"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Pier Paolo Pasolini
Gli intellettuali e le basi
Vie nuove
numero 27
2 luglio 1960
pag. 6
( © Questa trascrizione da cartaceo è stata curata da Bruno Esposito )
Ho letto nelle cronache dei recenti fatti del Giappone che gli intellettuali erano in prima fila nelle manifestazioni contro il patto nippo-americano. Non ti pare che anche in Italia sarebbe auspicabile una maggiore partecipazione degli intellettuali alla vita politica del paese? Le basi USA le abbiamo anche in Italia, ma non mi risulta che ci sia stata una presa di posizione di intellettuali, se non in forma generica, contro questo pericolo che ci sovrasta.
Stefano Zuppa – Livorno
Da quasi dieci anni non faccio altro che accusare i miei colleghi intellettuali, in qualsiasi sede. Dico colleghi in quanto intellettuali, per una pura ragione tecnica. In realtà bisognerebbe distinguere: una cosa è un intellettuale borghese, e un’altra cosa è un intellettuale marxista. Il cartellino «intellettuale» non può comprendere tutti, non può formare una categoria:
l’intellettuale (in senso tecnico) è interclassista. L’accusa che tu fai agli intellettuali è dunque generica. Ecco un caso in cui la sovrastruttura non può essere analizzata e giudicata a sé, ma solo implicando la struttura. Voglio dire insomma che uno scrittore che collabora, mettiamo, al «Tempo», non si allineerà mai con coloro che protestano per le basi militari USA. E questo non per carenza di senso del dovere, ma per ideologia. Ora, nella grande maggioranza, gli intellettuali italiani sono di ideologia borghese, e sono intimamente dei piccolo-borghesi. È doloroso, ma è un dato storico. Ci si può esasperare su questo dato, come sulle donne e sui contadini che, obbedendo al parroco, votano DC: è assurdo, è incredibile, è paradossale, ma avviene, è così. Bisogna lottare perché questa situazione di fatto cambi. Ma la lotta è politica, cioè è strutturale. È inutile chiedere a un intellettuale italiano di fare come gli intellettuali giapponesi. Egli, in sede culturale e critica, è evasivo: in sede politica sprezzantemente qualunquista, in nome di una presunta superiorità del suo lavoro.
Ti sembrerò pessimista: e lo sono. Non posso non esserlo. Una statistica ti dimostrerebbe che il trenta per cento degli intellettuali è favorevole alle basi USA, il cinquanta per cento indifferente, il restante venti per cento siamo noi, intellettuali di sinistra, che facciamo quello che possiamo
Pier Paolo Pasolini
@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare |
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.