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martedì 1 febbraio 2022

Manlio Cancogni intervista Pier Paolo Pasolini, 1967 - Un piccolo Paese non può dare un grande scrittore.

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro






Manlio Cancogni intervista Pier Paolo Pasolini, 1967


Se è possibile scrivere un capolavoro? È sciocco chiederselo. Il problema non esiste. E comunque, chi potrebbe saperlo? È una domanda pretesto. Considerala come un punto di partenza. D’altra parte è pur vero che si scrivono molti libri tutti abbastanza modesti. Come mai?
Un piccolo Paese non può dare un grande scrittore. Lo ha detto Goldmann.
Tu sottoscrivi?
Sì. Ogni libro è in rapporto al suo background culturale. Se questo è mediocre anche il libro lo sarà. Possono esserci delle eccezioni, è vero, ma allora si tratta di persone culturalmente apolidi, che vivono in Italia e scrivono in italiano per combinazione. Scrittori che hanno un taglio europeo, cresciuti in un circuito culturale più vasto. L’Italia è una piccola nazione, meschina. Lo ripeto: non può dare un grande libro.
Ma chi ti obbliga a vivere nella meschineria del tuo Paese? Puoi benissimo restare in Italia in ‘terra di pipe’, come si dice, e infischiartene della sua cultura, del suo ambiente, dei suoi problemi, e della sua società letteraria. Certo che se invece di osservare la realtà e la vita, vivi in mezzo alle chiacchiere dei letterati, sei per forza condizionato dalla cultura, chiamiamola così, del tuo Paese.

Che cosa fanno gli scrittori italiani? Dieci domande a Pier Paolo Pasolini - Di Elio Filippo Accrocca - La Fiera Letteraria, domenica 30 giugno 1957

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Che cosa fanno gli scrittori italiani? Dieci domande a Pier Paolo Pasolini

Di Elio Filippo Accrocca

[La Fiera Letteraria, domenica 30 giugno 1957 pp.1-2]


Due sono i posti più «pasoliniani» di Roma (così come ad altri appartengono Portonaccio o Trastevere, San Lorenzo o Tormarancio), entrati nella letteratura attraverso la via diretta del documento, della passione umana che da essi deriva per motivi diversi e per diverse suggestioni: Rebibbia, la zona cioè del carcere modello che sorge al di là dell’Aniene sulla Tiburtina, oltre Ponte Mammolo; e il Ciriola, il galleggiante sul Tevere sotto Ponte di Sant’Angelo, dove i «ragazzi di vita» si bagnano per intere stagioni, fino a quando cioè – divenuti adulti quel tanto da apparire «poveri ma belli» – prenderanno altre strade.

Pier Paolo Pasolini - PERCHÉ QUELLA DI EDIPO È UNA STORIA - 1967

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1967
PERCHÉ QUELLA DI EDIPO È UNA STORIA

       di Pier Paolo Pasolini

Prefazione all’edizione a stampa di Edipo re, pubblicata da Garzanti nel settembre 1967.

       

Il cinema sarebbe dunque naturalistico.

       Io oso infatti dire: «Se attraverso il linguaggio cinematografico io voglio esprimere un facchino, prendo un facchino vero e lo riproduco: corpo e voce».

       Allora Moravia ride: «Ecco, il cinema è naturalistico, come vedi. È naturalistico, è naturalistico. Ma il cinema è immagine. E solo rappresentando un facchino muto (con eleganza) tu puoi fare del cinema in qualche modo non naturalistico».

       «Niente affatto», dico io, «il cinema è “semiologicamente” una tecnica audiovisiva. Quindi facchino in carne ossa e voce.»

       «Ah, ah, il neorealismo!» fa Moravia.