"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Eretico e Corsaro
Pier Paolo Pasolini
Scritti Corsari
Nota introduttiva dell'autore
(Pier Paolo Pasolini)
"La ricostruzione di questo libro è affidata al lettore. E' lui che deve rimettere insieme i frammenti di un'opera dispersa e incompleta. E' lui che deve ricongiungere passi lontani che però si integrano. E' lui che deve organizzare i momenti contraddittori ricercandone la sostanziale unitarietà. E' lui che deve eliminare le eventuali incoerenze (ossia ricerche o ipotesi abbandonate). E' lui che deve sostituire le ripetizioni con le eventuali varianti (o altrimenti accepire le ripetizioni come delle appassionate anafore).
Ci sono davanti a lui due «serie» di scritti, le cui date, incolonnate, più o meno corrispondono: una «serie» di scritti primi, e una più umile «serie» di scritti integrativi, corroboranti, documentari. L'occhio deve evidentemente correre dall'una all'altra «serie». Mai mi è capitato nei miei libri, più che in questo di scritti giornalistici, di pretendere dal lettore un così necessario fervore filologico. Il fervore meno diffuso del momento.
Naturalmente, il lettore è rimandato anche altrove che alle «serie» di scritti contenuti nel libro. Per esempio, ai testi degli interlocutori con cui polemizzo o a cui con tanta ostinazione replico o rispondo. Inoltre, all'opera che il lettore deve ricostruire, mancano del tutto dei materiali, che sono peraltro fondamentali. Mi riferisco soprattutto a un gruppo di poesie italo-friulane. Circa nel periodo che comprende, nella prima «serie», l'articolo sul discorso dei «blue-jeans» Jesus (17-5-1973) e quello sul mutamento antropologico degli italiani (10-6-1974), e, nella «serie» parallela, la recensione a Un po' di febbre di Sandro Penna (10-6-1973), e quella a Io faccio il poeta di Ignazio Buttitta (11-1-1974) - è uscito sul «Paese sera» (5-1-1974) - seguendo una nuova mia tradizione appunto italo-friulana, inaugurata sulla «Stampa» (16-12-1973) - un certo gruppo di testi poetici che costituiscono un nesso essenziale non solo tra le due «serie» ma anche all'interno della stessa «serie» prima, cioè del discorso più attualistico di questo libro. Non potevo raccogliere qui quei versi, che non sono «corsari» (o lo sono molto di più). Dunque il lettore è rimandato ad essi, sia nelle sedi già citate, sia nella nuova sede in cui hanno trovato collocazione definitiva, ossia La nuova gioventù"
(Einaudi Editore, 1975)
Commento
(O breve saggio)
Scritti corsari è una raccolta di interventi (a cura dello stesso autore) su politica, società e cultura – apparsi tra il 1973 e il 1975 in quotidiani e riviste (Corriere della Sera, Tempo, Dramma, Paese Sera, Il Mondo, Epoca ecc..) – insieme a recensioni, interviste e lettere già pubblicate in altri periodici e libri (con qualche inedito). La raccolta, revisionata e data a Garzandi, dal suo autore, nel maggio del 1975, fu finita di stampare il 6 novembre 1975, più di un mese dalla morte di Pasolini.
Le principali edizioni (in ordine cronologico):
• 1975: Prima edizione Garzanti, maggio-novembre
• 1976: Seconda edizione Garzanti
• 1988: Con introduzione di Piero Ottone
• 1997-2014: Collana “Gli Elefanti. Saggi” Garzanti
• 2001: Prefazione di Alfonso Berardinelli
• 2007: Collana “Nuova Biblioteca”, Garzanti
• 2008: Collana “Novecento”, Garzanti
• 2015: Prefazione di Paolo Di Stefano, allegato a «Corriere della Sera»
• 2015: Collana Elefanti bestseller, Garzanti
Gli Scritti corsari rappresentano un esempio eccellente dello stile pasoliniano maturo. Dal punto di vista linguistico, gli articoli presentano uno stile spesso nominale, basato su affermazioni dirette, paratassi e ricorso a figure ossimoriche per accentuare il tono polemico e apocalittico. La scrittura di Pasolini si muove tra una “prosa livida, inquisitoria, chiara, mai manieristica” e una retorica della reiterazione che funge da grido d’allarme, da “scandalo” espressivo.
Il volume, si presenta come una raccolta eterogenea di testi – articoli, lettere aperte, recensioni, interviste – attraversati però da una singolare unità di tono e di intenti, che Pasolini stesso definisce “libro che il lettore deve ricostruire”. La non linearità degli scritti, nati dall’occasione ma fortemente coesi dalla visione pasoliniana, obbliga l’interprete a ricomporre i frantumi di una riflessione sempre in tensione tra presente e futuro, tra denuncia e profezia.
La raccolta si struttura come un viaggio attraverso i nodi cruciali della società italiana: dal fenomeno giovanile dei capelli lunghi all’analisi della pubblicità, dall’aborto e la sessualità alle rivoluzioni sociali e culturali, dall’omologazione linguistica all’impatto della televisione, dalla crisi della Chiesa alla mutazione antropologica dell’Italia.