"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
CON IL NUOVO FILM TRATTO DA CHAUCER
Pasolini ci svelerà il mondo delle allegre comari inglesi
Diavoli, carnefici e penitenti in una scena fantastica del film «I racconti di Canterbury»
STAMPA SERA
Giovedì 13 - Venerdì 14 Gennaio
1972
nostro servizio Roma,
giovedì sera.
Pier Paolo Pasolini è sempre in prima fila. Dopo il successo incontrato dal Decameron (e mentre si stanno producendo in Italia altri quattro o cinque film, del filone boccaccesco, un filone che si annuncia più prolifico del western all'italiana) Pasolini ha riscoperto Geoffrey Chaucer, il grande poeta inglese contemporaneo del Boccaccio, più volte accusato dai critici letterari di aver plagiato qua e là il narratore italiano. The Tales of Canterbury («I racconti di Canterbury»), comunemente indicati come il Decameron inglese, forniscono al regista italiano una materia altrettanto gustosa: beffe, allegre comari, mariti traditi, monaci libertini e monache vogliose.
« E' impossibile capire che cosa io intenda fare con questi racconti inglesi, se non li si considera come il secondo film di una trilogia che comprende II Decameron e Le mille e una notte
— racconta P.P.P. di passaggio a Roma tra un colpo di manovella a Londra ed un altro a Fornazzo, nei pressi di Catania —.
Ho cominciato a girare i racconti di Canterbury esattamente lo stesso giorno in cui in Italia è uscito II Decameron: per me non c'è stata soluzione di continuità. Alla fine di questo lungo impegno avrò fatto un film di sei ore, diviso in tre parti, con una trentina di storie e centinaia di personaggi ».
Ciò che accomuna ì tre film, ci spiega il regista, è uno stesso sentimento della vita. Per lui non esistono grandi problemi. Il sesso non è né un problema, né una tragedia, né una degradazione: è solo allegria. The Tales of Canterbury è la variante anglosassone di questo unico sentimento della vita che, come un genio leggero, sovraintende ì lavori della trilogia. Genio infernale (è o non è il danaro lo sterco del demonio?), il produttore Grimaldi, prima ancora che II Decameron diventasse un successo di cassetta, aveva già messo mano alla borsa consentendo a Paolini di iniziare questo nuovo film. E Pasolini, da quell'acuto filologo che è, ci espone compiutamente le proprie idee sull'autore che vuole ridurre allo schermo (e non allo scherno). « Chaucer, come Boccaccio, è l'iniziatore di una letteratura — ci spiega il regista —. Sin da ragazzo sono stato un appassionato studioso dei capiscuola delle varie letteratu- carnet della città TEATRO STABILE-GOBETTI MILLYe Achille MILLO in L'amore e la guerra Sconti del 30% agli abbonali del Teatro Stabile . Il regista Pasolini ripreso a Londra con uno dei suoi attori, il pittoresco giornalista John Francis Lane (Tel.) re del mondo. Perciò ho pensato di spostare l'analisi storica da Napoli a Londra, con il preciso intento di continuare un discorso iniziato con le novelle del Boccaccio. E' una variante, una sorta di passaggio logico dal medioevo italico a quello inglese. Gli eroi di Chaucer sono più comici di quelli del Decameron*: ma anche più tristi, perché, se nel Boccaccio vi è un'assoluta accettazione della realtà che lo circonda, nello scrittore inglese vi è del moralismo, ossia del distacco ironico. Insomma la ragione totalmente pessimista e laica del Boccaccio, che gli consente tanto ottimistico amore per la vita, si trasforma in Chaucer in un già maturo stato di coscienza infelice della borghesia ». Una curiosità sulle riprese in Inghilterra: P.P.P. ha compiuto la stessa operazione sperimentata a Napoli. Ha preso gente dalla strada, gente del popolo, per lo più povera gente che, in quanto tale, conserva una forza ed una violenza genuine. Sarà stato il caso, ma tutti coloro che il regista fermava per le strade e nei locali erano o scozzesi, o irlandesi, o gallesi. Di inglese neanche uno.
Enrico Morbelli
@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare |
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