Benvenuto/a nel mio blog

Benvenuto nel blog

Questo blog non ha alcuna finalità di "lucro".
Viene aggiornato di frequente e arricchito sempre di nuovi contenuti, anche se non in forma periodica.
Sono certo che navigando al suo interno potrai trovare ciò che cerchi.
Al momento sono presenti oltre 1500 post e molti altri ne verranno aggiunti.
Ti ringrazio per aver visitato il mio blog e di condividere con me la voglia di conoscere uno dei più grandi intellettuali del trascorso secolo.

sabato 29 marzo 2025

Pasolini, In margine all’esistenzialismo - Libertà, 30 giugno 1946, pag.3

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




 Pasolini
In margine all’esistenzialismo

Libertà

30 giugno 1946

pag.3

(Trascrizione dal cartaceo curata da Bruno Esposito)


Mi sono chiesto più volte se sia possibile, o almeno ammissibile guardare a Leopardi come a un precursore dell'esistenzialismo.

Naturalmente in tal caso sarebbe necessario leggere sotto quella sua prosa perfetta, patinata d'antico, dimenticare un momento il suo linguaggio, che è la sintesi della nostra lingua tradizionale e un’apertura improvvisa verso commoventi modernità; così potremmo forse distaccare, con la gratuità di simili operazioni, quello che chiamiamo il contenuto, o, nel caso di Leopardi, il pessimismo.

È evidente che il pessimismo leopardiano è uno stato d’animo altamente intellettuale, privo di sentimentalismo, antiromantico. Ma dimentichiamo, ripeto, il modo con cui si esprime (quell’accoratezza, quella tenerezza virile, quell’ironia marmorea) e ci

Pasolini, Il Friuli autonomo - Quaderno romanzo, 3, giugno 1947

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Pasolini, Il Friuli autonomo 

Quaderno romanzo 3

giugno 1947

... pretz e valor

sai plora Guiana e Peitaus.

I. Retroscena poetico

Se i personaggi di questo ambiguo aneddoto che è l’autonomia friulana fossero in dimestichezza col Diavolo, non avrebbero timore di confessare certi loro argomenti convincentissimi, ma condannati ahimè, a un onesto silenzio. Intendiamo parlare di quegli interessi che impongono un’insincerità aprioristica, da cui il Diavolo è escluso, addirittura ignorato. Restando sul terreno pratico che tanto piace ai buoni insinceri, hanno forse, non diciamo un autentico, ma un probabile valore certi tabù delle discussioni pro e contro l'autonomia, quali «il focolare», «Zorutti», «le industrie pordenonesi» ecc. ecc.?

Pasolini, Sulle aspirazioni friulane - Libertà, 26 gennaio 1947

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro

Pasolini che guarda il suo autoritratto, fatto nel 1947

Pasolini, Sulle aspirazioni friulane

Libertà, domenica 26 gennaio 1947

pag.1

(Trascrizione dal cartaceo curata da Bruno Esposito)

Libertà, domenica 26 gennaio 1947
Nuovi argomenti agli autonomisti per sostenere tout court il loro programma sono suggeriti da Pietro Pascoli («Libertà» del 23 gennaio 1947). Accogliamo infatti con assoluta condiscendenza il suo invito a dibattere il problema «al di sopra di ogni sentimentalismo e di ogni tradizionalismo». (Ma anche al di sopra, allora, di ogni prevenzione di partito, perché in tal caso si tratterebbe di un nuovo «sentimentalismo», forse meno ridicolo, certo non meno illecito.) Su che piano dunque si deve trasferire la discussione? Su quello critico, diremmo. Ma i nostri richiami in questo senso sono caduti nel vuoto. E sì che in un articolo apparso su «Libertà» del 31 dicembre 1946 ero esplicito: niente storia «antiquaria» o «monumentale» (tradizionalismi, falso folclore ecc.), ma storia «critica», cioè coscienza. È il futuro insomma, che ci importa, non il passato. Non fatichiamo del resto a riconoscere nello scritto del Pascoli quelle che sono le autentiche istanze sue e del suo partito (una sincera avversione a ciò che sa di vernacolo e quindi di borghese — che noi condividiamo in pieno) e quelle che invece sono argomentazioni aprioristiche, non prive di ingenuità. Queste sono due: 

1) il puntare sull’abolizione della Provincia, che non è meno demagogico del puntare sulla sua conservazione (l’accusa di demagogia è del Pascoli stesso contro chi, nel comizio udinese di domenica, cercava di avere dalla sua parte Pordenone e Gorizia); 

2) il mettere arbitrariamente e precocemente il Friuli fra Trieste e Venezia.

venerdì 28 marzo 2025

Pasolini, Cos’è dunque il Friuli - Libertà, 6 novembre 1946

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




Libertà del 2 novembre 1946




Il 2 novembre 1946 Umberto Zanfagnini, sulla prima pagina di "Libertà", pubblica un articolo intitolato "Sull'autonomia regionale friulana". In questo articolo, Zanfagnini, esprime dubbi sul progetto  autonomistico friulano, sottolineando che, a suo avviso, tale progetto andava ad intaccare l'unità nazionale, in un territorio situato in una zona molto delicata dei confini italiani.


Di seguito la risposta di Pier Paolo Pasolini: 




Pasolini, Cos’è dunque il Friuli

Libertà, 6 novembre 1946

pag. 3

(Trascrizione dal cartaceo curata da Bruno Esposito)



Libertà del 6 novembre 1946
I dirigenti dei Partiti di Pordenone vivono in una città (se così si può chiamare) che non ha una tradizione friulana; la storia ci fornisce un’esauriente testimonianza di questo, e, se dovessimo premettere almeno uno, o il più importante, degli argomenti di questo scritto, diremmo che la non-friulanità di Pordenone è rappresentata lapalissianamente dalla sua lingua. Pordenone è un’isola linguistica quasi nel cuore del Friuli, e questo non è un mero caso, un trascurabile caso: è semplicemente il risultato di una storia diversa, e quindi di una civiltà (nel senso di mentalità) diversa. Ora ecco la domanda che ci è sorta spontaneamente in seguito al noto Ordine del giorno di quei partiti: Può Pordenone parlare in nome della Riva Destra? È una domanda a cui avevamo già preparato la risposta da anni, da tutto il tempo cioè in cui ci sentiamo Friulani, ed è: No. Ma non vorremmo irritare quelli che ormai sono i nostri avversari con una precipitata presa di posizione: adiamo le posizioni categoriche o fideistiche e al contrario amiamo la civile e tranquilla discussione.

mercoledì 26 marzo 2025

PIER PAOLO PASOLINI, IL CANZONIERE ITALIANO - Antologia della poesia popolare - 1955

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro





PIER PAOLO PASOLINI
IL CANZONIERE ITALIANO

Antologia della poesia popolare
(saggistica)

Nel 1955, Pier Paolo Pasolini raccolse in un volume le più belle poesie popolari italiane. Regione per regione, in questa antologia, costituita anche da un'ampia introduzione analitica fatta da Pasolini, sono raccolti 800 testi di vario genere: dai canti narrativi piemontesi alle «biojghe» romagnole, dalle «vilote» venete e friulane ai rispetti toscani, dalle «canzune» abruzzesi ai canti funebri calabresi, dai «mutos» sardi agli stornelli, agli strambotti, alle ninne nanne, fino ai canti popolari delle due guerre e alle canzoni fasciste e partigiane ecc... . Un ritratto che attraverso la poesia popolare, racconta criticamente gli italiani e le loro radici regionali.

Nel giugno del 1956, dalle pagine de "Il Contemporaneo", rivista letteraria del Partito Comunista Italiano, viene innescata una polemica che durerà diverse settimane e di cui ne parleremo in seguito. Ad innescare la polemica che vede coinvolti lo stesso Pasolini insieme a Carlo Salinari, Antonello Trombadori e Italo Calvino, fu Vann' Antò con un articolo apparso su Il Contemporaneo, del 2 giugno 1956 a pagina 8, dal titolo "LA BARONESSA DI CARINI". 










@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare

Curatore, Bruno Esposito

Grazie per aver visitato il mio blog


lunedì 24 marzo 2025

Pier Paolo Pasolini, Questo è veramente il film che volevo fare - Ed è la cosa più perfetta che ho fatto.

"Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



“Tutto è bene quando è eccessivo.”

Il vescovo in apertura del film


Pier Paolo Pasolini
Questo è veramente il film che volevo fare.
Ed è la cosa più perfetta che ho fatto.


Io penso che, prima, non si debba mai, in nessun caso, temere la strumentalizzazione da parte del potere e della sua cultura. Bisogna comportarsi come se questa eventualità pericolosa non esistesse. Ciò che conta è anzitutto la sincerità e la necessità di ciò che si deve dire. Non bisogna tradirla in nessun modo, e tanto meno tacendo diplomaticamente, per partito preso.

Ma penso anche che, dopo, bisogna saper rendersi conto di quanto si è stati strumentalizzati, eventualmente, dal potere integrante. E allora se la propria sincerità o necessità sono state asservite e manipolate, io penso che si debba avere addirittura il coraggio di abiurarvi.

Io abiuro dalla Trilogia della vita, benché non mi penta di averla fatta. Non posso infatti negare la sincerità e la necessità che mi hanno spinto alla rappresentazione dei corpi e del loro simbolo culminante, il sesso.

Pier Paolo Pasolini, 10 giugno, "Io sono una forza del passato" - le poesie di Mamma Roma

"Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro

© Immagine di Divo Cavicchioli


Pier Paolo Pasolini, 10 giugno, 
"Io sono una forza del passato"

le poesie di Mamma Roma 


       Un solo rudere, sogno di un arco,

       di una volta romana o romanica,

       in un prato dove schiumeggia un sole

       il cui calore è calmo come un mare,

       e, del mare, ha il sapore di sale,

       il mistero splendente: lì ridotto,

       sulla schiuma del mare della luce,

       il rudere è solo: liturgia

       e uso, ora profondamente estinti,

       vivono nel suo stile – e nel sole –

       per chi ne comprenda presenza e poesia.

       Fai pochi passi, e sei sull’Appia

       o sulla Tuscolana: lì tutto è vita,

       per tutti. Anzi, meglio è complice

       di quella vita chi non ne sa stile

       e storia. I suoi significati

       si scambiano nella sordida pace

       indifferenza e violenza. Migliaia,

       migliaia di persone, Pulcinella

       d’una modernità di fuoco, nel sole

       il cui significato è anch’esso in atto,

       si incrociano pullulando scure

       sugli accecanti marciapiedi, contro

       l’Ina-Case sprofondate nel cielo.

Pasolini, (Ermes tra Musi e Porzùs) UNA LETTERA AL DIRETTORE DEL «MATTINO DEL POPOLO» - 8 febbraio 1948

"Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Pasolini, (Ermes tra Musi e Porzùs) 

UNA LETTERA AL DIRETTORE DEL  «MATTINO DEL POPOLO»

8 febbraio 1948


 Egregio Signor Direttore,


 sono passati tre anni dal giorno dell’eccidio di Porzùs, ma ancora io non so affrontare quella «difficoltà d’infinito» che protegge la vita di mio fratello Guido e il suo volontario sacrificio, dalle nostre disordinate interpretazioni. Certo «interpretare» Porzùs è ancora, dopo tre anni, un’operazione delicata, quasi intempestiva: due partiti, sullo sfondo di uno sconvolto cielo di confine, si contendono la competenza richiesta per estrarre dalle tremende cronache del ’44-’45 quei fatti e assumerli su un

  accomodante piano di storia o di leggenda. Possiamo ammettere che Bolla fosse forse un caso «in fieri» di nazionalismo e il suo rifiuto di fondere le forze osovane con quelle garibaldino-slave presenti qualche incrinatura, qualche vizio d’origine; ciò che però non possiamo ammettere, per appoggiare l’interpretazione democristiana, è che si debba trasferire tutto l’episodio senza limitazioni su un piano di patriottismo in funzione anti-slava e anti-comunista.

domenica 23 marzo 2025

Pier Paolo Pasolini, La poesia della tradizione - Trasumanar e organizzar, Garzanti 1971

"Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Pier Paolo Pasolini
La poesia della tradizione

Trasumanar e organizzar

Garzanti 1971


   Oh generazione sfortunata!

   Cosa succederà domani, se tale classe dirigente –

   quando furono alle prime armi

   non conobbero la poesia della tradizione

   ne fecero un’esperienza infelice perché senza

   sorriso realistico gli fu inaccessibile

   e anche per quel poco che la conobbero, dovevano dimostrare

   di voler conoscerla sì ma con distacco, fuori dal gioco.

giovedì 20 marzo 2025

Pasolini, TESTIMONIANZA PER I 121 - Il Contemporaneo», anno III°, numero 30-31, ottobre-novembre 1960

"Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




Pasolini, TESTIMONIANZA PER I 121

Il Contemporaneo

anno III°

numero 30-31

ottobre-novembre 1960

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )


Dichiarazione in appoggio dei 121 intellettuali francesi che avevano rivendicato il diritto all'insubordinazione nella guerra d'Algeria. 

Pasolini, Dissento - Noi donne, numero 9, dell'1 marzo 1969

"Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Pasolini, Dissento

Noi donne

numero 9

dell'1 marzo 1969

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )


Intervento nell’ambito di un’inchiesta sul mammismo dal titolo Meglio orfano.

 


Dissento completamente dall’articolo sul «mammismo» (mi vergogno addirittura a scrivere questa parola che mi sembra così volgare) apparso su «Noi donne». Per tante ragioni. Le elenco a caso. 

I) Il «mammismo» è una cate­goria che non appartiene a una serie di cose della realtà, ma della nostra testa: è cioè una categoria di comodo, assolutamente irrazionale e non scientifica (in questo senso parlavo prima di «volgarità»). 

II) Se si accenna alla psicanalisi, allora, sia pure sul piano della volgarizzazio­ne, bisogna farlo più seriamente. Tanto per dirne due: il neonato rappresenta per la madre il membro, che essa non ha avuto in sorte, e della cui mancanza è mortificata (complesso di castrazione, invidia del pene ecc.); in compenso molte opere artigianali del maschio (specialmente la scultura) rappresentano il figlio che il maschio non può fare (invidia della gravidanza). 

martedì 18 marzo 2025

Amado mio di Pier Paolo Pasolini - Uno scritto di Attilio Bertolucci

"Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



 Amado mio di Pier Paolo Pasolini
Uno scritto di Attilio Bertolucci


… così l’apprendista di filologia romanza

     ricorse alla lingua della madre

     campì di smalti ladini pale d’altare e d’amore

     ne ripeté a piè di pagina

     in predelle a carattere minuto la dulcedo

     nell’italiano della sua classe

     appena ombrato di quel mite neo

     angloprovenzale inventato

     da Pound giovane scalante picchi

     smeraldini nella Provenza di Arnault e Peire...

    

     …erano ormai altri anni nel fango di Ponte Mammolo

     e ragazzi si prestavano ignari

     modelli a imminenti cartoni manieristi già

     era tempo

     di atteggiare Franco Citti a prigione

     profeta giovane peone in attesa

     di cavalli padronali e schiumosi nel rito della

     [propagginazione...

     

     Io non so se le genziane viola sino al blu di Persefone

     fioriscono a Casarsa

     ma certo - di primo autunno - sui monti che ferisce

     e ventila il Tagliamento bambino.

     Non un brindisi funebre un mazzo di genziane miste a felci

     vogliono le sue ossa –

     non le sue ceneri –

     che continuano a inquietarci a consolarci

     mentre attendiamo dubitosi e felici

     vino e fiamme per il nostro oblìo.


Si sapeva che fra le carte di Pier Paolo Pasolini, tenute in ordine attraverso anni e anni non certo tranquilli da quel ragazzo cresciuto di cui s’immaginano cartella, libri e quaderni di scuola impeccabili, ragazzo che non s’era smentito, realizzandosi artista di mestiere perfetto, si sapeva, dunque, che fra quelle carte c’erano due brevi romanzi inediti. La preziosa curatrice di questo volume, Concetta D’Angeli, ha scritto una relazione sul suo non facile lavoro, che viene pubblicata alla fine. La collocazione mi pare giusta non tanto perché quanto ci dice la D’Angeli abbia un valore secondario rispetto alle mie paginette, fatalmente impressionistiche e persino troppo personali, ma perché è bene che il lettore venga a conoscenza a posteriori dei segreti d’officina e dei dati di biografia, i quali debbono chiarire sì con vantaggio molte cose, ma non influenzarci nella lettura dei testi.

Amado mio, prefazione di Pier Paolo Pasolini

 "Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



 Amado mio, prefazione di Pier Paolo Pasolini

Prefazione

     

     Sento il bisogno di dire qualcosa al lettore prima che egli cominci a leggere. Ma che dirgli? Nello scrivere queste poche parole di prefazione sono più imbarazzato che mai. Ho rischiato molto nello scrivere « Atti impuri » e « Amado mio ».

     Non so se gli argomenti così scabrosi di questi due racconti siano sufficientemente necessari e oggettivati; suppongo addirittura che qualcuno, se io dicessi il nome del peccato... forse non leggerebbe nemmeno la prima pagina del libro.

Pier Paolo Pasolini, il dialogo integrale tra Pedotti del Tegliesera e il Regista - La ricotta - ARCO FILM s.r.l. 4 marzo 1963

"Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Pier Paolo Pasolini
il dialogo integrale tra Pedotti del Tegliesera e il Regista


La ricotta

 ARCO FILM s.r.l. 

4 marzo 1963

( © Trascrizione integrale da cartaceo, curata da Bruno Esposito ) 




[...]

2° Rullo


TEGLIESERA   -  

Permette una parola? 

Scusi tanto, forse disturbo? 

Sono Pedotti del Tegliesera.




REGISTA  - 

Dica, dica.


TEGLIESERA 

Permette? Vorrei da lei una piccola intervista.

domenica 16 marzo 2025

Pasolini ci spiega il Vangelo - Epoca, 5 luglio 1964

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro


 Pasolini ci spiega il Vangelo

Epoca, 5 luglio 1964
numero 719

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )


Vi presentiamo i personaggi del film che lo scrittore-cineasta gira attualmente in Italia per tradurre in immagini il racconto di San Matteo. Già accusato di vilipendio alla religione per un’altra pellicola, il regista è ora consigliato e incoraggiato da ecclesiastici di larghe vedute, e spera di poter concorrere alla Mostra di Venezia.

Pasolini non vuole firmare «La rabbia» - Andrea Barbato intervista Pasolini - Il Giorno, 13 aprile 1963

"Le pagine corsare " 

dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Pasolini non vuole  firmare  «La rabbia» 
 Andrea Barbato intervista Pasolini

Il Giorno

13 aprile 1963

ROMA, 12 aprile

( © Trascrizione integrale da cartaceo, curata da Bruno Esposito ) 



« HO GIA' ciato incarico al mio avvocato » , dice Pier Paolo Pasolini, « di ritirare la mia firma dal Film. Non so se riusciremo, e non so neppure che utilità potrà avere questo gesto. Ma qualcosa devo fare, per protestare ». 

Il film di cui parliamo è quel documentario di repertorio a due voci, « La rabbia » di cui s'è scritto molto nei mesi scorsi l'originalità della sua formula: gli avvenimenti di questi anni, l'angoscia del nostro tempo, visti per metà da un autore di destra e per metà da un autore di sinistra. Il film, come è noto, è stato pensato in questo modo dopo che Pasolini aveva completato il montaggio di un intero lungometraggio. Spaventato all'idea che non passasse in censura, il produttore propose di «equilibrare» il lavoro del poeta con quello di un autore di idee opposte. 

« Avemmo molti dubbi sul nome da scegliere », dice oggi Pasolini, « perchè scrittori veramente di destra non ce ne sono. Pensammo a un giornalista come Montanelli o Barzini, a un anticomunista come Fabbri o Vigorelli. Ma nessuno di questi andava bene. Quando usci il nome di Guareschi, io recalcitrai. Non avevo letto nulla di lui, se non certe vignette antifasciste sul "Bertoldo" d'anteguerra. Poi mi convinsero che poteva fare al caso nostro, e io mi rassegnai, anche perchè non potevo fare altro ». 

mercoledì 12 marzo 2025

Pasolini: Tutto il mio lavoro è nostalgia. Intervista a Juan Carlos De Brasi - Pubblicato sulla rivista dell'Università del Messico, agosto 1980

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro


Pier Paolo  Pasolini
Tutto il mio lavoro è nostalgia

Intervista a Juan Carlos De Brasi

Pubblicata sulla rivista dell'Università del Messico

agosto 1980

da pag. 7 a pag. 13

( Questa intervista è stata tradotta dallo spagnolo -

quindi confido nella vostra clemenza)


Ho incontrato Pasolini durante una conferenza stampa all'Hotel Hermitage di Mar del Plata. Si stava tenendo il 10° Festival Internazionale del Cinema. In quell'occasione presentò Medea. Di fronte agli approcci frivoli e distorti al suo lavoro, Pasolini mi disse: 

"Parliamo camminando, senza maschere, quei giornalisti cinematografici amano troppo i cosmetici". 

Sul suo volto si leggevano mille controversie e ancora più incomprensioni. I suoi gesti avvolgevano il dialogo, tracciando al tempo stesso un limite invalicabile. L'interlocutore sapeva fin dall'inizio che sarebbe stato trattato come un semplice membro dei tanti tribunali anonimi che lo avevano condannato in via preliminare prima di capirlo.

Quando lo rincontrai nei pressi di Bologna, i suoi gesti erano già addormentati in un linguaggio più pacato, ritirato - come amava dire - in quella "nostalgia del tempo passato", costantemente superata nei possibili futuri che la sua opera pone; particolare presa di coscienza del pessimista teorico e dell'ottimista pratico che era Pasolini.

Le conversazioni (tenute nel 1970 e nel 1974) sono orientate attorno a due assi di interesse. Il primo si riferisce alla situazione filmico-ideologica di Pasolini e alla notevole influenza della psicoanalisi sulla sua produzione. La seconda indica la possibilità del cinema come linguaggio.

Una parte di essi fu pubblicata sulla rivista ARTINF, Buenos Aires, maggio 1971, ma, nel complesso, sono rimasti inediti fino ad oggi.

Il modo tematico e condensato in cui li ho raggruppati mira a offrire il nucleo della riflessione di Pasolini. Ho tralasciato i racconti sulla sua vita, le difficoltà e le incomprensioni da lui subite, perché appartengono al nucleo delle decisioni intime di Pasolini.

martedì 11 marzo 2025

Pasolini, "Non posso scendere al livello della TV" - Maria Maffei intervista Pasolini - Noi donne numero 20, del 18 maggio 1968, pag.12 e 13

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro


Pier Paolo Pasolini
"Non posso scendere al livello della TV"
Maria Maffei intervista Pasolini

Noi donne 

numero 20

18 maggio 1968

pag.12 e 13

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )



Forse mai, come in questo periodo, il cinema ha sofferto di quel male che va sotto il nome di << incomunicabilità >>.  Da un lato esso offre al pubblico pellicole di facilissime << digestione >>, assoluto disimpegno (western, polizieschi, commedie giallo-rosa), e dall’altra propone opere impegnate, importanti, che indagano nelle pieghe più nascoste della nostra società e nell’animo dell'individuo con intendimenti seri e polemici, e con risultati intellettualmente e artisticamente assai vividi, ma che si esprimono con un linguaggio non sempre comprensibile alla parte più vasta (e culturalmente meno preparata) del pubblico. 

Soprattutto i registi giovani (più aggressivi, severi, meno disposti a lasciarsi corrompere dalle regole della produzione commerciale) risultano i più misteriosi, con le loro immagini fatte di simboli e i loro personaggi ai limiti della nevrosi. Il pubblico più sprovveduto si accosta a questi film con modestia e con un grande desiderio di capire, ma sovente ne esce confuso, insoddisfatto, perfino umiliato.