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sabato 19 novembre 2022

Pier Paolo Pasolini "1944", LA POESIA NELLA SCUOLA - Tratto da Un paese di temporali e di primule, a cura di Nico Naldini - Ugo Ganda Editore

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Pier Paolo Pasolini

"1944"

LA POESIA NELLA SCUOLA 

Tratto da Un paese di temporali e di primule, a cura di Nico Naldini

Ugo Ganda Editore

Gli scolaretti di Versuta, Learco Cossarin, Dante Spagnol, Bepino Bertolin e altri, hanno conservato un quadernetto di poesie che il loro insegnante compose per loro, per cantare l’umile bellezza del mondo che essi conoscevano, ma per rivelargliela meglio attraverso la poesia. La raccoltina di quattordici poesie si intitola «1944».


 Gli scolaretti di Versuta

  

 Bionduccio e allegro il Nini

 con gli occhi birichini;

 Cesare, serio e Dante

 con l’occhio un po’ sognante.

 Crovatin studentino

 Gigiuti un bel bambino.

 

    Quadretti autunnali

  

 Le anitre alla fontana

 mettono i capi

 sotto il fiotto dell’acqua.

 Questo sulle penne

 si spezza e brilla

 come l’arcobaleno.

 La piazzetta scintilla

 al cielo sereno.

  

 La piazzetta dorme

 al calduccio del sole.

 Un vecchino riposa

 in quell’aria tranquilla

 presso la chiesa rosa.

  

 Tra i fiori stanchi

 quasi marciti,

 alcune gallinelle

 prendono il sole.

 

È il giorno dei Santi

  

 È il giorno dei Santi.

 È tutto un bel sereno.

 Nell’orto di Motta

 si sente un fresco odor di viole.

  

 Un uccelletto pigola solo

 nel silenzio.

 Che pallido sole!

  

 L’erba scolora

 sui prati abbandonati.

 Le campane alle mie spalle

 rombano altissime.

 È il giorno dei morti!

 

 L’Italia dolente

  

 Cara patria ferita,

 ferita dal tuo nemico,

 il tuo pianto è ben antico.

  

 Io sono fanciullo

 eppur mi duole il cuore

 sul tuo squallido dolore,

 cara patria ferita.

 

 Il Mattino

  

 Il galletto nella notte

canta solo a perdifiato;

 è uno strillo che si sente

 fino al pallido oriente.

  

 Ecco il cielo nuvoloso

 ora trema di una luce:

 una luce trista trista

 che di nubi il cielo lista.

  

 Ma ben lieto e ben soave

 batte intorno il mattutino.

 Par che Dio con la sua mano

 rassereni monte e piano.

  

 La gallinella bianca bianca

 nella pallida penombra

 leva un canto lieve e roco.

 La massaia accende il fuoco.

 

 La Viersa

  

 Sotto la brina canuta

 traspare la terra verde:

 gelsi, viti e alni

 e qualche campo di canne

 e solchi verdini di grano.

  

 La strada agghiacciata

 tra i gigli bianchi di brina,

 scompare dietro ai boschetti

 e alla nebbia azzurrina.

 Che silenzio di sogno!

  

 S’ode solo il canto della Viersa

 canto basso e lieve,

 canto interminabile,

 perduto nel sonno dei campi,

 come i morti sotterra.

  

 Vicino al fuoco

  

 Lo stecco secco crepita

 scuro e roco nel fuoco,

 la fiammuccia ventila

 pallida e gialla.

  

 Fanciulli freddi tremano

 coi nasetti rossi intorno.

 Nell’aria scura e dura

 gli stecchi attizzati scricchiolano.

  

 I campi gialli e freddi

 in una nebbia scura

 duran [?] lì zitti zitti

 con le rogge agghiacciate.

  

 Sui monti celestini,

 s’ingarbugliano fredde nuvole

 e la fiammuccia, lì in mezzo

 ventila leggera come un alito.

  

 Domenica di Novembre

  

 Sui verdi appassiti dei campi

 come un velo di cenere,

 la brina scintilla al cielo.

 Che quieta domenica!

Vanno freschi fanciulli,

 pel deserto mattino,

 verso una campana che suona

 come in sogno.

  

 Meriggio festivo

  

 Brilla intorno la neve,

 opaca al lucido cielo tra legni

 nudi, stecchiti e pallide rogge.

  

 In quel bianco deserto luccica

 il cielo ed è giorno di festa lo stesso.

  

 Come se fossero morti i fanciulli.

  

 Il sole e le viole

  

 Che calduccio stare al sole

 presso l’uscio in campagna;

 pare che odorino le viole

 lungo i cigli della via.

  

 La via è bianca e azzurro il cielo

 e verdina la pianura;

 c’è nell’aria come un velo

 che avvolge campi e mura.

  

 Una voce molle, molle

 una voce roca, roca

 par che nasca dalle zolle

 e trapunga l’aria fioca.

 

 È un fanciullo che ripete

 la poesia sotto il sole.

 Sulle guance rosa e liete

 gli occhi son due viole.

 

 Natale del ragazzo

 

 Muschio verde e tenerello

 grotta verde e illuminata

 con la mucca e l’asinello

 e la vergine incantata.

 

 Incantata sul bambino

 e Giuseppe col bastone

 e i Re Magi tutti d’oro

 e i Pastori in Processione.

 

 Pecorelle presso i laghi,

 le montagne coi castelli,

 sentierini bianchi, bianchi,

 e lucenti torrentelli.

 

 Per me bimbo tremante,

 tutto è sogno nel mio cuore,

 tutto è sogno qui d’intorno.


 La pipina

 

 La bambina ricciolina

 tutta linda e contenta

 gioca nella tettoia

 con la sua bambolina.

«Votu mangià, pipina?» (1)

 Le dà un manicaretto

 che ha polvere per zucchero

 e terra per farina.

  

 «Votu durmì, pipina?» (2)

 La mette tra due stracci

 uno rosso e uno giallo,

 e poi corre a Dottrina.

 .

 Un giovanetto e i suoi morti

 . 

 O lumicini tra i fiori

 che ardete rossi e lontani

 nell’aria cupa d’autunno

 io tendo a voi le mani.

  

 Oggi fan festa i morti

 nel piccolo cimitero

 sotto quei pallidi marmi

 e il cielo nudo e nero.

  

 Ma noi preghiamo e tremiamo

 in questo squallido mondo

 ed essi cantan beati

 là nel cielo giocondo.

 .

 Un contadinello al suo focolare

.  

 O mio dolce focolare

 mite e placida scintilla

 la sua fiamma, e tutt’intorno

 la famiglia sta tranquilla.

  

 La mia mamma fila lieta

 il papà parla piano piano.

 Sta nell’ombra la nonnuccia

 col Rosario stretto in mano.

  

 Fuori gela e geme il vento

 tutto è notte in terra e in cielo

 qui il tuo lume si raccoglie

 rosso e lieve come un velo.

  

 Oh! che dolce dopo un giorno

 di lavoro e di fatica,

 stare in fila tutti insieme

 nella cucina antica.


Note :

 1) «Vuoi mangiare bambolina?»

 2) «Vuoi dormire bambolina?»


@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare


Curatore, Bruno Esposito

Grazie per aver visitato il mio blog

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