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domenica 3 gennaio 2021

Pier Paolo Pasolini, il periodo bolognese e friulano

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro


Pasolini, breve biografia
curata da Bruno Esposito

Prima parte

Il periodo bolognese e friulano

.
Pier Paolo Pasolini fu assassinato la notte tra l'1 e il 2 novembre 1975
[...]
La morte compie un fulmineo montaggio della nostra vita: ossia sceglie i suoi momenti veramente significativi (e non più ormai modificabili da altri possibili momenti contrari o incoerenti), e li mette in successione, facendo del nostro presente, infinito, instabile e incerto, e dunque linguisticamente non descrivibile, un passato chiaro, stabile, certo...
(1967 - P.P.Pasolini, Empirismo eretico)


Breve biografia


Nato a Bologna il 5 marzo 1922 è stato uno maggiori intellettuali italiani del XX secolo. Poeta, saggista, regista, sceneggiatore, attore...,  il suo occhio attento e critico sui mutamenti sociali, fanno di lui un punto di riferimento per comprendere  il complesso declino socio-culturale che attraversa la nostra società.
[...]
"Chi vuole infatti lo «sviluppo»? Cioè, chi lo vuole non in astratto e idealmente, ma in concreto e per ragioni di immediato interesse economico? È evidente: a volere lo «sviluppo» in tal senso è chi produce; sono cioè gli industriali. E, poiché lo «sviluppo», in Italia, è questo sviluppo, sono per l'esattezza, nella fattispecie, gli industriali che producono beni superflui. La tecnologia (l'applicazione della scienza) ha creato la possibilità di una industrializzazione praticamente illimitata, e i cui caratteri sono ormai in concreto transnazionali. l consumatori di beni superflui, sono da parte loro, irrazionalmente e inconsapevolmente d'accordo nel volere lo «sviluppo» (questo «sviluppo»). Per essi significa promozione sociale e liberazione"
[...]
Chi vuole, invece, il «progresso»? Lo vogliono coloro che non hanno interessi immediati da soddisfare, appunto, attraverso il «progresso»: lo vogliono gli operai, i contadini, gli intellettuali di sinistra. Lo vuole chi lavora e chi è dunque sfruttato. Quando dico <<lo vuole» lo dico in senso autentico e totale (ci può essere anche qualche <<produttore» che vuole, oltre tutto, e magari sinceramente, il progresso: ma il suo caso non fa testo). Il «progresso>> è dunque una nozione ideale (sociale e politica): là dove lo «sviluppo>> è un fatto pragmatico ed economico...(1) 
Il 5 marzo 1922, nasce in via Borgonuovo 4, a Bologna, dall'ufficiale bolognese Carlo Alberto Pasolini e dalla maestra Susanna Colussi di Casarsa (Friuli). Nel 1923 la famiglia è a Parma, nel 1924 a Conegliano, nel 1925 a Belluno dove nasce il secondogenito Guidalberto. Nel 1927 i Pasolini sono di nuovo a Conegliano,  nel 1928 sono di nuovo a Casarsa e nel 1929  a Sacile.
A metà anno scolastico 1932-33, il padre viene trasferito a Cremona, dove la famiglia resterà fino a tutto il 1935. Alla fine del 1935, nuovo trasferimento a Scandiano dove, per frequentare il ginnasio, a Reggio Emilia,  è costretto a fare il pendolare. Al ginnasio di Reggio incontra Luciano Serra, che ritroverà l'anno dopo al Liceo Galvani di Bologna.

Pasolini al liceo Galvani di Bologna
 

Per Pasolini Bologna è l'inizio di grandi passioni come quella per il calcio,
“Senza cinema, senza scrivere, che cosa le sarebbe piaciuto diventare?”, gli aveva domandato Enzo Biagi durante un’intervista nel 1973. Un bravo calciatore, risponde Pasolini"  (2)
Le  letture di questo periodo sono feconde di nuove scoperte:
"E' il più bel ricordo di Bologna. Mi ricorda L'Idiota di Dostoevskij, mi ricorda il Macbeth di Shakespeare ... A quindici anni ho cominciato a comprare lì i miei primi libri, ed è stato bellissimo, perché non si legge mai più, in tutta la vita, con la gioia con cui si leggeva allora" (3)
Al Liceo Galvani di Bologna, dopo Serra trova altri amici: Ermes Parini, Franco Farolfi, Elio Melli. Terminata la terza liceo, nel 1939 con ottimi voti, decide di saltare la classe intermedia presentandosi direttamente all'esame di maturità. A soli 17 anni, si iscrive alla Facoltà di Lettere dell'Università di Bologna, e lì scopre nuove passioni culturali:  filologia romanza, l'estetica delle arti figurative ecc...
Foto di Roberto Longhi
"Se penso alla piccola aula (con banchi molto alti e uno schermo dietro la cattedra) in cui nel 1938-39 (o nel 1939-1940?) ho seguito i corsi bolognesi di Rober­to Longhi, mi sembra di pensare a un'isola deserta, nel cuore di una notte senza più una luce. E anche Longhi che veniva, e parlava su quella cattedra, e poi se ne an­dava, ha l'irrealtà di un'apparizione. Era, infatti, un'apparizione. Non potevo credere che, prima e do­po aver parlato in quell'aula, egli avesse una vita pri­vata, che ne garantisse la normale continuità. Nella mia immensa timidezza di diciassettenne (che dimo­strava almeno tre anni di meno) non osavo nemmeno affrontare un tale problema. Non sapevo nulla di inca­richi, di carriere, di interessi, di trasferimenti, di inse­gnamenti. Ciò che Longhi diceva era carismatico..."(4)
Foto di Renè Clair

Inizia a frequentare il Cineclub di Bologna con particolare attenzione per il ciclo dedicato a René Clair e diventa capitano della squadra di calcio della facoltà di lettere.  

Nel 1941 Pasolini, Luciano Serra, Roberto Roversi e  Francesco Leonetti, pensano di fondare una rivista: "Eredi". La rivista non vedrà mai la luce.
 [...]
La gente, prima di essere quello che realmente è, era ugualmente, a dispetto di tutto, come nei sogni. Comunque è certo che io, su quel poggiolo, o stavo disegnando (con dell’inchiostro verde, o col tubetto dell’ocra dei colori a olio su del cellophane), oppure scrivendo dei versi. Quando risuonò la parola ROSADA.
   Era Livio, un ragazzo dei vicini oltre la strada, i Socolari, a parlare. Un ragazzo alto e d’ossa grosse… Proprio un contadino di quelle parti… Ma gentile e timido...
   Certamente quella parola, in tutti i secoli del suo uso nel Friuli che si stende al di qua del Tagliamento, non era mai stata scritta. Era stata sempre e solamente un suono.
   Qualunque cosa quella mattina io stessi facendo, dipingendo o scrivendo, certo mi interruppi subito: questo fa parte del ricordo allucinatorio. E scrissi subito dei versi, in quella parlata friulana della destra del Tagliamento, che fino a quel momento era stata solo un insieme di suoni: cominciai per prima cosa col rendere grafica la parola ROSADA.
   Quella prima poesia sperimentale è scomparsa: è rimasta la seconda, che ho scritto il giorno dopo:
Sera imbarlumida, tal fossàl
a cres l’aga…
……………… (5)
Pasolini, Il Setaccio. Menabò autografo del numero 1, anno III, novembre 1942

Tra la fine del 1941 e i primi del 1942 scrive dei versi che, Il 14 luglio del 1942, raccolti in un libretto intitolato Poesie a Casarsa, Pasolini fa pubblicare a sue spese dalla Libreria Antiquaria Mario Landi di Bologna. 

Dal novembre del 1942, collabora alla rivista “Il Setaccio”, rivista ufficiale del
Comando Federale di Bologna della Gioventù Italiana del Littorio (GIL). Direttore della rivista è Giovanni Falzone, consulente Italo Cinti, vice consulente Pier Paolo Pasolini. I redattori sono Fabio Mauri, Mario Ricci e Luigi Vecchi. Pasolini, vice consulente, svolge un ruolo di primo piano nella redazione, come è testimoniato anche dalle lettere che lo stesso Pasolini invia da Casarsa, in particolare a Fabio Mauri e a Fabio Luca Cavazza, incitandoli a proseguire il lavoro per la preparazione dei numeri della rivista. Con il n. 6/7 di aprile-maggio 1943, «Il Setaccio» cessa le pubblicazioni.

La redazione è costretta a continui compromessi, come ben evidenziato dalla lettera che Pasolini invia a Fabio Luca Cavazza nel febbraio del 1943:
Ho pensato a lungo sul da farsi; e mi son convinto di questo, che non dobbiamo cedere. [...] Ci resta ancora un tentativo da fare, e cioè di scendere al compromesso con nobiltà.
Nozze di Giovanna Bemporad 1957
@Fondo Giovanna Bemporad
Università degli studi di Milano
Durante l'esperienza della sua collaborazione a "Il Setaccio", Pasolini stringe amicizia con Giovanna Bemporad, antifascista, che nei suoi interventi sulla rivista si firma Giovanna Bembo. La Bemporad, giovanissima, è una sorta di prodigio letterario. Pier Paolo le offre la collaborazione a “Il Setaccio”. I due amici si incontrano anche spesso nella casa bolognese di lei. In uno di questi incontri Giovanna chiede a Pasolini: “Sei fascista? ”E gli parla dell'antifascismo, e delle tragiche responsabilità del regime.

Verso la fine del 1942 la famiglia decide di sfollare in Friuli, a Casarsa. Nel 1943 Pasolini fu costretto ad arruolarsi a Livorno e l'8 settembre disobbedisce all'ordine di consegnare le armi ai tedeschi e fugge a Casarsa. Lì, insieme a Riccardo Castellani, Cesare Bortotto, Ovidio Colussi, Rico de Rocco e il cugino Nico Naldini, inizia l'esperienza dell'Academiuta di lenga furlana che si proponeva di rivendicare l'uso letterario del friulano casarsese contro l'egemonia di quello udinese. 


Nel maggio del 1944, con il titolo "Stroligùt di cà da l'aga", vede la luce la prima pubblicazione dell'Accademiuta. Nell' ottobre dello stesso anno, a causa dei fitti bombardamenti su Casarsa, Pasolini  e la madre si spostano a Versuta mentre il fratello Guido,  intraprende la lotta partigiana nella divisione Osoppo. Nel villaggio manca la scuola e i ragazzi devono percorrere molta strada a piedi, per raggiungere la loro sede scolastica. Susanna e Pier Paolo decidono così di aprire una scuola gratuita nella loro casa. 
“Può educare solo chi sa cosa significa amare, chi tiene presente la divinità”.(6)
“Pasolini estende il suo progetto poetico anche a questi contadini, che nella loro inferiorità culturale rappresentavano i compagni ideali e perfetti delle sue giornate; con pazienza li accompagna alla scoperta di sé e del loro mondo, con attenzione ascolta i loro pensieri e le loro parole, incantevolmente intrisi di imperfezione”. (7)

Il 7 febbraio del 1945, a Porzus, in Friuli Venezia Giulia, una milizia di partigiani comunisti massacra la Brigata Osoppo: tra i caduti c'è anche Guido.
“Bisognerebbe essere capaci di piangerlo sempre senza fine, perché solo questo potrebbe essere un poco pari all’ingiustizia che lo ha colpito. Eppure la nostra natura umana è tale che ci permette di vivere ancora, di risollevarci, perfino, in qualche momento. Perciò l’unico pensiero che mi conforta è che io non sono immortale; che Guido non ha fatto altro che precedermi generosamente di pochi anni in quel nulla verso il quale io mi avvio. E che ora mi è così famigliare; la terribile oscura lontananza o disumanità della morte mi si è così schiarita da quando Guido vi è entrato. Quell’infinito, quel nulla, quell’assoluto contrario ora hanno un aspetto domestico; c’è Guido, mio fratello, capisci, che è stato per vent’anni sempre vicino a me, a dormire nella stessa stanza, a mangiare nella stessa tavola. Non è dunque così innaturale entrare in quella dimensione così a noi inconcepibile. E Guido è stato così buono così generoso da dimostrarmelo, sacrificandosi pel suo fratello maggiore, forse a cui voleva troppo bene a cui credeva troppo.”(8)
Nell' agosto del 1945 viene pubblicato il primo numero de Il Stroligut, con una numerazione nuova e inizia a scrivere la serie dei "Diarii" in versi italiani.
  


Aderisce all'"Associazione per l'autonomia del Friuli".  Si laurea con la tesi “Antologia della lirica Pascoliana (introduzione e commenti)” e inizia a lavorare come insegnante in una scuola media di Valvasone, provincia di Udine. 


Nel 1947 aderisce al Pci, inizia a collaborare al settimanale "Lotta e Lavoro" e  diviene segretario della sezione di San Giovanni di Casarsa.

 Il 29 agosto 1949, in seguito allo scandalo di "Ramuscello", Pasolini viene sottoposto ad un processo. Perde il lavoro e viene ed espulso dal PCI. Decide di lasciare il Friuli e di trasferirsi a Roma.



[...] lo vedo fuori dalla mia storia,
in una vicenda che mi è totalmente estranea,
in cui io sono un colpevole eroe oggettivo.
Perché devo ricordare
che, col mio amore iniziale per mia madre,
c’è stato un amore anche per lui: e dei sensi.
Devo ricordare i miei passetti di ragazzino di tre anni,
in una città perduta miseramente tra i monti,
dall’aria già un po’ austriaca,
quasi alle sorgenti di un fiume dal nome di museo e di guerra
e di miseria,
un fiume celeste fra grandi ghiaie pedemontane –
i miei passetti lungo il ciglio di una strada
colpita da un sole che non era della mia vita
ma di quella dei miei genitori,
verso il ciglio dove mio padre, uomo giovane,
stava orinando...
Devo aggiungere, ancora, per finire questa storia –
molto irregolare nell’insieme del mio poema –
che quei miei versi friulani sono i miei più belli
(insieme a quelli scritti fino a ventitré, ventiquattro anni,
pubblicati più tardi col titolo «La meglio gioventù»,
e insieme anche ai coevi versi italiani,
nati da quella profonda elegia friulana
di autolesionista, esibizionista e masturbatore,
tra i gelsi e le vigne viste con l’occhio più puro del mondo;
si chiamano, quei versi, «L’Usignolo della Chiesa Cattolica»,
e il loro falsetto è ancora una musica atroce
e sottile che, da laggiù, mi affascina e mi attira indietro.
Non posso dirvi altre cose
del mio soggiorno
in quel paese di temporali e primule,
un po’ d’Oriente ai confini piccolo borghesi con l’Austria:
s’incaricheranno magari dei giornalisti italiani fascisti
o semplicemente anticomunisti.
Fuggii con mia madre e una valigia e un po’ di gioie che risultarono false,
su un treno lento come un merci
per la pianura friulana coperta da un leggero e duro strato di neve.
Andavamo verso Roma.
Avevamo dunque, abbandonato mio padre
accanto a una stufetta di poveri,
col suo vecchio pastrano militare
e le sue orrende furie di malato di cirrosi e sindromi paranoidee.
Ho vissuto [...] quella pagina di romanzo, l’unica della mia vita:
per il resto, che volete,
son vissuto dentro una lirica, come ogni ossesso.
Avevo tra i miei manoscritti anche il mio primo romanzo:
erano quelli i tempi di «Ladri di biciclette»
e i letterati stavano scoprendo l’Italia.
(Ora io non sono più un letterato,
evito gli altri, non ho niente a che fare
coi loro premi e le loro stampe.) [...]
(9)



Bruno Esposito

Note:

1) Scritti corsari - Sviluppo e progresso (inedito)

2) 1973, Enzo Biagi intervista Pasolini.

3) P.P. Pasolini, Il portico della morte - Quaderni Pier Paolo Pasolini.

4) Pier Paolo Pasolini, 18 gennaio 1974 > "Roberto Longhi, Da Cimabue a Morandi" In Descrizioni di descrizioni, A cura di Graziella Chiarcossi - Garzanti Editore, Milano 1996

5) (1967 - P.P.Pasolini, Empirismo eretico), Garzanti, Milano, 1972, p. 62

6) P.P. PASOLINI, Romàns, Guanda, Parma 1994.

7) Un coetaneo ideale e perfetto, ne « Il Mattino del Popolo», 22 settembre 1948; ora in P.P, PASOLINI, Un paese di temporali e di primule, cit., p. 150.

8) 21 agosto 1945 lettera inviata a Luciano Serra.

9) Poeta delle Ceneri - Poesie disperse II pubblicata su "Nuovi argomenti", luglio-dicembre 1980, a cura di Enzo Siciliano  e ora in: Pier Paolo Pasolini, Bestemmia. Tutte le poesie, vol. I, Garzanti, Milano 1993


.....
Segue.


@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare

Curatore, Bruno Esposito

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