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venerdì 25 febbraio 2022

Pier Paolo Pasolini, "Ora posso lavorare tranquillo" - La Stampa, 24 novembre 1968

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Eretico e Corsaro


Lo scrittore-regista a Torino: 
"Ora posso lavorare tranquillo"
 

La Stampa, 24 novembre 1968

Pasolini ha appreso la notizia dell'assoluzione a Torino, mentre stava terminando le prove della commedia che andrà in scena mercoledì sera, per la stagione del nostro Teatro Stabile. Gliel'ha telefonata da Venezia il produttore del film, Franco Rossellini, nipote del celebre regista. Lo abbiamo incontrato pochi minuti dopo, nel « deposito d'arte San Fermo », il singolare ambiente da lui scelto per il debutto teatrale, alla barriera Crimea; un grande capannone bianco di calce, con tante panche di legno per sostituire le poltrone dì velluto rosso -del teatro « borghese », e il minuscolo palcoscenico sul fondo.

Pasolini, Anche Marcuse adulatore? «Nuovi Argomenti», n.s., 10, aprile-giugno 1968

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Eretico e Corsaro



Anche Marcuse adulatore?

Nuovi Argomenti», aprile-giugno 1968

So da una intervista del «Paese Sera» che Marcuse avrebbe definito i giovani studenti «i veri eroi del nostro tempo» (la parola «eroi» è usata in senso positivo, non per esempio, come potrebbe essere usata a proposito, di Hitler o di Molotov).

Dunque anche Marcuse è un adulatore? Egli probabilmente aveva voluto dire «protagonisti», che sono eroi in accezione sospesa. Io però direi piuttosto «antagonisti», poiché i veri protagonisti sono, ancora, i vecchi e i giovani che stanno dalla parte dei vecchi (ossia protagonista è la maggioranza).

Pier Paolo Pasolini, Perchè allo Strega no e al Festival si - Tempo, 27 agosto 1968

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Pier Paolo Pasolini
Perchè allo Strega no e al Festival si

Tempo, 27 agosto 1968

Pasolini andrà al Festival pur di non ottenere premi - La Stampa, giovedì 15 agosto 1968

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Pasolini andrà al Festival pur di non ottenere premi

La Stampa, giovedì 15 agosto 1968

Anno 102 - Numero 184

(Trascrizione curata da Bruno Fraccaroli)

Ha accettato di presentare il suo film « Teorema » dichiarando in partenza che non ritirerà un eventuale riconoscimento - La stessa posizione è condivisa da Liliana Cavani, autrice di « Galileo », e Bernardo Bertolucci, presente con « Partner » - Pier Paolo Pasolini polemizza con i nemici della rassegna e attacca il terrorismo ideologico dei « fascisti di sinistra ».


(Dal nostro inviato speciale) Venezia, 14 agosto


Il Leone d’oro, premio della Mostra cinematografica di Venezia al miglior film della rassegna, quest’anno corre un rischio che gli anni passati non corse: il rischio di essere lasciato lì, a ruggire davanti alla poltrona di Luigi Chiarini, direttore del Festival. Una lunga giornata di discussioni tra Chiarini e alcuni tra i possibili candidati al premio (Pasolini per Teorema, Liliana Cavani per Galileo, Bertolucci per Partner) avrebbe maturato questa conclusione. I registi di cui si discorre appartengono all’Anac, l'associazione degli autori cinematografici che ufficialmente si è schierata contro il festival veneziano. Luigi Chiarini, nel difendere le sue posizioni, ha cercato di convincere i tre autori ad accettare senza storie la regola del gioco. Ma è riuscito a piegare soltanto a metà i suoi interlocutori. Infine hanno trovato l’accordo: ciascuno faccia la sua parte, il festival assegni pure il suo Leon d’oro, le sue coppe e i suoi bucintori. Se questi premi toccheranno a qualcuno dei contestatori, pazienza: essi non diranno di no, ma lasceranno la coppa, il leone e ogni altro suppellettile decorativa nelle mani di chi gliela vorrebbe assegnare. Soluzione di compromesso, dunque.

lunedì 21 febbraio 2022

Le ceneri di Pasolini - L'Espresso del 23 giugno 1968

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Le ceneri di Pasolini

L'Espresso del 23 giugno 1968

Ali dagli occhi azzurri, Profezia di Pier Paolo Pasolini

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Profezia


A Jean-Paul Sartre, che mi ha raccontato 

la storia di Alì dagli Occhi Azzurri.


Era nel mondo un figlio e 

un giorno andò in Calabria:

era estate, ed erano 

vuote le Casupole, 

nuove, a pandizucchero, 

da fiabe di fate color 

della fame. Vuote.

Come porcili senza porci, nel centro di orti senza insalata, di campi senza terra, di greti senza acqua. Coltivate dalla luna, le campagne. Le spighe cresciute per bocche di scheletri. Il vento dallo Jonio

venerdì 18 febbraio 2022

Pier Paolo Pasolini, Perché vado a Venezia - «II Giorno», 15 agosto 1968

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Pier Paolo Pasolini
Perché vado a Venezia

«II Giorno», 15 agosto 1968

Finalmente è uscito sul Festival di Venezia un articolo che, pur contestandolo (Dio solo sa che sforzo faccio su me stesso per usare questa che è diventata la parola di un nuovo conformismo), lo fa pacatamente e ragionan­do. Si tratta di un breve intervento del critico Mino Ar­gentieri («Rinascita», n. 32). Va bene, Argentieri scrive da uomo iscritto a un partito, e i suoi argomenti sono gli argomenti della linea politica di un partito, che è, eter­namente, la solita (cfr. la mia Polemica in versi del ’57), e che implica quindi una sorta di cinismo strumentalizza­tore e una certa dose di cosciente calcolo. Tuttavia il di­scorso di Argentieri è «pacato»; non è terroristico. E questo è già molto, direi che è tutto, in un momento in cui il «fascismo di sinistra» (che è fenomeno assolutamente nuovo: non ha nulla a che fare con la analogia istituita dal basso anticomunismo nel passato, tra totali­tarismo fascista e totalitarismo staliniano: che è una be­stialità), in cui il fascismo di sinistra, dico, ha creato una situazione di vero e proprio terrore ideologico.

giovedì 17 febbraio 2022

Pasolini in tribunale a Venezia - «"Teorema" è un'opera scandalosa ma soltanto in senso ideologico» La Stampa, 10 novembre 1968

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Pasolini in tribunale a Venezia
«"Teorema" è un'opera scandalosa ma soltanto in senso ideologico» 

 La Stampa, 10 novembre 1968

Pasolini in tribunale a Venezia difende il suo film «"Teorema" è un'opera scandalosa ma soltanto in senso ideologico» Il regista ha detto che le scene incriminate vanno viste alla luce di un racconto simbolico - I rapporti erotici dei personaggi sono l'unico modo di comunicazione autentica La pellicola è stata proiettata ieri mattina in un cinema veneziano per giudici e difensori 

(Dal nostro corrispondente) 

Venezia, 9 novembre. 

mercoledì 16 febbraio 2022

Pier Paolo Pasolini, Votate scheda bianca e vincerà la cultura «II Giorno», 4 luglio 1968

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Pier Paolo Pasolini
Votate scheda bianca e vincerà la cultura

«II Giorno», 4 luglio 1968

Cari amici,

oggi andate a votare al Premio Strega. Non è una cosa di grande importanza — lo ammetto — benché non trovi che ci sia in questo nulla di «comico», come trova un giornale romano della sera, incomprensibilmente.

Se non è importante è indicativo. Per le seguenti ra­gioni:

Pier Paolo Pasolini, Io difendo padre Arpa «Paese Sera», 6 febbraio 1968

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Pier Paolo Pasolini 
Io difendo padre Arpa

«Paese Sera», 6 febbraio 1968


( Nell'immagine sotto, L'Unità del 7 febbraio 1968)


I lettori di «Paese Sera» hanno letto qualche giorno fa una notizia di cronaca abbastanza lunga — e articolata, commentata «scritta» — non puramente e meccanicamente informativa, voglio dire. Serpeggiava in quella notizia, resa «oggettiva» dal fatto di comparire nella pagina della cronaca, un certo spiritello divertito, non privo di non saprei dire che compiacenza (quella forse che dà la conferma di essere dalla parte della ragione?).

Come tutti i lettori di giornali, anche i lettori di «Paese Sera» non hanno buona memoria (suppongo). Quindi certamente non si ricordano che il padre Arpa della cui cattura e della cui traduzione a Regina Coeli si parlava in quella notizia, è lo stesso padre Arpa di cui «Paese Sera» si era occupato in altre occasioni: per esempio quando si parlava della difesa della Dolce vita (e io ho anche la presunzione di aggiungere la difesa di Accattone), oppure quando si parlava del festival del Cinema Sud Americano (quello stesso che ora viene delibato come se il saporino della truffa desse un certo piacere di vittoria).

Padre Arpa è un uomo piccolo come una formica, in uno stato perpetuo di raptus che può far anche sorridere i laici cattivi, che parla sempre come se non avesse incertezze; con una pronuncia alto-italiana che sanno avere (chissà perché) solo i preti, e aggredisce qualsiasi argomento come se a ordinare la sintassi e a concludere con la reggente giusta una serie imprevedibile di subordinate, ci pensasse uno spiritello serafico sempre pronto e sempre pacifico, (e padre Arpa considererebbe offensivo non affidarglisi ciecamente).

Perché scrivo queste cose? Perché mi lascio andare a questa aneddotica tra ironica e affettuosa? Perché questa captatio benevolentiae sorniona e appena mormorata?

È semplice, perché io difendo padre Arpa. E non intendo affatto — come fanno i galantuomini e le persone corrette — aspettare il giudizio della magistratura. Che uomo sarei se per giudicare aspettassi il giudizio della magistratura? Non sono stato vicino a padre Arpa? Non ho parlato con lui? Non l’ho sentito parlare? Non ho osservato la sua presenza fisica e il suo comportamento (con cui talvolta si parla più che con le parole?). E allora? Un uomo è forse un miracolo? E il nostro giudizio su lui è casuale? Può cambiare col cambiare delle cose, come se l’avessimo formulato non con la nostra testa, ma in una specie di sogno?

E noto: gli italiani sono poco psicologi. Demandano le proprie definizioni psicologiche al caso e al soccorso degli altri. Chiunque potrebbe essere un altro. Qualunque buono potrebbe essere cattivo e qualunque cattivo potrebbe essere buono. Gli italiani son pronti ad accettare tutto, su un loro concittadino, fuorché quello che può pensare la loro testa. Evidentemente mancano molto di fiducia nella propria testa.

Pier Paolo Pasolini, In nome della cultura mi ritiro dal Premio Strega - «Il Giorno», 24 giugno 1968

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In nome della cultura mi ritiro dal Premio Strega

«Il Giorno», 24 giugno 1968

La prima reazione di un osservatore oggettivo e un po’ indifferente, nel venire a sapere che un partecipante al Premio Strega, poco prima della seconda votazione, ritira il suo libro, è che si tratti di una azione scorretta. Ebbene, lo è. Si tratta di una scorrettezza formale: e si sa che la correttezza formale è una delle basi della convivenza democratica. Benché questo non mi sia costato molta fatica, ho dovuto dunque usare una certa violenza contro me stesso, in questa decisione di ritirarmi dal premio (formalmente, secondo il regolamento, il mio ritiro in pratica non sussiste: i miei 62 elettori sono perciò liberi di fare quello che vogliono — e sappiano, proprio a questo punto, che sono verso di loro pieno di gratitudine — anche perché almeno 40 di quei voti mi sono giunti inaspettati).

Pasolini invita il pubblico a non vedere Teorema - Conferenza alla mostra di Venezia 1968 - LA STAMPA, venerdì 6 Settembre 1968

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Pasolini invita il pubblico a non vedere Teorema
Anno 102 - Numero 202 
LA STAMPA 
Venerdì 6 Settembre 1968
Venezia, 5 settembre.
 
(Trascrizione curata da Bruno Fraccaroli)

Dal nostro inviato speciale

Sta per accendersi lo schermo per la proiezione del film Teorema quando il suo autore, Pier Paolo Pasolini, sale sul palcoscenico: il film, egli annuncia, si proietta contro la sua volontà, perciò coloro che vogliono solidarizzare con lui contro questa decisione della Mostra, sono invitati ad uscire. Ciò è avvenuto nella sala grande del Palazzo del Cinema, stamane, all'inizio della proiezione riservata ai critici. All'appello di Pasolini, dieci o venti tra il pubblico abbandonano la sala al seguito di P.P.P.; ma i più rimangono. Teorema si proietta senza incidenti. Ma due ore dopo, conferenza stampa esplicativa. Sotto le piante, nel parco d'un grande albergo del Lido, 

P.P.P., in piedi sopra un tavolo risponde al tiro incrociato di critici e cineasti delle più varie estrazioni: contestatori, antì-contestatori, rivoluzionari, ecc. 

« Come mai », 

   domanda il critico Paolo dì Valmarana, del giornale de II Popolo: 

martedì 15 febbraio 2022

1968, PIER PAOIO PASOLINI, sui festival - Lugubri come night club e utili come i «caroselli» L'Avanti, 5 settembre 1968

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PIER PAOIO PASOLINI 
DA VENEZIA  SUI FESTIVAL
Lugubri come night club e utili come i «caroselli»

L'Avanti, 5 settembre 1968

(Trascrizione curata da Bruno Esposito)


DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

VENEZIA LIDO. 4. 

Da Alexander Kluge, che abbiamo sentito ieri, a Pier Paolo Pasolini, che sentiamo oggi, il salto e notevole. Non tanto o non solo perchè Kluge rappresenta una posizione rispetto alla mostra veneziana e Pasolini ne rappresenta un'altra. Quanto proprio per ragioni di temperamento, per differenza di personalità, umana e poetica: se non proprio due differenti concezioni del mondo, Kluge e Pasolini rappresentano due diversi modi di vivere la propria avventura esistenziale. E tanto e sicuro, logico, razionalmente freddo il tedesco, quanto l'italiano è emotivamente perentorio, istintivamente ribelle, aperto nelle proprie contraddizioni, tutto "Passione e ideologia", come appunto si intitola un suo libro. Nella polemica, a volte furiosa, sulla contestazione alla mostra veneziana, ha assunto per settimane una posizione contraria a quella degli altri autori dell’ANAC, poi ha finito per attestarsi su una linea mediana (e a tratti mediatrice).

domenica 13 febbraio 2022

Lettera al Presidente del Consiglio Giovanni Leone di Pier Paolo Pasolini - Tempo numero 39, 21 settembre 1968

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Eretico e Corsaro





Lettera al Presidente del Consiglio Giovanni Leone 
di Pier Paolo Pasolini 
(Sulla contestazione alla Mostra del Cinema di Venezia e sulla repressione del Movimento Studentesco)
“Il Caos”, rubrica in “Tempo”, numero 39, 21 settembre 1968


Lettera al Presidente del Consiglio


Ci siamo conosciuti - se lo ricorda onorevole Leone? - a una proiezione privata di "Uccellacci e uccellini" (Lei, come si sono riaccese le luci, mi ha dato sul film il primo giudizio: sospeso ma cordiale); Le posso dunque scrivere non come a un remoto Capo del Governo, ma come a uomo in carne e ossa, come a un amico. 
Vorrei porle una domanda precisa (una "interrogazione"?), seguita da altre domande nascenti da una curiosità puramente intellettuale, non implicanti una risposta.
La prima domanda è: per quale ragione il governo da Lei presieduto, e che, appunto perché provvisorio, rappresenta in modo più funzionale e trasparente il potere statale, ne è emanazione diretta e impretestuale, si è dimostrato violentemente ostile a una richiesta così "squisitamente" democratica, com'era quella delle forze di contestazione contro la Mostra di Venezia (dopo un primo momento, diciamo, eversivo: l'occupazione, del resto solo minacciata)? 

Pier Paolo Pasolini, CHE COSA È SUCCESSO A VENEZIA - Tempo, numero 38, del 14 settembre 1968

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Pier Paolo Pasolini
CHE COSA È SUCCESSO A VENEZIA

Tempo,  numero 38, del 14 settembre 1968

È questa una breve cronaca dei primi giorni della Mostra di Venezia, da cui cercherò di far emergere quello che, secondo me, è il senso reale di quanto è successo.

L’occupazione della Mostra, decisa dall’Anac - che la definiva una «occupazione pacifica di lavoro» - e portata avanti da un Comitato di coordinamento formato dalle più svariate forze di opposizione - dai partiti di sinistra, compresa parte del Psu, a una esigua rappresentanza di studenti - si è presentata all’opinione pubblica come una lotta per la cultura, e quindi solo implicitamente politica.

Ciò ha creato un’enorme confusione: 

  • a) presso gli uomini di cultura, che, sul piano culturalistico, ci rimproveravano di opporci a una Mostra che era effettivamente dalla parte della cultura; 
  • b) presso gli operai, che non si sentivano più di accettare l’equivalenza, tautologica e retorica - buona per tutti gli anni Cinquanta -: lotta per la cultura «progressista» uguale lotta politica; 
  • c) presso gli studenti, che si disinteressano, a ragione o a torto, dei problemi strettamente culturali, e che, non essendo vissuti negli anni Cinquanta, non ci pensano nemmeno a operare un’identificazione aprioristica tra una lotta per la cultura e una lotta politica; 
  • d) presso gli osservatori e i giornalisti, che hanno visto nella lotta dell’Anac semplicemente una misera lotta competitiva col direttore della Mostra.

sabato 12 febbraio 2022

≪ Sono un rivoluzionario, non un contestatore ≫ Pier Paolo Pasolini spiega perchè va a Venezia - L'Avanti, 17 agosto 1968

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CONTINUA LA POLEMICA SUL FESTIVAL
Pier Paolo Pasolini spiega perchè va a Venezia

≪ Sono un rivoluzionario, non un contestatore ≫, dice l’autore di << Teorema >> in un ’intervista alla Stampa. Sorpreso per il << no >> di Michelangelo Antonioni alla Mostra.

(Quest'articolo pubblicato dall'Avanti, è ripreso integralmente da un'intervista rilasciata da Pasolini, per "La Stampa" (che sarà pubblicata a breve su questo blog). Il fatto che questa intervista viene ripresa da due quotidiani, la rende particolarmente interessante)  

In un’intervista rilasciata all'inviato della Stampa, Gigi Ghirotti, il regista Pier Paolo Pasolini spiega le ragioni della sua decisione di partecipare alla Mostra cinematografica di Venezia.

Ecco il testo dell'intervista.

<< Domando a Pier Paolo Pasolini, che incontro al Lido nell'atrio 'dell'Excelsior, perchè poi l'anno scorso egli fosse pronto a ricevere il Leone d'oro e oggi è pronto invece. a lasciarlo perdere. Quel che l'anno scorso andava bene, quest'anno non va più? >>

Pasolini, e la contestazione - Forse questa sera i filocinesi occuperanno il premio Strega - La Stampa, venerdì 5 luglio 1968

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CONTESTAZIONE GLOBALE ANCHE IN LETTERATURA
Forse questa sera i filocinesi occuperanno il premio Strega

La Stampa, giovedì 5 - venerdì 5 luglio 1968 Anno 100 Numero 153

( Trascrizione curata da Bruno Fraccaroli)


Servizio particolare a Stampa Sera

Roma, giovedì sera

Mancano poche ore all’assegnazione del «Premio Strega». Per la prima volta, dopo 22 anni, quasi a nessuno, negli ambienti pettegoli e chiassosi del mondo letterario-mondano della capitale, importa di sapere chi sarà il vincitore che, comunque, tutti indicano in Alberto Bevilacqua col suo romanzo « L’occhio del gatto ». La domanda che tutti si pongono è questa: cosa accadrà stanotte al « Ninfeo di Valle Giulia »? Si parla di « occupazione » da parte di elementi filo-cinesi; si parla di « contestazione globale », si parla, soprattutto, di una valanga di schede

venerdì 11 febbraio 2022

Pier Paolo Pasolini, « Fare ospedali psichiatrici è un crimine » - TAMPA SERA, sabato 14 - domenica 15 dicembre 1968

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Intervista con il più polemico scrittore d’Italia
« Fare ospedali psichiatrici è un crimine » 

STAMPA SERA 

Sabato 14 - domenica 15 dicembre 1968

Anno 100 - Numero 284

(Trascrizione curata da Bruno Fraccaroli)

 

È una risposta a un convegno che si tiene in questi giorni a Torino sui manicomi e al quale l’autore di « Orgia » ha voluto partecipare - Si tratta di ghetti dove vengono rinchiusi i «diversi» - Il problema rimane: ma la società deve rispettare le loro conquiste .

«È un crimine costruire un ospedale psichiatrico?»: è il tema del convegno che si svolge in questi giorni a Torino e a cui partecipano docenti, medici, sociologi di tutta Italia. Dalla facoltà di Architettura, dove vi era iniziato, si è trasferito in un’aula della clinica neurologica delle Molinette, occupata in segno di protesta dagli studenti di Medicina; stamane i congressisti si sono recati in visita all’ospedale di Collegno e hanno tenuto una riunione nel teatro.

giovedì 10 febbraio 2022

Pier Paolo Pasolini, Ah, Italia disunita! - «Nuovi Argomenti» n. 10 aprile-giugno 1968

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 Nel mese di maggio 1968, viene pubblicata l'antologia di Gianfranco Contini "Letteratura dell’Italia unita 1861-1968". Pasolini con un'articolo su Nuovi Argomenti critica Contini per le molte esclusioni: 

lunedì 7 febbraio 2022

Pier Paolo Pasolini, biografia breve - 1967, La storia della mia vita è la storia dei miei libri.

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Pier Paolo Pasolini,   biografia breve
1967
La storia della mia vita è la storia dei miei libri.





Il 1967 inizia con molte idee e progetti in cantiere. In una lettera a Garzanti Pasolini fa un elenco di nuovi lavori letterari abbozzati:
Pagine Tratte da "Lettere" a cura di Nico Naldini

In un’intervista rilasciata a Manlio Cancogni a febbraio dichiara (L'intervista completa la trovi qui):


Un piccolo Paese non può dare un grande scrittore. Lo ha detto Goldmann.
...
Sì. Ogni libro è in rapporto al suo background culturale. Se questo è mediocre anche il libro lo sarà.

[...]

...Non scrivo poesie perché non ho destinatario. Non so più a chi mi rivolgermi. So che ci sono in Italia un diecimila persone che amano la poesia. Ma a loro mi rivolgo lo stesso, anche senza scrivere... 

[...]

...Il teatro invece mi consente di fare nello stesso tempo poesia e romanzo. Poesia perché come sai scrivo le mie tragedie in versi-romanzo perché racconto una storia...

(Manlio Cancogni intervista Pier Paolo Pasolini

1967

Un piccolo Paese non può dare un grande scrittore.)

 

martedì 1 febbraio 2022

Manlio Cancogni intervista Pier Paolo Pasolini, 1967 - Un piccolo Paese non può dare un grande scrittore.

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Manlio Cancogni intervista Pier Paolo Pasolini, 1967


Se è possibile scrivere un capolavoro? È sciocco chiederselo. Il problema non esiste. E comunque, chi potrebbe saperlo? È una domanda pretesto. Considerala come un punto di partenza. D’altra parte è pur vero che si scrivono molti libri tutti abbastanza modesti. Come mai?
Un piccolo Paese non può dare un grande scrittore. Lo ha detto Goldmann.
Tu sottoscrivi?
Sì. Ogni libro è in rapporto al suo background culturale. Se questo è mediocre anche il libro lo sarà. Possono esserci delle eccezioni, è vero, ma allora si tratta di persone culturalmente apolidi, che vivono in Italia e scrivono in italiano per combinazione. Scrittori che hanno un taglio europeo, cresciuti in un circuito culturale più vasto. L’Italia è una piccola nazione, meschina. Lo ripeto: non può dare un grande libro.
Ma chi ti obbliga a vivere nella meschineria del tuo Paese? Puoi benissimo restare in Italia in ‘terra di pipe’, come si dice, e infischiartene della sua cultura, del suo ambiente, dei suoi problemi, e della sua società letteraria. Certo che se invece di osservare la realtà e la vita, vivi in mezzo alle chiacchiere dei letterati, sei per forza condizionato dalla cultura, chiamiamola così, del tuo Paese.

Che cosa fanno gli scrittori italiani? Dieci domande a Pier Paolo Pasolini - Di Elio Filippo Accrocca - La Fiera Letteraria, domenica 30 giugno 1957

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Che cosa fanno gli scrittori italiani? Dieci domande a Pier Paolo Pasolini

Di Elio Filippo Accrocca

[La Fiera Letteraria, domenica 30 giugno 1957 pp.1-2]


Due sono i posti più «pasoliniani» di Roma (così come ad altri appartengono Portonaccio o Trastevere, San Lorenzo o Tormarancio), entrati nella letteratura attraverso la via diretta del documento, della passione umana che da essi deriva per motivi diversi e per diverse suggestioni: Rebibbia, la zona cioè del carcere modello che sorge al di là dell’Aniene sulla Tiburtina, oltre Ponte Mammolo; e il Ciriola, il galleggiante sul Tevere sotto Ponte di Sant’Angelo, dove i «ragazzi di vita» si bagnano per intere stagioni, fino a quando cioè – divenuti adulti quel tanto da apparire «poveri ma belli» – prenderanno altre strade.

Pier Paolo Pasolini - PERCHÉ QUELLA DI EDIPO È UNA STORIA - 1967

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1967
PERCHÉ QUELLA DI EDIPO È UNA STORIA

       di Pier Paolo Pasolini

Prefazione all’edizione a stampa di Edipo re, pubblicata da Garzanti nel settembre 1967.

       

Il cinema sarebbe dunque naturalistico.

       Io oso infatti dire: «Se attraverso il linguaggio cinematografico io voglio esprimere un facchino, prendo un facchino vero e lo riproduco: corpo e voce».

       Allora Moravia ride: «Ecco, il cinema è naturalistico, come vedi. È naturalistico, è naturalistico. Ma il cinema è immagine. E solo rappresentando un facchino muto (con eleganza) tu puoi fare del cinema in qualche modo non naturalistico».

       «Niente affatto», dico io, «il cinema è “semiologicamente” una tecnica audiovisiva. Quindi facchino in carne ossa e voce.»

       «Ah, ah, il neorealismo!» fa Moravia.