"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
Pier Paolo Pasolini
Lettere Luterane
Analisi “di una società reclusa nel penitenziario del consumismo”
Per comprendere a fondo Lettere luterane di Pier Paolo Pasolini è indispensabile immergersi nel clima dell’Italia degli anni Settanta, un periodo di profonde contraddizioni e cambiamenti radicali. Il 1975, anno in cui Pasolini scrive questi testi, è segnato da una crisi economica senza precedenti, con l’inflazione che sfiora il 20% e il tasso di disoccupazione in aumento. A ciò si aggiunge una crisi politica e morale molto sentita: lo Stato è debole, la corruzione dilaga, e il terrorismo inizia la sua macabra ascesa. La Democrazia Cristiana (DC), partito egemone dal dopoguerra, inizia a mostrare crepe profonde, perdendo consenso nelle elezioni amministrative, mentre il Partito Comunista Italiano (PCI), guidato da Enrico Berlinguer, avanza con la strategia del “compromesso storico”.
Il paese è attraversato da una vera e propria mutazione antropologica: la società rurale lascia spazio a una società urbanizzata e consumista, con una cultura ormai massificata e il conformismo che pian piano sostituisce le antiche radici pluraliste della nazione. Nel frattempo, strumenti come la televisione si affermano quali agenti principali di omologazione culturale. I giovani, un tempo motore del cambiamento, sembrano alienati, smarriti, privi di riferimenti che non siano patinati e imposti dall’alto.
L’opera di Pasolini, per sua stessa ammissione, è una risposta accorata, a tratti disperata, a questo nuovo assetto sociale e politico. Rappresenta non solo una cronaca degli eventi, ma un tentativo di capire e contrastare le cause profonde di una crisi che Pasolini percepisce come irreversibile, come una perdita di autenticità e di valori umani.
Lettere luterane è una raccolta semi-postuma: nasce dalla selezione e riorganizzazione, da parte di Graziella Chiarcossi, di interventi pubblicati tra gennaio e ottobre 1975 sul “Corriere della Sera” e sulla rubrica “La pedagogia” del settimanale Il Mondo. L’opera viene pubblicata postuma nel 1976 da Einaudi, pochi mesi dopo l’omicidio di Pasolini, e risulta composta da più sezioni, che rispecchiano la pluralità d’approcci dell’intellettuale.
La raccolta si divide in due blocchi più un saggio introduttivo e una postilla in versi, finale:
• "I giovani infelici": un saggio d’apertura che riflette sulla trasmissione della colpa tra generazioni e sulla condizione giovanile del momento.
• Gennariello: trattatello pedagogico in 14 lezioni, rivolto a un immaginario allievo napoletano.
• Diciassette articoli e lettere, pubblicati sul “Corriere della Sera” e sulla rubrica “La pedagogia” del settimanale Il Mondo. Tra questi, l’Abiura della Trilogia della Vita, lettere a esponenti politici e intellettuali, interventi su scuola e TV, riflessioni sulla “tragedia” della droga, proposte shock su criminalità e scuola ecc.
• La Postilla poetica finale, sorta di “preghiera laica” ai giovani e agli uomini, che funge da chiusura lirica e morale.
Il volume risente della contemporaneità con Scritti corsari (1975) ma presenta una maggiore tensione verso la ricerca di una soluzione (il famoso Processo ai politici) e una struttura interna che gira intorno al dialogo, alla pedagogia e al pamphlet.
Sono molte le edizioni e le prefazioni che hanno accompagnato l’opera nel corso degli anni, rendendola un punto di riferimento imprescindibile per la critica e per gli studi pasoliniani: tra queste si segnalano le edizioni Einaudi (con introduzione di Alfonso Berardinelli e presentazione di Guido Crainz), le versioni Garzanti e i commentari accademici internazionali. L’opera è stata tradotta in inglese, tedesco, spagnolo e francese, a testimonianza della sua risonanza internazionale.
All’interno di Lettere luterane, uno dei temi ricorrenti e centrali è quello dell’alienazione giovanile. Pasolini adotta come spunto la riflessione sul peccato antico della colpa dei padri che ricade sui figli, un topos della tragedia greca ma anche un pungente schema di lettura del presente italiano.
- Il saggio d’apertura, I giovani infelici, fotografa la crisi esistenziale delle nuove generazioni, incapaci di svincolarsi dall’eredità di un passato ambiguo, dominato dalla tolleranza falsificata e dalla finta emancipazione dei costumi.
“I figli che non si liberano dalle colpe dei padri sono infelici: e non c’è segno più decisivo e imperdonabile di colpevolezza che l’infelicità”
La scuola e la famiglia, pilastri tradizionali della trasmissione di valori, secondo Pasolini sono divenuti strumenti di diseducazione, incapaci di reggere il confronto con il potere massificante dei media. L’autore denuncia la perdita del conflitto dialettico generazionale e il crearsi di un abisso tra generazioni, dovuto all’impossibilità di insegnare i valori appresi dal contatto fisico con la realtà (le “cose” artigianali, le periferie popolari, il mondo agricolo) a chi cresce in un universo già colonizzato dalla produzione di massa, dal consumo e dall’edonismo.
In Gennariello, Pasolini ricorre al dialogo pedagogico, rivolgendosi a un giovane napoletano con l’intento di guidarlo fuori dall’opaca omologazione della società del consumo, invitandolo a coltivare individualità e senso critico:
“Essi ti insegnano a non splendere. E tu splendi, invece, Gennariello.”
Il sentimento che traspare è quello di uno spaesamento”—giovani inappagati, privi di radici culturali e storiche, schiacciati tra ansie di affermazione sociale e il vuoto lasciato dal ritiro delle identità popolari di una volta.
- Il secondo asse tematico che percorre Lettere luterane è la critica spietata alla società consumista e all’omologazione culturale imposta dalla cultura di massa e dalla televisione. Pasolini individua nella cosiddetta “mutazione antropologica” il fenomeno di fondo: la trasformazione delle strutture profonde della personalità collettiva degli italiani, la distruzione delle culture popolari e contadine, la progressiva americanizzazione dei costumi.
Quella che il poeta chiama “la società del penitenziario del consumismo” è una società di individui “brutti e stupidi automi adoratori di feticci”, svuotati della loro storia e convertiti alla liturgia del desiderio indotto, dove persino la libertà e la trasgressione sono svuotate e normalizzate:
“Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della società dei consumi. Il fascismo proponeva un modello reazionario e monumentale... La società dei consumi invece riesce a scavare nel profondo degli animi, indirizzando i sogni e i bisogni delle masse non con la forza, ma con il desiderio”.
Persino l’anticonformismo, la ribellione estetica, la protesta giovanile sono ridotte a semplici mode, rapidissimamente imbrigliate dal mercato e trasformate in elementi di conformismo. Pasolini denuncia la nevrosi collettiva del consumo, la vergogna della povertà, la perdita di ogni legame con la memoria. L’ossessione del possedere, tipica della nuova borghesia, genera infelicità, violenza, criminalità di massa: nella “scelta dell’impietrimento, della mancanza di ogni pietà” si misura la ferocia di una società in cui la distinzione tra bene e male non ha più senso.
“Parlo proprio di un processo penale, dentro un tribunale. Andreotti, Fanfani, Rumor, e almeno una dozzina di altri potenti democristiani (...) dovrebbero essere accusati di una quantità sterminata di reati, che io enuncio solo moralmente: indegnità, disprezzo per i cittadini, manipolazione del denaro pubblico, (...) responsabilità nella degradazione antropologica degli italiani, (...) responsabilità della stupidità delittuosa della televisione”.
“Un Paese ridicolo e sinistro: i suoi potenti sono maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue: ‘contaminazioni’ tra Molière e il Grand Guignol. Ma i cittadini italiani non sono da meno... l’immagine della frenesia più insolente”.
“Sappi che negli insegnamenti che ti impartirò, non c’è il minimo dubbio, io ti sospingerò a tutte le sconsacrazioni possibili, alla mancanza di ogni rispetto per ogni sentimento istituito. Tuttavia il fondo del mio insegnamento consisterà nel convincerti a non temere la sacralità e i sentimenti, di cui il laicismo consumistico ha privato gli uomini trasformandoli in brutti e stupidi automi adoratori di feticci”.
“Chi si scandalizza è sempre banale; ma, aggiungo, è anche sempre male informato”.
“Non si può insegnare se nel tempo stesso non si apprende. Ora io non posso insegnare a te le 'cose' che mi hanno educato e tu non puoi insegnare a me le 'cose' che ti stanno educando (cioè che stai vivendo)”.
“Io abiuro dalla ‘Trilogia della vita’, benché non mi penta di averla fatta. (...) Ora tutto si è rovesciato: la realtà dei corpi innocenti è stata manipolata dal potere consumistico, tale violenza sui corpi è diventata il dato più macroscopico della nuova epoca umana”.



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