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lunedì 15 marzo 2021

Pasolini, chi si salva l'anima... art. di Laura Betti

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro








Laura Betti ci ha inviato questo articolo che pubblichiamo volentieri

Tratto dall'UNITA' di sabato 14 novembre 1981

Esiste su -Panorama- una rubrica dal titolo «Pensiamoci su-. Un invito allettante soprattutto quando (numero del 9 novembre) è Ferdinando Camon che chiama a raccolta le coscienze per riflettere sulle sue personali riflessioni. E fin qui niente di male, ma andiamo avanti. Segue un sottotitolo: «Pasolini: come si muore

d'amore». E riguardano proprio Pasolini — non Eleonora Duse e o chi per lei — sia il titolo che l'elaborata riflessione all'interno dell'articolo. Sempre nell'ordine, segue una frase d'inizio di tipo gioioso e natalizio: «Finalmente si ridiscute sulla morte di Pasolini: nel gruppo dei suoi amici romani (Moravia, Siciliano, Bellezza, Laura Betti, Dacia Maraini) che hanno sempre sostenuto la tesi della "morte politica" s'insinua il dubbio che l'uccisione sia avvenuta cosi come vuole la versione ufficiale». E continua annunciando che questo dubbio («assassinio- d'amore) per ora ha invaso Dario Bellezza, ma ne auspica una vasta diffusione che «non potrà che essere utile alla memoria di Pasolini..., ecetera.
La gioia natalizia sta al «finalmente si ridiscute». Si ferma li, a circuito chiuso. Non un'incertezza, ad esempio, né tanto meno una riflessione sul come e il perché i suddetti «amici romani» optarono per una resa «condizionata». Condizioni, ovviamente, facenti capo al privato dove le truppe si ritirano quando l'establishment pianta le sue bandiere, da sempre e per sempre vittoriose, su pance che" rimangono sbudellate, ma tant'è, diligentemente ignorate.
Diciamo subito che Camon propone delle riflessioni un tantino troppo semplici. Più complicato, ma di certo più produttivo, sarebbe stato il soffermarsi a lungo sui nomi di quanti, a suo tempo, si batterono per la «verità». Poiché di questo, inconfutabilmente, si trattava. E quindi lasciamo perdere il «romani» con il suo odore stantio di polemiche regionali ammuffite e parliamo di: Paolo Volponi, Andrea Zanzotto, Tullio De Mauro, Franco Fortini, Mario Spinella, Lietta Tomabuoni, Carla e Stefano Rodotà, G. Carlo Ferretti, Francesco Leonetti, Gianni Scalia, come dire una vasta geografia dalla Sicilia al Veneto, dalla a all'Emilia e via di seguito, oltre, ovvio, ai su-citati.
Secondo Camon, tutti questi signori — tutti — non avrebbero avuto -la fona morale- culturale- di rivendicare quanto di glorioso può esservi in un crimine omosessuale-d'amore o d'altro che sia. Davvero un gruppetto desolante per reazionarieta e imbecillismo. Ma la cosa non finisce qui. Camon insiste molto sulla «versione ufficiale» reclamizzata dal famigerato gruppetto che stornò quindi la versione alternativa o «dubbio» che ora, finalmente ed eroicamente, per intercessione di Bellezza e incondizionato appoggio di Camon, potrà diffondersi e diventare opinione di massa recuperando così il senso della lotta visto che l'omosessualità è «esterna e contraria alla morale borghese». E dunque rifiutata dal sistema.
E qui mi consento uno stupore assoluto. Davveroo Camon non si è mai reso conto fino a che punto l'unica versione ufficiale, da sempre, per la morale borghese sia stata, appunto: macché politica... macché storie di ignoti... siamo permissivi, lo si sa, ma à da sempre porta al crimine... che Pasolini serva da esempio...». È mai possibile una simile distrazione?
Forse ne sono spiacente, ma la scarsa conoscenza dei fatti rende abietto il pezzo di Camon su «Panorama». E ripeto: abietto. Esisteva, ed esiste tuttora, una versione ufficiale mai accettata dal sistema: Pasolini é stato ucciso da Pelosi -in concorso di ignoti». E questo per Alfredo, presidente del tribunale dei minori, per il giudice a latere Pino Salme, per il perito Prof. Faustino te, gli avvocati Nino Marazzita e Guido Calvi, i magistrati Saraceni, Misiani e Castriota i quali tutti — proprio tutti — si riunirono a suo tempo, durante il processo per l'assassinio di Pasolini, per i bui corridoi del palazzo di giustizia. E tutti questi signori avevano una sola angosciata preoccupazione: salvare la reputazione di Pasolini.Così vide la faccenda Camon? Imbarazzante, ma cosi la vide.
Seguirono altre versioni ufficiali che mai smentirono «gli ignoti», visto che l'ultima ufficialità, la Cassazione, nel tentativo di spanarli via («gli ignoti» sono scomodissimi caro Camon. Ci vuole una «forza morale-culturale» davvero considerevole per metterseli sulle spalle), si produsse in un triplo salto mortale senza rete davvero interessante per chi si fosse documentato, e cioè: l'assassino è Pelosi e solo lui. Pelosi però mente su tutta la linea. Ora: cosa sostiene Pelosi? Di averlo ucciso da solo. Ebbene sì, siamo d'accordo, però mente. Così la Cassazione, ovvero il sistema.
Mio caro Camon, gli uomini di «quella» versione ufficiale sono stati chini sul corpo di Pier Paolo. Su quel corpo -gli ignoti» hanno lasciato le loro tracce. Tangibili. Terrorizzanti. Hai mai avuto paura di quelle tracce, su quel corpo? Da anni la versione ufficiale è diventata alternativa. Da anni la pratica è chiusa, schedata e archiviata con etichetta «crimine omosessuale». Solo tu e Bellezza non sapevate. E siete caduti nelle braccia del sistema, di cui evidentemente ignori i doppi giuochi, che vi aspettava da tanto tempo, lievemente stupito del vostro ritardo.
Penso sia difficile, ma voglio tentare di stupirti a mia volta. Amo ogni parcella che compone l'immenso di Pier Paolo. Tutto di lui è gelosamente custodito dentro di me. Tutto. Sono sempre stata fiera dell'omosessualità di Pier Paolo. Cioè del suo modo di amare. E prima di cadere nel buio, Ho desiderato... ho sperate... che potesse trattarsi di «una morte d'amore ». Sarebbe stata la mia salvezza. Ma questo tu non lo puoi capire.

Laura Betti

Fonte: l'UNITA' di sabato 14 novembre 1981



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Curatore, Bruno Esposito

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