"Le pagine corsare "
dedicate a Pier Paolo Pasolini
Pier Paolo Pasolini
L'Italia non italiana
(Fasana)
Tempo, numero 5 del 10 febbraio 1969
pag.18
( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )
Dopo Trieste comincia in effetti qualcosa di "diverso". Io, almeno, in Italia non ho mai visto niente di simile. É vero: potrebbe trattarsi di una delle tante forme diverse in cui consiste l'Italia. Ma sul fatto, comunque, che qui non sia Italia non c'è niente da ridire. Per me particolarmente (che da bambino ho vissuto a Idria) questa diversità, che coincide, nel profondo, con qualcosa di famigliare, è quasi un trauma. Come nei sogni tristi con stupendi paesaggi. Non dirò che il paesaggio, in Istria, sia oggettivamente stupendo; però è originale, unitario, e splende su esso - sui suoi ruggini dolorosi - un solicello indicibile. Insieme all'antica familiarità (quella dimenticata aria respirata da
bambino, a nove anni) c'è in questi luoghi anche qualcosa di comune a tutti i luoghi rimasti indietro, in un altro tipo di civiltà, che sopravvivono qua e là per l'Italia e per il mondo. Vecchi contadini, coi loro figli piccoli; case sperdute nei
crinali soleggiati, dove immalinconisce la domenica; un certo odore di focolare, o di aria gelida. Con questi antichi aspetti di vita, sopravvivono, ad essi strettamente incatenati, antichi sentimenti. Che si avvertono nell'aria. Così, con questi gesti, questo ritmo, questi sentimenti, l'uomo è vissuto; e si è accontentato di vivere, per tanti secoli. Qui, in questa terra, quei secoli sono ancora il presente. La mia infanzia e la mia esperienza di altri luoghi simili sopravvissuti, mi stringono il cuore, sinistramente e festosamente.Ci sono le novità, è vero: nuovi bar, nuovi magazzini, benzinai, case popolari. Ma c'è in tutto questo, che è stato costruito da poco, qualcosa di rozzo e di potente, che assomiglia al mondo antico a cui si sostituisce. Si sente, indubbiamente, che tutto ciò è davvero popolare. Che le case costruite per gli operai non sono una carità, un ghetto: ma che sono proprio case per gli operai, con tutta la dignità che questo comporta. Anche i gruppi di operai che, dopo aver attraversato l'Istria ruggine e nuda, piena di solitudini che assomigliano un po' a quelle dell'Africa, s'incontrano a Pola, col suo mare tenero e deserto, anche i gruppi di operai che passano per strada, hanno visi pieni di certezza e di forza: sembrano sentirsi, sia pur umilmente, protagonisti di questa vita, anche se si presenta così marginale e povera. Il comunismo ha dunque messo direttamente radici su una vecchia cultura contadina.
Fasana è un dolce paesetto veneto, coi suoi vicoli sul mare; i selciati sconnessi e grigi; i piccoli porticati; la gente rada e triste che parla un veneto bellissimo (hanno dimenticato l'italiano, e per loro ormai l'italiano è il dialetto). Davanti a Fasana, nel cielo fin troppo dolce e azzurro, si stende l'isola di Brioni. C'è Tito. La gente ne parla con un tono spento e allusivo. Qui, non c'è dubbio, non siamo altrove: questo è un luogo tipico dell'Italia. Ora io mi chiedo: se fossi di Fasana, o di Pola, sentirei la nostalgia dell'Italia? Sentirei, come in un sogno, il bisogno di sentirmi cittadino di una nazione perduta e che ha dato per sempre i suoi caratteri al mio paese?
Forse, se fossi un uomo semplice, sentirei questa nostalgia e questo bisogno. Se fossi invece quello che sono - cioè un uomo complicato - penso che troverei stupenda questa Italia non italiana: costa azzurra e tenera lungo un entroterra "diverso". "Nazione" e "cultura" sono due nozioni che devono disgiungersi, anche se una secolare abitudine le mescola dentro di noi. Perché questo peso e questa tristezza su Fasana? Perché questo dolcissimo sole riesce quasi opprimente come in un sogno inesprimibilmente angoscioso? Non c'è ragione di sentirsi, in quanto abitanti di Fasana, in uno stato di dolore storico, sia pur sordo e abitudinario. La storia non coincide con quella di una nazione. La storia è una storia di culture... Ma chi sto convincendo? Forse anche, in parte, me stesso, perché anch'io sono in parte, in una parte profonda, un abitante di Fasana, che qui ha avuto nove anni, e ha fatto esperienza di un'altra vita, di un'antica vita.
Pier Paolo Pasolini
@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare |
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