Inchiesta sulla santità
Tratto da teorema libro, Garzanti 1969
Tratto da teorema libro, Garzanti 1969
Il lettore dovrà a questo punto compiere un difficile e forse non gradevole ripiegamento, dal corso della storia, al suo fondo: cosa che comporta una interruzione, naturalmente arida e prosaica, come ogni consuntivo.
E com'è brutto, banale e inutile il significato di ogni parabola, senza la parabola!
Ciò che il miracolo della santa ha portato intorno al casolare, non è nient'altro, del resto, in conclusione, che una grande e variopinta folla contadina: la stessa che si vede, la domenica, nei santuari. I cortili ne sono così gremiti che si scorge a
stento Emilia, seduta in fondo, sulla sua panca. Essa ha in testa uno scialle nero, che le nasconde i capelli verdi.
Insieme alla folla, è arrivato un giornalista, col taccuino e col registratore (se non è addirittura un cronista, con la macchina da presa).
Egli - e gli si legge in faccia la cattiva coscienza - ha evidentemente delle domande da fare a tutta quella gente, e si guarda intorno a cercare i « personaggi » adatti: ci sono povere massaie arrossate dal freddo e dalla fatica, degli uomini annichiliti da una vita trascorsa tra le marcite e gli argini della Bassa, sotto i nebbioni e le nuvole ghiacce e basse, e i magri soli; ma ci sono anche dei gruppi di borghesi, degli intellettuali, e soprattutto delle signore.
Ed è a proposito di questa inchiesta, che il lettore dovrà appunto subire la violenza - ripetiamo, forse ingiustificata - di una interpolazione. Si tratta della serie di domande che il giornalista rivolge alla gente radunata nei cortili del casale: inserto, per di più, appartenente a un genere di linguaggio usato nel commercio culturale quotidiano - i giornali, la televisione - e, meglio che dozzinale, addirittura volgare. Le domande dell'inchiesta, sono circa le seguenti:
Insieme alla folla, è arrivato un giornalista, col taccuino e col registratore (se non è addirittura un cronista, con la macchina da presa).
Egli - e gli si legge in faccia la cattiva coscienza - ha evidentemente delle domande da fare a tutta quella gente, e si guarda intorno a cercare i « personaggi » adatti: ci sono povere massaie arrossate dal freddo e dalla fatica, degli uomini annichiliti da una vita trascorsa tra le marcite e gli argini della Bassa, sotto i nebbioni e le nuvole ghiacce e basse, e i magri soli; ma ci sono anche dei gruppi di borghesi, degli intellettuali, e soprattutto delle signore.
Ed è a proposito di questa inchiesta, che il lettore dovrà appunto subire la violenza - ripetiamo, forse ingiustificata - di una interpolazione. Si tratta della serie di domande che il giornalista rivolge alla gente radunata nei cortili del casale: inserto, per di più, appartenente a un genere di linguaggio usato nel commercio culturale quotidiano - i giornali, la televisione - e, meglio che dozzinale, addirittura volgare. Le domande dell'inchiesta, sono circa le seguenti:
- « Lei crede nei miracoli? E chi è che li compie? Dio? E perché? Perché non a tutti o attraverso tutti? »
- « Lei crede che Dio faccia miracoli solo a chi crede, o attraverso chi crede veramente? »
- « Se Dio si rivelasse con un miracolo a lei, pensa che lei... la sua natura... si altererebbe? Oppure lei resterebbe com'era prima del miracolo? »
- « Pensa che ci sarebbe un cambiamento in lei? In tal caso, sarebbe più importante il miracolo stesso, o il cambiamento - avvenuto in conseguenza del miracolo - della sua natura umana? »
- « Per quale ragione, secondo lei, Dio ha scelto una povera donna del popolo per manifestarsi attraverso il miracolo? »
- « Per la ragione che i borghesi non possono essere veramente religiosi? »
- « Non in quanto credano o credano di credere... ma in quanto non possiedano un reale sentimento del sacro? »
- « Così anche supponendo l'intervento di un miracolo a mettere un borghese, forzatamente, alla presenza di ciò che è diverso, e quindi a rimettere in discussione quell'idea falsa di sé, che egli ha fondato sulla cosiddetta normalità - potrebbe, in questo caso, il borghese giungere a un sentimento religioso vero? »
- «No? Ogni esperienza religiosa si riduce quindi nel borghese a una esperienza morale? »
- «Il moralismo è la religione (quando c'è) della borghesia? »
- « Dunque il borghese... ha sostituito l'anima con la coscienza? »
- « Ogni antica situazione religiosa si trasforma automaticamente in lui in un semplice caso di coscienza? »
- « Allora, è la religione metafisica che si è perduta, trasformandosi in una specie di religione del comportamento? »
- « Sarebbe forse, questo, il risultato dell'industrializzazione e della civiltà piccolo borghese? »
- « Così qualunque cosa accada a un borghese, anche un miracolo o un'esperienza divina d'amore, non potrebbe mai resuscitare in lui l'antico sentimento metafisico delle età contadine? Divenendo invece in lui un'arida lotta con la propria coscienza? »
- « L'anima aveva come scopo la salvezza: ma la coscienza? »
- «Il Dio... in nome del quale questa figlia di contadini tornata dalla città dove aveva fatto la serva... fa dei miracoli... non è un Dio antico... appunto contadino... biblico e un po' folle? »
- « Dunque mentre questa santa contadina si può salvare, sia pure in una sacca storica, nessun borghese invece si può salvare, né come individuo né come collettività? Come individuo, perché non ha più un anima ma solo una coscienza - nobile magari, ma per sua stessa natura, gretta e limitata -; come collettività perché la sua storia si sta esaurendo senza lasciare tracce, trasformandosi da storia delle prime industrie a storia della completa industrializzazione del mondo? »
- « Ma il nuovo tipo di religione che allora nascerà (e se ne vedono già nelle nazioni più avanzate i primi segni) non avrà nulla a che fare con questa merda (scusi la parola) che è il mondo borghese, capitalistico o socialista, in cui viviamo? »
- « E che senso ha che i suoi miracoli avvengano in questo angolo sopravvissuto di un mondo contadino?»
- « Dunque la religione sopravvive ormai, come fatto autentico, soltanto nel mondo contadino, cioè... nel Terzo Mondo? »
- « Questa santa matta, alle porte di Milano, in vista delle prime fabbriche, non vuol dire questo? »
- « Essa non è una terribile accusa vivente contro la borghesia che ha ridotto (nel migliore dei casi) la religione a un codice di comportamento? »
Nessun commento:
Posta un commento