Pagine

Le pagine corsare - Riflessioni su "Processo alla DC"

Pasolini, l'ideologia

Il Friuli di Pier Paolo Pasolini

Guido Alberto Pasolini

Le poesie

La saggistica

La narrativa

Pasolini - docufilm, cortometraggi e collaborazioni varie.

Il teatro di Pasolini

Atti del processo

Omicidio Pasolini - Inchiesta MicroMega

Interrogatorio di Pino Pelosi

Arringa dell'avvocato Guido Calvi

Le Incogruenze

I sei errori della polizia

Omicidio Pasolini, video

mercoledì 16 febbraio 2022

Pier Paolo Pasolini, Votate scheda bianca e vincerà la cultura «II Giorno», 4 luglio 1968

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Pier Paolo Pasolini
Votate scheda bianca e vincerà la cultura

«II Giorno», 4 luglio 1968

Cari amici,

oggi andate a votare al Premio Strega. Non è una cosa di grande importanza — lo ammetto — benché non trovi che ci sia in questo nulla di «comico», come trova un giornale romano della sera, incomprensibilmente.

Se non è importante è indicativo. Per le seguenti ra­gioni:

Pier Paolo Pasolini, Io difendo padre Arpa «Paese Sera», 6 febbraio 1968

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro


Pier Paolo Pasolini 
Io difendo padre Arpa

«Paese Sera», 6 febbraio 1968


( Nell'immagine sotto, L'Unità del 7 febbraio 1968)


I lettori di «Paese Sera» hanno letto qualche giorno fa una notizia di cronaca abbastanza lunga — e articolata, commentata «scritta» — non puramente e meccanicamente informativa, voglio dire. Serpeggiava in quella notizia, resa «oggettiva» dal fatto di comparire nella pagina della cronaca, un certo spiritello divertito, non privo di non saprei dire che compiacenza (quella forse che dà la conferma di essere dalla parte della ragione?).

Come tutti i lettori di giornali, anche i lettori di «Paese Sera» non hanno buona memoria (suppongo). Quindi certamente non si ricordano che il padre Arpa della cui cattura e della cui traduzione a Regina Coeli si parlava in quella notizia, è lo stesso padre Arpa di cui «Paese Sera» si era occupato in altre occasioni: per esempio quando si parlava della difesa della Dolce vita (e io ho anche la presunzione di aggiungere la difesa di Accattone), oppure quando si parlava del festival del Cinema Sud Americano (quello stesso che ora viene delibato come se il saporino della truffa desse un certo piacere di vittoria).

Padre Arpa è un uomo piccolo come una formica, in uno stato perpetuo di raptus che può far anche sorridere i laici cattivi, che parla sempre come se non avesse incertezze; con una pronuncia alto-italiana che sanno avere (chissà perché) solo i preti, e aggredisce qualsiasi argomento come se a ordinare la sintassi e a concludere con la reggente giusta una serie imprevedibile di subordinate, ci pensasse uno spiritello serafico sempre pronto e sempre pacifico, (e padre Arpa considererebbe offensivo non affidarglisi ciecamente).

Perché scrivo queste cose? Perché mi lascio andare a questa aneddotica tra ironica e affettuosa? Perché questa captatio benevolentiae sorniona e appena mormorata?

È semplice, perché io difendo padre Arpa. E non intendo affatto — come fanno i galantuomini e le persone corrette — aspettare il giudizio della magistratura. Che uomo sarei se per giudicare aspettassi il giudizio della magistratura? Non sono stato vicino a padre Arpa? Non ho parlato con lui? Non l’ho sentito parlare? Non ho osservato la sua presenza fisica e il suo comportamento (con cui talvolta si parla più che con le parole?). E allora? Un uomo è forse un miracolo? E il nostro giudizio su lui è casuale? Può cambiare col cambiare delle cose, come se l’avessimo formulato non con la nostra testa, ma in una specie di sogno?

E noto: gli italiani sono poco psicologi. Demandano le proprie definizioni psicologiche al caso e al soccorso degli altri. Chiunque potrebbe essere un altro. Qualunque buono potrebbe essere cattivo e qualunque cattivo potrebbe essere buono. Gli italiani son pronti ad accettare tutto, su un loro concittadino, fuorché quello che può pensare la loro testa. Evidentemente mancano molto di fiducia nella propria testa.

Pier Paolo Pasolini, In nome della cultura mi ritiro dal Premio Strega - «Il Giorno», 24 giugno 1968

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro

In nome della cultura mi ritiro dal Premio Strega

«Il Giorno», 24 giugno 1968

La prima reazione di un osservatore oggettivo e un po’ indifferente, nel venire a sapere che un partecipante al Premio Strega, poco prima della seconda votazione, ritira il suo libro, è che si tratti di una azione scorretta. Ebbene, lo è. Si tratta di una scorrettezza formale: e si sa che la correttezza formale è una delle basi della convivenza democratica. Benché questo non mi sia costato molta fatica, ho dovuto dunque usare una certa violenza contro me stesso, in questa decisione di ritirarmi dal premio (formalmente, secondo il regolamento, il mio ritiro in pratica non sussiste: i miei 62 elettori sono perciò liberi di fare quello che vogliono — e sappiano, proprio a questo punto, che sono verso di loro pieno di gratitudine — anche perché almeno 40 di quei voti mi sono giunti inaspettati).

Pasolini invita il pubblico a non vedere Teorema - Conferenza alla mostra di Venezia 1968 - LA STAMPA, venerdì 6 Settembre 1968

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro






Pasolini invita il pubblico a non vedere Teorema
Anno 102 - Numero 202 
LA STAMPA 
Venerdì 6 Settembre 1968
Venezia, 5 settembre.
 
(Trascrizione curata da Bruno Fraccaroli)

Dal nostro inviato speciale

Sta per accendersi lo schermo per la proiezione del film Teorema quando il suo autore, Pier Paolo Pasolini, sale sul palcoscenico: il film, egli annuncia, si proietta contro la sua volontà, perciò coloro che vogliono solidarizzare con lui contro questa decisione della Mostra, sono invitati ad uscire. Ciò è avvenuto nella sala grande del Palazzo del Cinema, stamane, all'inizio della proiezione riservata ai critici. All'appello di Pasolini, dieci o venti tra il pubblico abbandonano la sala al seguito di P.P.P.; ma i più rimangono. Teorema si proietta senza incidenti. Ma due ore dopo, conferenza stampa esplicativa. Sotto le piante, nel parco d'un grande albergo del Lido, 

P.P.P., in piedi sopra un tavolo risponde al tiro incrociato di critici e cineasti delle più varie estrazioni: contestatori, antì-contestatori, rivoluzionari, ecc. 

« Come mai », 

   domanda il critico Paolo dì Valmarana, del giornale de II Popolo: