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Biografia, lavori in corso - a breve anche il 1974 e il 1975

Poesia in forma di rosa - 1964

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




""Quanto al futuro, ascolti:
i suoi figli fascisti
veleggeranno
verso i mondi della Nuova Preistoria.
Io me ne staro' la',
come colui che
sulle rive del mare
in cui ricomincia la vita.
Solo, o quasi, sul vecchio litorale
tra ruderi di antiche civilta',
Ravenna
Ostia, o Bombay - e' uguale -
con Dei che si scrostano, problemi vecchi
- quale la lotta di classe -
che
si dissolvono...
Come un partigiano
morto prima del maggio del '45,
comincero' piano piano a decompormi,
nella luce straziante di quel mare,

poeta e cittadino dimenticato"

Poesia in forma di rosa, che esce, sempre da Garzanti, nel 1964 è composta da componimenti che vanno dal '61 al '63, più un lungo poemetto in appendice intitolato Vittoria ed è la più ampia delle raccolte di Pasolini.


Poesia in forma di rosa

I. LA REALTA'

Ballata delle madri
La Guinea
Poesie mondane:
Una coltre di primule...
Scheletri col vestito...
Quando una troupe...
Vedo la troupe in ozio...
Un solo rudere...
Ci vediamo in proiezione...
Lavoro tutto il giorno...Supplica a mia madre
La ricerca di una casa
La realta'

II. POESIA IN FORMA DI ROSA

Poesia in forma di rosa
La persecuzione

III. PIETRO II

La tramontana...
Era l'inzio del giorno
Per misteriosa elezione...
...ma quando, a notte...
I Santi? Non sono...
Il sole, il sole...
Non so che amarezza...
Scommettitori, puntate...
Ecco, sono stato condannato
APPENDICE:
La mancanza di richiesta di poesia

IV. IL LIBRO DELLE CROCI

La nuova storia
Profezia

V. UNA DISPERATA VITALITA'

Poema per un verso di Shakespeare
Le belle bandiere
Una disperata vitalita'
Nuova poesia in forma di rosa
Il sogno della ragione
Frammento epistolare, al ragazzo Codignola

VI. ISRAELE

Un lungomare...
Un alberghetto sonoro...
...Kafka poi avra' supposto...
Giro in un Kibutz...
Lungo gli 85 km...
Indi, a testimoniare...
Mentre..."I nostri...
Una giornata a Tel Aviv...
 
VII. L'ALBA MERIDIONALE

I
Come in un velo giallo...
Camminavo nei dintorni...
Un areoplano...
Manca sempre qualcosa...
Un biancore di calce...
L'idea di venir meno...
Il film l'ho gia' girato...
Credendomi inaridito...
Cosi' mi salvo...
II
Torno, ritrovo il fenomeno...
Torno... e una sera...
Torno, e mi trovo...

VIII. PROGETTO DI OPERE FUTURE

Progetto di opere future

APPENDICE 1964

Vittoria

*****


La raccolta di pometti Poesia in forma di rosa esce nel 1964 e rappresenta dopo La religione del mio tempo un evidente mutamento. Il tono pacato e uniformemente elevato de Le ceneri Gramsci viene abbandonato per una lettura atuobiografica e polemica della sua poesia. E' facile trovare in questa raccolta di pometti il Pasolini corsare degli anni 70. Pasolini pone, in questa raccolta, il proprio io al centro della poesia: dalla persecuzione giudiziaria, all'attivita' di regista (sono gli anni di Accattone, Mamma Roma, Il vangelo secondo Matteo), i viaggi africani e asiatici, la polemica ideologico-politica. In tutti questi conflitti interni Pasolini si muove in una societa' segnata dal nascente neocapitalismo visto dal poeta come una nuova preistoria. La poesia di Pasolini risente di questo clima opprimente, di questa sensazione di impotenza di fronte alla realta', e cerca nell'impegno civile attivo una difesa dei propri valori.


"... Tuttavia
(scriva, scriva!) la mia confusione
attuale e' la conseguenza
di una vittoria fascista.
[nuovi, incontrollabili, fedeli
impeti di morte]
 
Una piccola, secondaria vittoria.
Facile, poi. Io ero solo:
con le mie ossa, una timida madre
spaventata, e la mia volonta'.

L'obbiettivo era umiliare un umiliato.
Devo dirle che ci sono riusciti,
e senza neanche troppa fatica. Forse
se avessero saputo che era cosi' semplice
si sarebbero scomodati di meno, e in meno!
[....]
Una vittoria fascita!
Scriva, scriva: sappiano (essi!) che lo so:

con la coscienza di un uccello ferito
che mietamente morendo non perdona."[2]


 
"Questa raccolta poetica si articola intorno ad alcuni nuclei fondamentali, tra 'amore-nostalgia' e polemica, riesame impietoso e 'progetto', cupo sarcasmo e strazio: l'Africa come reincarnazione estetico-viscerale (ancora una volta) del mito 'popolare', e al tempo stesso come nuova 'ragione' nascente contrapposta al 'patto industriale' corruttore della vecchia Europa; l'affermazione del mondo del 'Passato' e della 'tradizione' come vero 'moderno' rispetto (e contro) alla mostruosa 'Dopostoria' neocapitalistica; la ricerca di un rapporto solidale tra la propria condizione (privata e storica) di 'diverso' e di eretico della Chiesa cattolica e di intellettuale borghese 'traditore' della propria classe, da un lato, e 'gli Ebrei... i Negri... ongi umanita' bandita', dall'altro: la metafora della 'Nuova preistoria', come punto di trapasso tra l'estrema fase della 'irrealta'' capitalistica e borghese, e l'avvento di una nuova 'aurora'; e infine, la 'alternativa', l'approdo al 'magma' poetico e alla 'disperata vitalita'', e quindi la presa di coscienza lucidamente autocritica del fallimento di un'esperienza 'vitale' che si sente 'disperatamente' esclusa dalla storia. La simbolica 'morte' e il preannunciato 'silenzio' poetico della parte finale della raccolta, significano anche questo.
E' chiaro percio' come a questa intera fase del curriculum pasoliniano, presieda una crisi di fondo: l'avvento del neocapitalismo come processo di disumanizzazione e corruzione e distruzione di ogni civilta' e tradizione e valore, come fine di ogni possibile opposizione e lotta e 'alternativa'. Pasolini si muove tra tentazioni regressive e punte di rivolta, tra una carica anticapitalistica e un abbandonato ritorno alle mitologie originarie (reincarnate o meno); e anticipa in sostanza alcune linee del suo futuro discorso sullo 'Sviluppo' negli anni settanta, con i suoi momenti attivi e passivi".[1]

""Quanto al futuro, ascolti:
i suoi figli fascisti
veleggeranno
verso i mondi della Nuova Preistoria.
Io me ne staro' la',
come colui che
sulle rive del mare
in cui ricomincia la vita.
Solo, o quasi, sul vecchio litorale
tra ruderi di antiche civilta',
Ravenna
Ostia, o Bombay - e' uguale -
con Dei che si scrostano, problemi vecchi
- quale la lotta di classe -
che
si dissolvono...
Come un partigiano
morto prima del maggio del '45,
comincero' piano piano a decompormi,
nella luce straziante di quel mare,
poeta e cittadino dimenticato"



"Dio mio, ma allora cos'ha
lei all'attivo?..."
"Io? - [un balbettio, nefando
non ho preso l'optalidon, mi trema la voce
di ragazzo malato] -Io? Una disperata vitalita'.""[2]


Massimiliano Valente
 giugno 1997
 

[1] Gian Carlo Ferretti - dalla prefazione a Le belle bandiere - Editori Riuniti
[2] Pier Paolo Pasolini - Una disperata vitalita' da Poesia in forma di rosa - Einaudi


@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare

Curatore, Bruno Esposito

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