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lunedì 14 dicembre 2020

Pasolini difende "Accattone" contro la censura di Helfer - L'Avanti, venerdi 20 ottrobre 1961

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




Pasolini difende "Accattone" 
contro la censura di Helfer 

L'Avanti, venerdi 20 ottrobre 1961

( @ Trascrizione dal cartaceo curata da Bruno Esposito )

L'Avanti, venerdi 20 ottrobre 1961



   La lotta - dico la lotta di argomenti e di allusioni - che si è accesa, a distanza, tra me e Helfer, è assolutamente impari.
   Io credo tutta l'anima a quello che faccio e che dico - che faccio e dico proprio nell'atto del fare e del dire - e perciò sono vulnerabile, scoperto, esasperato.
   Helfer non crede a quello che fa e che dice, perchè quello che fa e che dice non consiste, realmente, nell'atto concreto e immediato del fare e del dire e perciò è invulnerabile, riparato, freddo.
   Io sono uno scrittore e lui è un uomo di governo: a me non interessa di perdere o di guadagnare nulla, perchè il mio interesse è quello della poesia, non è cioè, un interesse pratico. A lui invece il perdere o il guadagnare interessa fino in fondo, perchè il suo interesse è totalmente pratico, un atto di potere politico.
   Io se fossi insincero, non sarei uno scrittore. Helfer, se fosse sincero, non sarebbe un censore nello stato attuale dell'organo censorio. I nostri argomenti sono di natura totalmente diversa: un luogo franco, dove, realmente scontrarsi, non lo potremo mai trovare.
L'Unità  mercoledi 18 ottobre 1961
   << Accattone >> è l'oggetto in comune, è vero: ma lo è solo nominalmente. Perchè io, quando cerco di chiarire l'aspetto politico della mia opera poetica, lo faccio ingenuamente, scoprendo tutte le carte, perchè, ripeto, non potrei mai essere insincero. L'insincerità sarebbe per me un'intima, ed essa si inappellabile, condanna. Quando invece Helfer cerca di chiarire l'aspetto estetico dei miei assunti politici, lo fa aprioristicamente, tenendo ben coperte le sue carte. La sincerità è incompatibile con la sua posizione politica.
   E' possibile, dunque, una discussione? No, certo, perchè io l'ho perduta in partenza. Chi si getta allo sbaraglio, con passione, con dolore, senza curarsi della propria incolumità, è destinato a perdere. Anche se la sua sconfitta, è, intimamente una vittoria.
   Helfer sa benissimo che ho ragione io. E io so che lo sa. Questo da esasperazione a me, sicurezza a lui.
L'Avanti, venerdi 20 ottrobre 1961
   Cionondimeno, non posso esimermi dal lottare. Un rassegnato silenzio, da parte mia, sarebbe una colpa. Helfer mi ha messo davanti agli occhi un mulino a vento, e io non posso che buttarmici addosso alla disperata.
   Il mulino a vento è nella fattispecie, il comunicato che Elfer ha dato alla stampa, a proposito di <<Accattone>>, della sua quarantena in censura e della protesta di un gruppo di scrittori, magistrati, uomini politici, cattolici, liberali e marxisti.
   Se Helfer si rileggesse il comunicato nella sua intimità spoglia della sua carica, dei suoi doveri, dei suoi credo - in presenza cioè - per un attimo, un solo attimo, della sua anima - si accorgerebbe di doverne arrossire fino ai capelli.
   Egli, intanto (per cattivarsi le simpatie dei fascisti?) dice che il mio film si svolge esclusivamente in un ambiente di lenoni, ladri, prostitute, violenti. Ebbene? Intanto non è vero: la protagonista, Stella, è, nella sua totale semplicità di alienata, qualcosa come un angelo: un angelo senza volontà, passivo, arreso, ma ma intimamente impastato do incorruttibile bene. Un personaggio un po charlottiano, lo so: l'ho voluto cosi. La vuole dimenticare, Helfer? E il fratello di Accattone? E la povera Nannina, con le sue cinque creature alle sottene?
L'Unità sabato 14 ottobre 1961
   Questo a voler accettare lo schema, del tutto falso e in malafede, di Helfer: perchè in realtà bisognerebbe dirgli e ridirgli che ci sono dei << peccatori >> nel film, è vero, ma il loro peccato è meccanico, esteriore a loro, imposto da una cosi atroce condizione umana d'alienazione pura, la lasciarli indenni e innocenti nelle loro scatenata vitalità. Che una specie di torbidi moralisti calcolatori della nostra classe dirigente non sono certo più vicini al bene di quelle povere creature, che negano i propri impulsi sinceri perchè li temono come negazione dell'unico modo di vita che è loro consentito...
   Dunque, è il momento dei <<psichicamente deboli >>. Questa è la grande svolta della cultura italiana. il mondo di << Accattone >>, potrebbe malamente influire sui minorati psichici, di cui l'Italia sembra improvvisamente popolata. A leggere il comunicato di Helfer ( a volerlo prendere sul serio ), si disegna d'incanto intorno a noi, un'Italia-clinica, un'Italia-Neuro, un'Italia di minorati. Frotte di scemi girano per le strade, resse di nevrotici affollano le sale  cinematografiche: un paesaggio che soltanto un umorista sarebbe capace di descrivere. Io, non ho certo voglia di scherzare.
Ma perchè questa Italia di minorati sarebbe cosi diabolicamente influenzata da << Accattone >>? Perchè, osserva Helfer, il mio personaggio, che è un lenone, è visto da me con << simpatia >>, e quindi, riuscendo simpatico, potrebbe indurre tutti i milioni di scemi che secondo Helfer popolano l'Italia, a fare i lenoni. Ah, non c'è dubbio, la prospettiva è molto divertente! Soprattutto implica una estrema fiducia di Helfer negli italiani! I padri di famiglia, che tanta speranza ripongono in uomini, come Helfer - i censori, i difensori dell'ordine - sono serviti: basta, per Helfer, che i loro figli vadano al cinema a vedere il mio film perchè ne escano scemi come sono, lenoni. L'amore che Helfer ha per i suoi cittadini è un vero e proprio insulto alla loro dignità: ma, pazienza, pazienza... Senonchè tanta cura del cristiano Helfer verso i suoi concittadini di certo è cultura inferiore, è viziata da un errore fondamentale di interpretazione.
L'Unità
17 ottobre 1961
   La << simpatia >> di cui Helfer mi accusa per il mio personaggio - per il mio povero Cataldi Vittorio, detto Accattone - è una cosa che egli ha totalmente dimenticato: la pietà cristiana.
   Sono marxista: ma sono anni che dico che non ci può essere marxismo senza quel profondo impulso irrazionale di amore in cui, in tanti secoli, si è distillato lo spirito cristiano. 
   Helfer legga i miei libri: o se non ne ha voglia, legga la molto più facile e compromettente rubrica che tengo da un anno su un settimanale di sinistra e vedrà se questa è la prima volta che rivendico questa intima pietà cristiana alle origini del socialismo. se dubita, si faccia spiegare dai suoi amici fascisti, Helfer, perchè io sono marxista: per quali altre ragioni, se non per questo ideale amore cristiano per il prossimo. Certo, questo è il primo momento, il momento irrazionale, appunto, di una ideologia: è il primo, ma è quello che permane più a lungo, e più tenacemente, nell'atto poetico.
Io non potevo rappresentare Accattone che con simpatia: E l'ha ben capito Carnelutti, quando parla del profondo dolore che pervade tutto il mio film. Il peccato fa pietà, e la pietà fa piangere.
   Non c'è nessuno di coloro che ha visto il film, che non siano usciti dalla sala della proiezione stretti dall'angoscia: un'angoscia fino eccessiva, direi, per quanto mi riguarda, se, alla fine, io penso che la qualità estetica dovrebbe bruciarla o lenirla. Ma non è della qualità del mio film, ch'io parlo.
   L'incredibile, lo scandaloso della dichiarazione di Helfer, è alla fine. Egli propone, o si propone, di rimandare il nullaosta al film dopo che sia stata approvata la nuova legge sulla censura la quale prevede elevato a diciott'anni il limite della minore età cinematografica.
   In altre parole Helfer non vuole responsabilità. Anzitutto credo che sia legalmente ridicolo che un sottosegretario in funzione si appelli a una legge non in funzione, e che forse non sarà mai in funzione. Ma non è l'aspetto giuridico della faccenda che mi compete. Volevo solo qui dedurre la viltà dell'atto: la mossa abile e cinica. Io confesso che credevo Helfer un uomo in buona fede, un << trentino moralista e fanatico >>, ma in buona fede. L'ho anche detto, in giro, agli inizi di questa triste storia: e molte persone possono testimoniarlo. E invece no: anche lui è uno dei tanti qualunquisti morali, che, come si dice, tirano a campare, vivono di compromessi e ripieghi. Il moralismo è idiota, è disumano, è insano: ma almeno è rispettabile, come tutte le malattie, e spesso implica un certo coraggio, una certa purezza. Ma quello di Helfer, allora, non è nemmeno moralismo: è un patteggiare con amici e nemici, è una condotta di compromesso, una rinuncia alla propria responsabilità, che non gli fa onore.
   Io, per conto mio sono molto scoraggiato. Vedo un futuro nero per << Accattone >>. Dalla malafede, dall'odio aprioristico, dal qualunquismo, dal conformismo, non si può sperare nulla. 
Pier Paolo Pasolini

L'Avanti, venerdi 20 ottrobre 1961




Curatore, Bruno Esposito

Collaboratori:

Carlo Picca
Mario Pozzi
Alessandro Barbato
Maria Vittoria Chiarelli
Giovanna Caterina Salice
Simona Zecchi

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