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lunedì 8 febbraio 2016

Comizi D'Amore di Pier Paolo Pasolini - Storia.

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro





Ma davvero agli uomini interessa qualcos'altro che vivere? Tonino e Graziella si sposano. Del loro amore essi sanno soltanto che è amore. [...] Dei loro futuri figli sanno soltanto che saranno figli. È soprattutto quando è lieta e innocente che la vita non ha pietà.
Due ragazzi italiani si sposano. E in questo loro giorno tutto il male e tutto il bene precedenti ad essi sembrano annullarsi, come il ricordo della tempesta nella pace.
Ogni diritto è crudele, ed essi, esercitando il proprio diritto ad essere ciò che furono i loro padri e le loro madri, non fanno altro che confermare, cari come sono alla vita, la lietezza e l'innocenza della vita.
Così la conoscenza del male e del bene - la storia, che non è né lieta né innocente - si trova sempre di fronte a questa spietata smemoratezza di chi vive, alla sua sovrana umiltà.
Tonino e Graziella si sposano: e chi sa, tace, di fronte alla loro grazia che non vuole sapere.
E invece il silenzio è colpevole: e l'augurio a Tonino e a Graziella sia: «Al vostro amore si aggiunga la coscienza del vostro amore».
PASOLINI (fuori campo)


È un film-inchiesta sul sesso e sull'amore  nell'Italia dei primi anni sessanta nel quale Pasolini intervistatore rivolge le sue domande a persone di diversa età, sesso, condizione sociale, dal sud contadino fino al  nord industrializzato. Il film documentario si articola in tre ricerche più un prologo e un epilogo, il tutto commentato oltre che da Pasolini, da Moravia che vede positivamente il lavoro definendolo cinema-verità (Moravia: per la prima volta si parla della questione sessuale, che è un tabù in Tv e nei salotti. È una dissacrazione) e da Cesare Musatti, che da scettico, pensa che la gente non sia sincera nelle sue risposte (Musatti: la gente non risponde o risponde in modo falso. Dal punto di vista psicanalitico ignoranza e paura non sono separate: c'è la possibilità che nascondiamo a noi stessi determinate cose perché ci fanno paura). Uno specchio che riflette <<"Un turbinio, un caos, una babilonia di opinioni diverse. Le più ridicole, inconcepibili e contraddittorie. E ingenue, infantili, scandalizzate, apparentemente sensate, in realtà prive di ogni senso logico.">>(1), un eccezionale esempio particolarmente vivo di cinema diretto.

[...]
«E tutto questo potrebbe avere una soluzione finale - sempre al livello "sentimentale e poetico" ma in coincidenza con lo spirito scientifico del film - ponendo come problema conclusivo il matrimonio e la procreazione. [...] Ecco, andare per le chiese e i municipi; scegliere una coppia, giovane, sana, umile e seguirla, nella sua antica festa sempre uguale... Penserei a un matrimonio popolare, in cui il senso "della vita sana per quanto fittiziamente e poeticamente trionfa sulla vita tragica", ha più forza di convinzione; un bel giovane, una bella ragazza che vanno a sposarsi, lei vestita sommariamente di bianco, lui vestito sommariamente di nero, verso la chiesa povera del quartiere... coi gruppi dei parenti... [...] se qualcuno glielo chiede, potrebbero darsi un bacio. E proprio così il film potrebbe concludersi: con questo rapido, casto bacio, il bacio finale dei buoni vecchi film. [...]» (2)

Alcuni dei titoli che Pasolini voleva dare al film, prima di quello definitivo, Comizi D'Amore:

Natura e contro natura
Il Don Giovanni
Cento paia di buoi
Magma scandaloso
Magma imbarazzante


Il titolo definitivo verrà tratto da una frase del vecchio finale, poi scartato, del Sogno di una cosa; «bisogna chiarire l’odio in comizi d’amore», frase di Renata dopo la morte di don Paolo.

Probabilmente l'idea iniziale di Pasolini era quella di realizzare un film-verità (cinéma-vérité) molto più complesso rispetto al solo tema della sessualità degli italiani (Prostituzione, pederastia, psicoanalisi, matrimonio, sado-masochismo, esibizionismo, feticismo, verginità, masturbazione, droga, religione, politica, morale, igiene e vita di relazione sono gli aspetti appuntati a mano da Pasolini in quella che sembra essere la prima versione del progetto):

Caro Alfredo, come sempre la «realtà» è diversa dalle intenzioni. Nel caso di un film o di un’opera letteraria, la «realtà» è la sua concretezza stilistica. Ebbene, per il film dal titolo (provvisorio!) «Cento paia di buoi», l’atto del girare ha costituito (con mia parziale sorpresa, dato che era il mio primo lavoro di carattere documentario) un lento stravolgimento della mia «idea stilistica del film». Mi sono trovato davanti a del materiale nuovo, pieno di straripante concretezza visiva.  
In che senso il film è diventato un altro? Direi soprattutto nel senso che i protagonisti non sono più «color che sanno», come chiamavo scherzosamente me, Moravia, Musatti e gli altri dotti che avrebbero dovuto spiegare al pubblico i problemi della vita sessuale; ma, protagonista, è diventato il pubblico, cioè le centinaia di interrogati, con Arriflex e registratore, in tutta l’Italia. La loro vivezza, la loro spettacolare fisicità, la loro antipatia, la loro simpatia, i loro strafalcioni, i loro candori, le loro saggezze, come dire, la loro «italianità», hanno preso prepotentemente il posto riservato alla nostra premura didascalica, e si sono presentatati sullo schermo «come ciò che importa».
Dividerò le interviste collettive in quattro-cinque capitoli  
I. sul sesso in generale, sua importanza, suo peso, suo significato ecc.;
Il. «Scandaloso», sul problema dello «scandalo», l’irrazionalità dello scandalizzarsi e la necessità di porsi davanti al problema senza questo arcaico inalberarsi della ragione;
III. «La vera Italia», sul problema dei rapporti tra sesso e società - matrimonio, onore sessuale, divorzio, controllo delle nascite ecc. - da cui dovrebbe saltar fuori una immagine dell’Italia violentemente inedita;
IV. «Schifo o pietà», sul problema della anormalità sessuale;  
V. «Dal basso e dal profondo», sul problema della prostituzione - e quindi della miseria, del contrasto fra Nord e Sud, e indirettamente, dell’autentica vita sessuale dei proletariati e dei sottoproletariati italiani.
Quasi piloni di questi capitoli-arcate, dovrebbero essere le interviste con Moravia e Musatti: momenti di riflessione e sistemazione del caos. Interviste accompagnate dalla musica del Don Giovanni di Mozart. Perciò ho dato al film un nuovo titolo: « IL DON GIOVANNI».(3)


Le riprese
Marzo-novembre 1963.

Esterni: Napoli, Porta Capuana (interviste ai passanti sulla prostituzione); vicoli dei bassi napoletani.

Sicilia: Palermo, intervista a Ignazio Buttitta; popolani al rione San Pietro; contadini e braccianti a Camporeale e Partinico; Cefalù.

Lazio: Roma, Via Eufrate all’Eur, casa di Pier Paolo Pasolini (intervista a Alberto Moravia e Cesare Musatti); chiesa di Centocelle (il matrimonio di Graziella); spiagge romane; Fiumicino.

Milano, fabbriche (intervista alle operaie sulla legge Merlin); Idroscalo di Milano.

Toscana: Firenze, una bottega d’artigiano (intervista ai clienti); Viareggio, lungomare (intervista di notte ai passanti), campo sportivo (intervista a Peppino Di Capri e altri).

Bologna, Università (intervista agli studenti); Stadio comunale (intervista alla squadra di calcio del Bologna). Campagna emiliana tra Bologna e Modena (intervista ad alcuni contadini).

Venezia Lido (intervista a Camilla Cedema, Oriana Fallaci, Adele Cambria); intervista ad alcuni bagnanti tra cui Antonella Lualdi.

Calabria: Catanzaro, la campagna, un bar (intervista ai frequentatori del bar); Crotone.


Comizi d'amore, al montaggio, fu infine diviso in quattro parti:

I - Grande fritto misto all'italiana
II - Schifo o pietà?
III - La vera Italia?
IV - Dal basso e dal profondo


Comizi D'Amore:

Direttori della fotografia: Mario Bernardo - Tonino Delli Colli
Direttore della prduzione: Eliseo Boschi
Montaggio: Nino Baragli
Assistente tecnica: Andreina Casini
Operatori alla macchina: Vittorio Bernini - Franco Delli Colli - Cesare Fontana
Fonici: Oscar De Arcangelis - Carlo Ramundo
Assistenti operatore: Francesco Cappelli - Sandro Ruzzolini
Negativi: Ferrania p.30 - Kodak -
Stabilimento di sviluppo e stampa: Istituto Luce
Sonorizzazione: Fonolux
Edizioni e registrazioni musicali: R.C.A. italiana
Voce: Lello Bersani
Interventi e commenti: Alberto Moravia - Cesare Musatti
Prodotto da Alfredo Bini per ARCO film
Regia: Pier Paolo Pasolini

Il 17 aprile del 1964, in risposta ad una domanda della ARCO film del 16-4-1964, la prima legione della commissione di revisione cinematografica da parere positivo alla proiezione al pubblico, con divieto ai minori di 18 anni. Il nulla osta ai termini della legge 21-4-1962, numero 161, viene rilasciato il 18 aprile 1964 con la seguente motivazione: 
il divieto ai minori degli anni 18, per sequenze che esprimono concetti di costume sessuale pregiudizievole all'età evolutiva e alla formazione psicologica dei minori.
Il 28 febbraio 1992 su richiesta di RETEITALIA SPA ( Fininvest ), la commissione di revisione cinematografica toglie il divieto ai minori di 18 anni, a seguito delle seguenti modifiche:


  • Alleggerimento intervista a ragazzo interno balera; eliminazione dialogo da "Sai cos'è il sadismo per esempio" a "però io sono uscito una volta con una lesbica - mt 7,4
Alleggerimento intervista al giovane napoletano che descrive il problema dei militari che con la loro diaria non riescono a pagare le prostitute - mt 11,9


Lunghezza totale dei tagli metri 19,3 in 35mm.
Lunghezza totale del film dopo i tagli metri 2570 in 35mm.

Bruno Esposito


Note:

1- Pasolini per il cinema,Meridiani Mondadori (2001)
2- Pasolini per il cinema,Meridiani Mondadori (2001)
3- Lettera del settembre 1963 ad Alfredo Bini





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Curatore, Bruno Esposito

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