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domenica 11 aprile 2021

Pasolini, Moravia - Tempo, n. 40 a. XXXI, 4 ottobre 1969

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro


Caro Pier Paolo

non è vero niente. Non mi sono lasciato trascinare da te a discutere di cinema a livello linguistico e semiologico. Come non mi lascerei trascinare a discuterne a livello sociologico, a livello psicanalitico, a livello politico, a livello antropologico, a livello ideologico e così via. Tutti livelli legittimi almeno quanto quello linguistico.

Del resto non sono entusiasta neppure del livello estetico che ho citato forse per pigrizia. Non posso dimenticare infatti che non molti anni fa la critica peggiore decodificava, appunto, l'opera d'arte a livello estetico.
Diciamo piuttosto che il solo livello al quale bisogna tenersi è quello dell'intelligenza delle cose. Anche tu sembri pensarlo quando dici che le mie idee valgono per la loro intelligenza, non per la loro attendibilità.
Quanto al fatto che io ignorerei "l'evolversi delle scienze linguistiche e semiologiche", vorrei ricordarti che ho scritto addirittura una commedia sul problema se per cambiare il mondo basta cambiare le parole oppure bisogna cambiare la realtà: "Il mondo è quello che è".
Secondo me, applicare la nozione di sistema di segni al cinema, al teatro e in genere all'arte è una operazione conservatrice. Anche la realtà sociale sarebbe un sistema di segni. E allora, addio contestazione.

Il tuo
 Alberto Moravia
 
Caro Alberto

d'accordo, occorre prima di tutto l'intelligenza delle cose. Ma avrai notato come tutti coloro che si basano esclusivamente sull'intelligenza delle cose sono degli sciocchi. Bisogna sempre avere un pretesto, che è poi una mediazione culturale per quanto illusoria; bisogna sempre essere specialisti (la parzialità può essere esaustiva) anche sapendo che la specializzazione non è che un "movimento di approccio", come nei riti delle antiche "sofie".
Perché dici che la nozione di "sistema di segni" applicata ai mezzi di comunicazione è un'operazione conservatrice? Lo è; in certo modo, se fai coincidere la parola sistema con la parola struttura come la usa Lévi-Strauss, il cartesiano, il razionalista, il matematico; ma pochi l'usano così. Ogni sistema o struttura è in realtà un
processo. Tu, dicendo per deduzione "anche la realtà sociale sarebbe un sistema di segni", dici quello che dico io già da anni, impotente di andare oltre a simile definizione. Ma non ho mai detto che si tratti di un sistema di segni immobile! Fosse pure un'entropia coi suoi valori assoluti, viene sempre il momento in cui essa produce, dall'interno di se stessa, i nuovi valori, e quindi i nuovi segni. Dici: addio contestazione! Ma lo sai benissimo: il linguaggio della contestazione si produce dall'interno del linguaggio dell'establishment, così come il messaggio espressivo di un poeta si produce dall'interno del codice linguistico. Ma insomma, è vero, ciò che importa è che ci sia prima di tutto la crudele, aristocratica grazia dell'intelligenza delle cose.

Tempo, n. 40 a. XXXI, 4 ottobre 1969

@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare

Curatore, Bruno Esposito

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