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domenica 19 novembre 2023

Dibattito con Pier Paolo Pasolini: Il buio oltre il presente? Cominciando a parlare di Roma e dei giovani - «Roma giovani», numero 1, 15 novembre 1974.

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro

Pier Paolo Pasolini partecipa alla tavola rotonda con il sindaco Clelio Darida sul tema della criminalità nella capitale -. Roma - 22 maggio 1971


Dibattito con Pier Paolo Pasolini
Il buio oltre il presente? 
Cominciando a parlare di Roma e dei giovani 

«Roma giovani»

numero 1

15 novembre 1974.

Dibattito con la redazione di  «Roma giovani», rivista della FGCI romana, per un’inchiesta sui giovani. L’intervista è a cura di Nando Adornato, Lucio Caracciolo, Fabrizio Barca.

UN SORRISO ANCHE AL SUD


Hai parlato recentemente nel corso di un animato dibattito svoltosi sulle pagine dei giornali e nei Festival del l’Unità, di un genocidio che sarebbe stato perpetrato dalle classi dominanti nei confronti delle giovani generazioni. Vorremmo che tu oggi approfondissi quali sono gli elementi di questo genocidio, e se nel dire ciò ti riferivi a tutta Italia o, in particolar modo, ai giovani delle borgate e dei quartieri popolari di Roma, città in cui vivi, e sulla quale hai molto lavorato.

Quando parlavo di genocidio non mi riferivo solo alle giovani generazioni, parlavo di tutta la popolazione italiana; citavo Marx - ne parla proprio nel Manifesto - quando egli parla di genocidio, operato dalla classe al potere, delle popolazioni coloniali o sottoproletarie, o del proletariato meno cosciente. Parlavo quindi di tutta Italia e soprattutto del Centro-sud. Infatti parlavo contemporaneamente di una nuova spaccatura tra Nord e Sud - mi riferisco all’esperienza fatta ai Festival dell’Unità soprattutto di Bologna e di Milano -, dove ho visto effettivamente che c’è un tipo nuovo umano, sorridente, che vive con spontaneità, però comunista, che si distacca nettamente da tutto il resto dell’Italia. Allora ho insistito a parlare, e ne ho parlato anche recentemente, del Partito comunista nel suo insieme, come una specie di paese nel paese, di nazione pulita nella nazione sporca; quindi non mi riferivo solo alle borgate romane, ma più in genere al Centro-sud, cioè al mondo proletario e contadino (un po’ meno al mondo proletario dove la coscienza di classe è notevole e dove c’è un certo livello intellettuale come Bologna). E per concludere vorrei risponderti spiegandoti cosa è per me genocidio. È proprio quello di cui parla Marx; consiste in una sostituzione di modelli.

L’Italia è formata da regioni che si possono chiamare piccole nazioni, con la loro tradizione, storia ecc... E quindi le culture italiane sono culture particolaristiche concrete, che hanno dei propri modelli di esistenza e di vita. Il genocidio è la acculturazione del potere consumistico italiano. Che non coincide con il potere democristiano. Questo potere toglie con la violenza, gli antichi modelli di vita, gli antichi valori delle culture che realmente costituiscono l’insieme della cultura italiana e impone i propri modelli e i propri valori, e con questo distrugge un modo di essere uomo. Per esempio a Roma, mi sono trovato in una borgata dove c’era una di queste culture di cui vi parlavo, abbastanza tipica e abbastanza eccezionale; ecco, quando vado là, non trovo più degli esseri viventi ma trovo dei cadaveri: sono stati uccisi.