"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
Guido Alberto Pasolini |
Tutti gli scritti presenti in questo post, sono tratti da Malastoria di Giovanni Giovannetti.
Ringrazio Giovanni Giovannetti per aver concesso il permesso alla pubblicazione in queste pagine.
col rapporto al loro Comando dei due giovani partigiani sloveni (10 dicembre 1944).
Il giorno 10 dicembre 1944 in Cornappo siamo stati fermati da due Partigiani che ci hanno detto di appartenere alla Brigata “Osoppo”. Uno di essi, saputo che noi eravamo nativi di Lusevera e Pradielis, ha dimostrato il suo disprezzo per noi, dicendo che, essendo nati ed educati in Italia, non dovevamo combattere nelle file dei Partigiani sloveni ma in quelle italiane.
Avendo noi fatto notare che i Garibaldini combattono al nostro fianco, egli ci ha detto che i Garibaldini non combattono per la vera libertà e che i veri italiani sono quelli che portano il tricolore e non la stella rossa. Ha aggiunto che i Garibaldini combattono per gli sloveni e i comunisti, che combattono anche contro la chiesa. Ci ha chiesto se eravamo volontari o mobilitati con la forza.
Ci ha esortati a passare nella Brigata “Osoppo”, seguendo l’esempio di altri quattro partigiani, perché solo in quella avremmo potuto combattere per la vera libertà dove non avremmo trovato i commissari delle nostre brigate che fucilano quelli che non la pensano come loro.
Dopo di ciò i due Osovani ci hanno lasciato proseguire.
Morte al fascismo! Libertà ai popoli!
Zona, li 10/12/1944
Sinicco Albino, Culetto Mirko
Avendo noi fatto notare che i Garibaldini combattono al nostro fianco, egli ci ha detto che i Garibaldini non combattono per la vera libertà e che i veri italiani sono quelli che portano il tricolore e non la stella rossa. Ha aggiunto che i Garibaldini combattono per gli sloveni e i comunisti, che combattono anche contro la chiesa. Ci ha chiesto se eravamo volontari o mobilitati con la forza.
Ci ha esortati a passare nella Brigata “Osoppo”, seguendo l’esempio di altri quattro partigiani, perché solo in quella avremmo potuto combattere per la vera libertà dove non avremmo trovato i commissari delle nostre brigate che fucilano quelli che non la pensano come loro.
Dopo di ciò i due Osovani ci hanno lasciato proseguire.
Morte al fascismo! Libertà ai popoli!
Zona, li 10/12/1944
Sinicco Albino, Culetto Mirko
(Archivio IFSML Udine,
fondo Lubiana, Busta 3,
Giunti alle prime ore del mattino del 10.12.44 per una delicata missione alla volta del Comando Gruppo B.O. dell’Est, assieme al patriota Ligure: eravamo entrati muniti di regolare dichiarazione del nostro comando.
Giungemmo alle h. 7 a Cornappo, dove sostammo fino alle h. 11; in queste ore vidi passare due partigiani appartenenti al btg. Sloveno di sede a Campo di Buinis ai quali chiesi diverse informazioni circa il passaggio di gruppi di sbandati provenienti dalla zona di rastrellamento e se essi appartenevano a reparti in forzato spostamento. Espressi inoltre il desiderio di mettermi in contatto – per informazioni – con il più vicino comando garibaldino: prima di lasciarci discutemmo amichevolmente di questioni politiche (i due sloveni mi consideravano, con ironia, badogliano, al che io espressi il mio punto di vista democratico); ci lasciammo infine con un saluto amichevole e cordiale.
Trascorse due ore fui avvertito da borghesi dell’approssimarsi di una numerosa pattuglia conosciuta proveniente da Campo di Bunis; uscii da solo per accertarmi e vidi che essa era una pattuglia mista sloveno-garibaldina, comandata da uno sloveno, e vidi altresì tra essi i due sloveni con i quali avevo parlato in precedenza. Al Capo pattuglia chiesi di parlare con un comando garibaldino: il mio interlocutore mi assicurò che in breve avrei appagato il mio desiderio. Volle essere accompagnato dal mio collega di pattuglia; strada facendo mi raccontò che gli sloveni combattevano da quattro anni mentre noi due lo facevamo soltanto da otto mesi pretendevamo di disarmare loro. Dichiarai attonito che ciò era semplicemente assurdo; finì la discussione intimandomi, impaziente, di seguirli assieme al mio compagno.
Ribattei fermamente che io soltanto l’avrei seguito, mentre il patriota che era con [me] doveva rimanere sul posto per intercettare ed interrogare elementi osovni che eventualmente fossero passati.
Lasciai lo zaino al patriota Ligure ed arrivato al Comando con la sola arma (uno Sten con relativi caricatori), …. ai responsabili (fra gli altri notai Ettore, Com. la 157ª Brgt. G. Picelli) di conferir loro al più presto, avendo un’importante ed urgente missione da compiere; mi si rispose evasivamente. Consumai il rancio e dopo circa due ore di attesa fui introdotto all’ufficio del Comando Sloveno ivi alla presenza di Sasso, Ettore e dei Comandanti Sloveni sostenni una conversazione che poi divenne un vero e proprio interrogatorio durante il quale improvvisamente uno dei presenti mi spianò la rivoltella intimandomi di non muovermi mentre altri due mi prendevano l’armi: venni in tal modo disarmato e immediatamente perquisito e da questo momento, a loro detta, dovevo considerarmi prigioniero.
Mi presentarono poi una piccola relazione sui colloqui che avevo avuto in mattinata con i due compagni sloveni; detta relazione era alquanto imprecisa ed alterata e della quale mi riservai di ribattere punto per punto.
Quanto dicevo veniva frattanto trascritto in lingua italiana e slovena; alla mia formale domanda se così avevano la facoltà di sottopormi ad un regolare interrogatorio, risposero evasivamente, ed io non mancai di far presente l’illegalità del procedimento. Comunque confutai tutti i punti del foglietto di cui sopra.
Si fecero, da parte dei miei interlocutori, insinuazioni sul Comando Gruppo B.O. [Brigate Osoppo] dell’Est e sulle opinioni degli Osovani, mi si chiese infatti subdolamente se ero a conoscenza di trattative in corso od avvenute (cosa di cui sembravano certi) tra il mio Comando ed i Comandi Cosacchi: la parola traditori a nostro riguardo affiorò sulle loro labbra.
Feci energicamente notare che tale insulto non colpiva me ma un’intera unità combattente contro il comune nemico e che di tale affermazione dovevano rispondere al C.L.N. Mi dissero che avevo frainteso e che loro avevano fatto delle supposizioni soltanto. Ebbi la precisa sensazione che essi, avendo toccato un argomento troppo delicato , facessero mcchina indietro invitandomi ad esprimere opinioni mie personali circa la condotta militare contro il nemico comune.
Il colloquio, durante il quale io non mancai, a più riprese, di far presente che avevo una missione urgente da compiere – ebbe fine dopo circa tre ore e mezza.
Sotto scorta intanto venni condotto in una stalla dove trovai il patriota Ligure che nel frattempo era stato ivi accompagnato e disarmato.
Dopo qualche ora di attesa fui nuovamente condotto al Comando dove trovai soltanto responsabili sloveni i quali chiesero la mia opinione sulla loro condotta di guerra e vollero conoscere i miei precedenti politici assicurandomi che ciò era una cosa puramente formale e corrispondente alle loro abitudini.
Approfittando della mia stanchezza (avevo dovuto parlare e discutere per parecchie ore) cercarono di strapparmi chissà quali … rivelazioni, come in precedenza avevano tentato i comandanti garibaldini (ribatterono sul fantastico accordo fra osovani e cosacchi). Insistei ancora sulla necessità di essere lasciato subito libero (o almeno il patriota Ligure) per non pregiudicare la mia missione e insistei altresì che almeno avvertissero il mio comando: gli sloveni mi tranquillizzarono assicurandomi che i Garibaldini avevano forse già provveduto.
Trascorsi la notte fra ……, in una stanzetta … del piano terra fra due Garibaldini e con la guardia armata alla porta.
Al mattino non desistei dal far presente che non avrei potuto assolvere la mia missione e dichiarai che era in gioco l’interesse delle altre brigate Osoppo: mi si rispose evasivamente e mi si disse di attendere.
Nel pomeriggio dell’11 fui accompagnato e scortato con il patriota Ligure a Platisonis dove avrei dovuto nuovamente conferire coi Comandanti Garibaldini, ciò che avvenne il giorno seguente (12/12/44).
In mattinata, mi imposero di firmare una relazione in cui era svolto il colloquio avuto due giorni prima a “Campo di Bunis” – dopo altre due ore di discussione animata ma amichevole, fui invitato al desco del C. Divisione [Natisone] dopo di che mi consegnarono una lettera per il Comando sloveno secondo la quale avrei dovuto essere riarmato, fui lasciato in libertà assieme al Patriota Ligure.
Mi recai nuovamente a Campo di Buinis e consegnai la lettera al C.S. [Comando sloveno]; ebbi per risposta un biglietto per il Btg. Prealpi che lessi.
Dopo oltre 48 ore di fermo potei finalmente riprendere la strada per assolvere la mia missione.
Lì 13/12/1944 Patriota Ermes.
Giungemmo alle h. 7 a Cornappo, dove sostammo fino alle h. 11; in queste ore vidi passare due partigiani appartenenti al btg. Sloveno di sede a Campo di Buinis ai quali chiesi diverse informazioni circa il passaggio di gruppi di sbandati provenienti dalla zona di rastrellamento e se essi appartenevano a reparti in forzato spostamento. Espressi inoltre il desiderio di mettermi in contatto – per informazioni – con il più vicino comando garibaldino: prima di lasciarci discutemmo amichevolmente di questioni politiche (i due sloveni mi consideravano, con ironia, badogliano, al che io espressi il mio punto di vista democratico); ci lasciammo infine con un saluto amichevole e cordiale.
Trascorse due ore fui avvertito da borghesi dell’approssimarsi di una numerosa pattuglia conosciuta proveniente da Campo di Bunis; uscii da solo per accertarmi e vidi che essa era una pattuglia mista sloveno-garibaldina, comandata da uno sloveno, e vidi altresì tra essi i due sloveni con i quali avevo parlato in precedenza. Al Capo pattuglia chiesi di parlare con un comando garibaldino: il mio interlocutore mi assicurò che in breve avrei appagato il mio desiderio. Volle essere accompagnato dal mio collega di pattuglia; strada facendo mi raccontò che gli sloveni combattevano da quattro anni mentre noi due lo facevamo soltanto da otto mesi pretendevamo di disarmare loro. Dichiarai attonito che ciò era semplicemente assurdo; finì la discussione intimandomi, impaziente, di seguirli assieme al mio compagno.
Ribattei fermamente che io soltanto l’avrei seguito, mentre il patriota che era con [me] doveva rimanere sul posto per intercettare ed interrogare elementi osovni che eventualmente fossero passati.
Lasciai lo zaino al patriota Ligure ed arrivato al Comando con la sola arma (uno Sten con relativi caricatori), …. ai responsabili (fra gli altri notai Ettore, Com. la 157ª Brgt. G. Picelli) di conferir loro al più presto, avendo un’importante ed urgente missione da compiere; mi si rispose evasivamente. Consumai il rancio e dopo circa due ore di attesa fui introdotto all’ufficio del Comando Sloveno ivi alla presenza di Sasso, Ettore e dei Comandanti Sloveni sostenni una conversazione che poi divenne un vero e proprio interrogatorio durante il quale improvvisamente uno dei presenti mi spianò la rivoltella intimandomi di non muovermi mentre altri due mi prendevano l’armi: venni in tal modo disarmato e immediatamente perquisito e da questo momento, a loro detta, dovevo considerarmi prigioniero.
Mi presentarono poi una piccola relazione sui colloqui che avevo avuto in mattinata con i due compagni sloveni; detta relazione era alquanto imprecisa ed alterata e della quale mi riservai di ribattere punto per punto.
Quanto dicevo veniva frattanto trascritto in lingua italiana e slovena; alla mia formale domanda se così avevano la facoltà di sottopormi ad un regolare interrogatorio, risposero evasivamente, ed io non mancai di far presente l’illegalità del procedimento. Comunque confutai tutti i punti del foglietto di cui sopra.
Si fecero, da parte dei miei interlocutori, insinuazioni sul Comando Gruppo B.O. [Brigate Osoppo] dell’Est e sulle opinioni degli Osovani, mi si chiese infatti subdolamente se ero a conoscenza di trattative in corso od avvenute (cosa di cui sembravano certi) tra il mio Comando ed i Comandi Cosacchi: la parola traditori a nostro riguardo affiorò sulle loro labbra.
Feci energicamente notare che tale insulto non colpiva me ma un’intera unità combattente contro il comune nemico e che di tale affermazione dovevano rispondere al C.L.N. Mi dissero che avevo frainteso e che loro avevano fatto delle supposizioni soltanto. Ebbi la precisa sensazione che essi, avendo toccato un argomento troppo delicato , facessero mcchina indietro invitandomi ad esprimere opinioni mie personali circa la condotta militare contro il nemico comune.
Il colloquio, durante il quale io non mancai, a più riprese, di far presente che avevo una missione urgente da compiere – ebbe fine dopo circa tre ore e mezza.
Sotto scorta intanto venni condotto in una stalla dove trovai il patriota Ligure che nel frattempo era stato ivi accompagnato e disarmato.
Dopo qualche ora di attesa fui nuovamente condotto al Comando dove trovai soltanto responsabili sloveni i quali chiesero la mia opinione sulla loro condotta di guerra e vollero conoscere i miei precedenti politici assicurandomi che ciò era una cosa puramente formale e corrispondente alle loro abitudini.
Approfittando della mia stanchezza (avevo dovuto parlare e discutere per parecchie ore) cercarono di strapparmi chissà quali … rivelazioni, come in precedenza avevano tentato i comandanti garibaldini (ribatterono sul fantastico accordo fra osovani e cosacchi). Insistei ancora sulla necessità di essere lasciato subito libero (o almeno il patriota Ligure) per non pregiudicare la mia missione e insistei altresì che almeno avvertissero il mio comando: gli sloveni mi tranquillizzarono assicurandomi che i Garibaldini avevano forse già provveduto.
Trascorsi la notte fra ……, in una stanzetta … del piano terra fra due Garibaldini e con la guardia armata alla porta.
Al mattino non desistei dal far presente che non avrei potuto assolvere la mia missione e dichiarai che era in gioco l’interesse delle altre brigate Osoppo: mi si rispose evasivamente e mi si disse di attendere.
Nel pomeriggio dell’11 fui accompagnato e scortato con il patriota Ligure a Platisonis dove avrei dovuto nuovamente conferire coi Comandanti Garibaldini, ciò che avvenne il giorno seguente (12/12/44).
In mattinata, mi imposero di firmare una relazione in cui era svolto il colloquio avuto due giorni prima a “Campo di Bunis” – dopo altre due ore di discussione animata ma amichevole, fui invitato al desco del C. Divisione [Natisone] dopo di che mi consegnarono una lettera per il Comando sloveno secondo la quale avrei dovuto essere riarmato, fui lasciato in libertà assieme al Patriota Ligure.
Mi recai nuovamente a Campo di Buinis e consegnai la lettera al C.S. [Comando sloveno]; ebbi per risposta un biglietto per il Btg. Prealpi che lessi.
Dopo oltre 48 ore di fermo potei finalmente riprendere la strada per assolvere la mia missione.
Lì 13/12/1944 Patriota Ermes.
(Archivio IFSML Udine,
fondo Lubiana, Busta 2,
Fasc, 41, doc. 1, allegato 3)
Ritenendo «lacunosa e imprecisa»
la relazione dei due partigiani,
il 12 dicembre 1944
Guido Pasolini Ermes
così replica al Comando della
Divisione d’assalto Garibaldi-Natisone,
157ª brigata Garibaldi G. Picelli.
Zona, 21/12/1944
Oggetto: fermo del partigiano Ermes
Al Comando della 1ª Brigata Osoppo, sua sede
Questo Comando, unitamente al Comando del I° btg. Sloveno Za Zap Primorsoko, ha provveduto al fermo ed all’interrogatorio del patriota “Ermes” di codesta Brigata.
Vi accludiamo copia del rapporto e del verbale dell’interrogatorio.
Morte al fascismo! Libertà ai Popoli!
Il Commissario …. Il Comandante Ettore
Verbale di interrogatorio del patriota Ermes della 1ª Brigata “Osoppo”
Dichiarazione
Io sottoscritto patriota Ermes della Iˆ Brigata “Osoppo”, interrogato dal Comando della 157ˆ Brigata “G. Picelli”, dichiaro quanto segue:
1°) – ho fermato il giorno 10/12/1944, in Cornappo, due Compagni sloveni, con i quali ho avuto una conversazione, richiedendo loro varie notizie di carattere militare-politico. Ho avuto con essi una discussione riguardo alla quale preciso quanto segue;
2°) – personalmente ritengo che bisogna combattere i fascisti e non il fascismo; il fascismo ha una sua teoria, il corporativismo, che in certi punti è buona, in certi è condannabile e che bisogna combattere ciò che è stato praticato dai fascisti e non la teoria, che ha qualcosa di buono;
3°) – per quanto riguarda la frase contestatami “i Garibaldini non combattono per la vera libertà” preciso che la libertà, nel senso più lato della parola, non può trovare una soluzione completa secondo il punto di vista dei comunisti; io nel discorso tenuto agli sloveni ho sostituito la parola “Garibaldini” a quella di “Comunisti” in conseguenza dell’errato concetto in uso nelle formazioni Osovane per cui i due termini si equivalgono;
4°) – per quanto riguarda la lotta che i Garibaldini conducono a fianco degli sloveni, non riesco a capire come degli italiani riescano a mettersi sotto gli ordini di ufficiali sloveni, cioè di Tito, per favorire pretese politiche e territoriali slovene;
5°) – non ho affermato che i Commissari delle brigate Garibaldine cercano di eliminare gli elementi che non la pensano come loro, ma che essi non godono dei loro favori: questa convinzione mi è derivata dal racconto di un ex garibaldino passato nelle file Osovane, il quale, ex carabiniere, avrebbe riferito che all’atto del suo passaggio nelle formazioni Osovane sarebbe stato minacciato da un Commissario;
6°) – ritengo che non tutte le azioni delle formazioni Garibaldine abbiano un certo valore (ad eccezione di quelle di sabotaggio) esempio attacco al presidio di Faedis, composto da 100 Cosacchi: perché queste azioni fanno scaturire azioni di rappresaglia contro i Partigiani tutti provocando disorganizzazioni di comandi e basi e razzie ai danni delle popolazioni;
7°) – ritengo, invece, che bisogna lasciare tranquilla per i nostri rifornimenti e per le popolazioni, e, in determinate circostanze, stabilire, se necessario, degli accordi o delle tregue con il nemico per poi sferrargli un colpo decisivo;
8°) – mi sono interessato per motivi personali se i Compagni da me fermati fossero mobilitati o volontari.
In fede, patriota Ermes
Zona, li 12/12/1944
(Archivio IFSML Udine,
fondo Lubiana, Busta 3,
Fasc, 64, doc. 12)
Lettera di Guido Alberto Pasolini al fratello Pier Paolo (1944-’45)
Le foto e il testo della lettera
Pier Paolo Carissimo:
Quanto ti scriverò in questa lettera ti stupirà moltissimo: "Ma io non c’entro!" dirai alla fine facendo uno sconsolato gesto con le mani... Ne sono pienamente d’accordo. Ma siccome però una situazione penosissima e grave provoca uno stato d’animo per cui si sente l’assoluta necessità di confidarsi con qualcuno, e d’altra parte "siamo" convinti che tu, con qualche articolo ci puoi essere di grande aiuto, avendone d’altra parte ricevuta l’autorizzazione, ti metto senz’altro al corrente della nostra situazione come si presenta alla data di oggi 27 Novembre. Non dire nulla alla mamma: si spaventerebbe per nulla...
Cronaca degli avvenimenti dal 29 luglio ad oggi: 3.000 tedeschi e fascisti in tale giornata iniziano un rastrellamento nella zona della Ia brigata Brigata Osoppo Friuli, (la mia) inizio delle operazioni 5 ½ del mattino: attacco di sorpresa nemico (proveniente da Prosenicco) in zona Subit.
Una brigata slovena (la 128ª ?) che aveva il preciso compito di sbarrare la strada al nemico in questo settore (rappresentante il tergo del nostro schieramento) si ritira senza sparare un colpo di fucile! Risultato: due nostre postazioni di mitraglia in posizione dominante sopra Subit resistono eroicamente fino alle 4 del pomeriggio (60 morti tedeschi); esaurite le munizioni gli uomini si ritirano sul Monte Carnizza presidiato dal nostro battaglione Udine.
Frattanto si era combattuto anche sulle falde del Carnizza.
Dopo 5 ore di combattimento arrivano sul luogo 5 garibaldini con un mitragliatore inglese (Bren): sparano da lontano qualche scarica. Nel tardo pomeriggio giunge sul luogo un pattuglione, sempre garibaldino di 30 uomini, ma i tedeschi avevano ormai desistito dall’attacco al Carnizza. Risultato delle operazioni: 200 tedeschi o fascisti caduti o feriti (tutti per parte dell’Osoppo, 1 ferito leggero da parte nostra! A tanta distanza di tempo apprendiamo ora, con nostro grande stupore che furono i 30 garibaldini arrivati sul luogo a cose finite a rovesciare in nostro favore le sorti della battaglia... (ma questa è cosa da niente...).
Si riorganizza la brigata: in breve tempo raggiungiamo i 600 uomini nella vallata Attimis-Subit. Si entra in contatto con i comandanti delle 2 brigate Garibaldi che fiancheggiano il nostro schieramento: si forma la divisione Garibaldi-Osoppo, si firma un patto di amicizia con gli sloveni, che, slealmente hanno cominciato la propaganda slovena nel territorio da noi occupato. Giunge per radio una notizia ad aggravare la situazione: gli inglesi nelle terre liberate, disarmano le formazioni partigiane. A noi dell’Osoppo la notizia non ci fa né caldo né freddo: "Una volta che l’Italia è liberata!...), La cosa sembra invece mettere il fuoco nelle vene in certi commissari garibaldini. Vanni (da nessuno autorizzato), commissario di divisione, nella pubblica piazza di Nimis
[Pagina 3]
grida le seguenti parole (in un discorso enfatico quanto vuoto di sostanza): "Io vi assicuro che né Russi (la parola è detta quasi di sfuggita) né Americani né Inglesi (qui la voce tuona) disarmeranno la Divisione Garibaldi-Osoppo." In quegli stessi giorni giunge una missione slovena inviata da Tito: si propone l’assorbimento della nostra divisione da parte della Armata slovena: ci fanno capire fra l’altro che qualora facessimo parte dell’esercito sloveno eviteremmo il disarmo. Il comandante di divisione Sasso (un garibaldino) tentenna, il vice comandante Bolla (Osoppo) pone un energico rifiuto. Gli sloveni se ne vanno scontenti. Il comandante Sasso promette solennemente a Bolla (quindi alla nostra brigata) che della questione non si sarebbe più parlato. Ma gli sloveni (è evidente che la cosa sta loro molto a cuore) non abbandonano la partita e ritornano alla carica. Sempre energico e deciso il contegno di Bolla, ambiguo quello di Sasso (sobillato evidentemente da Vanni) il quale sembra incline ad accettare. Bolla fa presente che qualora avvenisse l’accordo con gli sloveni (per noi sarebbe molto peggio di una battaglia perduta) la brigata Osoppo si sarebbe staccata dalla divisione. Siamo agli ultimi di settembre: la situazione militare è minacciosa. Lo schieramento della divisione troppo avanzato, (siamo quasi in pianura) è debole.
Novecento uomini della brigata Osoppo tengono fronte sull’arco di colline: Passo di Monte Croce (tenuto da reparti
[Pagina 4]
garibaldini) Savorgnano-Ravosa-Racchiuso. La prima brigata Garibaldi (1200 uomini) copre Nimis alla nostra destra, la IIa Garibaldi (1.000 uomini) copre Faedis alla nostra sinistra.
La notte fra il 26 e 27 settembre si inizia un furibondo cannoneggiamento delle nostre posizioni da parte delle artiglierie tedesche (un treno blindato fra Reana-Tricesimo, 2 batterie del forte di Tricesimo, 2 batterie a Pavoletto). Il giorno seguente 2 divisioni tedesche con carri armati attaccano simultaneamente Nimis e Faedis. Alla sera dello stesso giorno (27) carri armati pesanti entrano nei due paesi. Noi, al centro dello schieramento non sappiamo nulla. La notte continua incessante il martellamento delle artiglierie, la mattina del 28 riprende la pressione tedesca sulle nostre ali: da Faedis su Racchiuso, da Nimis su Monte Croce: il grosso dei reparti garibaldini si sgancia, noi dell’Osoppo sempre all’oscuro di tutto attendiamo il nemico sulle nostre postazioni ormai avanzatissime. Verso le 3 del pomeriggio i tedeschi sono su Monte Croce: puntano su Attimis! (siamo quasi circondati)
Frattanto un altro fatto gravissimo: reparti tedeschi da Prosenicco puntano su Subit con lo scopo di scendere su Forame Attimis e quindi tagliarci la strada della ritirata.
[Pagina 5]
Gli sloveni (incaricati di proteggerci le spalle) si ritirano senza sparare un colpo! Le nostre postazioni sopra Subit di copertura vengono sopraffatte dal numero e dai mezzi. Il paese cade in possesso del nemico: contemporaneamente alla caduta di Passo Monte Croce. Un nostro battaglione rinforzato parte al contrassalto, con eroico furore ributta i tedeschi al di là della montagna. (La via della ritirata è aperta)
Ma le cose erano già precipitate: Garibaldini sbandati con mille notizie false o esagerate gettano il panico fra le nostre file che finalmente hanno ricevuto l’ordine di ritirata: ("Nulla da fare, i tedeschi sono a Racchiuso e Attimis" "Gettate le armi i comandanti sono fuggiti in borghese" ecc... ecc...) molti si sbandano, molti riescono a raggiungere Attimis, poi Forame e Subit. Gli ultimi a ripiegare (c’ero anch’io ed il mio comandante Romolo) escono da Attimis quando vi entrano i tedeschi calati da Monte Croce: qualche raffica passa sibilando sulle nostre teste.
Inutile che ti descriva la drammatica ritirata notturna (ancora una volta ingannati!: sul Monte Joannes est del Carnizza) vi doveva essere un presidio garibaldino: infatti vi troviamo le truppe tedesche
[Pagina 6]
schierate come un plotone d’esecuzione (in fila di fronte con le armi spianate): il nostro comandante di brigata Ferruccio cade con 17 compagni. Il vicecomandante di divisione Bolla riesce invece a passare con un 100 uomini: gli altri si sbandano fra i quali io e Romolo.
Comincia l’odissea dei dispersi in cerca del loro comandante. I presidi garibaldini (incontrati per strada) fanno di tutto per demoralizzarci e indurci a togliere le mostrine tricolore (A Memicco un commissario garibaldino mi punta sulla fronte la pistola perché gli ho gridato in faccia che non ha idea di che cosa significhi essere "Uomini liberi", e che ragionava come un federale fascista, infatti nelle file garibaldine si è "liberi" di dire bene del comunismo, altrimenti sei trattato come "Nemico del proletario" (Nientemeno!) oppure "Idealista che succhia il sangue del popolo" (senti che roba!))
A fronte alta dichiariamo di essere italiani e di combattere per la bandiera italiana, non per lo
"straccio" russo...
A Codromaz raggiungiamo il comandante Bolla ed Enea, del quale sono diventato amico
e dal quale ho saputo i retroscena ecc... ecc...
[Pagina 7]
Gli sloveni frattanto approfittano della situazione ed entrano in trattative col comando garibaldino (si riparla dell’antico progetto di assorbimento delle nostre formazioni da parte slovena) Bolla strepita: ma oramai non ha più l’autorità che novecento uomini pronti a tutto gli davano... Il delegato sloveno fa comprendere a Bolla che la sua presenza non è gradita ai colloqui, Bolla raccoglie i suoi uomini e si allontana dignitosamente.
Raggiungiamo la zona Prosenicco-Subit-Porzus e quivi ci riorganizziamo. Passano una ventina di giorni. Frattanto Enea (lasciato a Codromaz come osservatore) ci fa sapere che i garibaldini lo hanno rassicurato (la notizia dell’accordo con gli sloveni viene solennemente smentita)... Ci raggiunge a Porzus: siamo al 2 novembre.
Il giorno dopo giunge al nostro comando il comandante della divisione "Garibaldi" Sasso.
Ha un lungo colloquio con Bolla (smentisce di nuovo solennemente la notizia dell’accordo con
Tito e promette che mai più ne riparlerà) tenta di riconciliarsi con la brigata Osoppo oramai riorganizzata...
Il 7 novembre, anniversario della rivoluzione russa
[Pagina 8]
per tutti i reparti garibaldini si festeggia l’avvenuta unione con le truppe slovene. L’accordo era stato firmato prima delle famose solenni smentite!!!
Gran parte però dei garibaldini non voleva l’accordo (deciso da pochi uomini) molti piangono di rabbia e non vogliono sostituire la stella rossa alla stella tricolore. Alcuni ottengono di passare nelle file dell’Osoppo e ci raccontano che i commissari garibaldini hanno iniziato una propaganda di intimidazione fra i reparti...
Una delle clausole dell’accordo con gli sloveni è la seguente: i reparti garibaldini si impegnano di effettuare una leale propaganda in favore degli sloveni e di mobilitare la popolazione maschile nelle zone sotto il loro controllo. I mobilitati non possono far parte di formazioni italiane ma devono entrare in reparti sloveni!
Quattro giorni fa si presenta al nostro comando il famigerato commissario Vanni: dichiara al nostro comandante Bolla: "Per ordine del maresciallo Tito la prima brigata Osoppo deve sgomberare la zona (territorio di influenza slovena) a meno che non acconsenta ad entrare nelle formazioni slovene"
Siamo arrivati dunque al vertice della parabola: come andrà a finire? Udine è a 12-16 km di distanza.
La nostra parola d’ordine per ora è di rispondere ad una sleale propaganda anti-italiana con una propaganda più convincente. Abbiamo fondato fra gli altri un nuovo giornale: "Quelli del Tricolore"
dovresti scrivere qualche articolo che fa al caso nostro (non è che noi siamo a corto di argomenti né tanto meno ci manchino gli "scrittori", ma io sono convinto che tu ci puoi essere di molto aiuto...) con qualche poesia magari, in italiano e friulano (non traduzione), qualche canzone su arie note, pure in italiano e friulano ecc.... ecc....
Negli articoli cerca appena di sfiorare gli argomenti suaccennati: devi essere un italiano che parla agli italiani.
Mi dimenticavo: i commissari garibaldini (la notizia ci giunge da fonte non controllata) hanno intenzione di costruire la repubblica (armata) sovietica del Friuli: pedina di lancio per la bolscevizzazione dell’Italia!!
Ti mando una copia del programma del Partito d’Azione al quale ho aderito con entusiasmo (quanti ho conosciuto del P.A. Sono persone onestissime miti e leali: veri italiani: Enea rassomiglia moltissimo a Serra).
Naturalmente tutta questa tirata ti ha annoiato moltissimo ma è bene che tu sappia com’è la situazione anche perché ho bisogno se non altro dei tuoi
Comprendo perfettamente che molto probabilmente tu non avrai né tempo né voglia di compilare gli articoli su accennati comunque se hai intenzione di farli: falli al più presto e dalli a Berto per busta chiusa ed avverti (può farlo la mamma) dell’avvenuta consegna Elda Paravano che a sua volta andrà a ritirare ogni cosa a Udine ecc... ecc...
Se non altro almeno scrivi a me qualche riga ... Ti bacio con grandissimo affetto
Guido.
P.S.
Di alla mamma che nel caso avesse qualche altra cosa da mandarmi (Guanti, calzettoni, naftalina), vi aggiunga un fazzoletto tricolore ed uno verde ...
Saluta tutti e se vedi Renato accennagli quanto ti ho scritto...
Non ho il tempo di rileggere la lettera devo partire per la montagna immediatamente.
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