"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
"Chiedo scusa a Pasolini"
Il pentimento di Andreotti
di Federico De Melis da "Il Manifesto" del 28/3/93 pagina 2
In uno dei suoi "scritti corsari" pubblicati sul Corriere della sera di
Ottone tra il '73 e il '75, Pier Paolo Pasolini chiedeva un "pubblico processo"
per i "potenti democristiani". Fu un articolo scandaloso per la furia
iconoclasta e la lucidita' di pensiero che lo ispiravano. Ieri, nel giorno in
cui Giulio Andreotti riceveva dalla Procura di Palermo un avviso di garanzia per
"attivita' mafiosa", tre lanci di agenzie informavano che il senatore
democristiano si sarebbe ricreduto sulle posizioni di Pasolini, con cui aveva
polemizzato aspramente nel '75 per quelle che giudicava estremistiche prese di
posizione contro il "palazzo". "Gli chiedo scusa ora per allora" scrive
Andreotti in una nota che sara' pubblicata sul secondo numero del mensile
"lettere romane". E ricordando "per i piu' giovani" l'articolo che scateno' la
polemica, dal titolo "vuoto di potere", scrive che si trattava di un "elogio
funebre della Democrazia Cristiana e in genere degli uomini di potere , definiti
'maschere che a sollevarle non si troverebbe neppure un mucchio d'ossa e di
cenere'" Chiamato da Ottone a rispondere alle accuse di Pasolini, Andreotti
difese strenuamente le "conquiste" del dopoguerra, cio' che diede l'opportunita'
all'intellettuale friulano di distinguere, in un successivo articolo sul
Corriere, il concetto di " sviluppo" da quello di "progresso", e di sottolineare
per la prima volta nella storia italiana, col neocapitalismo, questi due
concetti finivano per diversificarsi tragicamente. "Seguii anche io - scrive
oggi Andreotti - un sia pur diverso massimalismo. Forse a differenza dei giovani
che come tali non avevano conosciuto il sottosviluppo di prima, noi sentivamo
l'orgoglio di un'indubbia crescita economica collettiva. Ci scandalizzava lo
scagliarsi di molti, in nome della critica del consumismo, contro gli undici
milioni di elettrodomestici entrati nelle famiglie. Io invece ricordo le mani di
mia madre spaccate per il bucato e vedevo le lavatrici come strumento di
redenzione familiare". Infine Andreotti, mostrandosi contrito per non aver
condotto il dialogo "approfondendo di piu' i valori culturali e morali
dell'analisi pasoliniana", osserva che il poeta friulano, "senza enunciarlo",
ricordava a lui "che l'uomo non vive di solo pane". "Io ero forse prosaicamente
radicato alla convinzione che senza pane non si vive sicuramente", conclude
Andreotti, che pur "pentito" non sembra riuscire a cogliere tuttora, cosi', il
senso del discorso pasoliniano sui costi "antropologici", in termini di
"omologazione culturale", dello sviluppo neocapitalistico. Sarebbe stato
importante, anche alla luce dell'avviso di garanzia da lui ricevuto ieri, che
Giulio Andreotti tornasse su un altro articolo di Pasolini, intitolato "Il
romanzo delle stragi" del 14 novembre 1974. Da quel giorno, in cui Pasolini - da
intellettuale che "sa", perche' "ristabilisce la logica la' dove regna
l'arbitrarieta'" - rifletteva sul senso politico delle tragedie di Piazza
Fontana, Brescia e Bologna, l'elenco delle stragi, di diverso stampo, si e'
allungato a dismisura. Il "Romanzo delle stragi" si e' complicato e intorbidito
ulteriormente. Ed e' ormai chiaro che e' un capitolo di un romanzo piu' ampio su
cui la "rivoluzione italiana" non ha fatto finora alcuna chiarezza. Scriveva
Pasolini a proposito delle stragi: "Io so i nomi di coloro che, tra una messa e
l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi
generali (.....), a giovani neofascisti (.....) e infine a criminali comuni
(......). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai
tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocita' fasciste e ai malfattori
comuni, siciliani o no, che sono messi a disposizione , come Killer e sicari". E
concludeva: "Probabilmente (.....) questi nomi prima o poi saranno 16/06/00
detti. Ma a dirli saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come
minori responsabili contro maggiori responsabili (....). Questo sarebbe in
definitiva il vero colpo di Stato".
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Curatore, Bruno Esposito
Grazie per aver visitato il mio blog
All'entrata nell'aula del suo processo Andreotti ha chiesto di nuovo scusa a Pasolini, affermando che era l'unica cosa di cui si pentiva. Di cosa ?
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