"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
Giorgio Bocca
«Il Giorno», 19 luglio 1966.
Certi mattini, al risveglio, il pensiero dell’età è come una folgore. L’ulcera, un mese a letto, la debolezza, i riguardi. Mi sono sentito un vecchio, per la prima volta.
Già, il vecchio Pasolini Pier Paolo, cinquanta chili di una rabbia che è solitudine, amore, timidezza, incontinenza, paura, genio. Cinquanta chili di uomo. Ma non è questo che fa tenerezza o mette a disagio, ma ben altro: sentirsi in debito con lui per conto di tutti e non sapere che fare, come ripagarlo dell’intelligenza che ci ha dato in questi anni, generosamente. Non è il denaro che vuole anche se noi ci guardiamo bene dal darglielo; né siamo autorizzati a concedergli quella esenzione dalla morale comune che chiede con tanta ingenua insistenza: diamogli almeno la stima intellettuale che merita (su diamogliela cuori spugnosi e cervellini esangui), diciamolo che è il migliore di tutti.
La mamma porta il caffè all’ospite e la camomilla al figlio. Sediamoci nel giardino, c’è un po’ di vento. Così, tanto per sfuggire al patetico, attacco un po’ alla balorda.