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giovedì 26 maggio 2022

Pasolini, UN GRANDE FATTO STORICO - DOPO LA CONQUISTA DELLA LUNA - UNA PAROLA DA RIVALUTARE - Tempo, n. 32, 9 agosto 1969

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Pier Paolo Pasolini

UN GRANDE FATTO STORICO

DOPO LA CONQUISTA DELLA LUNA

UNA PAROLA DA RIVALUTARE 

Tempo, n. 32, 9 agosto 1969
Rubrica Il Caos
pagina 13

UN GRANDE FATTO STORICO

Può un uomo collocarsi fuori dalla sua storia (anche se sa che questa storia è un’illusione dell’ottica umana, e l’ha fatta diventare luogo della sua coscienza, con tutti i doveri che tale operazione implica)? No, non lo può. Questo uscire dalla storia, adottando una falsa e bugiarda ottica di postero o di cherubino, è un atto caro ai reazionari, e i giornali di destra son pieni di scrittori che si prestano a simili ascesi, atte a soddisfare il bisogno spiritualistico dei piccoli borghesi (che, sia pure inconsapevolmente, son essi i nefandi «materialisti», oggetto del loro odio).
Dunque, se un uomo non può uscire dal giro storico in cui è incastrato, con tutta la sua coscienza, non può giudicare sub specie aeternitatis gli avvenimenti storici della sua epoca. Se lo fa è un ipocrita.

venerdì 20 maggio 2022

Pasolini, Poesia d'oggi - La Panàrie, maggio-dicembre 1949,

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Eretico e Corsaro



Pier Paolo Pasolini
Poesia d'oggi

La Panàrie
Maggio‑Dicembre 1949


Quando nel 1943 la mia famiglia venne a stabilirsi definitivamente in Friuli, nella vecchia casa materna di Casarsa, io del Friuli non sapevo praticamente nulla e non conoscevo nessuno se non i miei compagni d'infanzia.

Avevo però con me un libretto di versi, stampato da pochi mesi dalla «Libreria Antiquaria» a Bologna, e quel libretto era scritto in friulano: un curioso friulano che una appassionata lettura del Pirona, previe s'intende le mie predilezioni un po' estetizzanti per la lingua letterariamente assoluta dei provenzali e le delizie di una poesia popolare quale poteva essere quella dei Canti del popolo greco del Tommaseo, assolutezza e abbandono che insieme si prestavano a essere due componenti di un medesimo gusto letterario molto contemporaneo - aveva trasformato da casarsese in una specie di koinè un po' troppo raffinata da una parte un po' troppo candida dall'altra. Non si tratta ora di chiarire quale fosse (ed è ancora) la mia vocazione letteraria nei suoi rapporti con

Pier Paolo Pasolini, Abiura dalla Trilogia della vita - «Corriere della Sera», 9 novembre 1975

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Pier Paolo Pasolini
Abiura dalla Trilogia della vita.

Corriere della sera, 9 novembre 1975

Articolo scritto il 15 giugno 1975, e pubblicato postumo in «Corriere della Sera», 9 novembre 1975.

Io penso che, prima, non si debba mai, in nessun caso, temere la strumentalizzazione da parte del potere e della sua cultura. Bisogna comportarsi come se questa eventualità pericolosa non esistesse. Ciò che conta è anzitutto la sincerità e la necessità di ciò che si deve dire. Non bisogna tradirla in nessun modo, e tanto meno tacendo diplomaticamente, per partito preso.
Ma penso anche che, dopo, bisogna saper rendersi conto di quanto si è stati strumentalizzati, eventualmente, dal potere integrante. E allora se la propria sincerità o necessità sono state asservite e manipolate, io penso che si debba avere addirittura il coraggio di abiurarvi.
Io abiuro dalla Trilogia della vita, benché non mi penta di averla fatta. Non posso infatti negare la sincerità e la necessità che mi hanno spinto alla rappresentazione dei corpi e del loro simbolo culminante, il sesso.
Tale sincerità e necessità hanno diverse giustificazioni storiche e ideologiche.
Prima di tutto esse si inseriscono in quella lotta per la democratizzazione del «diritto a esprimersi» e per la liberalizzazione sessuale, che erano due momenti fondamentali della tensione progressista degli anni Cinquanta e Sessanta.

lunedì 16 maggio 2022

Pier Paolo Pasolini - Per una polizia democratica - Tempo, 21 dicembre 1968

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Per una polizia democratica
 
Tempo
numero 52
Rubrica, Il caos
 21 dicembre 1968
 

Facciamo un'ipotesi assurda: il Movimento Studentesco prende il potere in Italia. Pragmaticamente, certo: senza averlo preventivato: per puro impeto o ardore ideologico, per puro idealismo giovanile, ecc. ecc'. Bisogna "agire prima di pensare": dunque... agendo può succedere tutto. Bene. Il Movimento Studentesco è al potere: essere al potere, significa disporre degli strumenti del potere. Il più vistoso, spettacolare e persuasivo strumento del potere è la polizia. Il Movimento Studentesco, quindi, si troverebbe a disporre della polizia. Cosa ne farebbe? La abolirebbe? In tal caso, è chiaro, perderebbe immediatamente il potere. Ma continuiamo con la nostra ipotesi assurda: il Movimento Studentesco, visto che il potere ce l'ha, vuol conservarlo: e ciò al fine di cambiare finalmente, la struttura della società. Poiché il potere è sempre di destra, il Movimento Studentesco dunque, per raggiungere il superiore fine consistente nella "rivoluzione strutturale", accetterebbe un provvisorio regime - assembleare, non parlamentare, sia pure - di destra, e quindi, fra l'altro, dovrebbe decidere di tenere a sua disposizione la polizia.

In questa ipotesi assurda, come il lettore vede, tutto cambia, e si

presenta sotto forma miracolosa, direi inebriante. Una sola cosa non cambia affatto, e resta quella che è: la polizia.

Perché ho fatto questa ipotesi folle?

mercoledì 11 maggio 2022

I FULMINI DI PASOLINI - Intervista di Mario Farinella a Pier Paolo Pasolini, comparsa sull'Ora l'11 dicembre 1972

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Intervista di Mario Farinella comparsa sull'Ora l'11 dicembre 1972
I FULMINI DI PASOLINI

In Sicilia per preparare “Il fiore delle Mille e una notte”, l'autore risponde colpo su colpo ai suoi molti detrattori. “Io pornografo? Sono i critici che si comportano da piccoli borghesi conformisti”. Sferzante con l'avanguardia letteraria e polemico con il risvolto borghese della contestazione giovanile, Pasolini racconta: “Verga il mio maestro. Guttuso e Sciascia i miei fari”. Un incontro commovente a Corleone

di MARIO FARINELLA

Piccolo teschio angoloso, occhi di scimmietta cattiva: è il malevolo schizzo che di Pier Paolo Pasolini ha tracciato, di recente, uno dei tanti acidi moralisti che pontificano anche sulle colonne dei giornali, rabbiosamente intento a demolire il suo ultimo film., “I racconti di Canterbury”. Non c'è da meravigliarsi: il richiamo al bestiario non è nuovo alle patrie lettere; anche di Foscolo – tanto per fermarci ad un precedente illustre – si scrisse che aveva fisionomia più di scimmia che di uomo. E con ciò? Se Foscolo ha scritto “I sepolcri”, se Pasolini – ci si perdoni l'accostamento - ci ha dato la Poesia a forma di rosa, c'è davvero da gridare evviva le bertucce.

Rivedo Pasolini, dopo tredici anni, a Palermo, in una sera gonfia di burrasca e i suoi occhi, anche se scimmieschi, così pungenti, così curiosi, così avidi, sono tra i più vivi e inquietanti che si possa immaginare. Anche il primo incontro era avvenuto in un giorno di pioggia a Crotone, in Calabria: polemiche, allora, attorno al suo nome, polemiche – scandalo anzi – anche ora. Veniva premiato tra dissensi e appassionate difese, per quel suo straordinario romanzo che è “Una vita violenta”. C'era stata persino l'interferenza astiosa di due partiti politici, la Dc e il Msi, che attraverso manifesti e pubbliche prese di posizioni ingiungevano alla Giuria (De Benedetti, Moravia, Gadda, Ungaretti, Repaci) di non assegnare a Pasolini il Premio Crotone perché “nemico della Calabria”.

Tredici anni sono tanti nell'esistenza di un uomo, di uno scrittore. E perciò mi vien quasi spontaneo di chiedere a Pasolini:

– Dall'”Usignuolo della Chiesa cattolica” alle “Ceneri di Gramsci”, da “Una vita violenta” al suo ultimo “Empirismo eretico” ne è corsa di acqua sotto i ponti. Ha pensato di tentare un bilancio della sua vita di scrittore?

La risposta è decisa, frettolosa: 

“No, ho sempre evitato di fare un bilancio perché lo trovo una cosa crudele e forse inutile. Io penso che uno scrittore o un uomo debba dare tutto quello che ha senza fare i conti. Se ha potuto dare tanto, ha dato tanto; se ha potuto dare poco, ha dato poco. Fare un bilancio mi sembra un atto moralistico nei propri confronti. È crudele, forse inutilmente crudele”.

lunedì 9 maggio 2022

PROCESSO PER “I RACCONTI DI CANTERBURY” DI PIER PAOLO PASOLINI - TRIBUNALE DI BENEVENTO – SEZIONE PENALE, SENTENZA N. 308 DEL 20 OTTOBRE 1972

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PROCESSO PER  I RACCONTI DI CANTERBURY 
DI PIER PAOLO PASOLINI.


TRIBUNALE DI BENEVENTO

SEZIONE PENALE

SENTENZA N. 308 

DEL 20 OTTOBRE 1972

PRESIDENTE ED ESTENSORE DOTTORE           DANIELE CUSANI

GIUDICI DOTTORI           ALFONSO BOSCO E BRUNO ROTILI


SVOLGIMENTO DEL PROCESSO

Il 2 settembre 1972 veniva, in prima nazionale, proiettato in pubblico in Benevento il film "I racconti di Canterbury". Il 5 successivo uno spettatore napoletano (che tuttavia dichiarava che il suo pudore non era stato offeso dal film) sporgeva denunzia al Procuratore della Repubblica di Benevento, il quale, visionato il film ed esclusane l'oscenità, chiedeva al G.I. il decreto d'impromovibilità dell'azione penale, emesso il giorno 8. Il film, rapidamente diffuso in molte città italiane, era oggetto di altre otto denunzie e di qualche (a volte solo dubbiosa) segnalazione dell'autorità di P.S.=. Le Procure si limitarono a trasmettere i relativi atti a questa di Benevento, territorialmente competente. La Procura di Firenze ritenne opportuno far visionare il film in una saletta privata a tre Sostituti, i quali il 28 settembre sottoscrissero una collegiale relazione inquisitoria. Il Procuratore della Repubblica di Benevento ha quindi ordinato il sequestro del film e, ottenuto dal G.I. la revoca del decreto d'impromovibilità dell'azione, ha citato dinanzi a questo Tribunale col rito direttissimo il produttore Grimaldi, il regista Pasolini e il gestore Iannelli, perchè rispondessero del delitto di spettacolo osceno specificato in epigrafe.

Assenti i primi due imputati, presente il terzo, nelle udienze antimeridiane e pomeridiane del 18 e del 20 ottobre 1972 è stato celebrato il dibattimento, visionandosi (a porte chiuse) due volte il film in due diverse sale cinematografiche della città e acquisendosi agli atti numerosi documenti (altri venivano offerti dalla difesa solo in visione.

E’ stata con motivata ordinanza esclusa la costituzione di parte civile dell’Ordine dei Frati Minori.

Il P.M. ha quindi pronunciato ampia ed approfondita requisitoria, con la richiesta di assoluzione perché il fatto non costituisce reato. I difensori han perorato la medesima conclusione ed hanno chiesto l'immediato dissequestro del film.


domenica 1 maggio 2022

Pier Paolo Pasolini, AL LETTORE NUOVO - 1970

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Eretico e Corsaro



Nel 1970, Pier Paolo Pasolini raccoglie in un volume intitolato Poesie, per Garzanti, versi tratti da Le ceneri di Gramsci (1957), La religione del mio tempo (1961) e Poesia in forma di rosa (1964). Per Pasolini questo è un atto conclusivo di un periodo letterario per aprirne un altro e su richiesta di Livio Garzanti ne scrive l’introduzione intitolandola: