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mercoledì 10 aprile 2013

Delitto Pasolini - I fatti: Pelosi parla di nuovo

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




di Gianni Borgna e Carlo Lucarelli, da MicroMega 6/2005

Una ricostruzione minuziosa, attraverso fatti e testimonianze, di quel 2 novembre 1975 in cui fu ucciso Pasolini, e delle incongruenze delle ricostruzioni ufficiali e ufficiose che vorrebbero spiegare l’omicidio. Fino a questa clamorosa e documentata ipotesi, l’unica che fa andare al suo posto tutti i pezzi del terribile puzzle: un omicidio politico premeditato.


I fatti: Pelosi parla di nuovo

Sempre la stessa versione, senza mai un cambiamento, una contraddizione, niente. Per trent’anni.
Fino al maggio del 2005. Quando succede qualcosa.
Il programma si chiama Ombre sul giallo, e va in onda su Rai3. Alla conduttrice Franca Leusini e alla presenza dei due ex avvocati di parte civile Guido Calvi e Nino Marazzita, Pino Pelosi dice di non essere lui l’assassino di Pasolini. Ad ucciderlo sono stati tre uomini, tre uomini che lui non conosce, che parlavano con un accento del Sud, siciliano, o calabrese. Lui era andato all’Idroscalo con Pasolini per compiere un atto sessuale, poi era sceso dalla macchina per orinare contro la rete. A quel punto spuntano dal nulla tre persone, una aggredisce lui, lo picchia e lo minaccia. Le altre due afferrano Pasolini, lo tirano fuori dalla macchina e lo massacrano. «Fetuso», gli gridano, «frocio», «sporco comunista».
Non sono stato io, dice Pelosi, non l’ha neanche toccato Pasolini. Sono state tre o più persone che l’hanno massacrato, all’improvviso, tre sconosciuti. Pasolini l’hanno ammazzato, lui l’hanno lasciato andare, è montato in macchina ed è partito, non vedeva niente, c’era tutta acqua, è passato sopra Pasolini senza accorgersene. Prima di lasciarlo andare, però, quelle persone lo hanno minacciato. Fatti gli affari tuoi, stai zitto e non parlare.
Ci sono alcuni punti oscuri nel suo racconto, alcune contraddizioni, che gli vengono fatte notare. Se non è stato lui ad aggredirlo, come c’è finito il suo anello vicino al corpo di Pasolini? Se quando è scappato in macchina non si era accorto di essere passato sopra il suo corpo, perché appena l’hanno arrestato ha detto «ho ammazzato Pasolini» al suo compagno di cella? E se davvero non conosceva le persone che l’hanno minacciato, e loro, come dice lui, non si sono più fatti vivi per rinnovare le minacce, perché si è fatto tutti quegli anni di carcere senza dire niente? Pino Pelosi non ricorda, l’anello deve essergli caduto quando è andato a vedere come stava Pasolini, per il resto non sa, era giovane, era sconvolto, aveva paura.
Che siano vere del tutto o anche soltanto in parte, le affermazioni di Pino Pelosi, dell’unico imputato del delitto, reo confesso e condannato per una pena interamente scontata, cambiano molte cose.
Cambia Pasolini, intanto. Trasgressivo, scandaloso, eccessivo, qua­lunque cosa, ma non un violento, non un uomo che viene ucciso dalla reazione di un ragazzino di diciassette anni a cui stava usando violenza.
E poi cambiano anche molte altre cose. Perché, finché era stato Pelosi ad uccidere Pasolini, Pino la Rana e basta, allora era un conto, ma se non è stato lui e le cose sono andate, anche solo in parte, in modo diverso, allora si aprono altri scenari e possono saltare fuori altri moventi.
Per cercare di capirci qualcosa bisogna ricominciare tutto da capo. Tornare indietro e ripartire proprio da quegli anni, gli anni Settanta. Il novembre del 1975.


Fonte:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/cosi-mori-pasolini/



@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare

Curatore, Bruno Esposito

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