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domenica 7 marzo 2021

Pasolini compie novant’anni di Carla Benedetti e Giovanni Giovannetti - Introduzione

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro






Pasolini compie novant’anni
By Ggiovannetti
di Carla Benedetti e Giovanni Giovannetti
Introduzione

Indice:


Era nato il 5 marzo 1922, dunque oggi avremmo festeggiato il suo novantesimo compleanno. Cosa avrebbe detto Pasolini del tracimante ‘sacco’ del territorio? O di quanto è cronaca in Val di Susa? E del berlusconismo? Dell’ideologia edonistica come strumento subliminale del controllo sociale e dei nuovi modelli di consumo? Il «piacere di consumare, l’essere felici in quanto consumatori» era un suo motivo di fondo nei periodici interventi giornalistici di critica corsara e luterana alla progressiva restaurazione in corso, ben prima di Tangentopoli e la coda lunga dello stragismo fascista mafioso e di Stato, ben prima dunque che fosse emerso prepotentemente l’indistinto e perverso intreccio tra politica criminalità e affari. Pasolini ci manca. Manca all’Italia. Lo voglio ricordare riproponendo Come corsari sulla filibusta, saggio-inchiesta scritto insieme a Carla Benedetti sui possibili scenari e mandanti della sua morte violenta. (G. G.)

Nel 1972 arriva in libreria Questo è Cefis. L’altra faccia dell’onorato presidente di Giorgio Steimetz, una quasi biografia – non autorizzata – del presidente di Eni e Montedison, pubblicata dall’Agenzia Milano Informazioni di Corrado Ragozzino, di cui Steimetz è forse l’alter ego. L’agenzia è finanziata da Graziano Verzotto, democristiano della corrente dorotea di Mariano Rumor, uomo di Enrico Mattei ed ex presidente dell’Ente minerario siciliano. Fu anche l’informatore di Mauro De Mauro, il giornalista de "l’Ora" di Palermo rapito e ucciso dalla mafia nel 1970. Così come era accaduto a Mattei sette anni prima. Così come accadrà a Pier Paolo Pasolini cinque anni dopo.

Questo è Cefis vive solo pochi mesi, poi scompare. Dalle due sedi della Biblioteca Nazionale Centrale spariscono anche le copie d’obbligo: «a ridosso della pubblicazione, gli uomini della Montedison si mossero efficacemente per toglierne dal mercato il maggior numero di copie possibile e scongiurare al Presidente l’eventualità di un’inchiesta giudiziaria» (Riccardo Antoniani, Contro tutto questo – saggio inedito).

Il libro, probabilmente pubblicato con l’intento di avvertimento o di minaccia nei confronti di Cefis, racconta la spregiudicata avventura di uno dei timonieri del pubblico-privato, la mescolanza di poteri tra Stato e le mafie sommerse economico-finanziarie.

Pier Paolo Pasolini sta lavorando in quegli anni sugli stessi temi e, forse, sta utilizzando le stesse fonti. Proprio nel 1972 comincia a scrivere Petrolio, il grande romanzo incompiuto, che sarebbe stato pubblicato postumo solo nel 1992, diciassette anni dopo la sua morte. Un romanzo del quale la critica ha spesso enfatizzato l’aspetto erotico – la doppia vita di un ingegnere petrolchimico – mentre il suo vero tema è il Potere. È un romanzo che cerca di rendere visibile il Potere in tutte le sue forme, attraverso "Visioni" (come si legge in Petrolio: «Il potere è sempre, come si dice in Italia, machiavellico: cioè realistico. Esso esclude dalla sua prassi tutto ciò che può venir ‘conosciuto’ attraverso Visioni» p. 461). Vi si parla del Nuovo potere che agisce sugli individui in forme capillari, attraverso imposizione di modelli, e che raggiunge anche i loro corpi. Vi si parla della banalità del potere, quella che agisce attraverso la «col-lusione» innocente (dove "innocente" sta per "nascosto alla coscienza") degli individui, degli intellettuali, persino dei letterati, nel loro desiderio di carriera. Vi si parla anche del potere delle trame, quelle destinate a restare segrete. E anche di quello delle stragi. Si parla persino di una bomba fatta scoppiare alla stazione di Bologna («La bomba è fatta scoppiare: un centinaio di persone muoiono, i loro cadaveri restano sparsi e ammucchiati in un mare di sangue che inonda, tra brandelli di carne, banchine e binari. […] La bomba viene messa alla stazione di Bologna. La strage viene descritta come una "Visione"» pp. 542 e 546) – quasi una profezia di quella che davvero sarebbe scoppiata il 2 agosto 1980. Si parla anche dell’Eni, che Pasolini non considera solo un’azienda ma «un topos del potere». E ovviamente della morte di Mattei.

Non potevano del resto mancare questi ingredienti in un libro intitolato Petrolio, l’odierno Vello d’Oro, per il quale si fanno guerre e viaggi in Oriente, come li fece Mattei, come un tempo li fece Giasone con gli Argonauti (altro tema del libro). Vi si trova quindi – come scrive Gianni D’Elia nel suo Petrolio delle stragi – anche il «rapporto terribile tra economia e politica, le bombe fasciste e di Stato, la struttura segreta delle società "brulicanti", come i loro nomi, in beffardi acronimi».

Fonte:
http://sconfinamento.wordpress.com/2012/03/04/pasolini-compie-novantanni/



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Curatore, Bruno Esposito

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