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sabato 18 dicembre 2021

Il Natale e La Risurrezione, Le ragioni della pietà, Postilla personale - Vie Nuove n. 15 del 15 aprile 1961 e Vie Nuove n. 21 del 27 maggio 1961

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




LE RAGIONI DELLA PIETÀ



Egregio signore, in questo giorno, di tanta gioia e di tanta commozione per il cuore di ogni cristiano, non posso fare a meno di farle conoscere tutta l’amarezza, tutto il dolore e in un primo tempo lo sdegno, che un suo scritto suscitò nel mio animo.
Io non sono colta, non sono iscritta ad alcuna associazione. Sono una semplice donna, che vive la sua vita di lavoro, di preoccupazioni, di sofferenze; sempre serena perché, una grande fede, dà forza al mio animo e mi dice che la nostra vita, non finisce con la morte del corpo.
Qualche mese fa, l’ortolano mi involse della verdura in una pagina di giornale. Non leggo mai nulla, perché non ne ho il tempo, ma quel giorno, posai gli occhi, sugli ultimi versi di una sua poesia: «Vengano tra noi, a cui non è rimasta che la speranza di una lotta che dispera, non c’è più luce di Natale o di Pasqua. Tu, sei la luce, ormai dell’Italia vera».
Forse non avrò interpretato bene i suoi versi (e vorrei fosse così) perché è tanto grande la pena che lei mi fa. Ho un figlio di 22 anni e penso quanto sarebbe grande il mio dolore se egli avesse i suoi sentimenti.
Proprio oggi mi sono ripetuta: Il Natale e La Risurrezione del Manzoni, poesie studiate quando ero quasi una bambina. Ho pianto di gioia e di commozione ringraziando il Signore, perché c’è ancora tanta gente che sente, tutta, la grandiosa potenza della luce di Natale e di Pasqua!

Fernanda Meoni Gelli
viale Monte Grappa 174
Prato (Firenze)

Ognuno ha una sua luce, e, poiché questa luce è irrazionale, indistinta, mistica, senza limiti, cioè, psicologici e storici, ognuno tende a dare a questa luce una forma. Per lei, la forma della sua luce sono Natale e Pasqua, in quanto feste cristiane: per me non lo sono più. Io ho molto più tempo di lei per pensare a queste cose: anzi, pensare a queste cose è il mio mestiere. Anch’io da ragazzo ho letto Il Natale e La Risurrezione del Manzoni: ma poi ci ho pensato e ripensato. Se le rileggo non le trovo più uguali ad allora. Non sono quella che Proust chiama una intermittence de coeur. Il Cattolicesimo del Manzoni è un fatto storico molto più complesso e profondo di quello che lei ingenuamente crede: esso è stato, non è. Ogni cosa si muove col muoversi della storia. Non esistono delle cose immobili: neanche le poesie sono immobili, esse che sembrano superbamente collocarsi al di là del tempo... Per il Manzoni il cattolicesimo era una ideologia che, nel suo particolare momento storico, nella sua particolare psicologia, era un elemento di equilibrio: e, nella sua componente liberale, era anche progressivo. Ora, coloro che insegnano a scuola ad amare il cattolicesimo del Manzoni e il cattolicesimo tout court non sono in nessun modo degli illuminati: sono dei reazionari. La luce che essi propongono ai loro fedeli sotto forma di rito religioso (Natale, Pasqua ecc.) è una luce che serve ad accecare. Non c’è più una scintilla sola dello spirito di Cristo nei Natali della operazione-panettoni e nelle Pasque della operazione-colombe. Il Monopolio e la Chiesa sono strettamente uniti. Ogni spirito religioso non può non sentirsene profondamente offeso. E quindi non cercare altrove la sua luce. Per me non c’è niente di più simile allo spirito evangelico dei morti di luglio, e di tutti gli altri umili morti che hanno lottato per un più vero rapporto religioso tra gli uomini. Il Natale e la Pasqua sono state antiche feste religiose pagane (la nascita del sole e l’avvento della primavera) piene di rozzo, mitico spirito religioso: si sono poi trasfuse nelle feste cristiane portando la loro antica ingenuità nella nuova insegnata da Cristo. Ma dopo la Controriforma, e nell’attuale momento storico, non c’è niente di più prosaico, ipocrita, conformista dello spirito impresso dal clero a simili occasioni d’amore.
Qui le scrivo in modo molto elementare: il problema è infinitamente più complesso. Ma voglio essere inteso in modo elementare. Se poi lei volesse conoscere le mie più interne ragioni, legga il mio libro di versi che deve uscire entro la primavera, e che si intitola appunto La religione del mio tempo: visto che il mio caso personale la interessa con tanta pietas. Ma lei intanto esamini e osservi bene questa sua pietas; forse, con un po’ di coraggio, potrà intravedere quanta viltà, quanta pigrizia e quanto narcisismo essa contiene: o almeno quanta retorica.

 Pier Paolo Pasolini
Vie Nuove n. 15
15 aprile 1961



POSTILLA PERSONALE



 Un giornale democristiano di Roma «La discussione» riporta a cura di un anonimo, la mia risposta a una lettrice di «Vie Nuove» a proposito del problema sessuale della donna in Italia. La riporta come se si trattasse di una cosa ignominiosa: mentre dicevo semplicemente che sarebbe ora di finirla con le discriminazioni razziste tra maschi e femmine, e che la donna ha il diritto di non essere più considerata una «minorata sessuale»: del resto il lettore di «Vie Nuove» può rileggersi quelle mie righe sul n. 17 della rivista.
 «Discussione» conclude: «Noi riteniamo che la direttrice di “Vie Nuove” abbia commesso, oltre che un’azione moralmente inqualificabile, anche un grosso errore politico nel pubblicare questa risposta di Pasolini. È difficile immaginare, infatti, un padre e una madre che, per quanto comunisti, materialisti, atei, possano rimanere indifferenti all’ipotesi di una loro figlia che si comporti secondo un’assoluta e sfrenata libertà sessuale». Ma neanch’io resterei indifferente di fronte a una simile ipotesi, cari scandalizzati redattori di «Discussione»! Infatti io non ho mai parlato di «assoluta e sfrenata libertà sessuale». Ho parlato solo di libertà. Sarebbe come quando voi parlate con tanta commozione di «libertà» politica, io dicessi che voi parlate di «assoluta e sfrenata libertà politica»! Vi dispiacerebbe, vero, che io vi fraintendessi in tal modo? E perché allora voi lo fate con me? Questo sarebbe un «comportamento» cattolico?
 Un altro giornale, questa volta il provinciale «Vita Nuova» di Trieste, mi attacca per un’altra risposta: quella in cui confessavo la mia totale mancanza di commozione di fronte a feste come Natale o Pasqua, che sono ormai diventate le feste del puro conformismo, confortato dall’illusoria ondata di benessere neocapitalistico. Il giornalino di Trieste mi chiama «pornografo» e accenna a miei conti sospesi con la Giustizia. Qualcuno si ricorderà forse di un fatto in cui sono stato implicato come paciere: ho diviso due litiganti, un uomo e una donna, e, per evitare il peggio (dato che tutto il vicolo dov’ero capitato per caso era in subbuglio) ho portato via il giovane sulla mia macchina, per poi riportarlo lì una mezz’ora dopo. Tutti i giornali borghesi hanno parlato di «favoreggiamento a un rapinatore e a un ladro». È risultato invece che quel giovane non ha rubato proprio nulla.
 Il reato di cui sono dunque imputato è ora di «favoreggiamento di rissante»: così si chiama, nel mio caso, l’opera di paciere fra due litiganti. Ho molta fiducia nella magistratura, e quindi i miei conti sospesi con la giustizia sono molto meno gravi di quelli che avrebbero i compari di «Vita Nuova» se io li querelassi per avermi dato del pornografo. Non li querelo perché fin che posso ignorare gli insulti, li ignoro, quando non posso ignorarli, credo più nella forza della ragione che nell’intervento di un poliziotto.
Pier Paolo Pasolini
Vie Nuove n. 21
27 maggio 1961


@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare

Curatore, Bruno Esposito

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