"[...] Il titolo di questo volumone sarebbe BESTEMMIA,
perché vi comprenderei anche un lungo frammento inedito
intitolato appunto così."
Come sono diventato marxista?
Ebbene… andavo tra fiorellini candidi e azzurrini di primavera,
quelli che nascono subito dopo le primule,
- e poco prima che le acacie si carichino di fiori,
odorosi come carne umana, che si decompone al calore sublime
della più bella stagione -
e scrivevo sulle rive di piccoli stagni
che laggiù, nel paese di mia madre, con uno di quei nomi
intraducibili si dicono “fonde”,
coi ragazzi figli dei contadini
che facevano il loro bagno innocente
[...]
Quei figli di contadini, divenuti un poco più grandi,
si erano messi un giorno un fazzoletto rosso al collo
ed erano marciati
verso il centro mandamentale, con le sue porte
e i suoi palazzetti veneziani.
Fu così che io seppi ch’erano braccianti,
e che dunque c’erano i padroni.
Fui dalla parte dei braccianti, e lessi Marx.
Ebbene… andavo tra fiorellini candidi e azzurrini di primavera,
quelli che nascono subito dopo le primule,
- e poco prima che le acacie si carichino di fiori,
odorosi come carne umana, che si decompone al calore sublime
della più bella stagione -
e scrivevo sulle rive di piccoli stagni
che laggiù, nel paese di mia madre, con uno di quei nomi
intraducibili si dicono “fonde”,
coi ragazzi figli dei contadini
che facevano il loro bagno innocente
[...]
Quei figli di contadini, divenuti un poco più grandi,
si erano messi un giorno un fazzoletto rosso al collo
ed erano marciati
verso il centro mandamentale, con le sue porte
e i suoi palazzetti veneziani.
Fu così che io seppi ch’erano braccianti,
e che dunque c’erano i padroni.
Fui dalla parte dei braccianti, e lessi Marx.
Bestemmia, la raccolta completa dell’opera poetica pasoliniana pubblicata da Garzanti nel 1993.
e oggi più che mai.
E oggi, vi dirò, che non solo bisogna impegnarsi nello scrivere,
ma nel vivere:
bisogna resistere nello scandalo
e nella rabbia, più che mai,
ingenui come bestie al macello,
torbidi come vittime, appunto:
bisogna dire più alto che mai il disprezzo
verso la borghesia, urlare contro la sua volgarità,
sputare sopra la sua irrealtà che essa ha eletto a realtà,
non cedere in un atto e in una parola
nell’ odio totale contro di esse, le sue polizie,
le sue magistrature, le sue televisioni, i suoi giornali:
e qui
io, piccolo borghese che drammatizza tutto,
così bene educato da una madre nella dolce e timida anima
[...] della morale contadina,
vorrei tessere un elogio
della sporcizia, della miseria, della droga e del suicidio:
io privilegiato poeta marxista
che ha strumenti e armi ideologiche per combattere,
e abbastanza moralismo per condannare il puro atto di scandalo,
io, profondamente perbene,
faccio questo elogio, perché, la droga, lo schifo, la rabbia,
il suicidio
sono, con la religione, la sola speranza rimasta:
contestazione pura e azione
su cui si misura ll’ enorme torto del mondo [...].
E oggi, vi dirò, che non solo bisogna impegnarsi nello scrivere,
ma nel vivere:
bisogna resistere nello scandalo
e nella rabbia, più che mai,
ingenui come bestie al macello,
torbidi come vittime, appunto:
bisogna dire più alto che mai il disprezzo
verso la borghesia, urlare contro la sua volgarità,
sputare sopra la sua irrealtà che essa ha eletto a realtà,
non cedere in un atto e in una parola
nell’ odio totale contro di esse, le sue polizie,
le sue magistrature, le sue televisioni, i suoi giornali:
e qui
io, piccolo borghese che drammatizza tutto,
così bene educato da una madre nella dolce e timida anima
[...] della morale contadina,
vorrei tessere un elogio
della sporcizia, della miseria, della droga e del suicidio:
io privilegiato poeta marxista
che ha strumenti e armi ideologiche per combattere,
e abbastanza moralismo per condannare il puro atto di scandalo,
io, profondamente perbene,
faccio questo elogio, perché, la droga, lo schifo, la rabbia,
il suicidio
sono, con la religione, la sola speranza rimasta:
contestazione pura e azione
su cui si misura ll’ enorme torto del mondo [...].
( da Poeta delle Ceneri in Bestemmia, Poesie disperse II – Garzanti, Milano 1993 )
La coscienza sta nella nostalgia
Chi non si è perso non ne possiede.
L'opera poetica di Pasolini è riunita e riordinata da Walter Siti e Graziella Chiarcossi in due volumi della Garzanti editi nel 1993 con il titolo "Bestemmia.
Nell'introduzione Walter Siti giudica:
"poesia imperfetta, quella di Pasolini, transgenerica, che abbraccia tutte le possibili forme, forse nel tentativo di dar forma all'informe, di esprimere, attraverso la propria rabbia, quella del mondo. Poeta scisso tra una leggerezza cinica e una volontà programmatica".
Giovanni Giudici, descrive l'irrompere dell'opera e del pensiero di Pasolini nelle stagnanti acque della nostra letteratura:
"irrompere, confermano i dizionari, vuol dire entrare a forza impetuosamente, senza stratagemmi e senza maschere, senza chieder permesso, senza aspettare un avanti, tanto più quando chi entri in tal modo non sia il tipo da poter essere mandato indietro e lì resta. Semmai saranno gli altri a doversi mettere da parte".
E' difficile separare la poesia da Pasolini, come afferma anche Zanotto:
"che in fin dei conti Pasolini non sia mai uscito dalla poesia" e che la sua opera sia "un unicum poetico".
Pasolini è il poeta dello scandalo.
Da L'usignolo della chiesa cattolica, 1958
Bisogna esporsi (questo insegna
Il povero Cristo inchiodato?)
La chiarezza del cuore è degna
Di ogni scherno, di ogni peccato.
Di ogni più nuda passione
(questo vuol dire il Crocifisso?
Sacrificare ogni giorno il dono
Rinunciare ogni giorno al perdono
Sporgersi ingenui sull'abisso).
Da L'usignolo della chiesa cattolica, 1958
Bisogna esporsi (questo insegna
Il povero Cristo inchiodato?)
La chiarezza del cuore è degna
Di ogni scherno, di ogni peccato.
Di ogni più nuda passione
(questo vuol dire il Crocifisso?
Sacrificare ogni giorno il dono
Rinunciare ogni giorno al perdono
Sporgersi ingenui sull'abisso).
Da Poesie inedite, 1964
La diversità che mi fece stupendo
E colorò di tinte disperate
Una vita non mia, mi fa ancora
Sordo ai comuni istinti, fuori dalla
Funzione che rende gli uomini servi
E liberi. Morta anche la povera
Speranza di rientrarvi, sono solo
Per essa coscienza.
E poiché il mondo non è più necessario
A me, io non sono più necessario.
Da La meglio gioventù
Poesie a Casarsa, 1941
"Fontana di aga dal me pais.
A no è aga pì frescia che tal me paìs
Fontana di rustic amòur".
Fontana d'acqua del mio paese
non c'è acqua più fresca che nel mio paese
fontana di rustico amore.
Da poesie incivili
Alla mia nazione, 1960
Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico
ma nazione vivente, ma nazione europea:
e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti
governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
tra case coloniali scrostate ormai come chiese.
Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.
E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.
Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.
Da Poesie disperse
Il poeta delle ceneri, 1966-67
E oggi, vi dirò, che non solo bisogna impegnarsi nello scrivere,
ma nel vivere:
bisogna resistere nello scandalo
e nella rabbia, più che mai,
ingenui come bestie al macello,
torbidi come vittime, appunto:
bisogna dire più alto che mai il disprezzo
verso la borghesia, urlare contro la sua volgarità,
sputare sopra la sua irrealtà che essa ha eletto a realtà,
non cedere in un atto e in una parola
nell'odio totale contro di esse, le sue polizie,
le sue magistrature, le sue televisioni, i suoi giornali.
"Sono avaro, quel poco che possiedo
me lo tengo scritto nel cuore diabolico".
- La meglio gioventù (poesie friulane)
- Poesie a Casarsa (1941-53)
- Suite furlana (1944-49)
- Romancero (1947-53)
- Le ceneri di Gramsci (1957)
- L'usignolo della chiesa cattolica (1958)
- La religione del mio tempo (1961)
- Poesie in forme di rosa (1964)
- Trasumar e organizzar (1971)
- La nuova gioventù (1975)
- Poesie (1945)
- Diari (1945)
- I pianti (1944)
- Dov'è la mia patria (1949)
- Tal cuor di un frut (1953)
- Dal diario (1945-47)
- Il canto popolare (1952-53)
- Sonetto primaverile (1953)
- Roma 1950 (1960)
- Poesie dimenticate (1965)
- Poesie disperse I (1942-1971)
- Poesie disperse II (1941-70)
- Poesie inedite (1943-73)
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