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Biografia, lavori in corso - a breve anche il 1974 e il 1975

martedì 1 novembre 2022

L'affannoso racconto di Ninetto Davoli «Pasolini pareva amareggiato dopo tante minacce e ripetuti affronti» - L'Unità del 3 novembre 1975

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



 L'affannoso racconto di Ninetto Davoli
«Pareva amareggiato dopo tante minacce e ripetuti affronti»

 L'Unità del 3 novembre 1975

Come è giunta lo notizia in casa dagli amici più cari. L'attere ha effettuato il riconoscimento del corpo - L'ansia a casa - Gli occhiali nell'auto.

2 novembre 1975

E' passato da poco mezzogiorno quando Ninetto Davoli arriva in via Eufrate all'EUR e infila il portone del palazzo dove abita la famiglia di Pasolini. L'attore ritorna dall'Idroscalo di Ostia dove, poche ore prima, è stato ritrovato il cadavere del regista. E' stato lui l'ultimo degli amici che l'hanno visto sabato sera, ed è toccato a lui, stamane, riconoscere nel povero viso sfigurato i lineamenti di Pasolini.

Davoli ha ancora gli occhi rossi, si stringe nell'impermeabile, cerca di raccontare quanto è successo - 

« Stamattina presto — dice — mi ha telefonato la cugina di Pier Paolo, Graziella, che vive con lui e con la madre. Era preoccupata Mi ha detto che i carabinieri avevano trovato l'automobile rubata a Paolo, ed erano venuti a casa sua alle due di mattina. Ma che di Paolo ancora non si sapeva nulla ».

« Mi sono precipitato qui, e poi sono andato subito dai carabinieri. Ho chiesto informazioni, notizie, ma nessuno mi ha saputo dire niente. Poi ho sentito che avevano trovato un cadavere a Ostia. Dicevano che non poteva essere quello di Pasolini. Neanche lo ci volevo credere, ma ho convinto i carabinieri ad accompagnarmi sul posto. Volevo vedere, accertarmi».

Davoli è circondato dai giornalisti che arrivano uno dietro l'altro. Continua il suo racconto. 

« Ad Ostia mi sono prima fatto portare all'automobile, quella rubata. Quando ho visto che dentro c'erano gli occhiali, ho capito che era successo qualcosa a Paolo; non si separava mai dai suoi occhiali. Poi. quando siamo arrivati all'Idroscalo l'ho riconosciuto ».

Qualcuno gli chiede particolari sul riconoscimento, ma Davoli non vuole parlarne.

« Che vi devo dire? E' una cosa atroce. Non riesco a capire come si possa passare avanti e indietro, con un'auto sul corpo di un uomo ».

L'attore racconta che spesso Pasolini riceveva telefonate anonime, di minaccia, e che periodicamente era costretto a cambiare il numero di telefono Veniva anche insultato, aggredito per strada, e che lui aveva dovuto difenderlo più di una volta 

« Ma quella che ha ucciso Paolo è una violenza diversa, assurda. E pensare che proprio ieri — continua Davoli — siamo andati a cena insieme, a San Lorenzo. Eravamo soltanto lui, io, mia moglie e i miei figli».

« Abbiamo parlato un po' di tutto, del lavoro, di una sceneggiatura che gli avevo dato e anche delle polemiche che avevano suscitato ì suoi ultimi articoli. Paolo era normale, ma sembrava triste, amareggiato, ripeteva quello che ha detto e scritto negli ultimi tempi Arrivando qui alla trattoria, mi ha detto di aver camminato a testa bassa, per non guardare la gente, quasi ne avesse paura. Siamo stati insieme un'oretta, poi se n'è andato, ha detto che aveva da fare, che andava a leggere la mia sceneggiatura. Mi avrebbe dovuto telefonare questa mattina »

Il racconto di Ninetto Davoli si ferma qui. L'attore si dirige in fretta verso l'ingresso di via Eufrate 9, al quale il portiere fa avvicinare solo gli amici stretti. Qualcuno gli chiede un giudizio, un'impressione su Pasolini

« Non ci sono parole — risponde Davoli — per me non era solo un regista, era un amico, l'uomo più buono che abbia conosciuto ».


gr. b.


@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare


Curatore, Bruno Esposito

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