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lunedì 14 aprile 2025

Claudio Magris “Gli sbagliati” apparso la prima volta sul Corriere della Sera del 3 febbraio 1975.

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dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Claudio Magris “Gli sbagliati” 

apparso la prima volta sul Corriere della Sera 

del 3 febbraio 1975.






Dittatore mite e bonario, Cesare cercò di perdonare e di graziare i propri avversari politici, ma fece strangolare Vercingetorige. Non si può fargliene colpa, perché non sapeva, e forse non poteva capire, che anche Vercingetorige era un uomo, pur non essendo un romano. Questa difficoltà di riconoscere gli uomini sembra ripresentarsi di continuo. In un recente articolo sul «Corriere» Giuseppe Montalenti si sofferma, nell’ambito della discussione sull’aborto, sui casi nei quali si ha la certezza che la persona concepita sia affetta da minorazioni gravissime e incurabili. Non ho, ovviamente, nulla da obiettare alle precise argomentazioni scientifiche di Montalenti, che fa un elenco dettagliato delle malformazioni accertabili già nelle primissime fasi dell’esistenza di un individuo. Mi sembra tuttavia sorprendente il tono col quale vengono presentati questi casi clinici, i conflitti di coscienza che essi instaurano e la tragedia che essi rappresentano. Montalenti parla della nascita di un «individuo gravemente tarato» come di una «iattura, talvolta per l’individuo stesso, sempre per i genitori e gli altri familiari, nonché per la comunità, alla quale in ultima analisi risalgono le responsabilità morali e materiali della cura e del mantenimento di questi individui incapaci di provvedere a se stessi e bisognosi di cure» (i corsivi sono miei).

domenica 13 aprile 2025

Pasolini replica sull'aborto (a Moravia - Sacer) - Corriere della sera 30 gennaio 1975

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Pasolini replica sull'aborto
a Moravia

Corriere della sera 

30 gennaio 1975

( In Scritti corsari con il titolo Sacer) 







   Caro Moravia, sono ormai alcuni anni che io mi precludo di dare del fascista a qualcuno (anche se talvolta la tentazione è forte); e, in seconda istanza mi precludo anche di dare a qualcuno del cattolico.

   In tutti gli italiani alcuni tratti sono fascisti o cattolici. Ma darci a vicenda dei fascisti o dei cattolici - privilegiando quei tratti, spesso trascurabili - 

"diventerebbe un gioco sgradevole e ossessivo".

   Tu, certo per un vecchio, acritico automatismo - e certo non senza grazia e amicizia - ti sei appunto lasciato andare a darmi del «cattolico» 

"(proprio del «cattolico», e non del «cristiano» o del «religioso»)". 

E mi hai dato del cattolico cogliendo, scandalizzato, in me (mi sembra) un trauma per cui la «maggioranza» considera-consciamente o inconsciamente come Himmler - "la mia vita «indegna di essere vissuta»". "Cioè il mio blocco sessuale che mi rende un «diverso»". Corollario di tale blocco è una certa traumatica e profonda «sessuofobia», comprendente la pretesa - altrettanto traumatica e profonda - della verginità o quanto meno della castità da parte della donna. Tutto ciò è vero, fin troppo vero. Ma è anche la mia privata tragedia, su cui mi sembra un po' ingeneroso fondare delle illazioni ideologiche. Tanto più che tali illazioni mi sembrano sbagliate.

   Prima di tutto l'assioma 

«il cattolico è sessuofobo, quindi chi è sessuofobo è cattolico», 

è un assioma che io trovo assurdo e irragionevole. 

C'è una sessuofobia protestante, c'è una sessuofobia mussulmana, c'è una sessuofobia indù, c'è una sessuofobia selvaggia.

Una lettera di Pasolini : «opinioni» sull'aborto (Thalassa) - Paese sera, 25 gennaio 1975

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Una lettera di Pasolini: 
«opinioni» sull'aborto

Paese sera

25 gennaio 1975

(In Scritti corsari con il titolo Thalassa )







Caro direttore

   Le invio a parte, con una dedica che è segno di sincera amicizia -anche se nella fattispecie non è priva di polivalenze e di lunghe vibrazioni allusive - Thalassa di Ferenczi. Non è un testo sacro.

   Però son certo che per esempio Marcuse, Barthes, Jakobson o Lacan lo amano. E' un libro delle «origini» della psicanalisi, non si può non amarlo. Lo legga. Preghi di leggerlo anche qualche suo collaboratore. Non c'è da imbarazzarsi: il non averlo letto non è poi così grave lacuna. Mi riferisco a un articolo uscito sul «Paese sera», del 21 gennaio 1975. «Le ceneri di Solgenitzin», che sarebbero poi le mie: a quanto pare, mi si vuole decisamente incenerito, se si tien conto anche dell'articolo di Eco sul «Manifesto» dello stesso giorno, «Le ceneri di Malthus», anch'esso riferentesi per interposta persona, alle mie ceneri. Son qui per cercar di risorgere ancora una volta, appunto dalle ceneri. Che, com'è noto, sono il resto di un rogo in cui generalmente si bruciano le idee. A questo proposito, vorrei anticipare che una delle lotte più piene di tensione degli uomini di sinistra è contro quella serie di commi del codice Rocco (su cui scrivevo qui, sul «Paese sera» almeno una quindicina di anni fa, e per primo, delle frasi «estremistiche» che allora non venivano nemmeno percepite), che vertono il «reato di opinione».

sabato 12 aprile 2025

Pasolini: non dileggiare i cattolici - Leonardo Sciascia, Corriere della sera di domenica 26 gennaio 1975

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Pier Paolo Pasolini e Leonardo Sciascia (dal volume Pasolini e la Calabria)-THR, 2025

Pasolini: non dileggiare i cattolici
Leonardo Sciascia

Corriere della sera

domenica 26 gennaio 1975







Sono, per tante ragioni, favorevole alla legalizzazione dell'aborto. 

Lo sono, come tutti gli uomini che pronunciano un sì o un no sulla questione, da una posizione che direi di illegittimità. Il diritto mi pare si dica che è in difetto di legittimazione colui che si arroga posizione di parte in una causa in cui non ha reali interessi da difendere o da negare. Di fronte al problema della legalizzazione dell'aborto la vera parte in causa è la donna: l'uomo vi assume un ruolo che, appunto, difetta di legittimità, e specialmente quando si dichiara contrario. Perché è come per il divorzio: i voti contrari alla legge venivano a conculcare il bisogno e la libertà di chi voleva divorziare; i voti favorevoli non obbligavano a divorziare chi non ne sentiva il bisogno o voleva continuare a credere nel matrimonio sacramentale, indissolubile. 

Non sono dunque d'accordo con Pasolini.

venerdì 11 aprile 2025

Giorgio Manganelli, Risposta a Pasolini ( aborto) - «Corriere della sera», 22 gennaio 1975.

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Giorgio Manganelli
Risposta a Pasolini

Corriere della sera
22 gennaio 1975.






Da qualche tempo mi accade di leggere le prose teoretiche di Pier Paolo Pasolini con una sorta di devozionale raccapriccio; non oserò dire che scrive male, tenuto conto anche della media nazionale, ma che scrive, all’incirca, come un sociologo che, dopo passionali e discontinui studi giuridici, abbia scoperto e incautamente amato una letteratura, degli autori non indiscriminatamente consigliabili, tanto per fare un esempio, Giovanni Papini, Luigi Russo e l’ultimo Pier Paolo Pasolini. Mi rendo conto di esser caduto in un errore di logica, ma di un genere così squisitamente pasoliniano, da non trovar cuore per emendarlo. Quello che si nota, in questi ultimi scritti, è una tale quantità di superiorità morale nei confronti dell’universo, da essere difficilmente compatibile con una prosa comprensibile. Era già successo al tempo del divorzio, succede di nuovo oggi sul tema dell’aborto. Il lettore ha l’impressione di tentare l’autostop durante gli ultimi tre giri sulla pista di Indianapolis: estremamente frustrante. Non sono assolutamente certo di aver capito tutto, ma quel che ho cercato ha provocato in me una varietà di emozioni di cui cercherò di render conto, supponendole comuni ad altri mortali.

Dedalus (Umberto Eco) contro Pasolini: Le ceneri di Malthus - Il Manifesto del 21 gennaio 1975

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Dedalus (Umberto Eco) 
contro 
Pasolini
Le ceneri di Malthus

Il Manifesto

21 gennaio 1975 

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )









di Dedalus 

I fatti di Firenze e l'esplosione della polemica sull'aborto vedono schierati, come al solito, la sinistra laica contro la destra clerico-reazionaria. I progressisti sono capitanati dal sostituto procuratore di Firenze, Casini, la tradizione sessuofobica cattolica da Pier Paolo Pasolini. 

La funzione del nostro Casini come Mano della Provvidenza — o, in termini laici e hegeliani, Come agente della Astuzia della Ragione è stata immensamente positiva. Da mesi I radicali  si affannano a portare alla ribalta il problema dell'aborto, mentre i partiti cercavano di rimandarlo indefinitivamente: solo il coraggioso intervento del dottor Casini ha permesso  di sensibilizzare ogni essere civilmente pensoso su questo grave problema. Ma la sua splendida azione poteva Fallire: infatti il Corriere della sera all'inizio aveva impostato il discorso in termini sordidamente scandalistici: non cogliendo il valore laico e civile della faccenda, l'aveva lasciata nelle mani di bassi arnesi di cronaca nera che ne avevano fatto un ennesimo e pruriginoso caso di << fabbrica degli angeli >> e di << cucchiai d'oro >> con medicastri ambigui che impinguavano i loro conti in Svizzera. E la cosa minacciava di finire in una bolla di sapone. Ma il dottor Casini, Arcangelo della Giustizia, è rapidamente intervenuto  ristabilire l'equilibrio: arrestando  Spadaccia ed emettendo gli altri mandati di cattura ha riportato la questione nei suoi corretti termini politici e civili. Persino il Corriere è stato costretto a cambiare politica. I partiti hanno dovuto intervenire. Dopo l'arresto di Miceli, l'arresto di Spadaccia  è stato l'episodio più promettente per lo sviluppo del costume democratico in Italia. Oltre tutto,  Miceli non voleva essere arrestato, mentre Spadaccia lo voleva e quindi il tandem Casini Spadaccia costituisce un meraviglioso esempio di azione congiunta tra magistratura avanzata e gruppi di dissenso. Siamo un grande paese.

giovedì 10 aprile 2025

Pasolini immerso nelle acque prenatali - Ida Farè, Quotidiano dei lavoratori, martedi 21 gennaio 1975, pag.5

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Pasolini immerso nelle acque prenatali

Ida Farè

Quotidiano dei lavoratori

martedi 21 gennaio 1975

pag.5

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )








«Sono contrario alla legalizzazione dell'aborto, perchè la considero come molti, una legalizzazione  dell'omicidio...Che la vita sia sacra è ovvio, è un principio più forte di ogni principio di democrazia» .


Chi scrive dalle pagine del Corriere della Sera non è l'arcivescovo di Firenze, e nemmeno Tina Anselmi, ma Pier Paolo Pasolini, noto «bastian-contrario» della cultura «di sinistra». Nel '68 stava dalla parte dei poliziotti, i proletari che manganellavano a buon diritto i figli di papà; nel maggio '74 ha scoperto che tutti i giovani sono fascisti perchè tutti hanno i capelli lunghi, e ora, con la sua «aristocrazia intellettuale», si pone con Paolo VI e Fanfani, in difesa della vita umana. Benedice le acque materne che lo avvolgevano : vita prenatale che lui (eletto poeta-scrittore) ricorda, perchè sa che là era esistente, e con un antifemminismo viscerale, si scatena contro questa maggioranza di donne che non sa essere «aristocratica» e rivendica questa «comoda permissività», costituita dall'aborto, che non fa che consolidare la nevrosi collettiva del rapporto eterosessuale. 

Già, perchè la maggioranza, il popolo bue, è così poco culturalizzato che fa ancora l'amore in modo tradizionale, con una persona dell'altro sesso, per intenderci. 

E i radicali vengono accusati di appellarsi alla realpolitik, in un'occasione in cui i principi non sono reali, ma imposti. Lui non vuole confondersi con le masse; che hanno sempre torto e, vittime del nuovo fascismo (il potere dei consumi), sono costrette a praticare questa orgia permissiva e convenzionale del «coito libero e facile». L'aborto, dice, é un frutto della società dei consumi, una «falsa libertà» che tutti, perfino Fanfani, vogliono regalare alle donne. E siccome l'aborto diventa, in quest'ottica, una necessità «ecologica» del regime, bisogna lottare contro l'aborto, ponendo una più vasta concezione della sessualità, una maggiore diffusione delle pillole, una diversa moralità. 

Per essere sempre «speciale», come un gatto che si morde la coda, Pier Paolo diventa un orribile conformista. 

martedì 8 aprile 2025

Una femminista (Dacia Maraini) contro Pasolini in difesa dell'aborto - La Stampa, sabato 25 gennaio 1975

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Una femminista (Dacia Maraini )contro Pasolini In difesa dell'aborto 

La Stampa

sabato 25 gennaio 1975

pag. 1 e 2

( © Questa trascrizione da cartaceo,è stata curata da Bruno Esposito )


IN DIFESA DELL'ABORTO  

La scrittrice Dacia Maraini risponde a Pier Paolo Pasolini, che in un articolo si è detto 

« contrario alla legalizzazione dell'aborto, perchè la considero, come molti, una legalizzazione dell'omicidio ».

 







Caro Pier Paolo, il tuo articolo contro l'aborto parte secondo me da un presupposto sbagliato. Cioè tu pretendi che le femministe e i radicali e in genere i laici progressisti siano favorevoli all'aborto e la Chiesa, lo Stato e i partiti conservatori siano contro. 

Ma questo non è affatto vero. Anzi, è esattamente il contrario. Infatti sono proprio Io Stato, la Chiesa e i partiti conservatori a volere l'aborto così com'è ora, con i suoi pericoli, la sua speculazione, i sensi di colpa che comporta. 

Se lo Stato e le classi dirigenti pensassero che la legge contro l'aborto è buona, l'applicherebbero. In realtà la legge non viene mai applicata (su tre milioni di aborti l'anno solo alcune centinaia vengono perseguiti). Questo significa che i gruppi dirigenti e Io Stato non hanno nessuna voglia di applicare la legge. E quando non si vuole applicare una legge vuol dite che si incoraggia a trasgredirla. 

Moravia, il 24 gennaio 1975, dalle pagine del Corriere, risponde a Pasolini sull'aborto, con un art. dal titolo "Lo scandalo Pasolini

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Moravia risponde a Pasolini sull'aborto

sul Corriere della sera, del 24 gennaio 1975

con un art. dal titolo 

"Lo scandalo Pasolini"

Emma Bonino a sostegno della legge per l'aborto legalizzato

Il 24 gennaio del 1975, Alberto Moravia risponde ad un articolo di Pier Paolo Pasolini, apparso sulle colonne del Corriere della sera, il 15 gennaio del 1975, con il titolo "Sono contro l'aborto". 

Di seguito alcuni passaggi significativi della sua risposta.








Alberto Moravia:  

Da qualche tempo Pier Paolo Pasolini, per motivi certamente seri e profondi che non mi curo di definire, cerca lo scandalo. La peculiarità distintiva di questo suo atteggiamento è, però, che egli non mira a scandalizzare i conservatori ma gli intellettuali. 

Perché questo?

lunedì 7 aprile 2025

Lettera a Pier Paolo Pasolini di Carla Lonzi sull'aborto, non pubblicata dal Corriere della sera - 21 gennaio 1975

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Eretico e Corsaro



 Lettera a Pier Paolo Pasolini di Carla Lonzi 

(Nel 1970, Carla Lonzi, scrisse il manifesto del collettivo “Rivolta Femminile”)

Nel gennaio 1975, Pier Paolo Pasolini su «Il Corriere della Sera» critica il movimento femminista per non aver affrontato il nodo della sessualità e del nesso coito-aborto. Lonzi invia al giornale lo scritto Sessualità femminile e aborto, con allegata una lettera a Pasolini. Il giornale non pubblicò e Pasolini non rispose.





21 gennaio 1975

Caro Pasolini,


nel tuo articolo sul “Corriere della Sera” ‘Io sono contro l’aborto’, scrivi: “Non mi risulta che gli abortisti, in relazione al problema dell’aborto, abbiano messo in discussione tutto questo”. Io  e le donne del gruppo femminista cui appartengo l’abbiamo fatto e abbiamo pubblicato gli scritti in proposito, che però sono passati completamente sotto silenzio. Gli abortisti, come li chiami, non hanno mostrato di prenderci in considerazione.

Eppure non ci siamo pronunciate contro la libertà di aborto – che rispecchia, sono d’accordo con te, una tappa obbligata del patriarcato che si rinnova per sopravvivere, e in questo senso noi di Rivolta Femminile non abbiamo mosso un dito, ma abbiamo posto dal ’71 il problema della presa di coscienza su ciò che l’aborto legale sottintende: la consacrazione del coito. Il nostro obbiettivo non era negare la libertà di aborto, ma cambiare il suo significato nella coscienza di chi continuerà a subirlo, anche libero, la donna, e a imporlo, una cultura se non vogliamo dire l’uomo.