"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
«È una storia mica male insabbiata, è una storia sbagliata»
Una storia sbagliata
Testo e musica: Fabrizio De Andrè/Massimo Bubola
Una storia sbagliata
Testo e musica: Fabrizio De Andrè/Massimo Bubola
Il testo del brano è dedicato a Pier Paolo Pasolini e tratta
della tragica scomparsa del poeta, avvenuta nel 1975
«È una storia di periferia, è una storia da una botta e via, è una storia sconclusionata,
è una storia sbagliata. Una spiaggia ai piedi del letto, stazione Termini ai piedi del cuore,
è una notte un po' concitata, una notte sbagliata»
La canzone fu commissionata a De André per fare da sigla a due documentari Rai sulle morti di Pasolini e Wilma Montesi. Il cantautore coinvolse nel progetto l'amico Massimo, suo sodale di quel periodo, e insieme decisero subito di concentrarsi su Pasolini, non perché ritenessero la modella meno importante, ma perché: «...a noi che scrivevamo canzoni, come credo d'altra parte a tutti coloro che si sentivano in qualche misura legati al mondo della letteratura e dello
spettacolo, la morte di Pasolini ci aveva resi quasi come orfani. Ne avevamo vissuto la scomparsa come un grave lutto, quasi come se ci fosse mancato un parente stretto.» (Fabrizio De André)
Del brano fu girato anche un video sullo sfondo della cittadina di Calcata, dove De André e Bubola suonano la chitarra seduti sugli scalini di una chiesa.
«È una canzone su commissione, forse l'unica che mi è stata commissionata. Mi fu chiesta da Franco Biancacci, a quel tempo a Rai Due, come sigla di due documentari-inchiesta sulle morti di Pasolini e di Wilma Montesi. In quel tempo, se non ricordo male, stavo cominciando a scrivere con Massimo Bubola l'ellepì che fu fu chiamato L'indiano (quello per intenderci che ha come copertina quel quadro di Remington che rappresenta un indiano a cavallo). E così gli ho chiesto di collaborare anche a questo lavoro. Ricordo che decidemmo tout-court di fare la canzone su Pasolini, e non tanto perché non ci importasse niente della morte della povera Montesi, ma per il fatto che a noi che scrivevamo canzoni, come credo d'altra parte a tutti coloro che si sentivano in qualche misura legati al mondo della letteratura e dello spettacolo, la morte di Pasolini ci aveva resi quasi come orfani. Ne avevamo vissuto la scomparsa come un grave lutto, quasi come se ci fosse mancato un parente stretto. Nella canzone comunque esiste una traccia di questa ambivalenza, cioè del fatto che ci si riferisce a due decessi e non ad uno solo. E lo si capisce nell'inciso quando canto:
"Cos'altro vi serve da queste vita / ora che il cielo al centro le ha colpite".
Come nasce una canzone? Direi che buona parte del senso e del valore della canzone sta prima di tutto nel suo titolo, cioè Una storia sbagliata, vale a dire una storia che non sarebbe dovuta accadere. Nel senso che in un clima di normale civiltà una storia del genere non dovrebbe succedere. E poi mi pare ci siano altri due versi che a mio parere spiegano meglio di altri il senso della canzone:
"Storia diversa per gente normale / storia comune per gente speciale".
Laddove per "normale" si deve intendere mediocre e poco civilizzato e per "speciale" normalmente, civilmente abituato a convivere con la cosiddetta diversità. Mi spiego meglio: per una persona matura e civile direi che è assolutamente normale che un omosessuale faccia la corte ad un suo simile dello stesso sesso. E assolutamente normale anche che se ne innamori. Dovrebbe esserlo anche per il corteggiato eterosessuale che ha mille modi di difendersi senza ricorrere alla violenza. Purtroppo la cultura maschilista e intollerante di un passato ancora troppo recente, ed allora ancora più recente di quanto non lo sia adesso, e che definirei un passato ancora recidivo, ha fatto credere alla maggioranza che il termine normalità debba coincidere necessariamente con il termine intolleranza.
Ecco, un altro aspetto tragico che abbiamo voluto sottolineare nella canzone per la morte di Pasolini è quello legato ad una moda purtroppo ancora adesso corrente, e che si ricollega anche lei al clima di ignoranza e di caccia al diverso. E cioè il fatto che della morte di un grande uomo di pensiero sia stata fatta praticamente carne di porco da sbattere sul banco di macelleria dei settimanali spazzatura e non solo di quelli. Il verso "È una storia per parrucchieri" vuol dire che è una storia che purtroppo la si leggeva allora e ogni tanto la si legge ancora oggi sulle riviste equivoche mentre si aspetta di farsi fare la barba oppure la permanente. Questo è un po' in generale il senso della canzone. »
Una storia da dimenticare? Da non raccontare?
Forse non è neanche così complicata, almeno se si ha ancora la capacità di uso della propria memoria. E, forse, neanche "sbagliata". E' solo una storia, e le storie non sono mai "sbagliate" o "giuste"; bisogna semplicemente pigliarle da ogni angolazione possibile, perché ogni storia è una serie di domande alle quali tocca rispondere. Domande a volte espresse per affermazione o come racconto, come una serie di immagini; domande che ne ingenerano altre, dalla più semplice alla più complessa.
Una storia politica o una storiaccia "da basso impero"?
Perche' c'e' di mezzo la morte di uomo, Pier Paolo Pasolini, che ha fatto politica e che ha dato il suo contributo a segnarla, in questo famoso "dopoguerra" che è sempre di più, oramai, un "anteguerra" o forse addirittura un tempo di guerra; il cannone nel cortile lo lucidiamo sempre, dev'essere pronto in ogni momento. Fabrizio de Andrè sa esprimersi per contrari. Una storia da dimenticare quando, con le sue parole, la fissa per sempre nella memoria; una storia da non raccontare quando, con le sue parole, la racconta come forse nessun altro ha saputo fare.
Una storia un poco scontata, come dicono anche le cronache giudiziarie; talmente scontata che la reazione generale fu quasi di logicità. Pasolini non poteva che finire così. Una botta e via. Una botta sulla testa e il "via" di pneumatici che sgommano, che passano sopra un cadavere, che lo sconciano. Processi, giudici, giurati, condanne, galere. Una panoplia di cose già "deandreiane" di per sé; una storia scontata (sbagliata, normale, diversa) e, al tempo stesso, un destino.
Del brano fu girato anche un video sullo sfondo della cittadina di Calcata, dove De André e Bubola suonano la chitarra seduti sugli scalini di una chiesa.
«È una canzone su commissione, forse l'unica che mi è stata commissionata. Mi fu chiesta da Franco Biancacci, a quel tempo a Rai Due, come sigla di due documentari-inchiesta sulle morti di Pasolini e di Wilma Montesi. In quel tempo, se non ricordo male, stavo cominciando a scrivere con Massimo Bubola l'ellepì che fu fu chiamato L'indiano (quello per intenderci che ha come copertina quel quadro di Remington che rappresenta un indiano a cavallo). E così gli ho chiesto di collaborare anche a questo lavoro. Ricordo che decidemmo tout-court di fare la canzone su Pasolini, e non tanto perché non ci importasse niente della morte della povera Montesi, ma per il fatto che a noi che scrivevamo canzoni, come credo d'altra parte a tutti coloro che si sentivano in qualche misura legati al mondo della letteratura e dello spettacolo, la morte di Pasolini ci aveva resi quasi come orfani. Ne avevamo vissuto la scomparsa come un grave lutto, quasi come se ci fosse mancato un parente stretto. Nella canzone comunque esiste una traccia di questa ambivalenza, cioè del fatto che ci si riferisce a due decessi e non ad uno solo. E lo si capisce nell'inciso quando canto:
"Cos'altro vi serve da queste vita / ora che il cielo al centro le ha colpite".
Come nasce una canzone? Direi che buona parte del senso e del valore della canzone sta prima di tutto nel suo titolo, cioè Una storia sbagliata, vale a dire una storia che non sarebbe dovuta accadere. Nel senso che in un clima di normale civiltà una storia del genere non dovrebbe succedere. E poi mi pare ci siano altri due versi che a mio parere spiegano meglio di altri il senso della canzone:
"Storia diversa per gente normale / storia comune per gente speciale".
Laddove per "normale" si deve intendere mediocre e poco civilizzato e per "speciale" normalmente, civilmente abituato a convivere con la cosiddetta diversità. Mi spiego meglio: per una persona matura e civile direi che è assolutamente normale che un omosessuale faccia la corte ad un suo simile dello stesso sesso. E assolutamente normale anche che se ne innamori. Dovrebbe esserlo anche per il corteggiato eterosessuale che ha mille modi di difendersi senza ricorrere alla violenza. Purtroppo la cultura maschilista e intollerante di un passato ancora troppo recente, ed allora ancora più recente di quanto non lo sia adesso, e che definirei un passato ancora recidivo, ha fatto credere alla maggioranza che il termine normalità debba coincidere necessariamente con il termine intolleranza.
Ecco, un altro aspetto tragico che abbiamo voluto sottolineare nella canzone per la morte di Pasolini è quello legato ad una moda purtroppo ancora adesso corrente, e che si ricollega anche lei al clima di ignoranza e di caccia al diverso. E cioè il fatto che della morte di un grande uomo di pensiero sia stata fatta praticamente carne di porco da sbattere sul banco di macelleria dei settimanali spazzatura e non solo di quelli. Il verso "È una storia per parrucchieri" vuol dire che è una storia che purtroppo la si leggeva allora e ogni tanto la si legge ancora oggi sulle riviste equivoche mentre si aspetta di farsi fare la barba oppure la permanente. Questo è un po' in generale il senso della canzone. »
(Doriano Fasoli, Fabrizio De André. Passaggi di tempo, pp. 61-63)
Una storia sbagliata
E' una storia da dimenticare
è una storia da non raccontare
è una storia un po' complicata
è una storia sbagliata.
Cominciò con la luna sul posto
e finì con un fiume d'inchiostro
è una storia un poco scontata
è una storia sbagliata.
Storia diversa per gente normale
storia comune per gente speciale
cos'altro vi serve da queste vite
ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.
E' una storia di periferia
è una storia da una botta e via
è una storia sconclusionata
una storia sbagliata.
Una spiaggia ai piedi del letto
stazione Termini ai piedi del cuore
una notte un po' concitata
una notte sbagliata.
Notte diversa per gente normale
notte comune per gente speciale
cos'altro ti serve da queste vite
ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.
E' una storia vestita di nero
è una storia da basso impero
è una storia mica male insabbiata
è una storia sbagliata.
E' una storia da carabinieri
è una storia per parrucchieri
è una storia un po' sputtanata
o è una storia sbagliata.
Storia diversa per gente normale
storia comune per gente speciale
cos'altro vi serve da queste vite
ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.
Per il segno che c'è rimasto
non ripeterci quanto ti spiace
non ci chiedere più come è andata
tanto lo sai che è una storia sbagliata
tanto lo sai che è una storia sbagliata.
Una storia da dimenticare? Da non raccontare?
Forse non è neanche così complicata, almeno se si ha ancora la capacità di uso della propria memoria. E, forse, neanche "sbagliata". E' solo una storia, e le storie non sono mai "sbagliate" o "giuste"; bisogna semplicemente pigliarle da ogni angolazione possibile, perché ogni storia è una serie di domande alle quali tocca rispondere. Domande a volte espresse per affermazione o come racconto, come una serie di immagini; domande che ne ingenerano altre, dalla più semplice alla più complessa.
Una storia politica o una storiaccia "da basso impero"?
Perche' c'e' di mezzo la morte di uomo, Pier Paolo Pasolini, che ha fatto politica e che ha dato il suo contributo a segnarla, in questo famoso "dopoguerra" che è sempre di più, oramai, un "anteguerra" o forse addirittura un tempo di guerra; il cannone nel cortile lo lucidiamo sempre, dev'essere pronto in ogni momento. Fabrizio de Andrè sa esprimersi per contrari. Una storia da dimenticare quando, con le sue parole, la fissa per sempre nella memoria; una storia da non raccontare quando, con le sue parole, la racconta come forse nessun altro ha saputo fare.
Una storia un poco scontata, come dicono anche le cronache giudiziarie; talmente scontata che la reazione generale fu quasi di logicità. Pasolini non poteva che finire così. Una botta e via. Una botta sulla testa e il "via" di pneumatici che sgommano, che passano sopra un cadavere, che lo sconciano. Processi, giudici, giurati, condanne, galere. Una panoplia di cose già "deandreiane" di per sé; una storia scontata (sbagliata, normale, diversa) e, al tempo stesso, un destino.
Una storia sconclusionata.
Se fosse solo una storiaccia di cronaca nera, perché dovrebbe essere "insabbiata"? E quella "spiaggia ai piedi del letto" che riporta ad un'altra, antica storiaccia: il caso di Wilma Montesi. C'era di mezzo un politico democristiano. Flash che arrivano, flash contemporanei, flash di una Roma dove si moriva male, per mano poliziotta, per mano fascista, per mano ben protetta. Come quella degli stupratori del Circeo. Quelle facce di merda da "bravi ragazzi", Angelo Izzo, Andrea Ghira e compagnia. La faccia insanguinata di Donatella Colasanti. Fu lo stesso anno della morte di Pasolini, il 1975; solo qualche mese prima. Storie sbagliate? Storie ordinarie? Diverse? Storie che si intrecciano, perché tutto questo riesce a riportare alla mente una canzone. In questi casi, spesso, si tira in ballo l'"affresco".
Notti concitate che hanno valicato gli anni; e tante altre che non lo hanno fatto. Che non sono state "risapute". Forse De Andrè ci ha voluto parlare anche di quelle, o soprattutto di quelle. Questa
vorrebbe essere una specie di risposta, anche se non so se lo può veramente essere.
Ora che il cielo ha colpito al centro quelle vite, ora che quelle vite pian piano si spengono definitivamente nella dimenticanza, ora che tornano i tamburi battenti dell'"arte per l'arte" è bene far vedere che De Andrè, con la sua "arte", poneva e causava soprattutto domande di varia natura. Era lui che scolpiva ai bordi, non il cielo. I carabinieri ci hanno lavorato sopra quanto dovevano farlo, e avranno fatto il loro solito lavoro. I rotocalchi dai parrucchieri sono da secoli finiti al macero; qualcuno à stato persino "riciclato". Per altre storie; perché mica sono finite quella notte di novembre. Non ci sono purtroppo più molte persone capaci di raccontarle, queste storie "sputtanate" di tutti i giorni, di tutti i minuti.
Fonte: http://www.viadelcampo.com/html/una_storia_sbagliata.html
Se fosse solo una storiaccia di cronaca nera, perché dovrebbe essere "insabbiata"? E quella "spiaggia ai piedi del letto" che riporta ad un'altra, antica storiaccia: il caso di Wilma Montesi. C'era di mezzo un politico democristiano. Flash che arrivano, flash contemporanei, flash di una Roma dove si moriva male, per mano poliziotta, per mano fascista, per mano ben protetta. Come quella degli stupratori del Circeo. Quelle facce di merda da "bravi ragazzi", Angelo Izzo, Andrea Ghira e compagnia. La faccia insanguinata di Donatella Colasanti. Fu lo stesso anno della morte di Pasolini, il 1975; solo qualche mese prima. Storie sbagliate? Storie ordinarie? Diverse? Storie che si intrecciano, perché tutto questo riesce a riportare alla mente una canzone. In questi casi, spesso, si tira in ballo l'"affresco".
Notti concitate che hanno valicato gli anni; e tante altre che non lo hanno fatto. Che non sono state "risapute". Forse De Andrè ci ha voluto parlare anche di quelle, o soprattutto di quelle. Questa
vorrebbe essere una specie di risposta, anche se non so se lo può veramente essere.
Ora che il cielo ha colpito al centro quelle vite, ora che quelle vite pian piano si spengono definitivamente nella dimenticanza, ora che tornano i tamburi battenti dell'"arte per l'arte" è bene far vedere che De Andrè, con la sua "arte", poneva e causava soprattutto domande di varia natura. Era lui che scolpiva ai bordi, non il cielo. I carabinieri ci hanno lavorato sopra quanto dovevano farlo, e avranno fatto il loro solito lavoro. I rotocalchi dai parrucchieri sono da secoli finiti al macero; qualcuno à stato persino "riciclato". Per altre storie; perché mica sono finite quella notte di novembre. Non ci sono purtroppo più molte persone capaci di raccontarle, queste storie "sputtanate" di tutti i giorni, di tutti i minuti.
Fonte: http://www.viadelcampo.com/html/una_storia_sbagliata.html
Ottimo lavoro Bruno.
RispondiEliminaGrazie.
Elimina