"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
Pasolini, l' esperienza di una vita insperata
Il sogno della ragione,
di Maria Vittoria Chiarelli.
Negli anni '60 Pasolini già non parlava più di speranza, nel senso di una prospettiva di futuro ben delineato, perché progettabile su basi ideologiche e tensioni etiche certe: l'incertezza nel futuro , in una società che si intravede tra le nebbie di un difficile quanto doloroso travaglio di una storia dai contorni indefiniti , in un clima di tensioni tra il vecchio mondo paleoindustriale e nuovi bisogni di una realtà dallo sviluppo incontrollabile che rischiano di essere manipolati invece di costituirsi come conquiste consapevoli, è senz'altro materia di una poesia che lotta, una poesia civile, come quella di Pasolini, nei confronti della quale si tenta di tutto per fermarla, per neutralizzarne la forza contestatrice puntata a un conformismo di fondo che serpeggia tra le le pieghe della mentalità media borghese italiana.
Il Poeta si rivolge ad un giovane marxista ideale, al quale prospetta non la speranza, divenuta sentimento retorico, ma "l'esperienza di una vita insperata", non programmabile, ma che nasce racchiudendo in sé i germi del "sogno" , categoria reale in Pasolini, che permette di percepire i mutamenti, di intercettare i movimenti sismici di una realtà su cui intervenire con un pensiero libero che, solido dal punto di vista di una teoria rivoluzionaria, si possa concretizzare costantemente in prassi politica, senza indossare false maschere d'integrità, al fine di non fissare mai il futuro una volta per sempre. Pasolini chiede di essere compreso, che il giovane lo consideri come un "puro", proprio come lo è lui, non un rinnegato, come lo etichetta la sinistra conformista, di non prestarsi ad alcun vile ricatto. I giovani stavano molto a cuore al Poeta.
Maria Vittoria Chiarelli.
IL SOGNO DELLA RAGIONE
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"Ragazzo dalla faccia onesta
e puritana, anche tu, dell'infanzia,
hai oltre che la purezza la viltà.
Le tue accuse ti fanno mediatore che porta
la sua purezza - ardore di occhi azzurri,
fronte virile, capigliatura innocente -
al ricatto: a relegare, con la grandezza
del bambino, il diverso al ruolo di rinnegato.
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No, non la speranza ma la disperazione!
Perché chi verrà, nel mondo migliore,
farà l'esperienza di una vita insperata.
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E noi speriamo per noi, non per lui.
Per costruirci un alibi. E questo
è anche giusto, lo so! Ognuno
fissa lo slancio in un simbolo,
per poter vivere, per poter ragionare.
L'alibi della speranza da grandezza,
ammette nelle file dei puri, di coloro,
che, nella vita, si adempiono.
.
Ma c'è una razza che non accetta gli alibi,
una razza che nell'attimo in cui ride
si ricorda del pianto, e nel pianto del riso,
una razza che non si esime un giorno, un'ora,
dal dovere della presenza invasata,
della contraddizione in cui la vita non concede
mai adempimento alcuno, una razza che fa
della propria mitezza un'arma che non perdona.
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Io mi vanto di essere di questa razza.
Oh, ragazzo anch'io, certo! Ma
senza la maschera dell'integrità.
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Tu non indicarmi, facendoti forte
dei sentimenti nobili - com'è la tua,
com'è la nostra speranza di comunisti -
nella luce di chi non è tra le file
dei puri, nelle folle dei fedeli.
Perché io lo sono. Ma l'ingenuità
non è un sentimento nobile, è un'eroica
vocazione a non arrendersi mai,
a non fissare mai la vita, neanche nel futuro.
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Gli uomini belli, gli uomini che danzano
come nel film di Chaplin, con ragazzette
tenere e ingenue, tra boschi e mucche,
gli uomini integri, nella salute
propria e del mondo, gli uomini
solidi nella gioventù, ilari nella vecchiaia
- gli uomini del futuro sono gli UOMINI DEL SOGNO.
.
Ora la mia speranza non ha
sorriso, o umana omertà:
perché essa non è il sogno della ragione,
ma è ragione, sorella della pietà".
( Pier Paolo Pasolini,
Il sogno della ragione,
da "Poesia in forma di rosa" ).
La poesia “Il sogno della ragione”, scritta tra il 1962 e il 1963, fu prima inserita da Pasolini nella prima edizione di "Poesia in forma di rosa" (1964) alla "quinta" sezione del volume (“Una disperata vitalità” prima di "Frammento epistolare, al ragazzo di Codignola" ) e successivamente, nella seconda edizione di luglio (1964), Pasolini la inserisce nella "prima" sezione (“La Realtà”).
Walter Siti, curatore di tutte le opere di Pier Paolo Pasolini ("Collana Meridiani", "Tutte le poesie, Tomo I°" - pag. 1713/1714 – Arnoldo Mondadori Editore) sostiene che:
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<<il ragazzo a cui Pasolini si rivolge è molto probabilmente Massimo Ferretti, un giovane scrittore marchigiano a cui fu per alcuni anni legato da un'amicizia intensa e tempestosa, rovinata tra l'altro dal fatto che Ferretti non riusciva ad accettare senza nevrosi l'omosessualità di Pasolini>>
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Massimo Ferretti nasce il 13 febbraio 1935 a Chiaravalle, nelle Marche, da una famiglia della media borghesia. A sette anni Ferretti comincia ad avvertire i sintomi di una grave malattia: l'endocardite reumatica. A maggio del 1954, ancora studente di liceo pubblica (a sue spese) il suo primo poemetto (Deoso, Siena, Casa editrice Maia, ).Nel 1955 stampa, sempre a proprie spese, una plaquette di versi Allergia (Jesi, Tipografia Civerchia, 1955). Pier Paolo Pasolini, trova interessanti questi suoi lavori e decide di pubblicarne dei versi su “Officina” del febbraio '56. I due si incontrano per la prima volta a Roma, nel dicembre del 1957, dopo un fitto scambio epistolare ( Massimo Ferretti, Lettere a Pier Paolo Pasolini e altri inediti, a cura di Massimo Raffaeli) e nel 1959, su interessamento di Pasolini, Massimo Ferretti pubblica il poemetto"La croce copiativa" su Botteghe oscure (rivista curata da Giorgio Bassani). Nel 1961 si trasferisce a Roma ed inizia a frequentare l'ambiente letterario che ruota intorno a Pasolini...
I rapporti con Pasolini si rovinano quasi completamente nel 1963, dopo la sua adesione al "Gruppo 63" - il 20 novembre del 1974, Massimo Ferretti muore.
Opere di Massimo Ferretti:
- Deoso. Rappresentazione poetica (Siena, Edizioni Maia, 1954)
- Allergia. Prefazione ad una giovinezza (Jesi, Tipografia Civerchia, 1955 - Ristampato con Garzanti, Premio Viareggio "Poesia, opera prima", 1963)
Romanzi:
- Rodrigo (Milano, Garzanti, 1963)
- Il gazzarra (Milano, Feltrinelli, 1965)
Bruno Esposito
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