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mercoledì 6 dicembre 2023

Pier Paolo Pasolini, 11 luglio 1974. Ampliamento del «bozzetto» sulla rivoluzione antropologica in Italia - intervista a cura di Guido Vergani, sul «Mondo» del 11 luglio 1974

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Pier Paolo Pasolini, l'11 luglio 1974. 
Ampliamento del «bozzetto» sulla rivoluzione antropologica in Italia 

(Sul «Mondo», intervista a cura di Guido Vergani)

   Noi intellettuali tendiamo sempre a identificare la «cultura» con la nostra cultura: quindi la morale con la nostra morale e l'ideologia con la nostra ideologia. Questo significa: 1) che non usiamo la parola «cultura» nel senso scientifico, 2) che esprimiamo, con questo, un certo insopprimibile razzismo verso coloro che vivono, appunto, un'altra cultura. Per la verità, data la mia esistenza e i miei studi, io ho sempre potuto abbastanza evitare di cadere in questi errori. Ma quando Moravia mi parla di gente (ossia in pratica tutto il popolo italiano) che vive a un livello pre-morale e pre-ideologico, mi dimostra di esserci caduto in pieno, in questi errori. Il pre-morale e il pre-ideologico esistono solo in quanto si ipotizzi l'esistenza di una sola morale e di una sola ideologia storica giusta: che sarebbe poi la nostra borghese, la sua di Moravia, o la mia, di Pasolini. Non esiste, invece, pre-morale o pre-ideologico. Esiste semplicemente un'altra cultura (la cultura popolare) o una cultura precedente. E' su queste culture che si innesta una nuova scelta morale e ideologica: per esempio, la scelta marxista, oppure la scelta fascista.

Pier Paolo Pasolini, biografia breve - 1974 Prima parte - Caro Calvino, Io rimpiangere l’Italietta?

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Macciocchi e Pasolini nel 1974


Il 1974 è l'anno in cui la sua rubrica sul Corriere, "Tribuna aperta" prende un deciso indirizzo di critica sociale e polemica politica. Il direttore del Corriere, Piero Ottone, offre a Pasolini la possibilità di gestire il suo spazio, nelle pagine del quotidiano, a suo piacimento e senza alcuna censura sulla scelta degli argomenti e su come trattarli (scrivi quello che vuoi). 
Pasolini in quel momento è l'intellettuale italiano più vivace, brillante, libero e capace di scatenare forti polemiche (e Piero Ottone, questo lo sa bene). Il Corriere è una testata di proprietà di privati, non portavoce di un partito e senza dubbio il primo quotidiano nazionale. Un quotidiano molto seguito dalla gente e per questo, con una enorme capacità di influenzare l'opinione pubblica (per Pasolini un terreno fertile per le sue acute analisi sociali e politiche). 
Un rapporto molto forte che in giugno, si rafforza ancora maggiormente: all’inizio del giugno 1974, stipula un ulteriore accordo contrattuale con la proprietà del «Corriere». Pasolini è a Milano per una proiezione di << Il fiore delle Mille e una notte >> ed in questa occasione, incontra Giulia Maria Crespi, che rappresenta la proprietà editoriale del Corriere (che già conosce avendo ambientato nella villa di Giulia Maria Crespi sul Ticino parte di Teorema) e Barbiellini Amidei, vicedirettore del Corriere della Sera e responsabile delle pagine culturali. Viene stretta un'intesa che prevede anche la collaborazione per una rubrica di critica letteraria, come quella che già tiene sulle colonne del settimanale Tempo, a partire dalla fine del 1975 (Pasolini pensa di intitolarla «Che fare?»).

Pasolini e il nostro futuro - Paese Sera del 5 gennaio 1974

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Pasolini e il nostro futuro

Paese Sera del 5 gennaio 1974

<<Poesie e appunti>> 
dello scrittore regista 
a proposito di un dibattito 
dell'<<<Unità>>




Significato del rimpianto

* Ani da consolassi? Da cunvìnsisi?

Parsè si lu dìzinu e a tòrnin a dìzisilu?

No lu sàni, no lu savmiu ducius che i prins ch’a giòldin la richessa cressuda

a son i siòrs? *. I modelli di sviluppo erano realtà. È forse realistico accettare tale realtà? Fare nostri i suoi problemi (il verde, la salute,

l’istruzione, la vecchiaia)? Chi ci ha messi in questo pasticcio? Perché mai, ripeto, dovremmo essere realisti, e contribuire alla soluzione di quei problemi?

Non si torna indietro? Stupida verità.

* Jo i mi vuàrdi indavòur, e i plans i pais puòrs, li nulis e il furmint;

la ciasa scura, il firn, li bisicletis, i reoplàns

ch’a passin coma tons: e i frus ju vuàrdin; la maniera di ridi ch’a ven dal còur; i vuj che vuardànsi intòr a àrdin di curiositàt sensa vergogna, di rispièt

sensa paura. I plans un mond muàrt.

Ma i no soj muàrt jo ch’i lu plans.

Si vulin zi avant bisugna ch’i planzini il timp ch’a no’l pòs pi torna, ch’i dizini di no

a chista realtàt ch’a ni à sieràt ta la so preson... *

L’hanno costruita i signori: cioè i nemici di classe. Adesso hanno delle difficoltà. Noi dovremo dargli una mano? Certo se fosse loro il futuro, ciò sarebbe realistico...