passeri. E Fra’ Marcello è fulminato dalla scoperta. Ecco! I passeri non parlano cinguettando, ma saltellando! Ma sì! I loro saltelli sono regolari, tic, tic, tic tic tic. Bisogna studiare i loro ritmi (una specie di alfabeto Morse, insomma. Nota dell’editore). E in capo a poche settimane Fra’ Marcello ha capito il linguaggio ritmico dei passeri.
Va in mezzo alla piazza, si fa il segno di croce in raccoglimento, e comincia, saltellando, la predicazione: tic tic tic, tac tac tac. E Ninetto dietro a lui, imitandolo come una scimmietta, o come quando uno che non sa ballare, impara dei nuovi passi di ballo. Tic tic tic, tac tac tac. Qualche passero comincia a capire l’antifona e si accosta.
Tic tic tic, fa saltellando, e vuol dire: «Che volete?».
Tic tic, tac, tac, tic, tic, risponde saltellando Fra’ Marcello e vuol dire: «Portarvi la buona novella».
Tanti passeri di buona volontà si radunano intorno, e l’evangelizzazione è così una danza, un po’ buffa, se vogliamo, ma molto innocente e quindi certamente gradita al Signore.
Fondu.
Anche i passeri sono evangelizzati, anch’essi conoscono la parola di Cristo, e anch’essi, passerescamente, come possono, rientrano nella grande famiglia della Chiesa.
Tutti contenti, Fra’ Marcello e Fra’ Ninetto lasciano Assisi, e vanno a cercare San Francesco attraverso l’Umbria per raccontargli il loro grande successo.
Camminano per bei boschetti, tra ruscelli e castelli. E, per la lietezza, Fra’ Marcello, come sa, come può, lui che non è un umbro elegante, ma un ciociaro un po’ buffo, inventa una preghiera al Signore, limitandosi a dire tutto quello che si vede intorno, come se fosse la faccia di Dio, e anche se c’è qualcosa che non va, un ragazzino che ruba le mele, o una donna che litiga col marito, pazienza. La bellezza e la grandezza di Dio è tanta, che comprende tutto.
Ma ecco che mentre camminano tutti lieti, e un po’ esaltati dalla preghiera, vedono un falco che si precipita su un passerotto, e lo uccide.
I due fraticelli restano senza fiato, instupiditi. Poi Fra’ Marcello scoppia in pianto, e piange, piange come un vitellino, come una donnicciola, e benché a Fra’ Ninetto scappi da ridere a vedere il frate principale piangere a quel modo, piange pure lui.
Poi tra le lacrime Fra’ Marcello cade in ginocchio e si rivolge direttamente a Dio: «Ecco, come San Francesco mi aveva comandato, io ho evangelizzato i falchi, e ho evangelizzato i passeri, i falchi in sé ti onorano, e così i passeri in sé ti onorano. Ma perché un falco non riconosce in un passero un falco, e un passero non riconosce in un falco un passero? Perché ci sono queste classi dei falchi e dei passeri, e c’è questa lotta fra loro? Cosa posso farci, io, povero fraticello, Dio, nel tuo nome?».
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