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venerdì 10 novembre 2023

Pier Paolo Pasolini, Le poesie di Mamma Roma - 25 aprile

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro

Durante la lavorazione di Mamma Roma - Immagine di Angelo Novi

Pier Paolo Pasolini
Le poesie di Mamma Roma
 25 aprile


       Quando una troupe invaderà le strade

       di stanotte, sarà già il Tremila.

       Perciò: goditi anche questo dolore.

       L’idea di fare un film sul tuo suicidio,

       tuona nei millenni, si congiunge

       a Shakespeare, ed è sesso, grandezza

       della libidine, sua soavità.

       Il protagonista è macellato:

       una bolla d’aria gonfia la sua pelle,

       potrebbe volare per il terrore.

       Una spaccatura gli scende dal palato

       allo sterno, e irradia dei tremiti

       per tutto il corpo: l’intossicazione

       gli buca lo stomaco, gli dà diarrea.

       Suicidarsi, è la più semplice idea

       che gli possa venire: entra, frattanto,

in un cinema (son anni che non lo fa,

       così, da solo) e sui brevi spazi

       del suo spasimo viscerale, ecco,

       in montaggio alterno, gli enormi

       spazi a colori della pubblicità.

       Frigoriferi, dentifrici, gote

       sorridenti. Poi andrà fuori.

       La notte, col profumo dei tigli,

       benché sia tardo aprile, quasi maggio.

       Ma quell’anno la primavera stentava

       a farsi avanti. La città era lucida,

       e tremavano fanali, in quel lucore

       di facile effetto – umido, pesante,

       più pesante dell’odore stesso dei tigli

       compressi, sprofondati nell’aria –

       tremavano fanali di tram e automobili,

       come per una fuga atomica, per l’ultima

       cena del mondo, o per la più recente,

       con silenzioso orgasmo: mucchi

       di luci in corsa, sgranati

       lungo le curve d’una circonvallazione.

       Con montaggio illogico, si vedrà,

       poi, lui che cammina in una periferia

       ancora più remota: siepi

       gocciolanti, muretti di vecchi

       casolari... e, un improvviso spazio

       sereno, quasi primaverile, magari

       con la luna su rappacificate nuvole:

       in mezzo a quell’odoroso spazio,

       quel vuoto di libertà campestre,

       ecco dei cani che abbaiano e voci festose

       di ragazzi – quelli del Mille,

       o del futuro più lontano. Un piccolo

       colpo di pistola. E «Fine». Ah,

       siepi gocciolanti, china gonfia

       della spudorata erba primaverile,

       su monticelli traforati di cave,

       dolci Tebaidi dove la natura ignorata

       dagli uomini nuovi festeggia l’aprile.

Pier Paolo Pasolini

@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare

Curatore, Bruno Esposito

Grazie per aver visitato il mio blog
.

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