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venerdì 17 giugno 2022

Pier Paolo Pasolini, L'usignolo - Tratto da L'usignolo della chiesa cattolica.

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Pier Paolo Pasolini
L’usignolo

da L'usignolo della chiesa cattolica.

«Io non sono la luce...»

(San Giovanni, Vangelo)


I

STRANIERO
Salute, giovinetto. Cosa fai appoggiato al fresco rastrello?

GIOVINETTO
Salute, straniero, dietro di me Casarsa coi campi smarriti e i vecchi muri.

STRANIERO
Sei povero o signore? che nome hai?

GIOVINETTO
Ho vent’anni, vado nel campo a servire il mio padrone.

STRANIERO
Qual è la vostra bellezza?

GIOVINETTO
Il Vallo e il Bosco con le rogge d’argento.

STRANIERO
E non avete mai feste?

GIOVINETTO
Le Domeniche son feste piene di canti!

STRANIERO
Che triste paese!

GIOVINETTO
Donne mie, vecchi della mia infanzia, che dolce allegria i giorni della Settimana Santa!

STRANIERO
Non avete corpi dentro lo scuro vestito?

GIOVINETTO
Campana dell’Ave, campana dell’Angelus.

STRANIERO
Sentite sempre la voce del cielo?

GIOVINETTO
No. L’uomo ha le carte, il vino e le ragazze.

STRANIERO
Ah, vedo che sono ombre i vostri anni!

GIOVINETTO
L’alba schiarisce i paesucci cristiani, prega il giovane e va a zappare nel campo.

STRANIERO
Felice te! Io sono lontano dal mio paese.

GIOVINETTO
E che cosa hai trovato per la tua strada?

STRANIERO
Questa conchiglia, giovinetto!

GIOVINETTO
Oh, lascia che vi posi sopra l’orecchio!

STRANIERO
Attento, è un suono di dolore...

GIOVINETTO
No! Io vi sento battere Rosario, cantare ragazzi, e sospirare mia madre nel campo.


II


FANCIULLO
Mi chiamo Nisiuti. Vado a nidi per i campi.

CARDELLINO
Che sicuro, che lontano, nei campi... nei campi...

FANCIULLO
Vado fischiettando con le mani in tasca.

CARDELLINO
Solo nel cielo aspetto il fanciullo.

FANCIULLO
Mi siedo sulle viole e suono il mio zufoletto.

CARDELLINO
Suona, e io lo guardo piegando il capo.

FANCIULLO
Su, fionda, all’erta, sento qualcosa sul prato.

CARDELLINO
Ne ho visti sì, ne ho visti fanciulli morire.

FANCIULLO
Morire? Ah vecchio cardellino cadi morto sul prato.


III


ALBA
La mia luce...

VECCHIA
Alba fumosa! Bianca, per le scale, io scendo al suono dell’Ave.

ALBA
Vecchio come il tuo viso il vento muore nella piazzetta. Nel gran silenzio ti si sente faticare; e crepitare il tuo fuoco.

VECCHIA
Forse, da lontano, tra queste povere case non battono le campane?

ALBA
Oh sì, ma tu per poco potrai ancora pregare all’ave lontana, e sfinirti a soffiare sulla caligine, e spezzare i ramoscelli contro il ginocchio tremante...

VECCHIA
Dentro la casa oscura sono sempre sola. Per nessuno sfavillano i miei poveri capelli di neve! La morte...

ALBA
Nonna, è meglio che tu soffi sul fuoco.

VECCHIA
Ah Maria, che tardi! come ci siamo attardate!

ALBA
Sulle rugiade si spengono le luci. Io vado scalza, per prati e rogge, con lo stanco sole, verso Orcenico...


IV


CAPPELLANO
Il cielo del borgo è una fiamma.

FANCIULLO
Ah Dio, i capelli mi sbattono come foglie. Uh che tuoni! Da un brolo grida un maialino.

CAPPELLANO
Va’ a chiamare il piccolo sagrestano. Suonate per la tempesta!

FANCIULLO
Mia madre sola a casa, al freddo del focolare, bagna l’ulivo nell’acqua santa e benedice.

CAPPELLANO
Conosco bene, da tanto tempo, la luce dell’inferno contadino.

FANCIULLO
Se guardo le montagne, mamma! mi manca il cuore.

CAPPELLANO
Non piangere, va’, suona le corde del Signore.

FANCIULLO
O contadine nascondete dietro il fazzoletto nero il sole, il fuoco e il vostro viso. Chissà che il canto di noi fanciulli...


V


SERA
Ai tuoi piedi la tuta è un profumo di gigli. Sul tuo lettino di ferro, nudo, tu sospiri o figlio?

GIOVANE
Sera dei miei vent’anni... E adesso, ahi, è questo il riso dei miei occhi, l’odore delle mie mani, e questi il cielo, l’aria, le nuvole?

SERA (da lontano)
Vieni qua, vieni qua, la notte è dolce a San Lorenzo. Vedi campi e campi respirare nell’ombra? Là dietro le giovinette cantano, e aspettano feste d’amore.

GIOVANE
Madre! L’abito di festa! Cercami l’armonica, mi trema tutto il cuore...

SERA (da un’osteria)
Hei, ragazzo, che ti passa per il capo stasera? Si vive, fuori dal paese, altra vita. Ma qui... ridono le madri, cantano i compagni.

GIOVANE
Ah ridere e bestemmiare... Ci guardano con invidia i ragazzetti dalle finestre.

SERA (dalla Chiesa)
O Agnus Dei... cantano forte le donne con la corona in mano. Dolce in chiesa ti attende, o corpo di fanciullo adulto, dentro l’Acqua Santa il tuo antico viso cristiano.

GIOVANE
Andiamo a Rosario, sì!... Ah, ma è già per finire! Ah Dio, piccolo sagrestano, non suonare le campane. Hai tanta fretta di andare a giocare? Ecco finito il Rosario. Fra poco la luna sarà solo lei viva nel paese. I miei vecchi compagni sono lì, presso il portone. Distesi sulla polvere chiacchierano e cantano. «Salute, amici, come va?»... Ah, sacramento, gettarmi sulla strada e morire.


VI


RAGAZZO
Le fanciulle vanno nude nell’orto. La luna di San Giovanni le rischiara: sotto il melo si stendono nude, guardando la stella e il nuvolo. «Rischiaraci, rugiada di San Giovanni!». Il grembo molle di rugiada brilla come neve alla luna di Giugno. E i giovani cantano, in un mondo lontano.

GIOVANE
Sotto il fuoco ruggine della testa, oh gli occhi abbagliati, che specchio di fuoco! Tu mi guardi. Tu mi guardi. Tu mi guardi, ah, chi sono per te? Un giovane sereno nel suo mistero? T’incanto. T’incanto. T’incanto e mi brucio nello specchio di fuoco.

RAGAZZO
...

GIOVANE
Hai segreti? Vedo una camicia, una cintura... Sono cose tue, dei tuoi occhi. Con esse stai solo. In che prato, in che casa? Ah beati quei tuoi occhi, abbagliati dal tuo mistero.


VII


VIVO
Ti guardo quasi piangendo, o sole di Aprile: dieci Aprili e la vita...

MORTO
Taci, silenzio... Chi parla di morte? Senti come rido beato a dieci anni in un Aprile lontano.

VIVO
Di che cosa ridi, o morto?

MORTO
È un mistero sereno. Nel cielo dell’alba sbianca la luce: e io rido sul prato.

VIVO
No! son io quel bambino che ride in un cielo di Aprile, e ascolta, fermo, il canto di sua madre lontana...

MORTO
No! era MIA madre che cantava nel paese sognante.

VIVO
Il mio paese! dove sono vivo e ridevo da bambino. Va via, morto, va via.

MORTO
Ero io che ridevo, ricciolino, in quei giorni! E adesso sono dentro la vecchiaia e la terra.

VIVO
Che tempi lontani!

MORTO
Vicini, oh tu più morto di me!, vicini. Il quieto Aprile fa nascere i fiori sulla tua tomba fresca.

VIVO
Sì, ma intanto, giovane infiammato, me ne sto qui nel paese a cantare.

MORTO
No!, sono io questo giovane a cui Aprile canta nel cuore gli amori di un’altra età.


VIII


GIOVINETTA
Che avete, occhi? Ombre di corpi la luna... Un seno brilla pallidamente, tra i gelsi?

USIGNOLO
Qui, qui, qui... pallidamente... Ahi!: sangue.

GIOVINETTA
Nel tuo petto tenerello, ombra di giovinetto, vedo che il sangue...

USIGNOLO
À, à! Che... ridere! Via di qui. Solo sull’albero. Op-lalele pei prati op-lalà.

GIOVINETTA
Povero uccelletto, dall’albero, tu fai cantare il cielo. Ma che pena udirti fischiettare come un fanciullino!

USIGNOLO
Ah, Dio, Dio, Dio, Dio che sangue! No, ridi.

GIOVINETTA
Io rido, ma tu, ti prego, calmati usignoletto. Signore, che pietà!

USIGNOLO
O furia, frusta le dolci foglie. Nascosto. Vengo dal cielo. Mordi le mie povere piume.

GIOVINETTA
Oh povero mai te! Nessuno ti sente nei campi?

USIGNOLO
Tu fiato di rose pal...lide... Mi brami? No?

GIOVINETTA
Ma sì, uccelletto, vengo. Io, vengo sull’albero col mio tenero corpo. Non piangere. Sono qui. Appoggiami il capo sul seno.

USIGNOLO
Taccio. Ah che silenzio! La luce muore nelle nuvole.

@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare

Curatore, Bruno Esposito

Grazie per aver visitato il mio blog

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