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domenica 11 giugno 2023

Pier Paolo Pasolini, biografia breve - 1971, No! Non posso dire tutto quello che voglio.

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro


Pier Paolo Pasolini
biografia breve 
1971
No! Non posso dire tutto quello che voglio.


"Io penso che, prima, non si debba mai, in nessun caso, temere la strumentalizzazione da parte del potere e della sua cultura. Bisogna comportarsi come se questa eventualità pericolosa non esistesse. Ciò che conta è anzitutto la sincerità e la necessità di ciò che si deve dire. Non bisogna tradirla in nessun modo, e tanto meno tacendo diplomaticamente, per partito preso.

       Ma penso anche che, dopo, bisogna saper rendersi conto di quanto si è stati strumentalizzati, eventualmente, dal potere integrante. E allora se la propria sincerità o necessità sono state asservite e manipolate, io penso che si debba avere addirittura il coraggio di abiurarvi."[...]

Il 3 gennaio esce su «Il Giorno» l’articolo Il calcio «è» un linguaggio con i suoi poeti e prosatori, «un curioso saggio di filologia sportiva», come annuncia il giornale.


All'inizio dell'anno realizza in collaborazione con alcuni militanti di «Lotta continua» il documentario "12 dicembre".

Perché ho fatto questo film insieme a un gruppo di giovani compagni di Lotta Continua? Il perché c’è sicuramente, ma, per essere sincero io non lo so dire. Ho criticato a suo tempo, con violenza e forse con inopportunità, l’azione politica dei giovani: molte di quelle mie critiche si sono sfortunatamente rivelate giuste, e non ne abiuro. Tuttavia mi sembra che la tensione rivoluzionaria reale sia vissuta oggi dalle minoranze di estrema sinistra. La critica globale e quasi intollerante che queste esprimono contro lo stato italiano e la società capitalistica mi trovano completamente d’accordo nella sostanza, anche se non spesso sulla forma. Perciò, fin che ne sono capace, e ne ho la forza, è ad esse che mi unisco...

P.P. Pasolini, Il cinema in forma di poesia, 
Pordenone, Cinemazero, 1979; p. 97.


Pasolini n aprile esce il suo ultimo volume di poesie, Trasumanar e organizzar.


[...] la prossima raccolta di poesie che pubblicherò s‟intitolerà Trasumanar e organizzar. Con questa espressione voglio dire che l‟altra faccia della «trasumanizzazione» (la parola è di Dante, in questa forma apocopata), ossia dell‟ascesa spirituale, è proprio l‟organizzazione.
(P. P. PASOLINI, Saggi sulla politica e sulla società, cit., p. 1462.)

Lo devo ammettere: i veri lettori di questo libro sono coloro che gli possono conferire una certa oggettività attraverso un interesse professionale. Ciò, è vero, accade in Italia per tutti i libri di poesia: ma per questo, credo, in modo particolare, perché almeno per la prima metà esso è costituito da "documenti", o privati (a testimoniare una vita) o letterari (a testimoniare una evoluzione linguistica e intellettuale). 

Tuttavia, per quanto privo di illusioni, continuo sempre a credere nell'esistenza almeno ideale di un lettore ingenuo, disposto a prendere come fatti obbiettivi e di consumo non ignobile, anche le cose più intime, stravaganti e personali. Così, è a questo lettore che voglio specialmente dire che non dipende da me se Trasumanar e organizzar può già apparire, nell'aprile del 1971, leggermente anacronistico: le involuzioni sociali sono sempre traumatiche e perciò rapide.

Articolo 272 del Codice penale

Dal marzo al maggio 1971 presta il suo nome come direttore responsabile della rivista «Lotta continua». Il 27 maggio 1971 la magistratura di Torino trasmise al procuratore della Repubblica una pratica originata dal supplemento al n. 5 di “Lotta continua”, intitolato “Proletari in divisa”. Pasolini, fu coimputato nel processo per “propaganda antinazionale e apologia di attività sovversive”.

A metà ottobre la corte d’assise di Torino archiviò il caso.

 

Lotta Continua del 18 marzo 1971 - Direttore responsabile Pier Paolo Pasolini

Ho messo il mio nome come corresponsabile di Lotta continua semplicemente per senso di democrazia. Non vado d’accordo con quella gente. Non concordo con loro in molte cose, a dire la verità, ma sono convinto che abbiano il diritto di esprimere la propria opinione. [...]

Se mi mettono in carcere non me ne importa affatto. È una cosa di cui non mi curo. Per me non fa nessuna differenza, nemmeno dal punto di vista economico. Se finirò in prigione, avrò modo di leggere tutti i libri che altrimenti non sarei mai riuscito a leggere.
[Pasolini su Pasolini, pp. 149-150]


In aprile su «Bianco e Nero», pubblica "La «Gag» in Chaplin" come metafora dell’azione come linguaggio (poi raccolto in Empirismo eretico). Mentre su «L’Uomo Vogue» il Necrologio di una certa Laura Betti.


Pier Paolo Pasolini offre un
fiore a Josephine Chaplin
Scrive la sceneggiatura del secondo film della «Trilogia della vita», traendolo dai Racconti di Canterbury di Chaucer. Terminata alla fine dell'estate, fa la spola con l'Inghilterra per le ambientazioni del film, le cui riprese iniziano alla fine di settembre. 
"Perché io sono giunto all’esasperata libertà di rappresentazione di gesti e atti sessuali, fino alla rappresentazione in dettaglio e in primo piano, del sesso? Ho una spiegazione che mi fa comodo e mi sembra giusta, ed è questa. In un momento di profonda crisi culturale (gli ultimi anni Sessanta), che ha fatto (e fa) addirittura pensare alla fine della cultura - che infatti si è ridotta, in concreto, allo scontro, a suo modo grandioso, di due sottoculture: quella della borghesia e quella della contestazione ad essa - mi è sembrato che la sola realtà preservata fosse quella del corpo. Protagonista dei miei film è stata così la corporalità popolare. Non potevo non giungere alle estreme conseguenze di questo assunto. Il simbolo della realtà corporea è infatti il corpo nudo: e, in modo ancor più sintetico, il sesso. I rapporti sessuali mi sono fonte di ispirazione anche di per se stessi, perché in essi vedo un fascino impareggiabile, e la loro importanza nella vita mi pare così alta, assoluta, da valer la pena di dedicarci ben altro che un film. Tutto sommato il mio ultimo cinema è una confessione anche di questo, sia detto chiaramente. E, siccome ogni confessione è anche una sfida, contenuta nel mio cinema è anche una provocazione. Una provocazione su più fronti. Provocazione verso il pubblico borghese e benpensante. Provocazione verso i critici, i quali, rimuovendo dai miei film il sesso, hanno rimosso il loro contenuto, e li hanno trovati dunque vuoti, non comprendendo che l’ideologia c’era, eccome, ed era proprio lì, nel cazzo enorme sullo schermo, sopra le loro teste che non volevano capire..."
P.P. Pasolini, 
dall’intervento al convegno 
«Erotismo, eversione, merce», 
Bologna, 1972.

I racconti di Canterbury è girato in nove settimane: per gli esterni vengono usati Cambridge, Bath, St. Ossyth, Laver Marney, Lavenham, Warwick e Chipping Campden; per gli interni, le cattedrali di Wells e di Canterbury. 

Il 28 giugno il Decameron ottiene il secondo premio al Festival di Berlino. Il 6 ottobre è al Festival di New York. Il film ottiene sia all'estero che in Italia un successo clamoroso. 
“È stata una gran voglia di ridere che ha ispirato Il Decameron... non sono io che ho scelto Il Decameron, è Il Decameron che ha scelto me.” 
Decameron è un’opera che vuole essere completamente gioiosa, in maniera astratta (...). L’ottimismo del Boccaccio era un ottimismo storico. Cioè, nel momento in cui lui viveva, esplodeva quella meravigliosa e grandiosa novità, che era la rivoluzione borghese: cioè nasceva la borghesia. E, in quel momento, intorno al Boccaccio, la borghesia aveva la grandezza, che avrebbe raggiunto solo in certi momenti, e in certi stadi, e in certe, diciamo così, aree marginali della sua storia. [...] Quindi il Boccaccio ha vissuto in questi momenti di esplosione, di nascita, di inizio e di principio di una nuova era. E questo ottimismo suo, che è razionale e logico (perché la ragione è il segno della borghesia), fa sì che l’opera del Boccaccio sia una grande opera gioiosa.

Terza B facciamo l'appello

L'Unità mercoledi 28 luglio 1971

BIAGI: Qual è stato il suo più grande dolore?

     PASOLINI: Mah, detto così a bruciapelo non so rispondere: probabilmente la morte di mio fratello, oggettivamente. Soprattutto il dolore di mia madre alla notizia della morte di mio fratello.

BIAGI: Lei ha detto che invecchiando si diventa allegri: perché?

     PASOLINI: Perché si ha meno futuro, e quindi meno speranze, e questo è un grande sollievo. [...]

BIAGI: Lei non ha speranze?

     PASOLINI: No.

BIAGI: Vive giorno per giorno?

     PASOLINI: Sì. Non ho più quelle speranze che sono alibi.

BIAGI: Questa società che lei non ama in fondo le ha dato il successo, la notorietà...

     PASOLINI: Il successo non è niente. Il successo è l’altra faccia della persecuzione. E poi il successo è sempre una cosa brutta per un uomo. Può esaltare al momento, può dare delle piccole soddisfazioni a certe vanità, ma in realtà, appena ottenuto, si capisce che è una cosa brutta. Per esempio, il fatto di aver trovato i miei amici qui, alla televisione, non è bello. Per fortuna noi siamo riusciti ad andare al di là dei microfoni e del video e a ricostituire qualcosa di reale e di sincero, ma come posizione è brutta, è falsa.

BIAGI: Perché? Che cosa ci trova di così anormale?

     PASOLINI: Perché la televisione è un medium di massa, che non può che alienarci.

BIAGI: Ma oltre ai formaggini e al resto, come lei ha scritto una volta, questo mezzo porta in casa adesso anche le sue parole. Noi stiamo discutendo tutti con una grande libertà, senza alcuna inibizione.

     PASOLINI: No, non è vero.

BIAGI: Sì è vero. Lei può dire tutto quello che vuole.

     PASOLINI: No, non posso dire tutto quello che voglio.

BIAGI: Lo dica.

     PASOLINI: No, non potrei, perché sarei accusato di vilipendio dal codice fascista italiano. In realtà non posso dire tutto. E poi, a parte questo, oggettivamente di fronte all’ingenuità o alla sprovvedutezza di certi spettatori, io stesso non vorrei dire certe cose. Ma a parte questo, è il medium di massa in sé: nel momento in cui qualcuno ci ascolta dal video ha verso di noi un rapporto da inferiore a superiore, che è un rapporto spaventosamente antidemocratico. 

     La società cerca di assimilare, di integrare, certo, è l’operazione che deve fare per difendersi, ma non sempre riesce [...]

     Non possiamo parlare di poesia come di merce. Io produco, tu dici, ed è vero, ma produco una merce che in realtà è inconsumabile [...]. Morirò, morirà il mio editore, moriremo tutti noi, morirà la nostra società, morirà il capitalismo, ma la poesia resterà inconsumata.

A luglio 1971 Pasolini partecipa ad una puntata della popolare tavola rotonda televisiva "Terza B: facciamo l’appello" condotta da Enzo Biagi; dopo la registrazione, la RAI, decide di non mettere in onda il programma: la legge italiana proibiva la comparsa alla televisione di Stato di chiunque, al momento della trasmissione, fosse soggetto a procedimenti penali. Per i fatti di Lotta Continua, la RAI, da per scontata la condanna di Pasolini e quindi, lo censura. Il programma "Terza B facciamo l'appello", protagonista Pasolini, viene messo onda soltanto solo dopo la sua morte.

La Stampa del 27 luglio del 1971, un articolo di Enzo Biagi dal titolo: "L'innocenza di Pasolini.

 
Nel 1971 Eugenio montale pubblica Satura. Pasolini lo recensisce su «Nuovi argomenti». 




   Tutta Satura è in fondo un pamphlet antimarxista. Ma se fosse soltanto così, io mi limiterei a prenderne atto (chiamato in ballo dal registro satirico). Se lo disapprovo è invece perché Montale ha voluto ignorare che anche la pragmatica borghese, oltre che la prassi marxista, si fonda sull’illusione del tempo, e che i borghesi, come i comunisti, non fanno altro che parlare del “domani”. Se il “mondo migliore” (di questo maledetto domani) è una promessa dell’opposizione è anche un’assicurazione del potere.

   Ma a differenza del marxismo, Montale non si “libera”, in quanto poeta satirico, del potere. Anzi, compie una specie di identificazione tra potere e natura. Il suo libro è tutto fondato sulla naturalezza del potere (...).


Il 20 agosto è la data iniziale, segnata in calce ai versi, di una raccolta, L’hobby del sonetto. L’Hobby del sonetto è una raccolta di 112 componimenti poetici, sonetti scritti fra il 1971 e il 1973 in parte in Inghilterra durante le riprese dei Racconti di Canterbury e in parte in Italia. La raccolta è stata pubblicata integralmente solo nel 2003 nel volume Tutte le poesie (a cura di Walter Siti), edizione Meridiani Mondadori.

A fine dicembre, finita la correzione delle bozze di Empirismo eretico, la raccolta di saggi di linguistica, letteratura e cinema che uscirà nell'aprile successivo, parte per la Siria, per i primi sopralluoghi del terzo film della trilogia della vita, Il Fiore delle Mille e una notte.

Il linciaggio nei confronti di Pasolini, si fa sempre più pesante:

Lotta Continua

16.04.71 Torino. Denuncia contro Pasolini nella sua qualità di direttore di "Lotta Continua" per istigazione a disobbedire alle leggi e per propaganda antinazionale.

03.06.71 Siena. Denuncia contro Pasolini (nella sua qualità - presunta - di direttore di "Lotta Continua") da parte dell'Avv. Arturo Viviani per istigazione a delinquere e apologia di reato.

05.06.71 Questione "Lotta Continua" di Siena. Rapporto-denuncia della questura.

18.10.71 Questione "Lotta Continua" di Torino. Udienza in corte d'assise.

Pecore di Porcile

08.11.71 Questione pecore Porcile. Udienza in tribunale.

Decameron


26.08.71 Denuncia di Orlandini Fabio (Trento) contro il film Decameron.

27.08.71 Decameron. Richiesta di archiviazione del P.M. e decreto di archiviazione del giudice istruttore di Trento.

17.09.71 Decameron. Denuncia di Glauco Peretto (Verona).

18.09.71 Decameron. Denuncia di Saverio Blasi (Taranto).

20.09.71 Decameron. Denuncia di: Alberto Muzzetti (Milano); Costantino Locatelli e di Claudio Valenza del fronte Monarchico Giovanile (Roma).

21.09.71 Decameron. Denunce di: Giuseppe Barca più altri 10 da Napoli; Giancarlo Cavalli.

24.09.71 Decameron. Denuncia di Giampaolo Vincenti (Genova).

01.10.71 Decameron. Denuncia di Michele Dacampo (Venezia); Umberto Monti e Ferrari (Roma).

02.10.71 Decameron. Sequestro del film disposto dalla procura della Repubblica di Bari.

02.10.71 Decameron. Denuncia di Lorenzo Mannozzi Turini dell'ispettorato provinciale di Ancona del corpo forestale dello stato.

04.10.71 Decameron. Denuncia di Salvatore Mirra (Napoli).

10.10.71 Decameron. Denuncia di Michele D'Ambrosio anche a nome di 52 cittadini di Lucera.

11.10.71 Decameron. Denuncia di Teodorico Stendardo presidente del comitato nazionale per la pubblica moralitò più altri 60 (Napoli).

12.10.71 Decameron. Denuncia di Alfonso Petrella (Lucera).

20.10.71 Decameron. Denunce di: Roberto Spelta (Pavia); Maria Rosa Mazzucchi (Milano); Ester Brioschi (Sesto San Giovanni).

22.10.71 Decameron. Denuncia di Bice Allegretti (Milano).

23.10.71 Decameron. Denuncia di Neris Arisi (Milano).

24.10.71 Decameron. Denunce di: Giovanni Colombo (Milano); Alba Damonte (Milano).

26.10.71 Decameron. Denuncia di Giuseppe Moneta (Milano).

28.10.71 Decameron. Denuncia di Suor Rosa Zanotti e suo Erminia Cappelli (Milano).

04.11.71 Decameron. Denuncia di Piermaria Ferri (Roma).

05.11.71 Decameron. Denuncia di Giuseppe Sacconi (Cesano Maderno).

13.11.71 Decameron. Sequestro del film disposto dalla procura della repubblica di Ancona.

21.11.71 Decameron. Sequestro del film disposto dalla procura della repubblica di Sulmona.

@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare

Curatore, Bruno Esposito

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