"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
Io ho conosciuto l' opera artistica di Pier Paolo Pasolini grazie a Patti Smith. Potrà sembrare strano, ma nel 1975 avevo dodici anni, troppo pochi per comprendere quello che era accaduto, quello che quella persona Significava. Nel 1977 leggendo le interviste della Smith mi accorsi che citava continuamente due poeti francesi Rimbaud e Verlaine e Pier Paolo Pasolini. Mi incuriosii e scoprii un' opera artistica ed un pensiero che non mi avrebbero abbandonato più. Pensare che sono passati trentacinque anni dal suo omicidio fa venire i brividi, non soltanto per la violenza fisica, politica, storica e sociale di quella morte, ma con le orribile analogie contemporanee. La volgarità del potere, la pornografia della pornografia a cui assistiamo ogni giorno esposta, il definitivo degrado di ogni idea sociale, sono figlie di una visione che Pasolini aveva predetto, annunciato, combattuto sempre e comunque. Ho vissuto leggendo i suoi libri, i suoi articoli, guardando i suoi film straordinari, rimanendo sempre impressionato dalla luce accecante dei suoi pensieri e dalle sue parole. Per un ragazzo di quattordici anni disperso nel bronx eroinomane di un quartiere ravennate nel 1977 leggere "Una vita violenta" è stato uno shock incredibile. Ero io, erano le persone che mi giravano attorno. E in quelle parole, probabilmente, trovai la forza di decidere di scappare via. Non mi interessa "cosa direbbe adesso", "cosa farebbe adesso" Pasolini. Perchè lui ha fatto, ha scritto pagine talmente importanti, che ancora adesso la sua forza Morale, sì con la maiuscola, è devastante nella sua potenza. Il suo film "Le 120 giornate di Sodoma" siamo noi adesso. "Il Vangelo secondo Matteo" è uno dei momenti artistici più belli che abbia mai visto, uno dei manifesti sociali più alti mai filmati. E non ho neppure il coraggio di permettermi di scrivere qualcosa su di lui. Sto solo ricordando una persona che mi è stata vicina in un momento fondamentale della mia vita con i suoi testi, le sue immagini, cose rare come l' oro in questa epoca. Combattere, agire, lottare, partigiani contro quello che ci circonda. Questo il suo insegnamento più importante.
Fonte:e20romagna
Io, Patti Smith a scuola da Pasolini
di Silvia Boschero
Nel Village, alla fine anni Sessanta, una giovane onnivora Patti Smith
scopriva Pier Paolo Pasolini: lei, Andy Warhol e Robert Mapplethorpe si
davano appuntamento al cinema per seguire la rivoluzione intellettuale
di quell'italiano che infiammava gli ambienti culturali di New York.
Qualche anno dopo, nello stesso novembre 1975 in cui Pasolini ci
lasciava, usciva l'esordio (Horses) di quella che sarebbe diventata,
nell'iconografia del rock, la «sacerdotessa», sempre in bilico tra
tensione religiosa e furia iconoclasta. A fine settimana Horses viene
ristampato con una versione intera del disco registrata dal vivo a
Londra. Stasera Patti è attesa a Rockpolitik. Chi meglio di lei per
duettare (forse) su People have the power? Cosa rappresenta Pier Paolo
Pasolini per Patti Smith? Pasolini, come William Blake, ha avuto
un'influenza fondamentale. Offriva una nuova possibilità, un nuovo
modello. Un mentore, culturalmente completo, poiché era riuscito a
lanciare un ponte tra l'arte, la poesia e la politica. Profondamente
spirituale e politico al tempo stesso. E poi c'era l'uso libero del
linguaggio e dei mezzi di comunicazione: pittura, cinema, poesia. Un
ottimo maestro. Vedi… da ragazza sono cresciuta con una forte educazione
religiosa alla quale ovviamente mi ribellai. Lui mi offrì una nuova
interpretazione di Gesù Cristo. Gesù Cristo è un rivoluzionario, il Gesù
del Vangelo secondo Matteo è l'uomo tra gli uomini e per gli uomini. E
l'ho capito dopo aver scritto il disco Horses e la canzone Gloria:
Pasolini mi ha aperto una nuova strada a Cristo. Un Cristo visto
semplicemente per come è, anziché mutuato dal ritratto che ne dà la
religione. Nell'ambiente intellettuale newyorkese che lei frequentava
Pasolini era noto? Pasolini a New York negli anni Sessanta era
considerato un maestro da tutti noi. Andare a vedere i suoi film era un
rito. Ricordo una volta mi recai al cinema con il mio amico Mapplethorpe
e in sala si erano già sistemati Warhol, tutti i poeti e gli artisti
che come noi lo studiavano e si ispiravano a lui. Qualcuno ha raccolto
l'eredità di Pasolini? Difficile. Ci sono state persone che hanno
lavorato per questa poetica fusione tra politica e arte, su tutti Allen
Ginzberg, ma Pasolini rimane ad oggi insostituibile. La sua freschezza,
la sua capacità educativa e rivoluzionaria è ancora dentro la nostra
coscienza. Possiamo azzardare un paragone, con tutte le ovvie
differenze: Patti Smith e Pasolini: entrambi animati da una grande
tensione religiosa, entrambi a loro modo, moralisti, seppur di una
morale iconoclasta… È vero. Io sono moralista nella misura in cui seguo
alcuni codici imprescindibili che altro non sono che i semplicissimi
insegnamenti di Cristo: amarsi l'un l'altro, aiutarsi, essere più
compassionevole e lasciare la libertà agli altri. Ma Pasolini bilanciava
perfettamente il suo forte codice morale e la sua assoluta libertà
nell'esprimersi. Un'altra lezione: lui sapeva già cosa avrebbe portato
la globalizzazione. Era già allarmato della deriva materialista della
nostra cultura. Un insegnamento da tenere a mente oggi come non mai. La
società attuale manca totalmente di morale. Così come manca totalmente
l'uso della parola «amore», a cui Pasolini tendeva. «Solo l'amare, solo
il conoscere, conta. Non l'aver amato, non l'aver conosciuto» diceva
Pasolini… Le parole di oggi sono: consumismo, materialismo, sesso,
droga, potere, voracità, cupidigia. Banale da dire, ma amore è la parola
che manca, è il potere più forte. Torniamo a 30 anni fa, quando moriva
Pasolini e quando usciva il suo esordio, «Horses». Era il 1975, c'era
ancora il Vietnam. Oggi c'è l'Iraq… È terribile notare come nel 2005 gli
Usa stiano facendo lo stesso errore, tragico e illegale. Dopo l'11
settembre Bush è stato abile nel suscitare così tanta paura nella gente
da renderla incapace di reagire contro una decisione scellerata. Bush ha
rielaborato alcuni dei fondamenti del vivere sociale, la costituzione,
la religione, ha condizionato i media. E in Usa i media si limitano ad
un atteggiamento di accondiscendenza. I media… Forse la signora Smith è
stata messa al corrente proprio da Celentano che anche l'Italia per
libertà di informazione, non eccelle... So molto bene chi è Adriano
Celentano e sono consapevole dell'impatto che il suo programma ha in
Italia. Faremo qualcosa nel rispetto reciproco di quello che siamo, ma
non abbiamo fatto prove. Credo che canterò una canzone. Riascoltando
«Horses» trent'anni dopo, trova qualche ingenuità? Trovo una ragazza
giovane e senza paura che crede che tutto sia possibile. Tra un anno e
mezzo avrò sessant'anni, eppure sento dentro di me la ragazza che
imbracciava la sua prima chitarra elettrica e voleva salvare il rock and
roll. Ancora oggi Patti vuole salvare il rock? Lascio quella battaglia
alle nuove generazioni e mi limito ad essere un buon esempio. Il rock è
una voce culturale che appartiene alla gente e include la rivoluzione,
il sesso, la poesia, l'energia, la consapevolezza politica, tutto.
Salvarlo significa usarlo nella sua valenza globale.
@BE:BOSCHERO
3 novembre 2005
pubblicato nell'edizione Nazionale
(pagina 19)
nella sezione "Spettacoli"http://www.unita.it
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