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domenica 8 dicembre 2013

Amado mio / Atti impuri - Dal cassetto di Pasolini di Renzo Paris - "il manifesto" del 29/9/82

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Amado mio / Atti impuri
Dal cassetto di Pasolini
di Renzo Paris
.
Se i rapporti di Pasolini con la sua omosessualità sono stati scandalosamente al centro del suo personaggio pubblico, nei suoi innumerevoli processi, non hanno avuto la stessa rilevanza nelle opere che finora ci era dato conoscere. Pasolini si era voluto comunista e nel legame tra l'omossessuale e il comunista, lo scandalo giganteggiò, dentro e fuori di lui, fino all'autocensura. Aveva sempre rimandato la pubblicazione, ad esempio, di due romanzi brevi, scritti in gioventù, che ora compaiono insieme in un volume intitolato Amado mio. I motivi per cui Pasolini ci aveva nascosto questo libro, mentre pure aveva riscritto e pubblicato, Il sogno di una cosa, sono ormai consegnati al mistero. Possiamo provare però a fare delle ipotesi. Innanzitutto, da gran letterato qual era, immaginava postume le opere "non finite", dove la forma faceva difetto, dove non si usava sufficientemente il fren dell'arte. Atti impuri, uno dei due romanzi, è stato rimaneggiato dalla curatrice del volume, Concetta D'Angeli, la quale ha dovuto svolgere in prima persona anche quelle parti che nel romanzo erano state scritte in terza. In secondo luogo l'autore di Ragazzi di vita non volle darsi ancora un volta in pasto a chi lo accusava di essere un corruttore di minorenni. Sappiamo che gli ultimi anni di vita li passò scrivendo un romanzo di più di mille pagine, le sue confessioni omosessuali, che gli editori e gli eredi non hanno ancora inspiegabilmente pubblicato. .
Pasolini stesso, a chi lo interrogava sulla sorte del romanzo, come capitò al sottoscritto pochi giorni prima che morisse, rispondeva che aveva deciso di pubblicarlo postumo. Ed era certo un discorso velato di ironia. Ma l'ipotesi forse più convincente è ancora un'altra. Temendo la rottura di immagine di scrittore impegnato a sinistra, di poeta civile (immagine ormai consolidata in tutte le storie letterarie) lo scrittore friulano aveva accuratamente soppresso la sua omosessualità letteraria. La regola dell'universalità dell'arte, primonovecentesca, aveva prodotto più d'un'eco in lui. Le ceneri di Gramsci non poteva sopportare nessuna luce obliqua. Un poeta insomma non accetta etichette di nessun genere. Ma cominciamo con il primo romanzo del volume, con Atti impuri. Il giovane Paolo, appena laureato, renitente alla leva, durante la seconda guerra mondiale, raccoglie attorno a sé un gruppetto di ragazzi del suo paese e dei paesi vicini e insegna loro soprattutto il piacere della lettura poetica. .
In questo lavoro gli é accanto la madre, insegnante di lingue; presenza muta, carica di significati. I fanciulli sono il vero argomento del libro e soprattutto uno di essi, tal Nistuti, che Paolo si accorge di desiderare rapinosamente. Nistuti é figlio di contadini ma anche Bruno, un altro ragazzo che Paolo vorrebbe far suo, lo è. Mentre Nistuti è innamorato, di Bruno ama solo il sesso, la sua "volgarità". Ed è qui che Paolo rivela la sua provenienza di classe, la sua appartenenza alla piccola borghesia di provincia, che certo non vede di buon occhio il sottoproletariato rurale. La vicenda con Bruno è la spia che sia per gli omosessuali che per gli eterosessuali degli anni quaranta, c’è il sesso e c’è l’amore, due cose separate e distinte. Per Nistuti solo amore, anche se non sa vibrare di piacere alla vista di un bel tramonto o al suono del violino o al canto di un usignolo. C’è anche una ragazza in Atti impuri. Si chiama Dina e passa il suo tempo, lei che conosce musica e psicanalisi, a cercare Paolo nella boscaglia, mentre rincorre i ragazzi. La sofferenza amorosa di Paolo, che arriva al parossismo, quasi potesse essere concepita come un’ossessione senza oggetto, è atroce. Il giovane insegnante vorrebbe che tutti accettassero la sua omosessualità, come accettano la sua bravura, la sua bontà. .
Ed è proprio per via dell’intensità di una tale sofferenza che Atti impuri non è un romanzo per omosessuali. Certo può dare fastidio l’idea che l’omosessuale si debba riscattare, debba soffrire, debba sentirsi muto. La problematica cattolica sollevata dal romanzo non è delle più attuali. Che cosa ne penserebbe, ad esempio, uno scrittore come Tony Duvert, che racconta i suoi furenti amori omosessuali in un borgo dell’Africa del nord in Diario di un innocente (La Rosa editore). Forse ne sorriderebbe. Il piacere in Atti impuri è tanto più bramato quanto più lo steccato del divieto è solido. La carne non ha il colore e i contorni "pagani" dei narratori moderni dell’omosessualità. Essa è legata ai tizzoni infernali. E così Dio si accoppia con Mammona. Paolo si muove tra angeli e diavoli, combatte come l’ultimo dei cavalieri di un romanzo cattolico che in Italia ha avuto altri fautori. Quello che caratterizza Atti impuri oltre al sapore violentemente autobiografico, è la energia quasi settecentesca e musicale del personaggio, che fa volentieri della sua sofferenza teatro, culto della bellezza, del manierismo. Può sembrare che tra le bellezze naturali del Friuli, l’amore di Paolo e le atrocità della guerra, non intercorra alcun rapporto. Invece, almeno ad un livello di intenzioni, non è così. Paolo nel suo amore si sente "ammalato". E la guerra è sempre stata una grande malattia. L’unica a far eccezione è la natura, che sembra non occuparsi, spavalda, delle vicende umane. E’ la spia del divino sulla terra? .
Il secondo romanzo breve, un racconto lungo in verità, che ha dato il titolo al volume, è scritto in terza persona. La forma si presenta subito più accuarata. Dove in Atti impuri spirava l’aria della patetica confessione, quasi di fatto personale, in Amado mio tutta la materia omosessuale è distanziata, alleggerita, ancor più teatralizzata. Desiderio, il personaggio conduttore del romanzo, che è però corale, inscena davanti alla platea dei suoi amici, in nottate all’aperto, nei balli, nelle lunghe giornate assolate, vere e proprie performance. Desiderio è frivolo, provocatore, "checca". Pretende baci da tutti i ragazzi della comitiva e soprattutto da uno di loro, soprannominato Iasis, il quale lo farà ingelosire presto. All’aperto, dove si balla e si canta "Amado mio", scoppiano come mortaretti, le effusioni, i trasalimenti, le gelosie e gli accasciamenti del giovane Desiderio. .
Siamo piuttosto dentro un musicall che dentro un idillio alessandrino, come suggerisce Bertolucci nella sua bizzarra presentazione. Alla fine degli anni quaranta certo Pasolini si sente più cresciuto e domina la sua materia con più maestria, ma la materia gli ha fatto lo scherzo a volte di scomparire, tanto è stata travestita, allegerita. Si sarà capito a questo punto che le preferenze del recensore vanno tutte a Atti impuri, che certo aggiunge e suggerisce come nuove all’itinerario pasoliniano. Amado mio prefigura invece, scialbalmente, Ragazzi di vita. .
Detto ciò, i due romanzi, dal punto di vista stilistico, si assomigliano in più punti. L’estrema letteralità delle scelte aggettivali e sintattiche, la presenza di frequenti arcaismi fa pensare al giovane Pasolini che si allontana dal suo infuocato materiale di vita attraverso una ricerca letteraria più neoclassica che sperimentale. L’amata filologia è presente in entrambi i romanzi, ma con esiti diversi, se non opposti.


Da "il manifesto" del 29/9/82
Fonte:
http://www.claudioferrarini.it/immagini/amado%20mio.html

@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare

Curatore, Bruno Esposito

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