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mercoledì 4 agosto 2021

Pasolini - Le pizze di Salò

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




Le pizze di Salò

Tratto da: Io sò, indagine letteraria sulle stragi di stato, pag. 809
Antologia Saggistica (Steimetz, Lo Bianco, Rizza)


 Il mistero dell'Idroscalo, trent'anni dopo, e tutto da decifrare. La morte di Pasolini e davvero l'esito accidentale di una lite tra ≪froci≫ - questa e la versione ≪minimalista≫ che l'inchiesta giudiziaria ha consegnato alla storia - o e un omicidio eccellente, voluto a tutti i costi per mettere a tacere l'intellettuale che
aveva capito una verità in grado di far tremare il sistema politico finanziario italiano?
≪No. Non fu una lite. Pier Paolo fu giustiziato. Qualcuno aveva deciso che dovesse morire.≫ 
E la convinzione che, in punto di morte, ha manifestato il regista e discepolo Sergio Citti, tentando invano di accreditare la tesi secondo cui Pasolini fu adescato proprio da Pino Pelosi, con la promessa della restituzione delle ≪pizze≫ del film Salo o le 120 giornate di Sodoma, che erano state rubate.
Sergio Citti e stato un grande amico di Pier Paolo Pasolini, forse il più artisticamente dotato dei suoi ≪ragazzi di vita≫. E morto nel 2005, a trent'anni dall'uccisione del suo maestro, pochi mesi prima che cominciassero le manifestazioni per celebrarne la memoria. Ma prima di morire, Citti ha cercato in tutti i modi di gridare la sua verità su ciò che accadde quella notte, tra il 1° e il 2 novembre 1975, a Ostia, sul campetto sterrato dell'Idroscalo. Una verità ricostruita dai suoi ultimi colloqui con Pasolini e integrata dal racconto di un testimone rimasto anonimo, un pescatore della zona che disse di aver assistito al massacro. Citti lo dice chiaro: il pestaggio dell'Idroscalo non fu l'uccisione accidentale di Pasolini. Ma l'omicidio politico di Pasolini.

Ecco il suo racconto: 
≪Quella notte, Pelosi era insieme ad altre quattro persone e quelle persone erano li per uccidere Pier Paolo. Pier Paolo era scomodo. Scriveva cose scomode, anche sul "Corriere". No, non fu un incidente, una lite: Pier Paolo fu giustiziato. Qualcuno aveva deciso che Pasolini dovesse morire≫.

Citti racconta la sua verità in un'intervista rilasciata a Dino Martirano, inviato del ≪Corriere della Sera≫, il sabato pomeriggio del 7 maggio 2005, poche ore prima della messa in onda di una puntata speciale della trasmissione Raitre Ombre sul giallo, ideata e condotta dalla giornalista napoletana Franca Leosini, tutta dedicata al caso Pasolini.
Alla popolare trasmissione televisiva, infatti, come hanno anticipato i lanci stampa, ha affidato la sua clamorosa ritrattazione Pino Pelosi, l'assassino di Pasolini, il ≪pischello≫ che fu arrestato, appena diciassettenne, poche ore dopo il delitto, mentre sfrecciava sul lungomare di Ostia a bordo dell'Alfa Romeo 2000 Gt del regista.
Pelosi, trent'anni dopo, dichiara in tv che quella notte all'Idroscalo non era solo. Dice: 
≪C'era un gruppo di picchiatori, spuntarono dal nulla, volevano dargli una lezione≫. 
La sua ricostruzione offre un nuovo senso generale della storia, che ha molti punti in comune con la versione di Citti.
Sergio Citti e un bravo regista (Casotto, Monaca, I Magi randagi), ha collaborato anche con Federico Fellini, con Mauro Bolognini, con Bernardo Bertolucci. Perchè torna a parlare proprio adesso? E arrivato alla fine della sua vita e dice di voler chiudere i conti con l'uccisione di Pasolini: lo definisce un ≪delitto perfetto≫, visto che dopo trent'anni la verità e, nei fatti, ancora lontana.
≪Per lui, a quel tempo, ero come un figlio - racconta a Martirano - questo si sapeva in giro, e lo sapeva pure un certo Sergio P., uno che gestiva un traffico di prostitute, avrà avuto l'età mia, sui quarant'anni e un giorno me lo ritrovo davanti, che scende dalla sua Mercedes, e mi fa: 
"Ce l'abbiamo noi la pellicola originale del film Salo o le 120 giornate di Sodoma. [...] Al tuo amico devi dire che se le rivuole, deve sganciare due miliardi di lire"≫.
E ancora:
≪Io sapevo che le pellicole erano state rubate a Cinecittà e cosi andai dal produttore del film, Alberto Grimaldi. Ma quello mi rispose che più di cinquanta milioni non era disposto a tirare fuori≫.
Citti ricorda di aver visto un paio di volte il ricattatore: 
≪E una volta, in moto, mi porto davanti a un bar che poi riconobbi in certe immagini televisive successive al delitto: era il bar frequentato da Pelosi≫.

Ecco, Pino Pelosi. In che modo c'entra in questa storia? 
≪C'entra perchè avevano bisogno di un'esca per Pier Paolo e lo sapeva tutta Italia che a Pier Paolo piacevano i ragazzetti. Ma prima di arrivare a lui, all'esca, devo riferire ciò che Pier Paolo mi disse a Ostia, l'ultima volta che lo vidi, a cena≫.

Cosa gli disse Pasolini? 
≪Che aveva trovato da solo un contatto per riavere le pellicole del film, che nonostante lui potesse montare ugualmente il film con alcuni spezzoni di pellicola, a lui interessavano gli originali. Mi disse che aveva un appuntamento ad Acilia, la sera del 1novembre.≫
La sera della sua morte.

Quella sera Pasolini - dopo aver cenato con Ninetto Davoli e la moglie e i due figlioletti da Pommidoro, un ristorante del quartiere San Lorenzo - se ne andò al chioschetto della stazione Termini, dove, secondo la ricostruzione ufficiale, adesco Pino Pelosi. 
≪Invece fu quasi il contrario≫ dice Citti. 
≪Pelosi, con Pier Paolo, aveva una sorta di appuntamento. Era lui che doveva condurlo ad Acilia [...] e siccome volevano essere sicuri che Pier Paolo ci arrivasse davvero ad Acilia, scelsero un ragazzo di vita minorenne, un tipetto come piacevano a Pier Paolo, riccio, moro, muscoloso.≫ 
Poi Citti indugia... Due riflessioni. 
La prima: 
Pier Paolo aveva già cenato e si fermo in un altro ristorante, il Biondo Tevere, sulla via Ostiense, perchè doveva aspettare la mezzanotte≫. 
La seconda? 
≪Se Pier Paolo avesse davvero rimorchiato Pino, se lo sarebbe portato li vicino [...] sui prati della Tiburtina, ai monti del Pecoraro [...] e non sarebbe certo arrivato fino a Ostia.≫ 
Ma Pasolini, dice Citti, quella sera aveva un appuntamento: ≪Ad Acilia. Dove lo sequestrarono.
Poi lo condussero a Ostia, all'Idroscalo. E li ci fu il massacro. Il ricatto delle pellicole del film Salo era una scusa. Picchiarono per uccidere, professionisti. Ho sempre pensato che, quei quattro, potessero essere anche poliziotti o agenti segreti. Pier Paolo era scomodo. Aveva attaccato la Democrazia cristiana≫.
Per Sergio Citti, l'uccisione di Pasolini fu un agguato ≪politico≫, meticolosamente studiato a tavolino. Chi lo voleva morto attiro il poeta usando Pelosi come esca, lo condusse ad Acilia con la scusa della restituzione delle ≪pizze≫ di Salo, poi lo porto a Ostia, in un luogo deserto, e li lo massacro di botte. 
E il ruolo di Pelosi, allora? 
Era stato scelto per le caratteristiche fisiche, era il tipo di ragazzetto che piaceva a Pasolini. Doveva ≪agganciare≫ il regista, salire con lui in macchina,
accompagnarlo nell'ultimo giro notturno della sua vita, doveva portarlo all'appuntamento con i suoi giustizieri. Pelosi era la garanzia che Pasolini si sarebbe presentato puntuale all'incontro notturno con gli assassini.


@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare

Curatore, Bruno Esposito

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