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giovedì 27 maggio 2021

Pier Paolo Pasolini attore: l’esordio - Il Gobbo di Carlo Lizzani (1960)

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro


Il Gobbo di Carlo Lizzani (1960)

Riflessioni personali di Massimo Mancini


Pier Paolo Pasolini, diamante dalle mille sfaccettature, regista, pittore, giornalista e, come disse Moravia, poeta e romanziere, osservava, analizzava e collegava gli eventi e le mutazioni celate nell’inconscio collettivo. Come un faro, Pasolini tentava di diradare la nebbia che velocemente stava offuscando le menti, tanto da cambiare le abitudini della nostra società, omologata e protesa verso il consumo

di beni superflui. Di lui, della sua opera, della sua vita e della sua morte, è già stato detto e scritto molto. Per questo spero non troverete banale una mia personale riflessione che vi invito a condividere: quella sull’esordio da attore di Pasolini nel mondo della celluloide che lo vede tra i protagonisti del film "Il Gobbo", diretto da Carlo Lizzani nel 1960.

La pellicola è ispirata alla storia di Giuseppe Albano (Alvaro Cosenza) detto il "Gobbo del Quarticciolo" e della sua banda di ex partigiani, trasformatisi in furfanti di borgata che, negli anni precedenti la liberazione di Roma, avvenuta il 4 giugno 1944, e anche successivamente a questa data, erano dediti al saccheggio e allo sfruttamento della prostituzione. Tra i protagonisti spicca la figura di Leandro detto "er Monco", interpretato da Pasolini. 

La prima sequenza in cui appare Pier Paolo è ambientata nella tetra stanza di un commissariato in cui Leandro entra furibondo, trattenuto da tre energumeni, per essere interrogato. La sua disinvoltura nella recitazione è impressionante e sorprendente; gli atteggiamenti e le espressioni sono quelli di un romano verace (grazie anche al doppiaggio) e nulla traspare delle sue origini bolognesi-friulane e della sua estrazione non certo popolare. (foto 1)

Emblematica è la scena in cui Leandro appare riverso in terra a seguito delle bastonate del commissario fascista Moretti che, frantumandogli la mano destra, lo mutano nel personaggio del " Monco". (figura 2)

Nel corso del film, Pasolini riesce pienamente a rendere la drammaticità degli eventi narrati e, nelle scene che lo consentono, ci regala anche un sorriso attraverso espressioni vivaci e stupite come, ad esempio, nella scena in cui, insieme alla sua famiglia, si appropria della casa di Ninetta, la figlia del commissario fascista ucciso dal Gobbo. (foto 3)

La forza e l’irruenza di Leandro ritornano intatte nella scena che precede la restituzione delle armi degli ex partigiani alla MP. Anche in questo caso, notiamo la sua bravura nel dare corpo all’impeto richiesto dal suo personggio, tale da dover essere placato dai suoi compagni. (foto 4)

Alla fine Leandro, pur non condividendo la decisione, accetta di consegnare le armi, proclamando che la sua patria è "la panza". (foto 5)

Il film scorre tra emozioni e colpi di scena scaturiti dalla trama e anche da una sequenza che non può non destare stupore: quella in cui Ninetta chiede la restituzione della propria casa e Leandro, oltre ai soldi offertigli, pretende da lei una prestazione sessuale. (foto 6)

In chi stima e conosce Pier Paolo, certamente attratto per natura da bellezze diverse, sempre schivo e teso in "sorrisi di timidezza" di fronte alle donne, non può non colpire la scioltezza dell’approccio di Leandro/Pasolini alla ragazza e i suoi sguardi ammiccanti e bramosi. La figura di Ninetta, merce di scambio nelle mani di un personaggio senza scrupoli, avvezzo a tenere in suo potere e sfruttare le donne, appare più consona alle rappresentazioni legate al mondo della prostituzione e del sottoproletariato, narrati nelle precedenti opere letterarie di Pasolini e nei suoi successivi soggetti cinematografici. (foto 7)

Non meno incisiva risulta l’interpretazione di Pasolini nell’epilogo che il personaggio di Leandro ha in questa pellicola. Non trovandosi in accordo con le decisioni del Gobbo, che ormai si sente padrone di tutti i traffici loschi, discute aspramente con lui e lo affronta mostrando grinta e coraggio. (foto 8)

Ciò, però, non potrà impedire a Leandro di cadere sotto i colpi della pistola del Gobbo, che alla fine della storia subirà la sua stessa sorte, e di sottrarsi al destino di una morte violenta. (foto 9)

Grazie, un saluto a tutti gli appassionati e i sostenitori di Pier Paolo Pasolini da
Massimo Mancini


Meravigliosa invenzione il cinema, caro Pier Paolo, che ti strappa alla morte e
restituisce e riverbera, impetuosi, gli infiniti tuoi sguardi. Meravigliosa invenzione
il cinema che, intatta, perpetua la tua "disperata vitalità".
Grazia Gasparro

@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare

Curatore, Bruno Esposito

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