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giovedì 21 aprile 2022

Pier Paolo Pasolini, Nuova poesia in forma di rosa

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Nuova poesia in forma di rosa


Fossi vissuta

quieta come una bestia,

ma avessi consegnata quella lettera

che m'era stata affidata!

B. Brecht: Santa Giovanna dei Macelli

Cosa fate?

Io scrivo di nuovo

una poesia in forma di rosa (3

settembre 1963), buoni dispersi d'Eridania!

Tutti emigrati, come rondini, che lasciano le piazze vuote. Quindi si pone

il problema del nostro silenzio. Da Bagutta Ferrata ha uno

strano sorriso distratto, di matto che guarda altro matto,

solo perché non esce più da alcuni anni il Magone

cantato in combutta a Bologna, per amore,

per puro amore, ecc. ecc. L'Italia

va benissimo senza di noi,

ma noi, cosa facciamo

nel mondo nero?

Nel secondo

petalo odoroso si contempla

LEONETTI... che urlando ara vos prec

da versi al Verri (mentre Verre in Lombardia...)

(Ravenna... Cesena... Grandi speranze con Einaudi, e, dal confino,

quasi piccolo Mossadeq, cova un sogno, in cui De Gaulle è Re, una cerchia

d'Esse Esse stilcritiche gli gnomi, e il Nulla noi, i suoi più cari amici ecc...

Conclude il sogno: bene. Rimette i peccati ai peccatori, bene.

Da redattore rifatto formica, riprende i rapidi per Milano,

per Roma, Einaudi, Garzanti, Romano che dice addio

alla Televisione, e apre un futuro di Collane...)

Ma la formica laboriosa ha il buco

dove se ne sta sola, e canta

come la cicala. Questa la

sua vita, ma è vita

sua, nera.

Nel terzo

petalo odoroso si contempla

ROVERSI, come un monaco di clausura

diventato pazzo, che cerca una clausura nella

clausura, per rifare di nuovo il cammino già fatto,

senza notizie biografiche, cicala nel sole della tomba,

a trasformare livore in malinconia - comunque

quella è la sua vita, e della sua vita

i suoi versi sono testimoni

che hanno senso in contesti

di dolore

nero.

Nel quarto

petalo odoroso si contempla

FORTINI, ammutolito dal verificarsi

delle sue profezie, gettato nel magma dall'ordine

morale preveduto da lui, ma non così, non cosi...

E formica-cicala anche lui leggerà forse nuovi testi per nuove

profezie, per nuove ragioni di dannazione, e non mi stupirei se Mao

cantato da ignoti gessi nei cessi di Porta Romana,

trovasse ospitalità in un cuore così non romano,

e l'Ermetismo si trapiantasse a Pechino

in un prodotto per oggi puramente

supposto in cuore

a tanto nero.

In uno

dei più interni

petali, poi, si contempla

MORAVIA, che va a cercare in certi

litorali di Sicilia - con geranei supremi

divorati dalla storia, da rossi fatti arancione,

a riempire di quell'unica scolorita violenza un'intera regione -

l'incertezza funeraria e ellenistica ch'egli caccia dalla sua vita,

ma di cui non può far senza, e s'interessa come un ragazzo strano

davanti ai paesaggi degli archeologi tedeschi morti anche loro:

e non vuole, non vuole operare la congiunzione

tra il suo spirito e il suo sgomento, ci

lascia soli a dibatterci in questi

spregevoli problemi letterari

vecchi come il cucco, mentre

egli costruisce la sua vita

perfetta come di chi sa,

sempre, essere fuori

dal nero.

Quanto a me

ho lasciato il mio posto

di soldato non assoldato, di non voluto

volontario: il cinema, i viaggi, la vergogna...

Lo sapevo, lo sapevo già nel sogno: ma svegliandomi

mi son trovato ai margini. Altri protagonisti sono entrati,

non volontari essi!, e, partite le rondini, son loro a calcare ora

il palcoscenico. L'Èva cacciata si lamenta sul riso dell'Eve Nove; ma

ciò cosa conta? Il vero dolore è capire una realtà: questo mio essere

di nuovo nel '63 ciò che fui nel '43 - ragazzo piangente, apprendista

volenteroso: coi capelli che cadono, e si fanno grigi! L'espulsione

da sé del mondo, di me, suo corpo estraneo, è avvenuta nei modi

storici del neocapitalismo: ogni uomo ha un'epoca sola

nella vita, e si scrosta con i suoi problemi.

Non sono autorizzato a sapere la nuova

Italia che è nata come se dieci anni

fossero un anno solo: lei già

nel '64, io nel '54 con tutti

i marxisti come me, compromessi

nelle passioni

dei vecchi

corsi.

Che

io, del Nuovo

Corso della Storia

- di cui non so nulla - come

un non addetto ai lavori, un

ritardatario lasciato fuori per sempre -

una sola cosa comprendo: che sta per morire

l'idea dell'uomo che compare nei grandi mattini

dell'Italia, o dell'India, assorto a un suo piccolo lavoro,

con un piccolo bue, o un cavallo innamorato di lui, a un piccolo

recinto, in un piccolo campo, perso nell'infinità di un greto o una valle,

a seminare, o arare, o cogliere nel brolo vicino alla casa

o alla capanna, i piccoli pomi rossi della stagione

tra il verde delle foglie fatto ormai ruggine,

in pace... L'idea dell'uomo... che in Friuli...

o ai Tropici... vecchio o ragazzo, obbedisce

a chi gli dice di rifare gli stessi gesti

nell'infinita prigione di grano o d'ulivi,

sotto il sole impuro, o divinamente vergine,

a ripetere a uno a uno gli atti del padre,

anzi, a ricreare il padre in terra,

in silenzio, o con un riso di timido

scetticismo o rinuncia a chi lo tenti,

perché nel suo cuore non c'è posto

per altro sentimento

che la Religione.

Piansi

a quell'immagine

che in anticipo sui secoli

vedevo scomparire dal nostro mondo,

ma non conoscendo i termini usati nella cerchia

eletta di quel mondo per esprimerne l'addio, adoperai

cursus del Vecchio Testamento, calchi neo-novecenteschi, e profetai

profetai una Nuova Preistoria - non meglio identificata - dove

una Classe diveniva Razza al tremendo humour di un Papa,

con Rivoluzioni in forma di croce, al comando

di Accattoni e Ali dagli Occhi Azzurri -

fino a questi imbarazzanti calligrammes

del mio « vile piagnisteo »

piccolo-borghese.

Così

sfogliai una vana rosa,

la rosa privata del terrore

e della sessualità, proprio negli anni

in cui mi si richiedeva d'essere il partigiano

che non confessa né piange.


@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare

Curatore, Bruno Esposito

Grazie per aver visitato il mio blog

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