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lunedì 15 marzo 2021

Laura Betti: "Io so dove si trova Pier Paolo Pasolini, Pasolini è salvo.

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro







Pier Paolo Pasolini e la ragione di un sogno.Calogero Messina



Vitale. Ricca di colori e di energia. Laura Betti fa il suo ingresso in sala lentamente come se volesse far avvertire al pubblico il "peso" e la piacevole "fatica" di trascinarsi addosso una persona a lei molto cara come Pier Paolo Pasolini ed alla quale ha dedicato le attenzioni, le passioni e le cure di gran parte della sua vita. Poi si fa una grassa risata: mai volgare però ma così acuta nelle sue note sparate che hai subito la netta sensazione di trovarti di fronte ad una donna capace solo di forti sentimenti e di disarmante generosità.
Stati d'animo, emozioni e parole che brillano di luce potente quando, per l'ennesima volta, Laura Betti si ritrova a parlare del suo grande amore Pier Paolo Pasolini ed al quale ha dedicato uno straordinario documentario, presentato al recente Festival di Venezia, che meglio di studi approfonditi ed analisi critiche riesce a far comprendere l'attualità e la verità delle parole del poeta regista scomparso.
E' inutile provare a farle delle domande; Laura Betti, come un fiume in piena, ti travolge con le sue storie che hanno il genuino sapore della semplicità: "Non mi sono mica messa a girare per cercare i soldi per il film. Sì, perché per me non è un documentario ma un vero e proprio film quello che ho fatto. Dirigo l'Associazione "Fondo Pier Paolo Pasolini" dal 1980 e questo mi ha permesso in tutti questi anni di vivere in simbiosi con Pier Paolo dal quale non mi sono mai separata.






Vedere sullo schermo il suo volto è come sapere con certezza della sua generosità e del suo coraggio, della sua necessità di spendersi per farsi comprendere ed anche amare ma questo sicuramente risulta più difficile. E' accattivante, calmo, persuasivo nei suoi lucidi ragionamenti e nelle sue precise parole ed è questo che i giovani d'oggi lo stanno scoprendo. Più della parola scritta credo che è nelle immagini del suo volto, dei suoi amici, dei suoi luoghi che viva con più forza il suo pensiero.
Io continuo a sentire le sue parole necessarie e questa è stata l'idea portante di un film che mi hanno quasi obbligato a fare: non avevo altre soluzioni per raccontare da dove venisse il suo coraggio, il suo essere così vicino alla gente e la sua vitalità. Pier Paolo ha sofferto molto: lui voleva vivere e quando sento parlare, ancora oggi, delle sue possibili tendenze suicide ne rimango personalmente molto offesa. Lui amava ridere, amava la vita, amava il sole ed io lo vedo ancora lì, proprio nel sole: lì ha una sua legittimità e nessuno gliela potrà togliere."
E Laura Betti è di parola: chiude il suo film sul fermoimmagine di Pasolini che, dopo una lunga corsa in mezzo a una discarica ricostruita digitalmente, si arresta davanti ad un gigantesco sole che sta nascendo. E ci piace conservare intensamente questa immagine e magari rivedere più volte questo omaggio al regista, commovente e altissimo nell'esser riuscito a far ritornare Pasolini tra di noi, da uomo vivo e nostro contemporaneo che parla per noi vecchi e giovani del 2001 e che sembra conoscere perfettamente i nostri dilemmi e le nostre paure. "Pier Paolo Pasolini e La Ragione di un sogno" diventa in tal modo un documento di vitale necessità per conoscere il pensiero, la vita e le parole di un uomo che aveva saputo indicarci una strada, prospettare delle soluzioni e suggerire delle alternative che mai come in questi tempi così caotici sono di urgente attualità. Sicuramente i suoi discorsi non avrebbero sfigurato tra le mille parole dei manifestanti Antiglobal così come profetici furono i suoi commenti sulla crisi del marxismo e della sinistra.
"E' un uomo presente e vivo in mezzo a noi" dichiara Laura Betti che per pochi secondi riesce a tenere a bada la sua prorompente energia per lasciare spazio ad una leggera nota di malinconia; "Io non ho ricordi di Pier Paolo perché per me è sempre lì, nel sole. Era un uomo che, nonostante la sua vita non facile, amava molto ridere: tutti i suoi rapporti più solidi sono iniziati da una gran bella risata. Anche con me: io sono una grande "comicarola" e quando da Bologna sono arrivata a Roma dopo aver "accalappiato" Moravia, perché senza di lui in quegli anni non si conosceva nessuno, organizzavo spesso delle cene a casa dove arrivava gente a frotte.
Una sera, accompagnato da Goffredo Parise, arriva Pier Paolo che se ne stava appartato in un angolino ad assistere ai miei "spettacolini". Io mi divertivo a punzecchiarlo e gli chiesi se avesse mai baciato una donna, lui mi rispose a gemiti e così l'ho baciato: successe il finimondo ma ci facemmo anche una grande risata. Da lì ha inizio la nostra grande amicizia: era il 1959 e non ci siamo più lasciati. Ma ho capito soltanto dopo la sua morte che grande importanza avesse avuto ed ha Pier Paolo nella mia vita e voglio che anche i giovani d'oggi comprendano che Pasolini è ancora vivo e salvo perché dal sole non andranno più a stanarlo."






CON QUESTO FILM PASOLINI È SALVO
[di Maurizio Di Rienzo]

La sua battuta d'apertura alla conferenza stampa è delle migliori. "Bravi che siete in pochi, non se ne può più, è tutta una spinta questa giornata". A parlare è Laura Betti che sospira: "Non c'è un ventaglio? Oggi mi viene un infarto, me l'aveva detto il dottore di non affaticarmi...". Il ventaglio non arriva, ma per lei, tenera e imperiosa, ecco sul tavolo (per mano del produttore Roberto Cicutto) addirittura la Coppa Volpi che l'attrice vinse nel 1969 alla Mostra con Teorema di Pasolini. E Pasolini ritorna, c'è sempre. Grazie sopratutto all'amorosa sodale Laura Betti. Che oggi è la super energica regista del necessario Pier Paolo Pasolini-La ragione di un sogno, documentario-evento fuori concorso prodotto da Palomar, Stream, Mc4, Arte. Alla vista del suo premio di un tempo, Monna Laura chiosa : "una vera signora deve sempre viaggiare con i propri gioielli...". Poi comincia a raccontare il film ed è un fiume in piena.





Entriamo nella zona-memoria Pasolini. Spera che questo film serva a dare ai più giovani il senso dei sentimenti e della cultura del corsaro?


È un film fatto con necessità d'amore, questo è chiaro. E le parole di Pier Paolo erano oneste, mi si passi il termine un po' moralista, ed erano sincere, dettate da logiche precise. Dalle prime proiezioni abbiamo capito che questa essenza di Pasolini interessa i ragazzi. Certi temi come il consumismo e la democrazia se non si risolvono tornano a galla. Lui ne parlava decenni fa. E oggi l'aria che si respira fa pensare che nessuno voglia risolverli. Fa comodo così. È con la cultura che si vincono le battaglie culturali. Si deve osare, sopratutto adesso che hanno chiuso tutte le porte! Non volete lottare? E allora tenetevele chiuse le porte! Bisogna reinventare il mondo adesso che ce lo stanno portando via.

È stato difficile realizzare il film?

Non era facile trattare una materia così. È difficile entrare sulla parola scritta. Ma è affascinante perche in Pasolini si respira la necessità di comunicare quello che è vero. Si capisce come fosse avanti nel tempo sui temi fondamentali. Certo, la sua è parola di poesia. Quella che ora nuovi uomini, il nuovo governo, vogliono eliminare. Ma la poesia è ineliminabile! Esiste e resiste malgrado tutto. E quella di Pier Paolo è intrisa d'ironia.

Ci sono novità sull'Archivio d'immagini e documenti e sul Fondo Pasolini?

L'archivio forse andrà a Veltroni, al partito dei DS. Meglio, io sono anche stanca, sono una ragazza che ha bisogno di un giro di valzer. Forse, se e quando sarà tutto catalogato, verrà fuori che una novità tecnologica - che rottura di palle - consentirà nuovi lavori. Ah, se dipendesse da me e avessi i soldi, farei un altro film domani stesso. Con molte più cose.

Perchè tanta sobrietà e pudicizia nella trattazione dei suoi rapporti personali con Pasolini?

È un film veramente d'amore, e io ci sono sempre anche se mi sono spesso tirata indietro per non eccedere con la mia presenza. Per raggiungere l'equilibrio mi è servita la collaborazione (di tipo psichiatrico) con Pasquale Plastino che mi ha aiutata a correggere il tiro per portare il vero Pier Paolo alla gente che vedrà il film. L'amore per Pier Paolo? Io l'ho amato moltissimo, ed è stata una fregatura. Quando era vivo era bello girare con lui per le Università: io a organizzare, e lui a trionfare, sempre. Ma è essenziale anche il contributo, nel film e nella vita di tutti noi, dell'amore di Paolo Volponi, intriso della stessa natura poetica di Pier Paolo. Ora siamo sicuri che con questo film Pier Paolo è vivo, è salvo. Perchè dal sole non andranno più a stanarlo.
A volte il sogno della ragione genera in Mostra lampi corsari.






Alcuni dei passaggi più significativi, delle interviste del film-documentario di Laura Betti:

Il mio vero peccato di aver esercitato il mestiere di giornalista da polemista e da poeta, nella pi totale insubordinazione. Questa insubordinazione l'hanno trasferita sul piano morale e l'omosessualità divenuta il principio stesso del male. Lo scandalo in realtà sorto dal fatto che non solo non tacevo la mia omofilia, ma anche dal fatto che non tacevo nulla. A procurarmi odio e insulto stato il diritto di parola che mi prendevo.
Se voi volete essere una nuova generazione di giovani infinitamente + matura dovete anche abituarvi all'atrocità del dubbio anche a questa sottigliezza sgradevole del dubbio, dovete cominciare ad abituarvi a dibattere i problemi veramente, non formalmente. Si applaudono sempre dei luoghi comuni: bisogna ragionare, non applaudire o disapprovare.
Vorrei fare una distinzione tra sviluppo e progresso: tra le due parole c'è una differenza enorme. Sono due cose non soltanto diverse, ma addirittura opposte e inconciliabili.
Infatti questo storico sviluppo voluto dalla destra economica, non parlo nemmeno della destra ideologica o del fascismo. Ed a questo punto che uso il potere con la P maiuscola, forse in modo un po estetizzante e vagamente mistico, perchè infinitamente difficile oggi stabilire quale sia il potere reale. E anzichè chiamarlo potere con la p maiuscola, chiamiamolo pure i nuovi padroni. Il progresso non voluto da questi nuovi ladroni, il progresso voluto, vediamo, dall'opposizione. Quest ultima si mantiene su posizioni abbastanza tradizionalistiche. In che cosa consiste poi il conflitto tra questo sviluppo voluto dai nuovi padroni e il progresso voluto invece dagli uomini di sinistra? Consiste in un fenomeno molto semplice: lo sviluppo, almeno in Italia, vuole la produzione smaniosa e disperata di beni superflui, mentre in realtà coloro che vogliono il progresso vogliono la creazione di beni necessari.
Il consumismo una forma assolutamente nuova, rivoluzionaria, di capitalismo perchè ha degli elementi nuovi dentro di se che lo rivoluzionano, ciò la produzione di beni superflui in scala enorme.La scoperta, quindi, della funzione edonistica che questo mondo non voglia più avere dei poveri, ma delle classi che vogliano consumare. Vuole avere dei bravi consumatori, non dei bravi cittadini. Questo ha trasformato antropologicamente gli italiani. Perchè gli italiani più degli altri? Perchè l'Italia non ha mai avuto un unificazione monarchica, un unificazione luterana riformistica, che quella che ha preparato la civiltà industriale, una rivoluzione borghese, la prima rivoluzione industriale.
Non ha avuto nessuna di queste rivoluzioni omologatrici. Per la prima volta, quindi, l'Italia unificata nel consumismo e la cosa abbastanza terrorizzante e abbastanza definitiva.
Ecco una volta che il nuovo potere non è altro che il nuovo tipo di economia e che bisogna tenere ben presente l'assioma primo e fondamentale dell'economia politica ciò che chi produce, non produce merce ma rapporti sociali, visto che il modo di produzione totalmente nuovo, le merci prodotte sono totalmente nuove ed totalmente nuovo il tipo di umanità che viene prodotto; stabilito questo bisogna vedere se il rinnovamento totale di portare l'egemonia alle popolazioni che sono state distrutte da questo rinnovamento.



@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare

Curatore, Bruno Esposito

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