Pasolini - VITA, OPERE E MORTE

Saggi "Corsari" - Saggi e scritti su Pier Paolo Pasolini

Pasolini - interviste e dibattiti

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Le pagine corsare - Riflessioni su "Processo alla DC"

Omicidio Pasolini, video

domenica 29 giugno 2025

Pier Paolo Pasolini, L'Italia non italiana (Fasana) - Tempo, numero 5 del 10 febbraio 1969, pag.18

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foto Collezione Júlia Goytisolo




Pier Paolo Pasolini
L'Italia non italiana
(Fasana)

Tempo, numero 5 del 10 febbraio 1969

pag.18

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )

     Dopo Trieste comincia in effetti qualcosa di "diverso". Io, almeno, in Italia non ho mai visto niente di simile. É vero: potrebbe trattarsi di una delle tante forme diverse in cui consiste l'Italia. Ma sul fatto, comunque, che qui non sia Italia non c'è niente da ridire. Per me particolarmente (che da bambino ho vissuto a Idria) questa diversità, che coincide, nel profondo, con qualcosa di famigliare, è quasi un trauma. Come nei sogni tristi con stupendi paesaggi. Non dirò che il paesaggio, in Istria, sia oggettivamente stupendo; però è originale, unitario, e splende su esso - sui suoi ruggini dolorosi - un solicello indicibile. Insieme all'antica familiarità (quella dimenticata aria respirata da

sabato 28 giugno 2025

Il Boccaccio di Pasolini senza << messaggi >> - Bavid Grieco, intervista Pier Paolo Pasolini - L'Unità del 23 settembre 1970, pag.9

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Il Boccaccio di Pasolini senza << messaggi >>
Bavid Grieco, intervista Pier Paolo Pasolini sul set del Decamerone

L'Unità del 23 settembre 1970

pag.9

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )

Nostro servizio

Caserta 22

<< Ve lo dico subito a scanso di equivoci in questo film non ci sono attori è tutta gente presa dallo stracciarolo >>

<< e tu allora che cosa sei? >>

<< Io n'attore?  Me voi offenne che so n'attore io? >>

(cosi ha esordito il simpatico Ninetto Davoli alla vista del curioso giornalista arrivato chissà come sul set dell' ultimo film di Pier Paolo Pasolini, II Decamerone. A dir la verità, c'era proprio da chiedersi come fare per raggiungere la troupe impegnata in un fantastico quanto remoto paesino. Si tratta di Caserta vecchia,  una cittadina medioevale arroccata sul cocuzzolo di collina abbastanza alta sopra l'altra Caserta, ed è qui che è stato dato il primo giro di manovella al Decamerone. Uno dei soliti grandi problemi del Sud.

venerdì 27 giugno 2025

Pier Paolo Pasolini, La morale delle favole - Antonio Bertini intervista Pasolini sul set di Uccellacci e uccellini - Vie nuove, 25 novembre 1965 , pag. 49 e 50

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Pier Paolo Pasolini
La morale delle favole
 Antonio Bertini intervista Pasolini sul set di Uccellacci e uccellini

Vie nuove, 25 novembre 1965

 pag. 49 e 50

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )



<< Al mondo tutti gli uomini sono concorrenti... L'ho detta una schifezza! >> E Totò scuote la testa. 

Si ricomincia. 

<<Motore>>, <<Partito>>  risponde il fonico. 

Si ode un lungo trillo di campanello. Totò riprende a dire la battuta. Ma ha come una improvvisa amnesia e si interrompe. 

<<Eppure la so>> piagnucola. 

Nel teatro numero 8 degli stabilimenti De Paolis si gira in questi giorni l'ultimo film del poeta-regista Pier Paolo Pasolini. 

Tra gli autori nuovi rivelatisi in campo cinematografico dopo il 

1960 è certamente uno dei più originali e interessanti. Il suo esordio avvenne clamorosamente con Accattone, un film ricco di poesia e di umanità, in cui la parabola vitale di un giovane sottoproletario romano acquistava una dolorosa dimensione tragica. Poi venne Mamma Roma, scritto per Anna Magnani. Recentemente l'attrice ha dichiarato: 

<<Non capisco... Pasolini ha scritto il film per me, ma considera gli attori solo come strumenti da usare o materia da plasmare>>. 

giovedì 26 giugno 2025

Pasolini, Ladies and gentlemen - presentazione alla mostra di Andy Warhol ( Ferrara, ottobre/dicembre 1975 )

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 Pasolini
Ladies and gentlemen

presentazione alla mostra di Andy Warhol

( Ferrara, ottobre/dicembre 1975 ) 


Nell'ottobre del 1975 Pier Paolo Pasolini accettò di scrivere una breve presentazione per Ladies and Gentlemen. Il testo fu uno degli ultimi scritti di Pasolini e tra le sue prime pubblicazioni postume. Comparve, infatti, nel catalogo di una mostra milanese nel maggio 1976. 

Ladies and gentlemen

    Parlando con Man Ray del mio film Le 120 giornate di Sodoma c’è stato un punto in cui il mio interlocutore non ha capito. Man Ray è lucido, intelligente, presente. Il suo manierismo è fresco come quarant’anni fa. Non c’è nessuna ragione al mondo per cui egli non possa capire qualcosa.

mercoledì 25 giugno 2025

Pier Paolo Pasolini, IL DISTRIBUTORE DI BENZINA - Tratto da "Gridalo" di Roberto Saviano - © 2020 Giunti Editore S.p.A. / Bompiani

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Pier Paolo Pasolini
IL DISTRIBUTORE DI BENZINA

Tratto da "Gridalo"

di Roberto Saviano 

© 2020 Giunti Editore S.p.A. / Bompiani



 Dovunque sia il cadavere, là si raduneranno gli avvoltoi.

 Matteo, 24,28


 Il 18 novembre del 1961 un uomo percorre in macchina la strada litoranea che da Sabaudia porta al Circeo. Sono da poco passate le tre quando si ferma a un distributore di benzina. Entra nel bar e ordina una Coca-Cola.

 Il sole è ancora caldo nonostante sia autunno inoltrato, perché al Circeo l’estate di san Martino dura più a lungo.

 Il bar sorge in un’area nuova di zecca resa calpestabile dalla bonifica mussoliniana, che lì ha piantato foreste di eucalipti voraci che hanno svuotato il terreno dagli acquitrini.

 La presenza del mare tutto intorno è talmente forte e le dune di sabbia così ipnotiche da favorire, come in mezzo al deserto, frequenti stati di allucinazione.

 Il bevitore di Coca-Cola posa il bicchiere ormai vuoto sul bancone e inizia a infilarsi lentamente un paio di guanti di pelle nera. A operazione ultimata tira fuori una pistola, apre piano il tamburo, recupera dalla tasca un proiettile e si accinge a caricare. Un raggio di sole si spinge pigro dentro al locale, va a sbattere sulla canna della pistola e rivela allo spaventato barista un altro particolare insolito: il proiettile è d’oro.

 L’uomo punta ora la pistola contro il barista, reclamando l’incasso dell’intera giornata, comprensivo degli introiti della pompa di benzina. Il barista non si perde d’animo, afferra un coltello dal lato della lama, colpisce col manico il rapinatore e lo mette in fuga.

 Il giorno dopo lo vede ricomparire in compagnia di un amico davanti al bar. Stavolta annota il numero di targa.

lunedì 23 giugno 2025

Comizi d'amore 1963, il cinema-verità di Pier Paolo Pasolini - Trascrizione

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Comizi d'amore
di Pier Paolo Pasolini
1963
Cinema-verità


Trascrizione delle parti salienti del film

(Una parte dei dialoghi sono tratti da "Pasolini.net", di Angela Molteni)


PASOLINI   Sentiamo un po' cosa sanno dirmi questi malandrini. Senti ue', guagliò, come nascono i bambini, lo sai? Salvatore, dimmelo tu. Come nascono i figli? Come sei nato tu, non lo sai? Se me lo dici un regalo. Dillo a te.
1° BAMBINO  Uno zio mio.
PASOLINI   Eh? Uno zio tuo - sei nato... T'ha portato uno zio?
2° BAMBINO   A me mi ha portato la cicogna.
PASOLINI   T'ha portato la cicogna. E tu? Come sei nato?
3° BAMBINO   Sono nato sotto 'e cuperte.
PASOLINI   Senti, vediamo un pò chi di voi tre sa dirmi come... come voi siete nati, come nascono i bambini. Chi me lo sa dire? Tu lo sai dire?
4° BAMBINO   No.
PASOLINI   Non lo sai dire? E tu Matteo lo sai come sono nati i bambini... E tu? Neanche tu... E tu?
Lo sai come sono nati i picciriddi?
5° BAMBINO   Io 'o saccio.
4° BAMBINO   E diccello, diccello.
PASOLINI   Vieni qui, vieni qui, vieni qui. Tu non lo sai? Non lo sai? Non sono nati sotto i fiori, sotto i cavoli, li ha portati la cicogna no?
6° BAMBINO   No...
PASOLINI   E allora come sono nati?
BAMBINO   Eh...
PASOLINI   Come sono nati i picciriddi?

[...]

sabato 21 giugno 2025

Pier Paolo Pasolini, La forma della città - Trascrizione del testo integrale del documentario andato in onda sulla Rai il 07/02/1974

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Pier Paolo Pasolini
La forma della città
Titolo della serie: Io e…

Trascrizione del testo integrale del documentario
andato in onda sulla Rai il 07/02/1974

( © Questa trascrizione da video, è stata curata da Bruno Esposito )


Un programma di Anna Zanoli

Regia di Paolo Brunatto

Fotografia: Mario Gianni

Montaggio: Franca Di Lorenzo Visco

Organizzazione: Roberto Pascucci

Ricerche e documentazione: Nicoletta Paterno

Tecnico audio: Tullio Petricca

Commento musicale a cura di Giuliano Sorgini


PASOLINI (con una telecamera e rivolto a Ninetto)

Io ho scelto la città, la città di Orte. Cioè, praticamente ho scelto, come tema, la forma di una città, il profilo di una città.

Ecco, quello che vorrei dire è questo: io ho fatto l’inquadratura che prima faceva vedere soltanto la città di Orte nella sua perfezione stilistica, cioè come forma perfetta assoluta ed è più o meno un’inquadratura così.

giovedì 19 giugno 2025

Pasolini, "Ah, ciò che tu vuoi sapere, giovinetto..." - Il cavaliere della valle solitaria di Bernardo Bertolucci

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Pasolini

"Ah, ciò che tu vuoi sapere, giovinetto..."
Il cavaliere della valle solitaria

di Bernardo Bertolucci



Ah, ciò che tu vuoi sapere, giovinetto,

finirà non chiesto, si perderà non detto.



Non posso iniziare questo breve ricordo senza citare gli ultimi due versi della poesia intitolata A un ragazzo che Pasolini scrisse nel 1956-57. Il giovinetto ero io e le parole di Pier Paolo, rilette oggi, risuonano come un’affettuosa, malinconica profezia. Negli anni della nostra amicizia il significato di quei versi aveva subito varie mutazioni, accompagnando l’evoluzione del nostro rapporto, di cui avevo finito per diventare il cuore segreto, il logo, il motto. Due versi che, nell’affascinante e pericoloso terrain vague dell’inesprimibilità tra due amici di età diversa, venivano di volta in volta bisbigliati, urlati, rinfacciati, rivendicati, manipolati, secondo i bisogni in progress della nostra complicità. Fino a sfiorare l’inquietante scambio dei ruoli tra “il giovinetto”, che vuole sapere ma non riesce a chiedere, e “il poeta”, che sa ma non riesce a dire.

Pier Paolo Pasolini, Poesia in forma di rosa - Massimiliano Valente - 1954, Garzanti.

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""Quanto al futuro, ascolti:
i suoi figli fascisti
veleggeranno
verso i mondi della Nuova Preistoria.
Io me ne staro' la',
come colui che
sulle rive del mare
in cui ricomincia la vita.
Solo, o quasi, sul vecchio litorale
tra ruderi di antiche civilta',
Ravenna
Ostia, o Bombay - e' uguale -
con Dei che si scrostano, problemi vecchi
- quale la lotta di classe -
che
si dissolvono...
Come un partigiano
morto prima del maggio del '45,
comincero' piano piano a decompormi,
nella luce straziante di quel mare,

poeta e cittadino dimenticato"

Poesia in forma di rosa, che esce, sempre da Garzanti, nel 1964 è composta da componimenti che vanno dal '61 al '63, più un lungo poemetto in appendice intitolato Vittoria ed è la più ampia delle raccolte di Pasolini.


Poesia in forma di rosa

I. LA REALTA'

Ballata delle madri
La Guinea
Poesie mondane:
Una coltre di primule...
Scheletri col vestito...
Quando una troupe...
Vedo la troupe in ozio...
Un solo rudere...
Ci vediamo in proiezione...
Lavoro tutto il giorno...Supplica a mia madre
La ricerca di una casa
La realta'

mercoledì 18 giugno 2025

Pasolini e l’Africa degli anni ’60 - scritto da Peter Kammerer | 1 Marzo 2014

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© Immagine: archivio Dacia Maraini - tutti i diritti riservati

Pasolini e l’Africa degli anni ’60

 scritto da Peter Kammerer

1 Marzo 2014


Questo contributo riprende i commenti a due antologie di testi pasoliniani, pubblicate in Germania nel 2012, riguardanti l’Africa((Peter Kammerer (a cura di): Pier Paolo Pasolini. Reisen in 1001 Nacht, Hamburg, Corso Verlag 2011. Peter Kammerer (a cura di): Pier Paolo Pasolini. Afrika, letzte Hoffnung, Hamburg, Corso Verlag 2012. In Italia è uscito già nel 2010 il volume fondamentale di Giovanna Trento, Pasolini e l’Africa. L’Africa di Pasolini, Mimesis Edizioni, Milano 2010.)). La traduzione dal tedesco è di Monica Tombolato.

Identificazioni africane

Nel 1958 Pasolini scrive una serie di epigrammi raccolti sotto il titolo Umiliato e offeso che segnano il drammatico passaggio dalle speranze de’ Le ceneri di Gramsci alla crisi degli anni sessanta raccontata nelle poesie de’ La religione del mio tempo. Uno di questi epigrammi porta il titolo Alla Francia((In: La religione del mio tempo, in: Meridiani, Poesie I pag. 1007)) in cui Pasolini esprime “la lieta sorpresa” di una sua somiglianza con Sekou Touré, il primo presidente di una Guinea indipendente. Il poeta vede il proprio naso persino “schiacciato”, una caratteristica fisica interpretata normalmente in modo razzista. Come i poeti neri della Resistenza negra anche Pasolini reinterpreta e converte il segno di inferiorità razziale in segno di solidarietà e di rinascita((Si veda La Resistenza Negra, introduzione all’antologia Letteratura negra. I poeti, prefazione di Pier Paolo Pasolini, a cura di Mario De Andrade, Editori Riuniti, Roma 1961, in: Meridiani, Saggi sulla Letteratura e sull’Arte II, pagg. 2344 – 2355)).

Pier Paolo Pasolini, Bandung capitale di mezza Italia - Vie nuove, n. 30, 29 luglio 1961, pag. 22

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Pier Paolo Pasolini
Bandung capitale di mezza Italia

Vie nuove

n. 30

29 luglio 1961

pag. 22

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )

Egregio Pasolini, la lettura di «Vie nuove» mi ha dato la possibilità di conoscere veramente Lei e il suo modo di pensare – così pieno di umanità e comprensione –. Mi sono ricreduto di quello che pensavo di Lei in precedenza, dopo aver letto «Vita violenta», libro in cui metteva a nudo la vita nelle sezioni del Partito comunista, quella misera dei poveri e quella degli invertiti. Perché, mi domandavo, questo giovane scrittore rivolge la sua indagine al nostro ambiente, prende per protagonista povera gente quando avrebbe potuto con più efficacia scrivere della dolce vita dell’alta borghesia di ogni paese? Ora, le domando le ragioni per cui ha scritto cose poco piacevoli riguardo la povera gente. Lei conosce la vita che noi conduciamo, la stanchezza del lavoro. La miseria che ci vieta ogni possibilità. Lei sa che i grossi borghesi spendono fior di milioni per una «mantenuta» ma non concedono 10 lire d’aumento all’operaio. I luoghi frequentati dai «vitelloni» non sono alla portata dei poveri, l’inversione sessuale è molto diffusa nelle classi alte. Noi abbiamo duramente combattuto 10 anni fa contro i licenziamenti alla Breda: avrebbe dovuto vedere com’eravamo fieri della solidarietà degli intellettuali, dei quali abbiamo bisogno per trovare la giusta strada. Rispettosi saluti. 

Giuseppe Cosmo

martedì 17 giugno 2025

Pasolini - UN MIO SOGNO - Libertà, 7 settembre 1946, pag. 3

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Pasolini
UN MIO SOGNO

Libertà

7 settembre 1946

pag. 3

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )

 Dopo un primo assopimento cieco e frammentario, mi trovai sopra uno di quei piccoli ponti che si vedono, negli estremi sobborghi delle città, sopra qualche torrentello... Parallelo ad esso un cavalcavia rosseggiava contro alcune colline cosparse di case. Davanti ai miei occhi, nella luce semispenta del crepuscolo, si stendevano gli immensi sobborghi di una città; tutto era deserto e silenzioso. Un vento inanimato aleggiava dai campi, ma più che investire il corpo, lo colpiva leggermente, come l’urto furtivo di un gomito che solleciti a osservare qualcosa di raccapricciante. Ma poi continuava ad alitare, trastullandosi qua e là con le foglie e la polvere, distratto, impassibile. Quando, improvvisamente, il colpo di una imposta mi allarmò.

 Volsi il capo: ma fra le cento imposte che mi attorniavano dalle fredde facciate degli edifici, mi fu del tutto impossibile individuare quella che aveva battuto. In tutte c’era il medesimo senso di fissa e imperturbabile eternità. Mi tornai a voltare, ed ecco che quella imposta si mise a cigolare di nuovo, come un canto strano, nel silenzio del sobborgo. Allora cominciai ad abbandonarmi ad una sviscerata attenzione per ciò che mi era intorno; non che vi trovassi qualcosa di assurdo e innaturale. Tutto era anzi consueto: la strada asfaltata che s’incupiva nella curva tra le case enormi... il verde di alcuni alberelli intorno al giallo limone di una edicola... prati umidi che si infossavano, più lontano, cosparsi di pietre e di immondizie... Nulla di strano infine; ma c’era quell’assoluto abbandono,

lunedì 16 giugno 2025

Jon Halliday, "La prima volta che vidi Pier Paolo Pasolini..." - Prefazione al libro "Pasolini on Pasolini", Ugo Guanda Editore 2014

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Jon Halliday
"La prima volta che vidi Pier Paolo Pasolini..."

Prefazione al libro "Pasolini on Pasolini"

Ugo Guanda Editore

2014


   Una domenica sera a fine aprile del 1992, nella mia stanza d’albergo a Mosca, accesi la televisione. Era Pasqua (secondo il calendario ortodosso), ed era anche il primo giorno dall’epoca della Rivoluzione d’Ottobre in cui le campane avevano suonato a distesa – le avevo sentite io stesso in quella stanza – dalla grande cattedrale entro le mura del Cremlino. E quello che comparve sullo schermo televisivo era il pasoliniano Vangelo secondo Matteo.

   Mi sembrò del tutto a proposito che proiettassero quel film di Pasolini in quel luogo e in quella circostanza; anche se, paradossalmente, era probabile che ciò avvenisse per ragioni opposte a quelle originali dell’autore. L’apparizione del Vangelo sugli schermi dei televisori moscoviti non rispondeva tanto a un desiderio di mostrare l’interpretazione critico-immaginativa del Vangelo cristiano data da un outsider, quanto piuttosto a quello di fornire immagini critiche del deserto ideologico e morale lasciato da settant’anni di sterile comunismo. Ma immagino che Pasolini ne sarebbe stato contento, e sono certo che avrebbe accolto con disinvoltura il paradosso. In ogni caso, credo che la sua visione del Cristo dovesse esser sembrata radicaleggiante nel mondo posato e financo conservatore (oltre che compromesso col KGB) della Chiesa ortodossa russa, per non parlare di quello degli ex pseudomarxisti del vecchio Partito Comunista Sovietico. Sono certo che gli sarebbe piaciuto moltissimo essere lì per ingaggiare aspri dibattiti con un pubblico che neppure lui avrebbe sognato di poter raggiungere quando aveva fatto il film.

Enzo Siciliano, Pasolini il 68 e Cari studenti... - Tratto da Enzo Siciliano, Vita di Pasolini - Giunti

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Eretico e Corsaro



Enzo Siciliano
Pasolini il 68 e Cari studenti...

Tratto da Enzo Siciliano, Vita di Pasolini

Giunti


Sessantotto


     Si trascinò per l’Europa un carrozzone che faceva scoppiare con le ruote i petardi che incontrava sul cammino: fumo di candelotti lacrimogeni, poliziotti in difesa dietro scudi di plastica. Vecchie barricate, fantascientifici costumi. L’antico vento della rivolta soffiò forte a Torino, a Roma, a Berlino, a Parigi, dove gli studenti gridarono «L’imagination au pouvoir».

   L’idea era che la rivolta dovesse essere anzitutto spettacolo di se stessa, azione che metteva il proprio manifestarsi fra virgolette. L’azione si scollava dall’agire e si citava.

   L’epidemia dei metalinguaggi era arrivata a tal punto, nei sacelli universitari, da occultare elementari esigenze politiche.

   A tutto ciò non mancava verità, non mancavano ragioni: vi fu una febbre di travestimenti, e la verità sparì sotto la nebbia dei lacrimogeni.

   La ventata di giovinezza che il Sessantotto fece respirare all’Europa parve una rigenerazione.

   La permissività fu la bandiera - non che il mondo non bisognasse di permissività. Ma bisognava di riappropriazioni. Il freudismo invitava l’individuo a riappropriarsi del proprio corpo - ma le individualità sociali avrebbero dovuto riappropriarsi della propria storia. Tale compito, e tale obbligo, in una società che rendeva latitante ogni tradizione bollandola in fascio come oscurantista, avrebbero dovuto esser valutati per quel che erano: passi necessari alla sopravvivenza antropologica.

   Ciascun Sessantotto, in Francia, in Germania, in Italia, ebbe la sua specifica soluzione.

domenica 15 giugno 2025

Il background pasoliniano - Tratto da Pasolini su Pasolini Conversazioni con Jon Halliday, Ugo Ganda Editore 1992

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Il background pasoliniano
Tratto da Pasolini su Pasolini

Conversazioni con Jon Halliday

Ugo Ganda Editore

1992



   Jon Halliday – Lei ha scritto parecchio circa l’importanza della famiglia per lei: mi direbbe qualcosa circa le sue origini e l’educazione che ha ricevuto?

   Pier Paolo Pasolini – Le mie origini sono, in modo abbastanza tipico, quelle dell’italiano piccoloborghese: sono un prodotto dell’Unità d’Italia. Mio padre era di antica nobiltà romagnola, mentre mia madre proviene da una famiglia contadina friulana trasformatasi col tempo in piccoloborghese: il mio nonno materno era padrone di una distilleria; la madre di mia madre era piemontese, ma aveva parenti siciliani e romani. Per cui in me c’è qualcosa di ogni parte d’Italia: ma dell’Italia piccoloborghese, vorrei precisare, nonostante il sangue nobile di mio padre. Anche la mia infanzia e la mia fanciullezza presentano la stessa caratteristica: non ho una città che possa chiamare mia. Ho vissuto qua e là, un po’ in tutta l’alta Italia. Dopo la nascita (a Bologna), ho passato un anno a Parma, poi ci siamo trasferiti a Conegliano, poi a Belluno, Sacile, Idria, Cremona e in vari altri centri del Nord.

venerdì 13 giugno 2025

Pier Paolo Pasolini, appunti dopo Accattone - 1961

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Pier Paolo Pasolini
appunti dopo Accattone

1961


       Mi sembra che la differenza tra l’espressione cinematografica e l’espressione letteraria si trovi nel fatto che la prima manca quasi del tutto di una figura, la metafora, di cui invece la seconda consiste quasi esclusivamente.

       Ho adoperato, di seguito, due «quasi». Questo significa o incertezza da parte mia, o oggettiva incertezza nella materia. Infatti le distinzioni sono sempre un po’ sciocche, si sa. Si perderebbe chiaramente del tempo se ci si mettesse ad analizzare la differenza tra l’operazione letteraria e l’operazione pittorica, per esempio. Ma, evidentemente, il cinema suscita ancora, in questo senso, un interesse un po’ patologico. È difficile resistere alla tentazione di definirlo, magari per esclusione: soprattutto per me, che ho scritto per tanti anni, ed ora mi trovo alla conclusione di una prima esperienza espressiva cinematografica.

Pier Paolo Pasolini, Il paradiso di Accattone - 1961

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 Pier Paolo Pasolini
 Il paradiso di Accattone

1961

Proprio ieri sono andato a scegliere il posto dove girare le ultime inquadrature di Accattone. Fuori Roma, verso le montagne e le vallate del Lazio meridionale, e, precisamente, tra Subiaco e Olevano: ma era soprattutto su Olevano, che puntavo, come luogo dipinto da Corot. Ricordavo le sue montagne leggere e sfumate, campite come tanti riquadri di sublime, aerea garza contro un cielo del loro stesso colore. Dovevo scegliere una vallata che, in un sogno di Accattone – verso la fine del film, poco prima della sua morte – raffigurasse un rozzo e corposo paradiso. Insomma, Accattone non soltanto muore, ma va in Paradiso. Qualcuno dirà: ma questo è il colmo! Non soltanto dopo la «conversione» di Tommasino, P.P.P. ci dà un film in cui conversioni (dallo stato sottoproletario allo stato proletario e alla lotta di classe) non ce n’è, ma addirittura un film in cui si avalla «l’integrazione figurale» dello stato tradizionale e cattolico per eccellenza. E non avrebbe torto a scandalizzarsi se le cose stessero proprio così.

Pier Paolo Pasolini, Il sesso come metafora del potere - (autointervista) Corriere della Sera, 25 marzo 1975

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Pier Paolo Pasolini
Il sesso come metafora del potere
(autointervista)

Corriere della Sera

25 marzo 1975

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )

Il regista, che ha incominciato a girare «Salò o le 120 giornate di Sodoma chiarisce l'intento della sua opera dove quattro «potenti» strumentalizzano alcune vittime in un continuo confronto dialettico, che è fisico oltre che economico, tra chi detiene il comando e chi invece è asservito - La scelta degli attori... 

Pochi giorni or sono abbiamo registrato su queste colonne l'inizio delle riprese, a Mantova, del nuovo film di Pier Paolo Pasolini << Salò o le centoventi giornate di Sodoma >>. Ora l'autore stesso ha voluto scrivere per il << Corriere >> dal << set >> dove lavora, questo articolo in forma di << auto-intervista >>, per chiarire il significato e i propositi della sua nuova opera che, come è noto, trasferisce i personaggi del racconto di De Sade all'epoca della Repubblica di Salo. 


D. - Questo film ha dei precedenti nella sua opera?

R. - Sì. Le ricordo Porcile. Le ricordo anche Orgia, un’opera teatrale di cui ho curato io stesso la regia (a Torino, nel ’68). L’avevo pensata nel 1965, e scritta tra il ’65 e il ’68 come del resto Porcile, che era anch’esso un’opera teatrale. Originariamente doveva essere un’opera teatrale anche Teorema (uscito nel ’68). De Sade c’entrava attraverso il teatro della «crudeltà», Artaud, e, per quanto sembri strano, anche attraverso Brecht, autore che fino a quel momento avevo poco amato, e per cui ho avuto un improvviso, anche se non travolgente amore appunto in quegli anni antecedenti alla contestazione. Non sono contento né di Porcile né di Orgia: lo straniamento e il distacco non fanno per me, come del resto la «crudeltà».

giovedì 12 giugno 2025

Pasolini, “Vivo per la letteratura, l’eros e il calcio” - L’INTERVISTA A PIER PAOLO PASOLINI, 1971

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 “Vivo per la letteratura, l’eros e il calcio”
 L’INTERVISTA A PIER PAOLO PASOLINI

di Enzo Biagi

  

 Era il 1971 e sullo “scrittore corsaro” infuriavano le polemiche. Enzo Biagi intervistò Pier Paolo Pasolini in tv e ne nacque un battibecco: “Non posso dire tutto quello che voglio neppure qui perché sarei accusato di vilipendio del codice fascista italiano”

 Nel 1971 mentre dirigevo il Resto del Carlino feci un programma che si chiamava: Terza B: facciamo l’appello, dove alcuni personaggi, a loro insaputa, incontravano ex compagni di scuola, amici dell’adolescenza, i timidi amori. Il protagonista di una serata fu Pier Paolo Pasolini. In quel periodo si parlava molto di lui, era appena uscito il suo ultimo film Decameron, che era stato premiato al Festival di Berlino con l’Orso d’argento, e aveva suscitato molte polemiche. Insieme a lui vennero in studio alcuni compagni di classe del liceo Galvani di Bologna del 1938: feci vedere la foto di classe e chiesi al poeta chi dei ragazzi presenti gli sarebbe piaciuto rivedere. Mi rispose: “Parini, perché era il mio più caro amico, il mio compagno di banco. Era uno degli amici più cari. È morto in Russia e per tanti anni ho sognato il suo ritorno”.

giovedì 5 giugno 2025

Pasolini, Le confessioni di un Poeta (Trascrizione) - Di Fernaldo Di Giammatteo - Produzione: R.T.S.I., Radiotelevisione Svizzera Italiana del 23 febbraio 1967

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Eretico e Corsaro

Pasolini
Le confessioni di un Poeta
(Trascrizione)

Di Fernaldo Di Giammatteo
Produzione: R.T.S.I. 
Radiotelevisione Svizzera Italiana 
del 23 febbraio 1967 

( © Questa trascrizione, dal sonoro del video, è stata curata con molta pazienza da Bruno Esposito )

Essendo la trascrizione dal sonoro a tratti, noiosa ( vai avanti e ritorna indietro continuamente), chiedo scusa per eventuali piccoli refusi e piccole, quanto insignificanti, mancanze (termini che non ho compreso bene e che ho preferito non trascrivere). 


Leggenda delle sigle:

F. D.G. - Fernaldo Di Giammatteo - Intervistatore 

P.P.P. - Pier Paolo Pasolini - Intervistato

S.C.P. - Susanna Colussi Pasolini - Madre di P.P.Pasolini


F. D.G. - Ha scritto due romanzi, volumi di poesia, ha diretto alcuni film noti in tutto il mondo, è stato esaltato e aggredito con un accanimento incredibile, ma chi sia davvero, nessuno ha mai tentato di scoprirlo. Ha avuto per maestro il teorico e l'uomo d'azione più importante nella storia del comunismo italiano, Antonio Gramsci. A Gramsci ha dedicato nel 1954 un poema che è insieme una confessione e un gesto di rivolta. 



P.P.P. - 

Lo scandalo del contraddirmi,
dell'essere
con te e contro te; con te nel core,
in luce, contro te nelle buie viscere;
 
del mio paterno stato traditore
- nel pensiero, in un'ombra di azione -
mi so ad esso attaccato nel calore
 
degli istinti, dell'estetica passione;
attratto da una vita proletaria
a te anteriore, è per me religione
 
la sua allegria, non la millenaria
sua lotta: la sua natura, non la sua
coscienza: è la forza originaria
 
dell'uomo, che nell'atto s'è perduta,
a darle l'ebbrezza della nostalgia,
una luce poetica: ed altro più
 
io non so dirne, che non sia
giusto ma non sincero, astratto
amore, non accorante simpatia...
 
Come i poveri povero, mi attacco
come loro a umilianti speranze,
come loro per vivere mi batto
 
ogni giorno. Ma nella desolante
mia condizione di diseredato,
io possiedo: ed è il più esaltante
 
dei possessi borghesi, lo stato
più assoluto. Ma come io possiedo la
storia,
essa mi possiede; ne sono illuminato:
 
ma a che serve la luce?

F.D.G. - Le cenere di Gramsci si intitola questa poesia, la tomba dell'uomo politico, morto al confino durante il fascismo, è al cimitero degli inglesi a Roma, nel quartiere popolare del Testaccio. Qui, sotto un colle di detriti c'è il mattatoio comunale, venuto a Roma dal nord nei primi anni del dopoguerra Pier Paolo Pasolini poeta e romanziere si formò in questa periferia rumorosa, ammucchiata accanto alle rive del Tevere, dove il fiume sta per uscire dalla città, come i poveri povero, imparò qui ad amare i diseredati, la loro allegria naturale e irragionevole, più che la loro lotta e la loro storia. Mucchi di case, mucchi di gente, i diseredati in cinque a dormire in una stanza e quelli che già sono un gradino più su, usciti appena dal buio della miseria, in questa periferia, in queste case prigione, qui Pasolini cominciò allora oscuramente a sentirsi un traditore. Un'altra Roma vede ora Pier Paolo Pasolini, la Roma lustra e solenne del nuovo quartiere dell'euro, dove il fascismo lasciò il segno di una civiltà di cartapesta, è la tipica Roma dei ricchi di oggi, dove il passato incompiuto si impasta con il futuro, la chiesa di San Pietro e Paolo, tonda, goffa e imperiale, nasconde piccoli edifici eleganti, dove non giungono rumori proletari, dove non arriva nemmeno il frastuono del caotico traffico romano, qui vive, appartato, il poeta delle ceneri di Gramsci, vive in una grande casa accogliente, protetto dall'amore di una piccola donna di 60 anni, sua madre.