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Biografia, lavori in corso - a breve anche il 1974 e il 1975

Amado mio - Atti impuri 1962

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro


Amado mio

preceduto da Atti impuri è un libro postumo di Pier Paolo Pasolini pubblicato per la prima volta nel 1982 e costituito da due racconti inediti giovanili. In gran parte autobiografici, i due testi raccontano delle difficoltà dell'autore nei confronti della propria omosessualità. Amado mio è stato pubblicato per la prima volta in lingua ungherese dalla casa editrice Kalligram, con la traduzione di Ágnes Preszler
1ª ed. originale 1982

"Amado mio" Dal cassetto di Pasolini
di Renzo Paris
da "il Manifesto" del 29/9/82 pagina 7


Se i rapporti di Pasolini con la sua omosessualita' sono stati scandalosamente al centro del suo personaggio pubblico, nei suoi innumerevoli processi, non hanno avuto la stessa rilevanza nelle opere che finora ci era dato conoscere. Pasolini si era voluto comunista e nel legame tra l'omossessuale e il comunista, lo scandalo giganteggio', dentro e fuori di lui, fino all'autocensura. Aveva sempre rimandato la pubblicazione, ad esempio, di due romanzi brevi, scritti in gioventu', che ora compaiono insieme in un volume intitolato Amado mio. I motivi per cui Pasolini ci aveva nascosto questo libro, mentre pure aveva riscritto e pubblicato, Il sogno di una cosa, sono ormai consegnati al mistero. Possiamo provare pero' a fare delle ipotesi. Innanzitutto, da gran letterato qual'era, immaginava postume le opere "non finite", dove la forma faceva difetto, dove non si usava sufficientemente il fren dell'arte. Atti impuri, uno dei due romanzi, e' stato rimaneggiato dalla curatrice del volume, Concetta D'Angeli, la quale ha dovuto svolgere in prima persona anche quelle parti che nel romanzo era state scritte in terza. In secondo luogo l'autore di Ragazzi di vita non volle darsi ancora un volta in pasto a chi lo accusava di essere un corruttore di minorenni. Sappiamo che gli ultimi anni di vita li passo' scrivendo un romanzo di piu' di mille pagine, le sue confessioni omosessuali, che gli editori e gli eredi non hanno ancora inspiegabilmente pubblicato.
Pasolini stesso, a chi lo interrogava sulla sorte del romanzo, come capito' al sottoscritto pochi giorni prima che morisse, rispondeva che aveva deciso di pubblicarlo postumo. Ed era certo un discorso velato di ironia. Ma l'ipotesi forse piu' convincente e' ancora un'altra. Temendo la rottura di immagine di scrittore impegnato a sinistra, di poeta civile (immagine ormai consolidata in tutte le storie letterarie) lo scrittore friulano aveva accuratamente soppresso la sua omosessualita' letteraria. La regola dell'universalita' dell'arte, primonovecentesca, aveva prodotto piu' d'un eco in lui. Le ceneri di Gramsci non poteva sopportare nessuna luce obliqua. Un poeta insomma non accetta etichette di nessun genere. Ma cominciamo con il primo romanzo del volume, con Atti impuri. Il giovane Paolo, appena laureato, renitente alla leva, durante la seconda guerra mondiale, raccoglie attorno a se' un gruppetto di ragazzi del suo paese e dei paesi vicini e insegna loro soprattutto il piacere della lettura poetica.
In questo lavoro gli e’ accanto la madre, insegnante di lingue; presenza muta, carica di significati. I fanciulli sono il vero argomento del libro e soprattutto uno di essi, tal Nistuti, che Paolo si accorge di desiderare rapinosamente.
Nistuto e’ figlio di contadini ma anche Bruno, un altro ragazzo che Paolo vorrebbe far suo, lo e’. Mentre Nistuti e’ innamorato, di bruno ama solo il sesso, la sua “volgarita”. Ed e’ qui che Paolo rivela la sua provenienza di classe, la sua appartenenza alla piccola borghesia di provincia, che certo non vede di buon occhio il sottoproletariato rurale. La vicenda con Bruno e’ la spia che sia per gli omosessuali che per gli eterosessuali degli anni quaranta, c’e’ il sesso e c’e’ l’amore, due cose separate e distinte. Per Nistuti solo amare, anche se non sa vibrare di piacere alla vista di un bel tramonto o al suono del violino o al canto di un usignolo. C’e’ anche una ragazza in Atti impuri. Si chiama Dina e passa il suo tempo, lei che conosce musica e psicanalisi, a cercare Paolo nella boscaglia, mentre rincorre i ragazzi. La sofferenza amorosa di Paolo, che arriva al parossismo, quasi potesse essere concepita come un’ossessione senza oggetto, e’ atroce. Il giovane insegnante vorrebbe che tutti accettassero la sua omosessualita’, come accettano la sua bravura, la sua bonta’.
Ed e’ proprio per via dell’intensita’ di una tale sofferenza che Atti impuri non e’ un romanzo per omosessuali. Certo puo’ dare fastidio l’idea che l’omosessuale  si debba riscattare, debba soffrire, debba sentirsi munito. La problematica cattolica sollevata dal romanzo non e’ delle piu’ attuali. Che cosa ne penserebbe ad esempio, uno scrittore come Tony Duvert, che racconta i suoi furenti amori omosessuali in un borgo dell’Africa del nord in Diario di un innocente (La Rosa editore).
Forse ne sorriderebbe. Il piacere in Atti impuri e’ tanto piu’ bramato quanto piu’ lo steccato del divieto e’ solido. La carne non ha il colore e i contorni “pagani” dei narratori moderni dell’omosessualita’. Essa e’ legata ai tizzoni infernali. E cosi’ Dio si accoppia con Mammona. Paolo si muove tra angeli e diavoli, combatte come l’ultimo dei cavalieri di un romanzo cattolico che in Italia ha avuto altri fautori. Quello che caratterizza Atti impuri oltre al sapore violentemente autobiografico, e’ la energia quasi settecentesca e musicale del personaggio, che fa volentieri della sua sofferenza teatro, culto della bellezza, del manierismo. Puo’ sembrare che tra le bellezze naturali del Friuli, l’amore di Paolo e le atrocita’ della guerra, non intercorra alcun rapporto,. Invece, almeno ad un livello di intenzioni, non e’ cosi’. Paolo nel suo amore si sente “ammalato”. E la guerra e’ sempre stata una grande malattia. L’unica a far eccezione e’ la natura, che sembra non occuparsi, spavalda, delle vicende umane. E’ la spia del divino sulla terra?

Il secondo romanzo breve, un racconto lungo in verita’, che ha dato il titolo al volume, e’ scritto in terza persona. La forma si presenta subito piu’ accurata. Dove in Atti impuri spirava l’aria della patetica confessione, quasi di fatto personale, in Amado mio tutta la materia omosessuale e’ distanziata, alleggerita, ancor piu’ teatralizzata. Desiderio, il personaggio conduttore del romanzo, che e’ pero’ corale, inscena davanti alla platea dei suoi amici, in nottate all’aperto, nei balli, nelle lunghe giornate assolate, vere e proprie performance. Desiderio e’ frivolo, provocatore, “checca”. Pretende baci da tutti i ragazzi della comitiva e soprattutto da uno di loro, soprannominato Iasis, il quale lo fara’ ingelosire presto. All’aperto, dove si balla e si canta Amado mio, scoppiano come mortaretti, le effusioni, i trasalimenti, le gelosie e gli accasciamenti del giovane Desiderio.
Siamo piuttosto dentro un musicall che dentro un idillio alessandrino, come suggerisce Bertolucci nella sua bizzarra presentazione. Alla fine degli anni quaranta certo Pasolini si sente piu’ cresciuto e domina la sua materia con piu’ maestria, ma la materia gli ha fatto lo scherzo a volte di scomparire, tanto e’ stata travestita, allegerita. Si sara’ capito a questo punto che le preferenze del recensore vanno tutte a Atti impuri, che certo aggiunge e suggerisce come nuove all’itinerario pasoliniano. Amadao mio prefigura invece scialbalmente, Ragazzi di vita.
Detto cio’, i due romanzi, dal punto di vista stilistico, si assomigliano in piu’ punti. L’estrema letteralita’ delle scelte aggettivali e sintattiche, la presenza di frequenti arcaismi fa pensare al giovane Pasolini che si allontana dal suo infuocato materiale di vita attraverso una ricerca letteraria piu’ neoclassica che sperimentale. L’amata filologia e’ presente in entrambi i romanzi, ma con esiti diversi, se non opposti.



Ero io la maestra di Pier paolo Pasolini


La donna che ha ispirato «Atti impuri», il racconto autobiografico di Pier Paolo Pasolini, esiste. La Dina dello scrittore friulano è viva ma ha un altro nome. Si chiama Pina, Pina Kalc . E nata ad Opicina, frazione carsica del comune di Trieste, ed ora risiede in Jugoslavia, a Fiume, dove nel 1977 è andata in pensione dopo aver fatto parte per un trentennio dell'orchestra del locale teatro Ivan Zajc.
Pina Kalc — diplomatasi nel 1936 in violino a Trieste — si trasferì a Maribor dove insegnò per alcuni anni alla scuoia di musica suonando nell'orchestra dell'Opera e nella Filarmonica.
Allo scoppio della guerra ì nazisti invasero la Stiria e Pina si trasferì in Friuli, a Casarsa della Delizia. È qui che conobbe Pasolini. La storia è stata ora raccontata dalla stessa anziana musicista che, rompendo un lungo silenzio, ha voluto finalmente parlare in un'intervista al periodico della minoranza italiana di Fiume dei suoi rapporti con lo scrittore, presentandoli nel loro giusto quadro, cancellando tutte le impressioni inesatte su un rapporto di amicizia breve quanto intenso tra la «maestra» e l'allievo. 

«Eravamo ambedue giovani — ricorda la Kalc — ci accomunava l'amore per la musica e la poesia e fra noi due nacque subito una affettuosa amicizia che si andò via via trasformando in un fecondo sodalizio artistico, interrotto solo nel 1945 quando mi unii alla Orchestra filarmonica triestina che stava per trasferirsi in blocco in Jugoslavia».

Molti sono gli elementi che rendono possibile un accostamento fra la Kalc e la Dina del racconto pasoliniano: le lezioni di violino, le suonate di Bach, ma, afferma la donna,

«io nego categoricamente di essere Dina. Ed aggiunge: Desidero anzi sgombrare il campo da eventuali equivoci che potrebbero sorgere dall'identificazione completa della protagonista pasoliniana con la mia persona».

Secondo la Kalc Dina è un personaggio romanzesco, inesistente e "Atti impuri", pur essendo un racconto autobiografico, è assai poco veritiero...

Io ho amato Pier Paolo, gli ho sempre voluto bene, anche quando non eravamo più vicini, ma il mio è sempre stato unicamente un sentimento fraterno, mentre la Dina del libro è e una ragazza disperatamente innamorata di lui, che soffre per non essere corrisposta e che non potrà mai esserlo a causa delle particolari tendenze sessuali della persona amata, che lei però non afferra».

l comune amore per la musica è stato il vero motivo della Singolare amicizia tra Pina Kalc e Pasolini. Pier Paolo, che "da bambino aveva studiato violino, volle approfittare dell'incontro per approfondire la conoscenza dello strumento.
Pina divenne così la sua «maestra» anche se — come ricorda ora la donna —

«in verità le nostre non furono mai lezioni di tipo tradizionale, bensì qualcosa di confidenziale, informale, senza impegni e programmi precisi».

Pasolini imparò abbastanza da eseguire con la «maestra» dei duetti, ma «mai tanto quanto io speravo». Secondo la donna Pasolini «era ben superiore in altri campi e il suo fu più un giocare con il violino che altro. Si stancava subito e diceva:

Ma dai, Pina lasci perdere.

Prenda lei il violino e suoni Bach.

Mi esegua Siciliano».

Pasolini imparò a conoscere Bach al punto di amarlo e dedicargli due originalissimi scritti che la Kalc conserva e che a tutt'oggi sono inediti: uno «Studio sullo stile di Bach» ed un'analisi del «Siciliano», che è il terzo tempo della suonata n°1 in Sol minore. - Durante la sua permanenza a Casarsa Pina Kalc diresse un coro giovanile sorto per idea di Pasolini che «era un precursore— ebbe una straordinaria capacità di intuizione anche in campo musicale» e conobbe anche Giovanna Bemporad — all'epoca ancora studentessa, ma già brava poetessa —. ma non le risulta che Pier Paolo fosse innamorato di lei come si è detto:

«penso che la loro fu solo un'affettuosa amicizia ».

Ma quella che ha colpito particolarmente Pina Kalc è stata la personalità della madre dello scrittore:

«tra i due vi fu un rapporto molto più intenso di quello che può esserlo uno naturale tra madre e figlio; così singolare da apparire, a momenti, morboso. Sono convinta infatti che la eccessiva adorazione e considerazione della madre gli sarebbero state comunque d'impedimento a scegliersi una .compagna della vita».

Quando Pier Paolo morì, la signora Susanna soffrì moltissimo e non venne mai a sapere la tragica verità sulla sua scomparsa. La donna durante la guerra era stata fortemente provata dalla morte di Guido, il secondogenito. Racconta ancora la Kalc: Ricordo le sue sofferenze e il suo dolore quando Guido si unì ai partigiani della brigata "Osoppo".

Aveva solo diciotto anni e lei aveva una tremenda paura, quasi un presentimento, che gli potesse succedere qualcosa.
Fui anzi proprio io ad accompagnarla sulla montagna affinché potesse rivederlo. Camminammo per lunghe ore, alla fine lo trovammo. L'incontro fu commovente e brevissimo, quasi fulmineo ed anche l'ultimo, subito dopo. Guido cadde vittima di una resa di conti tra formazioni partigiane».
Finita la guerra Pasolini e la Kalc si separarono per non rivedersi mai più. le loro strade divergevano. Non ebbero più nessun contatto diretto, né personale, né epistolare. «Comunicavamo — confida l'anziana violinista — solo attraverso sua madre, della quale rimasi grande amica fino alla sua morte avvenuta alcuni anni fa. Lo ho comunque sempre ricordato con piacere e gratitudine per tutto ciò che ho imparato da lui*.
Silvano Goruppi

L'UNITÀ / GIOVEDÌ 10 GENNAIO 1985
 
 
 
 

Curatore, Bruno Esposito

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