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sabato 16 novembre 2013

Itinerario nel cinema di Pier Paolo Pasolini. Conclusioni di Alessandro Barbato, 2005 (5/5)

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Itinerario nel cinema di Pier Paolo Pasolini.
Conclusioni


Siamo giunti alla fine del mio itinerario nel cinema di Pier Paolo Pasolini, ed al momento in cui si impongono alcune riflessioni a cui affido il compito di fare il punto su quanto detto. Credo sia risultato evidente come l’interesse che Pasolini dimostrò di avere per il ‘fenomeno religione’ sia tutt’altro che una passione ingenua o sentimentale. Nelle pellicole che ho analizzato risulta piuttosto la volontà del regista di comprendere, e quindi di rappresentare artisticamente, quella che è da lui ritenuta la caratteristica principale di una forza considerata come un dato immanente nella natura umana.

Spesso è possibile ravvisare delle arbitrarietà nelle prese di posizione dell’autore su problemi e questioni che, nel corso degli anni, hanno dato adito a più di una polemica intellettuale; e si deve anche registrare un uso forse un po’ troppo spregiudicato del dato etnologico. Tuttavia, al di là dei limiti scientifici di opere che peraltro non hanno mai avuto la pretesa di essere tali, ciò che più mi interessa sottolineare è come Pasolini abbia trovato nel sacro la metafora più sublime di quanto non può essere ingabbiato definitivamente dalla ragione umana; specie se questa muta il suo ruolo divenendo non più uno strumento concreto di azione, ma una vera e propria barriera mentale che esclude da sé tutto ciò che non può comprendere razionalmente.
Il Ganz Andere che il sacro rappresenta è visto come qualcosa che continua ad agitare la coscienza dell’uomo moderno, qualcosa che, sebbene non sia presente come un dato oggettivo nella realtà sensibile, può tuttavia trovare concreta espressione in quegli stadi dell’inconscio cui la ragione può accedere soltanto mediante un rapporto dinamico che realizzi la sintesi simbolica di cui ogni complesso culturale non può fare a meno per esistere.


L’istituzione di questo rapporto è ciò che contraddistingue la funzione di ogni religione: il passaggio da una civiltà le cui coordinate spazio-temporali sono sorte e confermate dalla relazione dell’uomo con un ultramondo divino, ad una che invece, con il tramonto di ogni metafisica, confida soltanto nel ‘mondo degli uomini’ per erigere i valori che ne fanno una civiltà viva ed organica, si pone come un periodo incerto e difficile proprio per la mancanza di strumenti di mediazione che debbono essere costruiti su nuove basi. La ridefinizione di questi strumenti passa comunque sempre per la pratica del confronto tra sé e gli altri, fra la propria civiltà e quella altrui, fra l’io e l’inconscio. Un confronto che, come si è visto, il regista non ritiene possibile per il mondo borghese, mondo che viene ferocemente attaccato proprio per la sua incapacità ad accettare l’esistenza dell’Altro.
La «rappresentazione drammatica dell’origine dell’alienazione borghese» di Pasolini fa leva proprio su questa caratteristica, insita nella civiltà dei consumi, per inscenare l’apocalisse senza riscatto che attende un mondo dimentico del proprio passato, e quindi incapace di crearsi un futuro. La modernità per il Poeta non avrà mai i crismi della cultura, ma sarà piuttosto rappresentata come una barbarie tecnologica alla quale si contrappone la «meravigliosa alterità» dell’uomo arcaico: un uomo che viveva forse in un mondo materialmente più duro, ma che riusciva a trarre dal proprio rapporto con la terra quel bagaglio di simboli che lo sollevavano dalla sua naturalità. 


Il dramma su cui Pasolini intendeva ammonire è dato dall’impossibilità del mondo borghese di trarre dal processo di produzione e consumo, proprio del modello capitalistico, un sistema simbolico in grado di restituire senso al vissuto individuale e collettivo. I suoi studi dedicati alla fenomenologia religiosa, arricchiti dai riferimenti alla psicoanalisi, sono protesi alla rappresentazione di un contrasto tra due tipi di umanità che si ripete non solo nelle relazioni interumane (siano esse sociali o interculturali), ma anche all’interno di ogni individuo. Un contrasto che non può non travolgere la persona, e per estensione la società a cui essa appartiene, nella misura in cui ci si ostina ad escludere da sé la sfera dell’alterità; componente spesso confinata nell’ombra della coscienza, da dove poi però, in qualsiasi momento, può tornare (irrelata) a turbare il cammino della Ragione. 

Fonte: Biblink Editori

Pubblicato anche in:

"Pagine corsare", blog dedicato a Pier Paolo Pasolini
http://pasolinipuntonet.blogspot.it/



Curatore, Bruno Esposito

Collaborano alla creazione di queste pagine corsare:

Carlo Picca
Mario Pozzi
Alessandro Barbato
Maria Vittoria Chiarelli
Giovanna Caterina Salice
Simona Zecchi

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