"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
A trentasette anni dalla morte il segno che Pier Paolo Pasolini ha impresso nella cultura e nella società è ancora vivo e bruciante, così come la brutalità dell'omicidio che all'alba del 2 novembre 1975 lo strappò alla vita – in circostanze mai del tutto chiarite fino in fondo – nello squallido scenario dell'Idroscalo di Ostia.
La ricorrenza non può passare inosservata, men che meno se ci si chiede quanto altro avrebbe avuto da raccontare e da dire, con la versatilità artistica e umana che lo ha reso una delle figure più incisive del panorama della cultura internazionale. Non etichettabile, in nessun modo inquadrabile, Pasolini è stato poeta, romanziere, drammaturgo, linguista, giornalista e cineasta, ma soprattutto finissimo e originale osservatore, narratore e testimone della società italiana, delle sue trasformazioni e dei suoi mutamenti.
Oggi avrebbe novant'anni, eppure il peso della sua assenza non si è mai alleggerito.
Il ricordo che oggi scegliamo di proporre, dagli archivi delle Teche Rai, per celebrarne l'immagine e la figura è legato a un evento che precede di quasi un decennio la sua tragica scomparsa.
Il ricordo che oggi scegliamo di proporre, dagli archivi delle Teche Rai, per celebrarne l'immagine e la figura è legato a un evento che precede di quasi un decennio la sua tragica scomparsa.
E' infatti un Pier Paolo Pasolini ancora giovane e visibilmente emozionato quello che nell'autunno del 1968 incontra per la prima volta, a Venezia, il poeta americano Ezra Pound.
L'occasione è molto più che una semplice intervista, ma un evento di portata storica: non soltanto per il mondo della letteratura e della poesia, ma anche nella vita dei due intellettuali.
Da una parte Ezra Pound, ormai anziano e affaticato, apparentemente indifferente al peso della vita e delle vicissitudini attraversate, dall'esperienza di detenzione nel manicomio criminale di St. Elizabeths di Washington, dalle accuse di tradimento nei confronti del proprio Paese, l'America, per appoggiare il regime fascista. Dall'altra, sulla poltrona accanto, il Pasolini scrittore e regista che proprio in quegli anni iniziava finalmente a godere i frutti di un lavoro a lungo criticato, bistrattato, se non apertamente schernito dai benpensanti di un'Italia fino a poco prima del tutto impreparata a cogliere la sensibilità, il coraggio, la lucidità della sua ricerca epressiva e stilistica di narratore.
L'occasione è molto più che una semplice intervista, ma un evento di portata storica: non soltanto per il mondo della letteratura e della poesia, ma anche nella vita dei due intellettuali.
Da una parte Ezra Pound, ormai anziano e affaticato, apparentemente indifferente al peso della vita e delle vicissitudini attraversate, dall'esperienza di detenzione nel manicomio criminale di St. Elizabeths di Washington, dalle accuse di tradimento nei confronti del proprio Paese, l'America, per appoggiare il regime fascista. Dall'altra, sulla poltrona accanto, il Pasolini scrittore e regista che proprio in quegli anni iniziava finalmente a godere i frutti di un lavoro a lungo criticato, bistrattato, se non apertamente schernito dai benpensanti di un'Italia fino a poco prima del tutto impreparata a cogliere la sensibilità, il coraggio, la lucidità della sua ricerca epressiva e stilistica di narratore.
Ma quello fra Pasolini e Pound non è solo l'incontro fra due figure rivoluzionarie, sebbene idealmente antitetiche. E' il confronto fra due poeti e fra due uomini legati a doppio filo da un rapporto di amore e odio, di pesanti eredità intellettuali, di conflitto e contatto, giunto al punto di doversi tradurre in una riconciliazione formale che ha il sapore di un simbolico passaggio di testimone. Due irregolari, due outsider, due anticonvenzionali accomunati dalla scelta di mettersi in gioco in prima persona senza risparmiarsi. Un filo riannodato sulla traccia dei versi di Pound, che Pasolini ridisegna e fa propri in una rilettura di rara e toccante intensità.