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martedì 8 aprile 2025

Una femminista (Dacia Maraini) contro Pasolini in difesa dell'aborto - La Stampa, sabato 25 gennaio 1975

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro


Una femminista (Dacia Maraini )contro Pasolini In difesa dell'aborto 

La Stampa

sabato 25 gennaio 1975

pag. 1 e 2

( © Questa trascrizione da cartaceo,è stata curata da Bruno Esposito )


IN DIFESA DELL'ABORTO  

La scrittrice Dacia Maraini risponde a Pier Paolo Pasolini, che in un articolo si è detto 

« contrario alla legalizzazione dell'aborto, perchè la considero, come molti, una legalizzazione dell'omicidio ».

 

Caro Pier Paolo, il tuo articolo contro l'aborto parte secondo me da un presupposto sbagliato. Cioè tu pretendi che le femministe e i radicali e in genere i laici progressisti siano favorevoli all'aborto e la Chiesa, lo Stato e i partiti conservatori siano contro. 

Ma questo non è affatto vero. Anzi, è esattamente il contrario. Infatti sono proprio Io Stato, la Chiesa e i partiti conservatori a volere l'aborto così com'è ora, con i suoi pericoli, la sua speculazione, i sensi di colpa che comporta. 

Se lo Stato e le classi dirigenti pensassero che la legge contro l'aborto è buona, l'applicherebbero. In realtà la legge non viene mai applicata (su tre milioni di aborti l'anno solo alcune centinaia vengono perseguiti). Questo significa che i gruppi dirigenti e Io Stato non hanno nessuna voglia di applicare la legge. E quando non si vuole applicare una legge vuol dite che si incoraggia a trasgredirla. 

Il perché è ovvio. Questo sistema clandestino di controllo delle nascite che ricade unicamente sulle spalle delle donne fa troppo comodo. L'aborto clandestino permette ai principii di rimanere intoccati, al reato di rimanere reato e nello stesso tempo spinge le donne ad abortire col massimo del rischio loto, col minimo del danno alla morale comune. 

Non ho paura di dire che oggi o e o , a in Italia l'aborto non solo è tollerato, ma incoraggiato, anzi imposto. 

Se veramente avessero voluto eliminare l'aborto, come noi femministe vorremmo (nessuno ama l'aborto che è un trauma e una violenza sul corpo della donna), questi signori della Chiesa e del governo avrebbero fatto qualcosa per risolvere il problema che ormai è diventato uno dei problemi di massa più gravi e macroscopici. 

Se veramente avessero voluto eliminare l'aborto si sarebbero occupati dell'educazione sessuale, della diffusione dei contraccettivi, dell'istituzione di consultori, della promozione di studi su nuove specie di anticoncezionali. 

Invece niente di tutto questo è stato fatto. Anzi, chiunque ha cercato di cambiare qualcosa in questo senso (vedi professori che hanno preso l'iniziativa di introdurre l'educazione sessuale nelle loro classi, vedi varie iniziative dell'Aied) è stato osteggiato, scoraggiato, perseguitato e perfino arrestato. 

Quindi trovo assurdo e ridicolo che i nostri gruppi dirigenti oggi ci vengano a dire che sono contro l'aborto. A me fanno lo stesso effetto di quei benpensanti che si accaniscono a urlare che sono contro la prostituzione. Ma dove? ma quando? se tutta la morale sociale del nostro Paese si basa sullo sfruttamento della donna, sia come strumento di lavoro che come oggetto di piacere. La prostituzione, come tutti sanno, è voluta, incoraggiata e mantenuta dalla classe dirigente a cui fa molto comodo che ci sia, e che si perpetui nelle condizioni in cui è, salvo poi condannarla in base a principii «santi e intoccabili» quando più gli fa comodo. 

E così la stessa cosa vale per l'aborto: sono gli uomini al potere che incoraggiano, esigono l'aborto, così come viene praticato ora. Cioè vogliono un controllo delle nascite basato sul macello, sulla paura, sullo sfruttamento e pagato solo dalle donne, soprattutto quelle più povere. 

In questo momento infatti ricordiamolo, e mi pare che tu Pier Paolo te ne dimentichi ca| dendo nel trabocchetto dei moralisti, la scelta non è fra aborto e non aborto. Questa è !a pretesa dei farisei che si fanno paladini della «vita contro la morte». La scelta vera è fra aborto clandestino e aborto legalizzato. L'alternativa aborto-non aborto è falsa, non esiste. 

L'idea di salvare la legge in astratto per poi favorire un fenomeno di speculazione sulla pelle delle donne, quella sì che è un'idea cinica, altro che Realpolitik! 

Dire che citare i milioni di aborti compiuti ogni anno significa ricorrere alla «prevaricazione dei dati di fatto e del buon senso» mi sembra un sofisma, un'acrobazia dell'intelligenza. E' vero che non sempre i principii reali coincidono con quelli che la maggioranza considera propri diritti. Ma è anche vero che la troppa distanza fra la vita vissuta e le leggi crea uno stato di malessere sociale a volte insostenibile. 

Si calcola che ogni persona, donna o uomo, durante la sua vita sia stata almeno una volta direttamente o indirettamente coinvolta in un caso di aborto. Quindi, secondo i «sacri principii» tutti gli italiani sono passibili di condanna per omicidio colposo o per complicità in omicidio. Allora cosa dobbiamo dire? che tutti gli italiani sono degli assassini, salvo pochi eletti fra cui mettiamo i preti, gli omosessuali (per quanto io conosco degli omosessuali che per pura simpatia umana hanno aiutato delle donne ad abortire) c naturalmente te che, è evidente, sei al di sopra di queste povere cose umane. 

Ma è sintomatico che nel tuo 

(Continua a pagina 2 in sesta colonna)

(Segue dalla 1 pagina) 

articolo non parli mai delle donne. Quello che ti preoccupa è il feto, il bambino che deve nascere, l'uomo in potenza. Ma della donna, del suo corpo, della sua integrità fisica e psichica non ti preoccupi né punto ne poco. Che continui ad abortire col rischio della vita, pagando somme impossibili, purché il principio della sacralità della vita rimanga intoccato! 

Ma non capisci che e proprio questo il cinismo contro cui combattiamo? da una parte si pratica l'aborto, dall'altra lo si condanna, lo non ho mai incontrato nessuno, cattolico o no, che di fronte a una ragazza di quindici anni rimasta incinta o di fronte a una madre di otto figli rimasta incinta contro la sua volontà, abbia detto privatamente: no, deve per forza tenersi il figlio! Tutti sono pronti ad aiutarle, a passarsi nomi di medici più o meno cari, a prestare soldi, a chiedere com'è andata. Quando però si toccano i principii, ecco che saltano su a dire che la vita c sacra! 

In quanto a sostenere, come fai tu, che la legalizzazione dell'aborto renderebbe più «facile il coito», mi sembra un'assurdità bella e buona. Nessuna donna fa l'amore «con più facilità» perché c'è l'aborto. La gravidanza, quando non è voluta, è sempre una «disgrazia» che si è cercato disperatamente di evitare (dovuta all'enorme facilità con cui la natura ci inganna: basta una piccola distrazione, una dimenticanza, un momento di incuria; nonché alla difficoltà di accesso e all'imperfezione dei metodi anticoncezionali oggi in uso), c quando si ricorre all'aborto lo si fa molto di malavoglia, ben sapendo i pericoli a cui si va incontro. 

Resta da dire che in tutti i Paesi in cui l'aborto è stato legaizzalo esso è diminuito, non aumentato. La legalizzazione infatti porta con sé una maggiore responsabilità, un maggiore controllo, una maggiore pianificazione. 

Bisogna poi dire che molte donne sono restie a prendere gli anticoncezionali perché la mistica della maternità glielo impedisce; perché gli è stato insegnato a scuola, in famiglia, in chiesa, che una donna non è donna se non dimostra la sua capacità di generare. Per le donne infatti la maternità è un obbligo, una costrizione, pena l'essere considerate poco femminili. 

Il femminismo combatte questa mistica della maternità, propria della famiglia patriarcale, e propone una nuova sessualità non imperniala sulla procreazione. 

Quello che si vuole infatti è la rottura dei ruoli-prigione di vergine, di sposa, di madre, per ridare alla donna un'integrità e una dignità di persona umana. In questo senso sono d'accordo con te che il coito è politico. Per la donna spesso è una croce, perché non è il frutto di una libera scelta, ma le viene imposto come unico modo di esprimere la sua femminilità. Naturalmente parlo del coito tradizionale, quello in cui la donna deve essere passiva, e subire anziché partecipare. 

Con questo non voglio dire che sono contro il rapporto sessuale fra uomo e donna. L'accoppiamento può essere bellissimo, ma a patto che sia una scelta e che implichi la totale partecipazione della donna; a patto che sia un rapporto a due e non la sopraffazione del maschio sulla femmina. 

Ma da questo siamo lontani. E non per colpa del consumismo (la falsa libertà del consumismo non incanta più nessuno, si sa bene di che libertà si tratta: si è più libere di vendersi, più libere di esibirsi, più libere di farsi oggetto, bella libertà!) ma per colpa della concezione del mondo patriarcale. 

Quindi è inutile dire: «Sono contro l'aborto» quando si fa di tutto per favorire la passività della donna, quando si esalta interessatamente la maternità, quando si impedisce in tutti i modi una gestione responsabile del corpo della donna da parte della donna stessa. 

Insisto a dire che sono per l'educazione sessuale, per l'uso degli anticoncezionali, per una nuova sessualità, per l'amore fine a se stesso, ed eventualmente senza procreazione, eterosessuale o omosessuale, secondo l'inclinazione di ciascuno. Ma se mi limitassi ad asserire questi principii lasciando che le battaglie politiche le facciano gli altri, senza mai intervenire, sarci una velleitaria e una ipocrita. 

Così come si può essere per la rivoluzione e intanto partecipare a una lotta immediata per l'aumento di salario, io sono oggi per la legalizzazione dell'aborto anche se so che è un obiettivo parziale e provvisorio. Penso che la battaglia va fatta per migliorare al più presto le condizioni di milioni di donne che si trovano ogni anno nella necessità di abortire. Questo non è Realpolitik, è una scelta razionale e politica. 

D'altronde basta vedere chi è che oggi si mette contro la legalizzazione dell'aborto, cioè combatte in favore di una legge fascista «per la difesa della stirpe»: le alte gerarchie della Chiesa, i fascisti, i democristiani (e non tutti e non tanto fieramente), i medici e gli scienziati più conservatori. Mi dispiace che tu, anche se in maniera geniale, scandalistica, viscerale, fantasiosa, anticonformista, e in fondo cattolica e patriarcale, ti metti dalla parte di questi difensori della «sacralità della vita», i quali non hanno mai dimostrato alcun vero rispetto per la vita dei già nati, figuriamoci per quella dei non ancora nati! 

Dacia Maraini


©Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare


Curatore, Bruno Esposito

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