"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
di Gianni Borgna e Carlo Lucarelli, da MicroMega 6/2005
Una ricostruzione minuziosa, attraverso fatti e testimonianze, di quel 2 novembre 1975 in cui fu ucciso Pasolini, e delle incongruenze delle ricostruzioni ufficiali e ufficiose che vorrebbero spiegare l’omicidio. Fino a questa clamorosa e documentata ipotesi, l’unica che fa andare al suo posto tutti i pezzi del terribile puzzle: un omicidio politico premeditato.
I fatti: il luogo del delitto
Alla foce del Tevere, vicino ad Ostia, c’è una spianata in una zona che si chiama Idroscalo. È una zona popolare, un po’ degradata, piena di casette abusive che sono poco più di baracche.
Il corpo di quell’uomo si trova proprio lì, vicino ad una stradina in terra battuta che unisce Ostia a Fiumicino. In mezzo ad un campetto da calcio chiuso da una recinzione. Vicino a lui, e sotto di lui, ci sono pezzi di legno insanguinati, ciocche di capelli e un anello, un anello con una pietra rossa e la scritta: «United States Army». Poco lontano, vicino alla porta del campetto da calcio, c’è una camicia di lana, a righe, imbrattata di sangue, molto sangue, sul dorso e sulle maniche. E una tavoletta imbrattata di sangue e di capelli.
E un’altra, rotta in due pezzi, con sopra scritto «via dell’Idroscalo». Ci sono anche tracce di pneumatici che dalla porta del campetto arrivano fino all’uomo.
E poi c’è lui, l’uomo.
È steso in avanti, con la tempia e la guancia sinistra appoggiate a terra, il braccio destro scostato dal corpo e quello sinistro sotto. Indossa una canottiera parzialmente sollevata sul dorso, con un solo, piccolo strappo, e calzoni abbottonati alla cintola, con la cintura slacciata e la cerniera abbassata.
La prima persona ad accorgersi di lui, alle sei e trenta del mattino, è la signora Maria Teresa Lollobrigida. È appena arrivata lì con il marito, perché sono «proprietari» di una di quelle baracche. Crede che quella macchia informe a pochi passi da lei sia dell’immondizia e sta per imprecare quando si accorge che si tratta invece di un cadavere.
Chiamano subito la polizia, che arriva in un quarto d’ora. Il commissario Vitali di Ostia si rende immediatamente conto che quell’uomo è stato massacrato come difficilmente si può immaginare. È coperto di sangue, ha ecchimosi e profonde escoriazioni sulla testa, sulle spalle, sul dorso e sull’addome, ha fratture alle falangi della mano sinistra e dieci costole spezzate. Ha profonde escoriazioni al volto e il naso schiacciato verso sinistra. È stato massacrato, con una ferocia impensabile.
Il commissario, stupito, crede di riconoscere in quel grumo di sangue Pier Paolo Pasolini. Un poeta, uno scrittore, un regista, che tutta l’Italia conosce. Vicino a lui scorge anche un anello in oro giallo sormontato da una pietra rossa. Lo prende e se lo mette in tasca. Alle sette e trenta arriva sul posto il dottor Fernando Masone, capo della squadra mobile di Roma. Alle otto e tre quarti, infine, il dottor Carlo Iovinella.
In quel momento i carabinieri hanno per le mani un ladro di auto, mentre la polizia è alle prese con un cadavere, che non è ancora chiaro come sia arrivato fin lì. L’unica cosa certa è che si tratta proprio di Pasolini, perché alle dieci del mattino l’attore Ninetto Davoli, uno dei suoi amici più cari, ne effettua il riconoscimento.
Ma a quel punto le tessere del mosaico cominciano a combaciare. E di lì a poco Pino Pelosi decide di confessare.
Fonte:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/cosi-mori-pasolini/
http://temi.repubblica.it/micromega-online/cosi-mori-pasolini/
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Curatore, Bruno Esposito
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